L’America ha sete di vitigni migliorativi: il Marquette, per esempio
di Antonio TomacelliAlcohol and Tobacco Tax and Trade: per gli amici semplicemente TTB. Chi come me li contatta per i permessi di esportazione in America, sa che in realtà TTB vuol dire Terrore, Tormento e Bah…lasciamo perdere, non vorrei passare il week end a Guantanamo. Finite le rapide presentazioni, eccovi la prossima to do list dei dobermann americani: “Proposta di autorizzazione di 50 nuovi vitigni coltivabili negli U.S.A.”. La lista, che non veniva aggiornata da tempo, comprende un tot di varietà note più qualche ibrido da poco in commercio. Tra i nuovi vitigni, alcuni hanno nomi che accapponano la pelle ai coccodrilli, per dire. Cosa potremmo opporre sul mercato a un vino ottenuto da uve Freedom o Princess se non un rustico Pecorino o una paesana Cococciola? Tempi grami si annunciano e questo è il meno: tra le nuove varietà ammesse alla coltivazione ce ne sono alcune che hanno nomi moolto familiari, primo fra tutti il negroamaro (Blackbitter?), ma c’è da accontentare più d’una regione italiana. Madamina, il catalogo è questo:
Biancolella
Canaiolo
Erbaluce
Forastera
Lagrein
Mammolo
Montepulciano
Moscato Greco
Negrara
Negroamaro
Nero d’Avola
Rondinella
Sagrantino
Vermentino
I nomi sono in attesa delle osservazioni di chiunque voglia protestare o dichiararsi contrario e la lista è pubblica con tutti gli indirizzi e le modalità di comunicazione. Insomma, chi non gradisce l’Oregon Sagrantino parli ora o taccia per sempre. Io per questa volta mi travesto da Don Abbondio e non mi schiero ma vi butto lì una domanda: è un bene (massì, dai, vuol dire che i vitigni italiani hanno successo nel mondo) o è un male (oddio, e adesso chi comprerà più il nostro mammolo?). Mentre voi decidete da che parte schierarvi, io avvio le pratiche per importare un vitigno che secondo me ha un futuro in Italia. Si chiama Marquette e so già a chi venderlo…
9 Commenti
eros
circa 13 anni fa - LinkImmagino che il Marquette avrà un colore rosso rubyno intenso!!
RispondiAntonio Tomacelli
circa 13 anni fa - LinkCon quel nickname puoi dire ciò che vuoi :-)
Rispondikenray
circa 13 anni fa - Linkun peccato mortale che nella lista manchino salamino e grasparossa. forse gli yankee son più furbi di noi e non ne vorrebbero sapere
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkNotizia MOOLTO interessante. Di quelle che bisognerebbe studiarci tutto il week-end. Anche perché varrebbe la pena di leggersi le motivazioni di chi propone i vitigni. Sono riuscita a districarmi a mala pena sul Canaiolo, per ora. 14 vitigni su 57 mi sembra siano circa il 25%, percentuale dignitosa. Però quasi, quasi, mi stupisco che non siano di più. Da quello che ho capito sono varietà già piantate sperimentalmente di cui si chiede l'autorizzazione per una coltivazione più estesa. Personalmente sono non sono contraria, non mi sembra che nel Boredaux, in Borgogna o nella Loira si siano mai opposti alla diffusione del Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay o Sauvignon Blanc. Mentre i produttori di Champagne hanno fatto il diavolo a quattro. La differenza é illuminante. Se veramente il Canaiolo, Negroamaro, Montepulciano o Vermentino si depositeranno nell'immaginario collettivo dell'americano medio, e non ne sono tanto convinta, vorrà dire che a noi toccherà sempre di più puntare sull'idea di vino di territorio e non sul vitigno alla moda da sbattere in etichetta. E sarebbe anche ora di convincersi che é l'unica strada per avere un ruolo principale nel panorama enoico internazionale. Si tratta comunque di ipotesi, per ora la lista TTB é solo una proposta. Voglio vedere quante bottiglie made in USA con anche solo uno dei vitigni listati saranno veramente un pericolo per i nostri piazzamenti in America. Le minacce sono ben altre.
Rispondimaxmagnus
circa 13 anni fa - Link"Personalmente sono non sono contraria, non mi sembra che nel Boredaux, in Borgogna o nella Loira si siano mai opposti alla diffusione del Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay o Sauvignon Blanc. Mentre i produttori di Champagne hanno fatto il diavolo a quattro. La differenza é illuminante." non ho afferrato. I produttori di champagne si sarebbe opposti alla diffusione di un vitigno? e quale dei dieci autorizzati ? In cosa la differenza sarebbe illuminante?
Rispondimaxmagnus
circa 13 anni fa - Linkcorreggo, sette, non dieci
RispondiNelle Nuvole
circa 13 anni fa - LinkE' vero, mi sono spiegata male. Volevo evidenziare che i francesi si sono opposti all'uso della denominazione Champagne per altri vini prodotti con le stesse uve e lo stesso metodo di vinificazione, ma al di fuori della zona originale, cioé provenienti da un altro terroir. Mentre per l'uso di vitigni "classici" per loro come quelli che ho menzionato non hanno protestato. Almeno così mi risulta. Questo per ribadire che per me é più importante battersi per il riconoscimento di territori particolari piuttosto che per impedire che certi nostri vitigni autoctoni possano essere impiegati per produrre vini del Nuovo Mondo.
Rispondimaxmagnus
circa 13 anni fa - LinkNon sono convintissimo. Il consorzio si batte per difendere il marchio champagne e il territorio serve a definirlo e quindi anche a proteggerlo, ma il marchio va comunque creato. il terroir come unico criterio di differenziazione non basta. A chi puo' mai fregare qualcosa del terroir lucano, in India o negli USA? Ma poi, la lucania esiste?
Rispondisalvuccio
circa 13 anni fa - Linkche i nostri vitigni diventino internazionali non è una male, anzi!! piuttosto il problema è un altro e cioè la metodologia di produzione. L'OIV dovrebbe globalizzare le varie normative e magari potrebbe prendere spunto dalle nostre. Se noi per produrre un DOC dobbiamo tenerlo fermo per almeno un anno con relativi costi e gli amici australiani per avere lo stesso effetto ci mettono i trucioli dentro c'è qualcosa che non va...
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