L’Amarone della Valpolicella e il suo scent mapping: l’approccio di Tedeschi

L’Amarone della Valpolicella e il suo scent mapping: l’approccio di Tedeschi

di Andrea Gori

Può sembrare strano ma un progetto che mira a mappare su un territorio di vino gli aromi tipici di certi suoli dal punto di vista scientifico è ancora una novità assoluta (pare lo abbiano fatto per ora solo i canadesi a Niagara, Blame Canada!). La Tedeschi, una delle più note e rispettate famiglie dell’Amarone Classico, ha portato  la mappatura sensoriale in campo dalle nostre parti e in parte anche in bottiglia con la gamma dei suoi prodotti che ci sono arrivati in redazione complete di mappa di Enogea e formaggi da abbinare.

I prodotti di casa Tedeschi si sono sempre contraddistinti per la grande secchezza e gastronomicità delle proposte con zuccheri molto bassi per la DOCG, appassimento da 1 mese per il Marne 180 (l’Amarone cuvèe) fino a 4-5 mesi per i cru da singolo vigneto Fabrisera e Monte Olmi.  I primi risultati della mappatura mostrano che nelle uve dai vari vigneti non hanno molte differenze da giovani a livello aromatico ma una volta vinificato e affinato gli aromi si differenziano eccome ma la difficoltà nello studiarle è che si sviluppano nel tempo e non in gioventù.

L’idea è di arrivare ad un profilo di Amarone con i tratti a comune in tutta la DOCG e alcuni aromi davvero originali dell’azienda e dei suoi cru. L’obbiettivo della vinificazione è essere coerenti con lo stile aziendale ovvero lunghezza e profondità con minima nota calorica ad equilibrare l’abbondante tannino che rende i vini capaci di invecchiare molto bene.

In alcuni vini viene usato il vitigno oseleta che ha tannini molto ispidi e fitti ma ha aromaticità favolosa. Se assaggiata in purezza il tannino di questo vino è in effetti sferzante a ricordare certi ottimi sagrantino ma in blend portano quasi mai il carattere amaricante visto che il bilanciamento con estratto e dolcezza è diverso. In famiglia Tedeschi l’oseleta viene definita come il formaggio sulla pasta, in purezza è tosta ma dona umami e profondità a certi blend.

Tedeschi Amarone della Valpolicella DOCG Marne 180 2017
Corvina 35% corvinone 35% rondinella 20% Rossignola, oseleta, negrara, dindarella 10%, 4 mesi in appassimento poi 30 mesi di legno. Eleganza e verticalità si sentono già da questo ingresso nella gamma, con note di uva passa, ciliegie e spezie, eucalipto e menta, note balsamiche già al naso che in annate precedenti non erano presenti da giovani. Il nome Marne significa che è fatto da diversi vigneti ed esposizioni  ma con prevalenza di marna sempre nel sottosuolo con ematite e limonite, suoli che aumentano le note speziate e pepate.

180 gradi sono appunto le esposizioni da sudest a sudovest ovvero molto diverse, così come altitudini da 250 fino a 480mt slm. Come in Champagne possiamo usare taglio e assemblaggio in maniera da avere anno dopo anno un vino molto simile e classico come lo intendiamo noi. Sui cru ovviamente non è possibile e annata si sente molto di più. Questo Marne 180 è in effetti vino elegante e concentrato ma anche molto facile da bere e combinare a tavola. Ha sentori di amarene, ciliegie kirsch, pesche sciroppate, tabacco, menta e croccantezza vivace. Sorso di importanza ma assolutamente secchezza gustativa, sapido ferroso ed ematico con frutta di sottobosco che torna al palato. 92 – Formaggio in abbinamento: Malga Speloncia 12 mesi

Tedeschi Amarone della Valpolicella DOCG “Marne” 2007
Non aveva ancora il nome perché “base” o “generico” o peggio “entry level”, classico da piatti di carne arrosto o pasta ripiena ben condita. Annata calda ma tenuta bene a bada, residuo zuccherino sui 6 gr /lt che in Amarone sono davvero nulla che qui aiutano l’equilibrio. Tante note di sottobosco e passeggiata autunnale, fungine e humus, carrube, sorso con bella sapidità ferrosa, liquirizia e piccantezza delicata, grande saporosità e nettezza in bocca. Un vino che sorprende per la completezza e sentori nonostante non fosse fatto per invecchiare così a lungo, metterebbe in difficoltà vini di molte denominazioni dopo 13 anni dalla vendemmia. 93 – Formaggio in abbinamento: Monte Veronese Presidio Slow Food

Tedeschi Amarone della Valpolicella DOCGCapitel Monte Olmi 2015
Corvina 30%, corvinone 30%, rondinella 30%, rossignola, oseleta, negrara, dindarella, croatina, formalina 10% , 4 mesi di appassimento poi 48 mesi in botte.  Suolo di natura colluviale argilloso calcareo risalente all’eocene medio. Come microcomponenti minerali da rilevare carbonato di calcio e argilla in egual misura. Naso fruttato rosso allegro e solare, mentolato poi fitto di ribes rosso, mirtillo e cassis, frutta rossa in confettura, lampone e fragola, tabacco anice ginepro e sandalo. Impronta forte e importante del territorio al sorso con tannino deciso e qui l’annata di certo ha influito ammorbidendo alcuni tratti. Note di verbena, eucalipto e zenzero miste a frutto nero caratterizzano il palato energetico con estratto rilevante. 94 – Formaggio in abbinamento: Monte Veronese Impagliato

Tedeschi Amarone della Valpolicella DOCG Capitel Monte Olmi 2005
Colore che tiene botta in maniera brillante e fiera, porpora vitale e netto, naso di frutta di bosco sotto spirito, dolce e gentile raffinata spezia orientale, mallo di noce, carrube, mandorle, caramello salato, zenzero, smalto e resina, viole candite, genziana. In bocca è serrato, distinto piccante scuro ma svela dolcezza e grazia per chiudere lunghissimo con ancora tannino vivo e pulsante. Una beva straordinaria oggi per tante preparazioni in umido ma senza prevaricare in struttura il piatto che ha mantenuto opulenza perdendo corpo e concentrazione. Eleganza fatta Amarone. 97 – Formaggio in abbinamento: Renaz (paese Dolomiti bellunesi)

Tedeschi Amarone della Valpolicella DOCG La Fabriseria 2015 Riserva
Corvina 40%, corvinone 40%, rondinella 15%, oseleta 5%. 4 mesi di appassimento poi 4 anni di botte. Vigneto di alta collina tra i 430 e i 500 mt slm, terreno poco profondi e con tanto scheletro, zona asciutta e ventilata. Molto calcareo (oltre il 30%) poi marne rosa biancastre ricche in carbonato di calcio e ossido di ferro. Presente anche frazione importante sabbiosa che dà più frutta e intensità di aromi.

Naso di mirtillo, cassis, lamponi in confettura, mallo di noce, refoli verdi, poi anice, finocchietto, rabarbaro, pepe nero, sandalo, tabacco kentucky stagionato. Carattere profondo e speziato che si fonde al palato con un tannino sontuoso ricco e intenso molto difficile da apprezzare da giovane ma che mostra già il bel futuro avanti a sé. Sorso pieno con finale di marasche, pesche, pomodoro confit, ebanisteria nobile, resina, ambra e mandorla. 96+ – Formaggio in abbinamento: San Pietro in cera d’api

Tedeschi Amarone della Valpolicella DOCG Riserva La Fabriseria 2007
Intenso nel colore, scurissimo con sterzata su cupo granato, naso terso di spezia, bergamotto, noce di cola, mirtillo e cassis, sottobosco, pomodoro confit, ciliegie candite, fumè e eucalipto, timo e aneto, lavanda. A seguire tostatura di caffè ecuadoregno e tabacco vanigliato da pipa inglese, bergamotto e resina. Al sorso è austero, piccante e netto con note che da acciuga passano a oliva in salamoia e sottobosco fino a tornare a lieve vegetale buono di peperone arrostito. Finale con tannino vivo e serrato, con roboante frutto a completare il quadro. Sempre sugli eccessi dell’annata calda ma personale e riconoscibile. 93 – Formaggio in abbinamento: Gran Sardo o Monte Oseleta latte crudo di malga

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

27 Commenti

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VINOLOGISMO

circa 3 anni fa - Link

Non sono forse troppi 92 punti per un Amarone così giovane ( 2017 ) , che immagino sia in bottiglia da un paio di mesi e con un valore in alcool che sfiora i 17 gradi....mah

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

Concordo , un amarone così giovane va bene per il mercato di chi vuole bere semplice e fresco, mi pare un po’ eccessivo questo giudizio critico molto positivo .

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Personalmente non lo trovo un voto così spropositato. Le annate molto calde(2003,2009,2015 2017) in valpolicella sono già molto espressive, anche se non complete, anche da giovani.

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

E l'assemblaggio, come citato nelle note di degustazione, aiuta a conferire all'entry level una continuità organolettica.

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

L'utilizzo di entry level è chiaramente in chiave ironica.....

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

Rimango dell’idea che l’amarone è un vino che ha bisogno di diversi anni per esprimersi al meglio. Pertanto un amarone di tre-quattro anni lo giudico a priori un vino immaturo.

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Io " a priori",non giudico niente. A carte scoperte formulo le mie considerazioni. Questione di approccio.

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Per questo ho parlato di espressività e non di maturità.

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

Per carità questione di punti di vista. Ritengo che in Valpolicella se si deve bere giovane sia meglio bere un Superiore o un Ripasso. A mio parere l’Amarone giovane (bevuto a 3-4 anni dalla vendemmia) è più una legittima esigenza commerciale che non una reale entità enologica .

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Questo vale per tutte le regioni dei rossi d'eccellenza. Qui si contestavano i 92/100 . Vorrebbe dire che tutti i Supertuscan, Barolo,Brunello che vengano classificati con punti superiori non abbiano prospettiva di invecchiamento.

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

Ho come la sensazione che non ci stiamo capendo. La mia obiezione è sul fatto che un Amarone giovane, e quindi in età precedente a quella della piena maturità, possa prendere un voto superiore a 90 centesimi secondo un critico enologico. Nulla vieta che lo stesso vino tra 5-8 anni possa ambire a voti più alti ci mancherebbe. C’è però una tendenza in valpolicella a voler valorizzare gli amaroni giovani che personalmente trovo totalmente irricevibile, ma ribadisco ha un significato commerciale, non enologico. Scoprire che questa tendenza trova delle sponde nella critica enologica mi dispiacerebbe alquanto perché per un tornaconto immediato minerebbe alla lunga un vino a cui tengo molto (sono di Verona).

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Vinologismo

circa 3 anni fa - Link

A parte tutta questa polemica inutile non capisco perché usa il verbo " contestavano"..io ho solo espresso dei dubbi sui "punti" dati ad un Amarone così giovane....

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Si contesta un dubbio non una certezza. Ne tantomeno un consenso.

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Vinologismo

circa 3 anni fa - Link

Mi scusi professore.....azz che pesantezza....

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Lei prosegua pure invece sua eminenza... la sua prosa fluente mi inebria...

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

Quando si danno i punteggi di vini giovani si fotografa in parte il momento attuale e in parte la sua prospettiva evolutiva. 92 per un Amarone 2017 indica che è un vino da comprare e su cui investire un paio di anni di attesa ma che anche oggi è discretamente godibile. Il 98% dei vini considerati da invecchiamento vengono comunque bevuti entro 2 anni dall'uscita sul mercato e i produttori oggi quasi mai rilasciano vini che non siano piacevoli immediatamente in qualche misura.

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

Ciao grazie per la tua delucidazione. Credo converrai con me che un Amarone del 2017 per quanto buono sia in una fase ancora iniziale del suo percorso. Capisco la necessità di indicare un vino con potenzialità evolutive, rimango invece abbastanza basito in merito alla valutazione attuale. Proprio perché come dici il voto esprime una qualità di un vino che nella maggior parte dei casi verrà bevuto entro 2 anni allora non capisco il significato di dare a un vino un valore anche in base alle possibilità di invecchiamento. Mi verrebbe da dire quindi che le cantine che mettono in vendita un vino invecchiato ( esempio facilmente comprabile: Le Ragose che ora escono con il 2010) facciano quindi un suicidio commerciale, mentre a mio parere vendono un vino correttamente vinificato e invecchiato.

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Eb2323

circa 3 anni fa - Link

Anche il Rocce Rosse di Ar.pe.pe. esce ora con il 2013. Ovviamente il vino è allo stato quasi ottimale per la degustazione. Ma questi sono dictat del produttore. Bordeaux ha cambiato il modo di fare vino. Enologia post-Parker. Perché nessuno degli acquirenti facoltosi del nuovo mondo avrebbe potuto accettare di attendere un vino 20 anni. Assaggiare qualsiasi Grand cru del medoc del 1985 ed un altro del 2015 per credere. Dubito che il cambiamento climatico abbia potuto incidere così tanto.

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Andrea

circa 3 anni fa - Link

Forse ho letto o capito male. Associare note sensoriali al suolo sul quale sono impiantate le vigne? Ma qualche enologo di quelli che frequentano il blog vuol scrivere qualcosa? Un' altra cosa. La bevibilita. Parola che fa rima con mineralita, sostenibilità, lieviti autoctoni e tanta roba. Ma perché devo comprare un Amarone se poi voglio un vino dalla bassa gradazione alcolica , esile, affilato e super secco? Bevo Amarone 1 volta all' anno, se trovo un vino così mi incazzo. Se ne te va

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Littlewood

circa 3 anni fa - Link

La bevibilita' si ottiene con la parola magica che e' equilibrio. Equilibrio tra struttura mineralita' e alcolicita' e' piu' difficile da ottenere su un vino di 17 gradi? Certo ma e' la magia che otteneva il Bepi nei suoi vini e che molti ( anche Tedeschi mi spiace caro Gori...) hanno perso....

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

“Equilibrio” è una delle parole preferite da Zeno Zignoli per descrivere il suo lavoro in vigna e i suoi vini. Credo che con un vino come l’ Amarone l’equilibrio sia la dote indispensabile che differenzia il grande vino dalla massa. Rimango dell’idea che questo equilibrio però abbia bisogno di tempo per esprimersi, l’ Amarone è un vino che va aspettato.

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Andrea Gori

circa 3 anni fa - Link

In realtà l'Amarone va sì aspettato ma in pratica evolve talmente lentamente che potresti aspettarlo per lustri e non avere tutta l'evoluzione che pensi. Pertanto credo che in realtà spesso sia molto quasi indifferente berlo giovane o giovanissimo

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...sono d'accordo ...

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Littlewood

circa 3 anni fa - Link

Io tutti questi amaroni che evolvono lentamente nn e' che ne' trovi poi molti...anzi tanti che nn durano e' hanno cadute repentine dopo nn molti anni si..vorrei dir qualcosa anche con la moda dell' oseleta...ma i grandi amaroni di un tempo mica avevano quest' uva dentro...visto che produce poco ed e' na rottura indicibile vendemmiarla col cavolo che la piantavano! Piuttosto era ed e' un' uva fantastica la rondinella che su annate piovose hold stile come x es la 020 ha dato uva bellissima a dispetto x es del corvinone che ha avuto una maturazione difficile o nn e' maturato affatto! Per cui su un vino che esce dalla fabrisseria vigneto posto in alto con il terreno che c' e' li che cosa serve l' oseleta? Non ha bisogno di acidita' anzi ce n' e' quasi troppa! L' uso di quest' uva ha piu' senso in zona allargata x i terreni che li son presenti piu' argillosi e pesanti...o forse perche' se fai piu' di 100 q.li ha ti manca qualcosa....

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

Mmm direi che quell’uva veniva spesso piantata per dare struttura al vino... la vinificazione a fresco del blend Valpolicella tende a dare un vino molto leggero e scarico per cui storicamente lo si rafforzava con vitigni extraveronesi italiani (Teroldego/Oseleta) o stranieri (bordolesi). In effetti usare l’ oseleta sull’ Amarone non mi pare necessario, ma probabilmente sono uve aziendali che vengono usate usate per tradizione.

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Nicola Micheletti

circa 3 anni fa - Link

Scusate un lapsus ho scritto che l’ Oseleta è un vino extraveronese, in realtà intendevo il Sangiovese, avevo perso un attimo il filo del discorso!

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Littlewood

circa 3 anni fa - Link

Guarda te la do' x sicura...ormai l' oseleta e' diventata na' moda...soprattutto dopo le uscite e i discreti successi dell' osar e del oz. Ora che il valpollicella classico abbia bisogno di struttura nn credo anzi perche' pensato ed e' sempre stato un vino piu' facile tra virgolette. La fissazione di fare vini scuri pesanti (vedi i fiumi di rossissimo o di uso di appassimento anche nel valpollicella classico) non la capisco e nn la capiro' mai! Certo c' e' una notevole differenza fra fare vini al Quar o sul Monte s. Urbano o su il Ravazzol....

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