La vendemmia dei cinghiali

La vendemmia dei cinghiali

di Tommaso Ciuffoletti

“Avete vendemmiato?”. “Noi no, ma i cinghiali sì”. In tempo di vendemmia questa battuta ricorre dalle mie parti, San Giovanni delle Contee, e se non sono i cinghiali sono i caprioli. Si sdrammatizza, ché siamo in Toscana e questo è lo spirito, ma il problema c’è, soprattutto per chi non può permettersi di recintare la propria vigna. Sembrerà cosa da nulla e che riguarda solo qualche bifolco come noialtri. O forse no e questa cosa ha senso indagarla, perché magari ci racconta l’altra faccia di quei titoli che periodicamente appaiono sui giornali per raccontare l’irenico “Ritorno alla terra” di tanti giovani.

Cinghiali (e caprioli)
I cinghiali sono creature intelligenti e ingombranti. In Italia si stima che ve ne siano più di 2 milioni e che il loro numero sia raddoppiato negli ultimi 10 anni [1]. Un aumento demografico che non è casuale. I cinghiali che si trovano oggi più comunemente dalle nostre parti e credo anche nel resto d’Italia appartengono a specie originiarie dei paesi dell’Europa orientale, introdotte in Italia per sopperire alla drastica riduzione – dovuta alla perdita di molto del loro habitat e alla caccia – di specie tipicamente presenti nel nostro territorio. Per fare un esempio prettamente locale, un cinghiale come quello originariamente detto “maremmano”, difficilmente arrivava a pesare (il maschio) più di 70-75 chili. Molti meno ne pesava la femmina, che era in grado di fare cucciolate di 3-4 cinghialetti. Oggi la norma è trovare verri adulti che superano i 100 Kg e in alcuni casi anche i 150. Le femmine poi fanno cucciolate anche di 10-12 cuccioli. Un branco di 20-30 cinghiali di queste dimensioni e che deve cibarsi ogni giorno, ha un impatto rilevante sul territorio dove si trova.

Per quanto parte del loro impatto produca effetti positivi, la loro presenza troppo massiccia genera degli squilibri, di cui l’uva che non vendemmieremo è solo una parte. Il sottobosco risente in modo traumatico della loro attività [2] e personalmente, girando per boschi frequentati da branchi di cinghiali, non passa volta che, tornando a casa, manchi di controllare se ho delle zecche attaccate nei punti più esposti, dato che ogni cinghiale può portarne parecchi esemplari addosso, contribuendo in maniera decisiva alla diffusione di questo antipatico e potenzialmente pericoloso parassita. C’è poi la questione degli incidenti stradali che vedono coinvolti cinghiali e caprioli e anche questa non può essere trascurata.

Per i caprioli esistono stime meno recenti, ma una decina di anni fa l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) produsse uno studio puntuale, che realizzava una banca dati sulla distribuzione, consistenza e gestione degli ungulati selvatici in Italia [4]. Il dato più interessante è quello relativo alla crescita del numero stimato di caprioli presenti in Italia, tra il 2000 e il 2005. Il loro numero è passato da 336.000 unità a 425.000 in soli 5 anni. Che se ci pensate bene è impressionante, soprattutto se quei tassi di crescita dovessero essersi mantenuti nel tempo.

Di fronte ad un recinto i cinghiali giocano la carta della pura forza e per fermarli servono reti elettrosaldate, meglio se rincalzate di diversi centimetri sotto terra. Metterle costa e costa anche piuttosto caro ed è nella disponibilità di aziende che se lo possono permettere, il contadino che lo fa per passione, anche se ha da recintare poche centinaia di metri di perimetro, è probabile che rinunci all’impresa. In alternativa si può mettere un recinto di filo elettrico, avendo cura di collocarlo parecchio in basso. Il cinghiale infatti procedendo col grugno vicino a terra riceve la scossa in un punto molto sensibile.

Tuttavia ho riscontrato testimonianze (e sperimentato direttamente) che ultimamente alcuni di loro hanno imparato a rompere il filo colpendolo di fianco. Ad ogni modo se un esemplare si sacrifica prendendo la scossa, il resto del branco ha libero accesso e laddove vi siano cuccioli che non riescono ad arrivare all’uva perché troppo alta, le madri si appoggiano alle viti per piegarle fino ad abbatterle ed arrivando a tirare giù interi fili. Questo ci dice come siano animali intelligenti e che ragionano nell’interesse del branco. Il risultato però, è spesso un vero disastro per il contadino.

I caprioli puntano invece sull’agilità e la capacità di saltare agilmente oltre reti di un metro e mezzo. Preferiscono mangiare i germogli, rispetto all’uva matura, ma i danni che sono in grado di fare a una vigna posso essere altrettanto dolorosi di quelli inferti dai cinghiali.

Soluzioni?

La caccia viene spesso tirata in ballo per polemiche non sempre sensate e spesso venate dei toni del becerume [5]. Quella classicamente intesa è sempre meno praticata e anche quella di selezione è una scelta politicamente scomoda da difendere in campo aperto. Un paese che vede le proprie campagne sempre meno abitate da svariati decenni a questa parte, trova un’opinione pubblica cittadina facilmente contraria alla caccia. Per chi vive in città è del tutto comprensibile essere non avere da porsi troppe domande intorno alla questione ed accettare l’idea della caccia come pratica barbara che non ha motivo di esistere nel 2020 (anche se i cinghiali ormai da tempo, pare abbiano una crescente consuetudine con l’ambiente urbano).

In realtà qua da noi ancora c’è chi va a caccia. Nel solco di una tradizione dei padri che andavano a caccia coi loro figli, che poi sarebbero diventati padri e sarebbero andati coi loro figli e così da sempre e per sempre.

Beh non proprio da sempre. La caccia da noi e in altre parti più povere d’Italia, si è diffusa ed ha rappresentato un momento di grande riscatto sociale, quando divenne appannaggio di tutti e non solo delle classi nobili o più abbienti. Senza stare a rammentare Geordie, impiccato con una corda d’oro per aver rubato sei cervi nel parco del re, il fatto che con l’avvento dello stato unitario si iniziò progressivamente a permettere la caccia anche a quei contadini e mezzadri a cui prima era concesso svolgerla solo di frodo, con trappole e altri espedienti (avendo cura che i padroni non se ne accorgessero), credo sia stato uno dei motivi del radicarsi della caccia moderna come fenomeno sociale diffuso nelle nostre campagne e simbolicamente rilevante. Un carattere che è andato progressivamente perdendosi di generazione in generazione, così come andavano svuotandosi le campagne e riducendosi il numero di molte specie di animali.

Oggi, per quel che posso vedere, la caccia che ho conosciuto con mio nonno e con mio padre (e in tanti racconti di quando ero piccolo), sopravvive appena nei paesi. Ma i paesi stanno morendo, specie quelli più isolati e lontani dai centri urbani o dalle grandi vie di comunicazione, e semmai è facile trovare cacciatori che vengono, per battute di caccia praticamente solo al cinghiale, appositamente da fuori (e comunque son sempre meno anche loro).

Se gli uomini cacciano sempre meno e sempre meno cacceranno, l’idea è che a farlo possano essere animali che – anche loro – erano andati sparendo dalle nostre campagne e dalle nostre zone montane: i lupi. Nonostante il recente aumento della loro popolazione, si stima che in Italia vi siano circa 2mila lupi[6]. Numeri molto piccoli (specie rapportati a quello di cinghiali e caprioli) a cui vanno aggiunte note non marginali, come la difficile convivenza con gli allevatori[7], l’abitudine appresa da alcuni esemplari di avvicinarsi alle città per cercare cibo (cosa che le volpi hanno imparato a fare da molto tempo) e l’ibridazione di molti esemplari con cani randagi. Se i cinghiali moderni sembrano una specie vincente, nel contesto ecologico attuale, difficile immaginare che il lupo possa diventarlo con altrettanto successo.

Che poi …

Se mi fermo a rileggere che ho scritto di contadini, lupi, cacciatori e cinghiali mi viene da pensare che forse ho trattato di favole e di un mondo che tutto intero non ha più cittadinanza, nemmeno nei racconti. Nemmeno in quello dei vignaioli per come li si intende oggi, che poi – al netto del nome – son produttori e forse si possono giustamente permettere le reti adatte e in ogni caso è forse meglio non aver da trattar troppo pubblicamente di cinghiali (se non per qualche riferimento in etichetta) e caccia, che magari nuoce all’immagine.

Ma forse questa è solo un’opinione che lascia il tempo che trova. Anche se è curioso che anche qui, in uno dei più importanti siti italiani dedicati a vino e dintorni non ci fossero, fino ad oggi, articoli che trattassero del rapporto tra animali e coltivazioni (però quante seghe ci siamo fatti col vino naturale!).

[1][3] https://www.agi.it/cronaca/quanti_cinghiali_in_italia_incidenti_sparare-6505650/news/2019-11-07/

[2] https://sivemp.it/wp/wp-content/uploads/2019/11/61_74_cinghiali.pdf

[4] https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/documenti-tecnici/4327_banca_dati_ungulati1.pdf

[5] Qua volevo mettere il link a una puntata de La Zanzara, ma ho preferito evitare

[6] https://scienze.fanpage.it/belle-notizie-per-il-lupo-italiano-popolazione-in-aumento-occupa-il-25-del-territorio/#:~:text=In%20Italia%20la%20popolazione%20del,lupus)%20%C3%A8%20in%20costante%20aumento.&text=Nel%20restante%20territorio%20nazionale%20le,dalle%20leggi%20nazionali%20e%20internazionali.

[7] https://www.lanazione.it/siena/cronaca/lupi-impiccati-radicofani-1.3843458

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Tommaso Ciuffoletti

Ha fatto la sua prima vendemmia a 8 anni nella vigna di famiglia, ha scritto di mercato agricolo per un quotidiano economico nazionale, fatto l'editorialista per la spalla toscana del Corriere della Sera, curato per anni la comunicazione di un importante gruppo vinicolo, superato il terzo livello del Wset e scritto qualcos'altro qua e là. Oggi è content manager di una società che pianta alberi in giro per il mondo, scrive per alcune riviste, insegna alla Syracuse University e produce vino in una zona bellissima e sperduta della Toscana.

49 Commenti

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Stefano

circa 3 anni fa - Link

La soluzione per il cinghiale è il dolceforte; è "la morte sua"! Scherzi a parte, il problema è grave anche per gli incidenti cui accenni tu e per eventuali incontri con escursionisti. Paradossalmente sono molto rischiosi anche per i cacciatori: dalle mie parti, colline lombarde, si caccia con fucile a pallini per piccole prede o uccellini, e sparare pallini a un cinghiale equivale a fargli il solletico. Anche qui fanno battute apposite per bonificare aree semi-urbane (la collina della città).

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Renato

circa 3 anni fa - Link

Complimenti per l’articolo ben documentato. Forse non si sottolinea abbastanza che questo problema è stato causato dai cacciatori che hanno ripopolato con specie estranee al nostro habitat con una scelta motivata proprio dalla maggiore prolificità dei cinghiali dell’est europeo. Anche il capriolo è stato immesso un po’ in tutta Italia dai cacciatori, o meglio dalle loro associazioni, pure dove era assente da secoli.

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Roberto Gola

circa 3 anni fa - Link

In effetti non hai tutti i torti, Renato

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Nelle Nuvole

circa 3 anni fa - Link

Un post veramente molto bello e anche piuttosto scomodo. L'argomento non è proprio à la page in certi ambienti eticamente corretti. Credo che varie associazioni di viticoltori siano da tempo alla ricerca di una soluzione che almeno riduca il danno. Rimane la sensazione che l'idea di "caccia" per molti sia qualcosa di profondamente sbagliato nella storia umana, un'idea che non condivido. Sicuramente la categoria dei cacciatori ci mette del suo per farsi odiare e io che abito nella campagna toscana da decenni lo so bene . Purtroppo l'essenza di un gesto liberatorio come andare a caccia non per uccidere, ma per trovarsi a sfidare la natura, immersi nella natura, appartiene solo a qualche ricordo o alla letteratura. Ci sono parole bellissime dedicate a questo, ma vallo a spiegare a chi "esce il cane a pisciare" vestito con il cappottino .

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Capex

circa 3 anni fa - Link

Non entro nel merito del post, piuttosto sul suo intervento: "escono cani col cappottino"...e quindi? Significa che chi mette il cappottino al cane è una particolare categoria? Io porto fuori ( non esco, perché parlo correttamente italiano nonostante il cappottino) la mia Yorkshire col cappottino e la mia Pastore Tedesco senza, non per vezzo, bensì perché la prima lo necessita a certe temperature e la seconda no. Punto. Scusate ma certe generalizzazioni proprio no.

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Nelle Nuvole

circa 3 anni fa - Link

Gentile Capex, mi dispiace aver ferito la sua sensibilità con la mia affermazione. Quando scrivo rischio, lo so, nel caso specifico ho cercato di racchiudere in una definizione chi si colloca come accusatore nei confronti della caccia e vive il rapporto con la Natura -compresi i cani di razza Yorkshire - in modo diverso da come lo vivo io. Incasso quindi la rabuffata ma non rinnego quanto ho scritto. Mica voglio aver ragione per forza, esprimo la mia opinione a modo mio, relativamente ad un argomento che ritengo piuttosto importante e spesso superficialmente sottovalutato.

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josè pellegrini

circa 3 anni fa - Link

Vedere il cucciolo di capriolo che si affaccia alla finestra della tua cucina della casa nel castagneto, Bambi e Walt Disney, è un'emozione ,ma poi tanti saluti ai fiori e i cinghiali che ti arano e distruggono il sottobosco con muschi secolari un disastro.Una situazione fra le tante causata dai tanti, troppi nostri errori ambientali e dalla solita mancanza di politiche forestali adeguate .Bene aver affrontato il problema in maniera esaustiva.

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Damiano

circa 3 anni fa - Link

Ottimo articolo, purtroppo non se ne parla abbastanza (e si agisce ancor meno) perché è argomento scomodo.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 3 anni fa - Link

Bell'articolo, ma come tanti altri simili non servirà a nulla. L'Homo Rurale è specie estinta, e l'Homo Cittadino che l'ha rimpiazzato è cresciuto a nutella e fumetti di animali coccolosi. La tigre è vegetariana e il cacciatore è cattivo per definizione, pensi davvero che ci permetteranno di uccidere Bambi? Ehhh... il futuro è fatto di angelici cretini che vivono nell'asfalto ingollando plastica e quinoa, noi zappaterra avidi di frattaglie, fagiani e simili robe malsane siamo out e dobbiamo sparire. Bambi trionferà, e il cinghialino carino sterminerà le vigne. Poi gli anemici cultori della pera bacata ma tanto tanto bio e del tofu si accorgeranno che la fame avanza, ma sarà solo poi. Noi saremo sepolti da un pezzo.

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Stefano lorenzi

circa 2 anni fa - Link

Oddio lei zappaterra....proprio no.....

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Lanegano

circa 3 anni fa - Link

Molto interessante: un aspetto che molti di noi che sono 'solo' consumatori non contemplano. Purtroppo viviamo in un paese che alterna faziosità acritiche da curve calcistiche ad ipocrisie funzionali al consenso facile. Tutto ciò aggravato dal fatto che coloro che si occupano delle varie problematiche sovente sono avulsi e non competenti dalle e delle suddette problematiche.

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Paolo A.

circa 3 anni fa - Link

Il sunto: è la colpa è dei cacciatori. Probabilmente categoria che ai tempi aveva una ragion d'essere. Oggi no, fa solo e soltanto, e ribadisco solo e soltanto, danni.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 3 anni fa - Link

No. Questo non è il sunto. Questa può essere la sua opinione. Ma è la sua. Ed è piuttosto sommaria.

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Capex

circa 3 anni fa - Link

Sempre meglio di leggere "...che escono cani col cappottino". Se devi correggere, fallo con tutti.

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palomino7

circa 2 anni fa - Link

Al sig Paolo, che pretende di chiudere la questione con queste lapidarie conclusioni. Non c'è peggior interlocutore di chi è convinto di aver capito tutto ed è irremovibile. Nella mia lunga vita ho conosciuto molte persone che al supermercato, sotto le luci splendenti delle vetrine di carne, palpeggiano cosce di tacchino e petti di pollo, maneggiandoli con disinvoltura. Quelle stesse persone inorridiscono alla vista di una scena di abbattimento di un vitello nei nostri macelli. Questa strana forma di ipocrisia ha preso talmente piede che se scoprono che a casa hai un pollaio e le cosce di pollo te le procuri col "metodo tradizionale", ti trattano come un assassino. E' normale che gente così lontana, ormai da generazioni, dalla natura, non sa che pesci prendere se un branco di cinghiali ,nemmeno tanto selvatici, invade il suo giardino. Non potrà fare altro che schierarsi con una ideologia politicamente corretta anche se in pratica inattuabile e inefficace. A gravi problemi, drastici rimedi. Le lacrimucce e i pannicelli caldi non servono a niente.

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Anulu

circa 3 anni fa - Link

A monte il problema dei vignaioli italiani è che spesso hanno vitato troppi campi, anche laddove la vite non era storicamente coltivata. Vuoi fare profitto, e va bene, ma non pensare che il contesto faunistico debba cambiare in funzione della tua ambizione. Lunga vita ai cinghiali che si mangiano le uve di chi fa vino in territori non vocati, ma doveva invece coltivare ortaggi e cereali. Come sosteneva mi pare la Guerini in un intervento al Quartino di Intravino, se prima c'erano carciofi, un motivo c'era.

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Paolo A.

circa 3 anni fa - Link

I cinghiali si mangiano pure i carciofi, comunque.

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

...giusto ... visto che ormai i cinghiali ci sono, s'arrangino i produttori di carciofi rimasti nelle aree residue non coltivate a vite . Resta la penale da far pagare ai viticultori che hanno vitato aree non vocate essendo , dall'assunto pertinente, primi responsabili della moltiplicazione dei cinghiali ...

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Tommaso Ciuffoletti

circa 3 anni fa - Link

Egr. Dott. Anulu (o dottoressa nel caso), posso chiederLe quali sono i luoghi dove "la vite era storicamente coltivata"?! Trovo sempre interessanti queste storicizzazioni ad minchiam e pertanto sarei interessato ad avere una sua mappa ragionata al riguardo. Grazie. Ciao.

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Damiano

circa 3 anni fa - Link

Commento al livello di Tony Iwobi quando insulta gli africani

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Samalliot

circa 3 anni fa - Link

Posso aggiungere volpi e tassi tra i vendemmiatori, loro per quanto se ne sa non sono immigrati dall'est Europa contrabbandati dai cacciatori, semplicemente si sono riprodotti a dismisura nonostante la contrazione del loro habitat, per via della mancanza di predatori naturali ( l'uomo non il lupo!). Il discorso dell'aver vitato aree non vocate, non merita nemmeno di essere commentato, se proprio vogliamo dire qualcosa in merito, faccio notare che in molte zone d'Italia anche le aree industriali pullulano di ungulati...

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Tommaso Ciuffoletti

circa 3 anni fa - Link

Giusto. Anzi: giustissimo. E accolgo queste giuste integrazioni perché assolutamente pertinenti.

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Samalliot

circa 3 anni fa - Link

Se posso aggiungere: già è difficoltoso convivere con una sola di queste specie selvatiche (se in sovrannumero) , alcune aree vantano sovrapposizione di questi selvatici. Caprioli che diradano i germogli in primavera cinghiali e tassi che vendemmiano in autunno. Problema recinzioni : devono essere sufficientmente alte ( capriolo e daino saltano parecchio in alto due metri e più) robuste (o i cinghiali le abbattono), volpi sono agili come gatti i tassi scavano come talpe... La recinzione deve essere completa senza falle su tutto il perimetro, in alcuni casi ciò vorrebbe dire bloccare il passaggio di sentieri e mulattiere soprattutto in zone terrazzate e con appezzamenti frammentati, oltre a essere impattanti paesaggisticamente. Chi dice che basta recintare spendendo qualche soldino semplifica un problema molto più complesso. Scusate ma da piccolo hobbista che tiene in piedi un piccolo vigneto in una zona ormai marginale per la viticoltura che butta dentro soldi senza ricavarci nulla, vedersi ogni anno vendemmiare il 50%delluva o più e dover vendemmiare non perché l'uva è matura ma per portare a casa almeno qualcosa è scoraggiante, per chi vive di questo è invece una catastrofe. Per questo sentire persone che a prescindere, danno la colpa ai cacciatori o negano un problema che esiste ed è bello grosso solo per posizioni Eco-qualunquiste, non si può sentire! Grazie, ciao.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 3 anni fa - Link

Sono questi commenti che rendono più ricco un articolo. Grazie. Grazie di cuore. perché sulla questione delle recinzioni - senza dover citare il grande Michael Pollan di "Una Seconda Natura" (che pure se non hai letto ti consiglio) - avrei voluto dilungarmi sia da un punto di vista storico che legislativo e infine pure personale. Ho dovuto passare oltre per non esondare, ma sono totalmente d'accordo che la cosa meriterebbe un approfondimento ad hoc!

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Capex

circa 3 anni fa - Link

Mi scusi ma se il suo è un hobby e vede che diventa un costo perché non cambia hobby? Comprensione per chi viene danneggiato su ciò che gli dà da vivere, ma pure gli hobby....via per piacere...

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Stefano Cinelli Colombini

circa 3 anni fa - Link

E poi sulle recinzioni va considerato un aspetto paesaggistico, uno turistico e uno culturale. Dal punto di vista del paesaggio non possiamo trasformare la nostra bella campagna in un campo di reticolati degno di Verdun nel 1917, sarebbe uno sconcio. Dal punto di vista del turismo, vogliamo davvero azzerare buona parte della nostra sentieristica? Non era una risorsa vitale, su cui costruire un futuro più verde? Ma per me il punto più importante è quello culturale; una della cose più belle del nostro modo di essere è la libertà di andare. Da noi i cancelli sono sempre stati aperti, ovunque. Vogliamo davvero rinunciarci? Sarebbe come non essere più toscani.

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Tommaso

circa 3 anni fa - Link

Verissimo. Stefano consiglio anche a te di leggere "Una Seconda Natura" di Pollan. Secondo me ti piacerà!

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Capex

circa 3 anni fa - Link

Da toscano vi chiedo: mi sembrava che un tempo nella mia regione si organizzassero, da parte della regione con i cacciatori, delle battute proprio per tenere sotto controllo la popolazione dei cinghiali ( scusate l'estrema semplificazione). Non è più così? Ve lo chiedo perché spesso, ed anche qui leggendo alcuni commenti, si svilisce il problema schierandosi come ultras tra pro vino o pro cinghiale. Sono il primo che auspica che ogni produttore possa godere del giusto profitto per le proprie fatiche, altresì non tollero i metodi a volte barbari di alcuni giustizieri "fai da te". Alcune settimane fa, potendolo fare da dpcm, sono andato dalla mia città Firenze a trovare mio padre in Maremma a Pitigliano. Casualmente ho dovuto sentire il delirio di un vicino di casa che annovererei tra i barbari; il suddetto utilizza delle trappole "a strozzo" e raccontava di come un cinghiale catturato presumibilmente la notte, al mattino verso le otto era intrappolato ancora vivo...agonizzante. Se ne vantava. Per questo sono d'accordo sul controllare il numero dei capi, ma mai sarò d'accordo sui metodi inumani. Scusate la lungaggine. Cheers

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Tommaso

circa 3 anni fa - Link

Sinceramente non ho letto commenti da ultras. E questo credo vada riconosciuto come merito ai lettori di Intravino. Poi posso essere più d'accordo con alcuni, ma in generale sono commenti molto civili. Quanto al cacciare di frodo non è una questione di opinioni, è una questione di codice penale. Quanto alle battute di selezione queste vengono fatte, ma quest'anno, vista la situazione Covid, i calendari venatori hanno subito delle contrazioni. Questo andrà considerato nel valutare la situazione.

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Capex

circa 3 anni fa - Link

Io i commenti schierati "senza se e senza ma li ho letti"; tu stesso mi pare di notare che intervieni a gamba tesa non tanto sui modi, bensì sul cosa. Il definire commenti "ad minchiam" quelli da te decisi e non altri che ho scritto, è uno di questi. Ti ringrazio per l'informazione riguardo il controllo ad oggi non in atto per il covid. Non lo sapevo. Una precisazione che non vuol essere polemica: per me lo strozzo non è deprecabile per il codice penale, lo è per il codice umano. Una differenza sostanziale, almeno per il sottoscritto. Cheers

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Tommaso

circa 3 anni fa - Link

Vedi "ad minchiam" èuna cosa, fanatismo un'altra. Quanto alla caccia di frodo, senza con questo sminuire la rilevanza della tua opinione, rimane il fatto che trattandosi di reato, sarebbe opportuno tu ne informassi l'autorità competente. Perché il codice penale ha una rilevanza che la tua pur auterovole reputazione, non ha.

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Capex

circa 3 anni fa - Link

"Ad minchiam" è un'espressione che denota non tanto un semplice disaccordo, piuttosto un'assoluta intolleranza...fanatismo appunto. L'autorevole reputazione non riesco proprio a capire cosa c'entri; probabilmente il T9....almeno mi auguro. Cheers

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Tommaso

circa 3 anni fa - Link

Egr dott Capex, tutto quello che vuole, ma invece di raccontare qui con un profilo anonimo di un crimine commesso dal suo vicino, io continuo a consigliarle di andare a denunciare. Il resto son chiacchiere.

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Capex

circa 3 anni fa - Link

Il suo sarcasmo è fuoriluogo, non sono dottore e mi chiamo Francesco Capecchi. Quanto al riferimento all'uso del nickname lo trovo patetico trovandoci su un sito internet. La denuncia magari l'ho già fatta, provi a ragionare prima di farsi prendere la mano. Chiacchiere? Come le altre niente di più. La saluto.

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Tommaso

circa 3 anni fa - Link

Bravo Francesco!

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Tommaso Ciuffoletti

circa 3 anni fa - Link

... nel frattempo un aggiornamento dalla Corte Costituzionale per fonte Coldiretti: https://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2021/02/24/news/abbattimento-cinghiali-la-corte-costituzionale-da-il-via-libera-agli-agricoltori-1.39948497

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vinogodi

circa 3 anni fa - Link

... mi sorprende non si sia accennato , in un contesto di viticoltura senza controllo in aree non vocate, al problema di altre specie alloctone che stanno dando grossi problemi ai vignerons "disattenti" : le nutrie in pianura padana e i pesci siluro nel Po ...

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Michele Braganti

circa 3 anni fa - Link

Bravo Tommaso! E lo scrivo da viticoltore e cacciatore. Io ho tutte le vigne recintate, ma accade che spesso, molto spesso, i caprioli riescano a saltare il recinto e rimangano poi “intrappolati dentro” in villeggiatura aggiungo io, perché con i germogli freschi e senza pericoli chi glielo fa fare di risaltare indietro. Aggiungo che è davvero difficile far uscire un capriolo dal recinto perché con il cancello aperto, il capriolo che è più tonto del cinghiale, ci mette davvero diverso tempo a capire dov’è l’uscita, con il rischio che poi ne entrino degli altri, ci siamo ritrovati per ore a rincorrere dentro le vigne caprioli che non ne volevano sapere di uscire, tempo e personale impegnato, che nessuno ti ripaga. Discorso cinghiale, puoi avere il recinto più tosto del mondo se è una stagione siccitosa, tipo la 2017, il cinghiale animale intelligentissimo, girerà e girerà il recinto fino a trovare una falla, un cedimento un piccolo pertugiò è da lì passerà il più piccolo e via via il più grande per far entrare tutto il branco, che banchetterà tutta la notte a base di grappoli spesso strappati e non totalmente mangiati, il danno del cinghiale sull’uva è rilevante perché con l’olfatto che hanno, vanno a scegliersi i grappoli migliori, li staccano e non li mangiano completamente. chiedere ai periti degli ATC che vengono a visionare il danno( che per inciso viene risarcito, a un prezzo non proporzionato al valore del vino che verrà prodotto da quel vigneto , ma dai prezzi dell’uva,dettati dai mercuriali delle camere di commercio, quindi una miseria...) Dopo questo noiosissimo e sgrammatico Pippone, viene da chiedersi che fare allora...?? Boh, io personalmente consiglio di recintare, il Chianti Classico è diventata una terra di boschi, vigne e soprattutto recinti. Recinti ovunque, necessari ma orrendi, e spesso lasciati aperti da orde di cittadini ( maleducati) che passano la loro domenica bucolica , a fare trekking, e la fatica di richiudere un cancello è troppa, nel computo di dementi che non richiudono i cancelli ci metto anche cacciatori, crossisti, bikers, ecc... Visto con i miei occhi, e prima o poi uno di questi lo sotterro li perché credetemi che l’ignoramza nelle campagne non è quella contadina, ma è quella che viene dalle città. Il lupo è un animale altrettanto intelligente, è selettivo su animali piccoli e deboli, con il cavolo un branco attacca scrofe e verri, con il rischio di ferirsi , preferisce le pecore o in mancanza piccoli di capriolo e di cinghiale, quindi svolge una davvero marginale opera di controllo. Discorso battute al cinghiale, necessarie, ma non decisive, per vari fattori; politici, umani, naturali. Politici perché la caccia è una risorsa per tutti e le squadre hanno tutto l’interesse a avere animali sul territorio, perché questo vuol dire, soldi, caccia, divertimento e ciccia. Politici perché anche la politica non vuol risolvere il problema cinghiali, perché le squadre portano voti, e in piccoli comuni, possono essere rilevanti. Umani di riflesso perché ci sono i dementi tipo associazioni ambientaliste, vegane, ecc...composte da persone che la natura non sanno manco dove sta se non sulle fotografie di Instagram, e che quindi sono contrari per partito preso a qualsiasi forma di abbattimento. Ho letto di proposte folli, tipo la cattura, o la sterilizzazione, senza avere minimamente idea dell’immane costo...i soldi chi ce li mette?? Se ce li mette tutti il WWF di tasca sua sono d’accordo anche io... In ultima naturali, il cinghiale oggi dorme qui ma domani puo andare a mangiare anche a 30 km di distanza per poi tornare al suo giaciglio, ecco che le battute mirate sono solo un palliativo momentaneo. Insomma io non ho una soluzione perché la situazione è davvero complicata, per i punti che ho elencato, quello che posso assolutamente sostenere dà toscano è che la caccia fa parte della tradizione della nostra regione, antica, ben radicata in tanti. Esistono e io sono assolutamente uno di quelli, Veri cacciatori che svolgono un’attività consentita dalla legge e disciplinata da regole severerissime, che seguono e rispettano. un cacciatore deve avere la fedina penale pulita, niente, zero,per praticare la caccia, si può dire lo stesso di alcuni politici che siedono in parlamento ? Quindi Viva la caccia e ribadisco bravo Tommaso.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 3 anni fa - Link

Prima di tutto grazie Michele! Grazie davvero perché quello che scrivi è puntualissimo e dà davvero un quadro preciso. Mi piacerebbe davvero trovare il modo per leggere e studiare abbastanza per tornare a scrivere qui anche di recinzioni, animali, persone, paesaggio e tutto quel che vi si accompagna. Ho un po' di libri su cui mi metterò e ... intanto Grazie!

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Samalliot

circa 3 anni fa - Link

Parole giustissime, non sono cacciatore, sono vegetariano da vent'anni ma condivido in pieno ogni singola parola, il vero problema è l'ignoranza , viva la caccia(quella vera e rispettosa).

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Luca

circa 3 anni fa - Link

Non so se lo avete scritto ma quella dei cinghiali è una situazione particolare in cui se si uccide la madre del branco tutte le altre femmine vanno in estro e figliano. Perciò la caccia al cinghiale ha fatto solo più danni. I cacciatori lo sanno ma a loro non interessa delle coltivazioni, interessa uccidere.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 3 anni fa - Link

Ciao Luca, questa tesi così come la riporti viene di solito attribuita (non so quanto fedelmente al suo pensiero) ad Andrea Mazzatenta dell'Università di Teramo. Ad una rapida ricerca fatta al riguardo non ho trovato altri sostenitori di questa tesi, non ho trovato dati capaci di confermarne la bontà e per questo fatico un po' a darla per buona. Rimango ben disposto a verificare, leggere e valutare qualunque cosa dovessi indicarmi, ma vedi ... se dovessi dare per buono ciò che tu riporti, questo significherebbe che la pratica della caccia favorisce l'aumento della presenza del cinghiale. Non conosco dati storici che la supportino, anzi, i dati storici la smentiscono. Lo stesso cinghiale maremmano, che è andato sparendo quasi del tutto a metà anni '80, è stato in parte vittima della perdita di habitat, ma anche della caccia, che ne ha segnato un drastico calo. Insomma ... la storia dei ferormoni delle femmine è vera, ma che questo significhi che la caccia fa aumentare il numero di cinghiali beh ... mi sembra un po' campata per aria! A disposizione per valutare ogni documento che utile al riguardo! ;)

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Maurizio

circa 3 anni fa - Link

Un articolo interessante come pochi altri in generale scritti in ambito vino negli ultimi tempi, che spiega bene, anche con le integrazioni di alcuni commenti molto lucidi, la complessità di un problema estremamente grave. Come in molte altre altre situazioni, l'ipocrisia e l'ignoranza, che oggi sembrano sempre più diffuse, sono l'ostacolo principale a una plausibile soluzione.

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le sanglier

circa 3 anni fa - Link

Je suis un bon scinghiale, purtropp je doit manger toutta l'uva des vignerons parce-que j'aimerais beaucoup les bacoche mais quest'anno il y en a poche, et quelles poche sont bacate, dans le paesin delle... delle... eheheheh

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luis

circa 3 anni fa - Link

Pensare di lasciar fare alla natura nella speranza di trovare un equilibrio che si confaccia alle attività umane è una pia illusione. La convivenza dell'uomo con la fauna selvatica, e parliamo di quella che in qualche maniera può provocare dei danni (quindi non solo cinghiali e caprioli, ma anche lupi, nutrie, pesci siluro ed altri ancora), non può che passare che per delle forme di contenimento. Ben vengano recinti ed altre forme di dissuasori (legali, non tagliole!), ma in alcuni casi l'unica via è quella dell'abbattimento selettivo. Che, attenzione, non vuol dire libertà di doppietta, bensì ricerca di un equilibrio "funzionale" basato su studio ed analisi degli ecosistemi.

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Giacomo

circa 3 anni fa - Link

Cher Sanglier tu doit savoire qui le vigneron han bità le nebbiolì dans les endroits appropriè pur les armugnan, e le pinò dans le lieux de le nizzore. Donc si tu veux manger quelque rap d’uva je crois che le vigneros il von pas a rabel.

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Paolo Cianferoni

circa 3 anni fa - Link

Ottimo, ottimo. È sempre più difficile far capire quanto la Natura vada rispettata. Il rispetto lo si fa guardandola a 360 gradi. Quando una specie, come il cinghiale e il capriolo, si moltiplica a dismisura perché non ci sono competitor e distrugge i germogli del bosco e danneggia tutto ciò che incontra (per sovrappopolazione), è l’uomo che deve intervenire. Morali non possono esserci (in Natura le morali non esistono): l’uomo è all’apice della piramide alimentate e tocca a lui intervenire per ripristinare equilibri persi (anche e soprattutto a causa sua).

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Capex

circa 3 anni fa - Link

Ho letto con interesse e profondo rispetto l'opinione di ognuno. L'ultimo intervento, quello del Sig. Cianferoni (di cui adoro i vini...senza ruffianeria), parla di intervento dell'uomo per ripristinare ciò che la mancanza di competitors ha causato. La causa come scrive Cianferoni è l'uomo. Non fa una piega, per quanto valga condivido. Però...c'è un però. Questo è il parere di un vigneron. Di fatto un 'idea di parte. L'unico competitor in natura del cinghiale è il lupo. Se dovessimo interpellare un allevatore, o dei semplici fattori che hanno galline, pecore, capre, vacche ecc...che ne penserebbero? Preferirebbero il cinghiale o il suo competitor, il lupo? Da qui si evince, mi sembra, che l'uomo non risolverà mai ciò che ha innescato, potrà solo portarlo a suo piacimento. Come un giocatore che fa anche l'arbitro, il guardalinee e pure la VAR. Cheers

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Stefano lorenzi

circa 2 anni fa - Link

Ciao Tommaso, Da anni si studiano questi problemi e il fenomeno ha una sola causa ed è disequilibrio. La caccia non è la soluzione e i fatti lo dimostrano, anche perchè i cinghiali raddopiano i ritmi di riproduzione se si sentono in difficoltà. Io credo che le zecche siano prerogativa dei caprioli più che dei cinghiali, d' altro canto anche i ricci ne sono ricchissimi fan parte del sistema. Alcuni vignaioli che hanno ascoltato chi questi problemi li studia ha semplicemente creato dei punti acqua fuori dalle vigne o circondato i filari importanti con viti a maturazione precoce, oppure creato angoli con tuberi a perdere o tartufaie miste. È l ' ambiente troppo semplice che li facilita. Il discorso è lungo, ma non complicato

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