Le conseguenze immediate della Brexit

Le conseguenze immediate della Brexit

di Elena Di Luigi

Venerdí 31 gennaio la Gran Bretagna sarà ufficialmente fuori dalla UE, ma sono ancora in molti a non sapere cosa accadrà.

Una settimana fa il cancelliere Sajid Javid, in una intervista rilasciata al Financial Times, ha creato sconcerto quando ha dichiarato che la GB non ha alcuna intenzione di allinearsi alle leggi commerciali europee, le stesse ancora in vigore. Ha detto che il paese non subirà leggi fatte altrove e che di conseguenza tutti dovranno dimostrare uno spirito di adattamento alle nuove regole che entreranno in vigore gradualmente nei prossimi undici mesi. Durante questo periodo di transizione, la GB si é impegna a continuare a rispettare le regole dell’Unione Europea e a pagare il suo contributo al budget comune, come gli altri membri. Nella stessa intervista il cancelliere ha poi ammesso che, inevitabilmente, la Brexit finirà per favorire alcune industrie e a penalizzare altre.

La candida dichiarazione del non allineamento ha causato polemiche e soprattutto frustrazione perché fino ad oggi si è discusso tanto se uscire no e poco di come. Né si è potuto lavorare su accordi bilaterali con altri paesi, primo fra tutti gli Stati Uniti, perché fin tanto che si è membri gli accordi unilaterali sono proibiti e sanzionati. Cosí tutto partirà ufficialmente dal 1 febbraio, con la sottolineatura poco apprezzata del governatore uscente della Bank of England che la crescita prevista è tra l’1% e l’1.5%, diversa da quella immaginata ad agosto dal governo appena insediato.

Le reazioni sono state tante e forti. Tra tutti la voce piú distinta è stata quella della Food and Drink Federation (FDF) che il giorno dopo alla BBC ha parlato di “rintocco funebre” all’idea di uno scambio fluido con il continente, cosí come era stato promesso in altre circostanze. La federazione ha fatto notare che dopo il periodo di transizione saranno inevitabili degli aumenti di prezzo e che questi dovranno essere passati al consumatore. La Confederation of British Industry (CBI) ha anche fatto notare che a pagare di piú saranno le attività industriali delle regioni meno sviluppate del paese. Se il nuovo regime commerciale richiede alle piccole attività di affrontare privatamente le spese di adattamento, ci sarà chi penserà di farlo tagliando la forza lavoro. I settori industriali chiedono al governo di avere il coraggio di mantenere quelle leggi europee che funzionano bene, anziché perseguire un principio di indipendenza a tutti i costi.

Nel Maggio scorso la Food and Drink Federation ha postato sul suo sito le 50 domande che le industrie si pongono in un nuovo regime di importazioni ed esportazioni di prodotti. Anche se venivano poste in un clima di uscita senza accordo queste restano ancora senza risposta. Per esempio come si applicherà l’iva (VAT) in un divorzio ordinato e nel pieno rispetto reciproco auspicato da tutti?
Cosí al suo arrivo al World Economic Forum di Davos la prima cosa che il cancelliere Sajid Javid ha dovuto fare é stata quella di rassicurare e rivedere le posizioni espresse appena due giorni prima. Dopo la Brexit la Gran Bretagna imporrà nuove regole commerciali solo se nell’interesse del paese. Ma tutti sono ancora in attesa di capire come.

Questione di giorni.

Nessun Commento

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.