La storia delle lavoratrici rumene arrivate col charter spiegata bene
di Massimiliano FerrariIn alcuni romanzi di John Steinbeck, penso a Furore o Uomini e topi, lo sfondo delle vicende narrate è quello di una California molto meno appariscente e tecnologica di quella attuale. Polvere, sudore e fatica il pane quotidiano, un’America con ancora un piede nella recessione del 1929 e frotte di famiglie che si spostano a piedi o a bordo di qualche carro trainato da cavalli per le strade assolate dell’Ovest in cerca di un lavoro per tirare avanti un altro giorno.
In maniera subliminale mi ha fatto tornare a questi ricordi letterari la notizia che la tenuta vinicola Hofstätter abbia predisposto un jet continentale per far arrivare nei propri vigneti otto potatrici rumene, preziose lavoranti dalle mani magiche per ottemperare ai lavori di potatura verde e schiacchiatura nelle vigne della cantina a Termeno e dintorni.
Come già scritto qui in tempi non sospetti l’emergenza causata dal coronavirus ha chiuso le frontiere all’interno dell’Europa e tante cantine e aziende agricole si sono viste di colpo private di lavoratori stagionali stranieri che, con regolarità annuale, affollavano le campagne di mezza Italia per prestare la propria manodopera. Tra queste anche Hofstätter.
Appena capisce che aria tira in tempi di chiusura e lockdown Martin Foradori Hofstätter, proprietario della tenuta, si mette in moto per cercare di far arrivare in Alto Adige, attraverso il corridoio verde predisposto dall’Unione Europea per i lavoratori stagionali, le potatrici rumene tanto indispensabili. Ma la burocrazia italiana ed europea purtroppo funzionano spesso come un muro di gomma. Le lavoratrici partite alla volta dell’Alto Adige vengono però bloccate da un funzionario fin troppo zelante alla frontiera ungherese e rispedite a Cluj, Romania.
Le insistite richieste da Termeno ad enti, istituzioni e politici locali e organi comunitari non trovano risposte adeguate. La notizia viene quindi fatta girare con la regia della cantina stessa, frustrata per le montagne russe che è costretta a compiere per portare in Italia le sue fidate potatrici, e intenzionata a rendere pubbliche le vicissitudini che si è trovata ad affrontare.
A questo punto, come si legge nel comunicato stampa, “ci siamo visti costretti ad organizzare, in extremis, un jet privato dall’aeroporto di Bolzano a Cluj per portarle in Italia.”
Qui sorge spontaneo il primo interrogativo che chiunque legge si pone. Non esisteva la possibilità di ingaggiare lavoratori locali o potatori rimasti a piedi per effetto della pandemia? Sgombriamo il campo da illazioni o invettive facili, non si tratta di inseguire i ritornelli del “prima gli italiani” o altre assurdità del genere ma semplice constatazione di opportunità.
Anche qui ci viene in soccorso il prodigo comunicato aziendale: “Qualcuno potrebbe obiettare che mi sarei potuto rivolgere ai numerosi disoccupati presenti nel territorio ma non è così. Ci abbiamo anche provato ma chi abbiamo ingaggiato per fare una prova dopo due ore se ne è andato “perché il lavoro era troppo faticoso!”. Le chiacchiere dei politici e rappresentanti di categoria inoltre ci hanno fatto anche perdere tempo, tempo durante il quale potevamo anche provare ad insegnare questo delicato lavoro ai locali interessati.”
Ho parlato al telefono con lo stesso Hofstätter che mi ha confermato la versione di qui sopra, aggiungendo dell’altro: “Non posso rischiare di mandare a puttane il lavoro degli ultimi quindici anni prendendo persone che non siano in grado di fare il lavoro! Purtroppo la tenuta di una vigna è un’occupazione lunga e meticolosa, fatta di gesti calcolati; stare dietro ad una pianta non è come raccogliere fragole o ciliegie una volta all’anno!”
Ma non c’era modo di agire con qualche soluzione alternativa? “Si, ho provato a mettermi in contatto con organi ed enti della politica locale, nazionale ed europea ma non c’è mai stata chiarezza, le risposte non arrivavano e quando arrivavano venivano smentite il giorno successivo. Messo alle strette ho reclutato persone del posto, locali, ma è stato un susseguirsi di lamentele, problemi e gente improvvisata senza troppa voglia. Probabilmente giocando di anticipo avrei potuto istruire qualcuno della zona senza attendere qualche conferma burocratica.”
Ecco, sarebbe interessante avere l’opinione di questi disoccupati locali fuggiti dalla spaventevole vigna dopo due ore di lavoro mentre dall’altra sarebbe utile capire come chiacchiere e politicanti abbiano fatto perdere il tempo necessario per addestrare alla potatura i volontari locali.
La risoluzione del problema avviene grazie all’intervento di un amico imprenditore che mette a disposizione il proprio velivolo per trasportare in tempi stretti le essenziali signore rumene. “Sono come orologi svizzeri, vengono qui da quindici anni e lavorano in modo puntuale e preciso” mi precisa Hofstätter.
E i costi? Purtroppo per un gentlemen’s agreement fra lui e il benefattore volante Hofstätter non mi vuole rivelare nulla. In ogni caso considerando carburante, tasse aeroportuali, personale di bordo, varie ed eventuali immagino una cifra considerevole.
“Penso alle situazioni analoghe che si sono verificate in Austria e Germania (dove Hofstätter possiede una tenuta vinicola) in cui, senza troppi intoppi burocratici, sono arrivati lavoratori da altri paesi e sono stati messi al lavoro immediatamente grazie a quarantene attive, cioè gruppi chiusi di lavoratori senza contatti fra un gruppo e l’altro. Qui, una volta arrivate le nostre lavoratrici, abbiamo oltretutto perso altre due settimane di lavoro a causa della quarantena preventiva.”
Qui non si discute il desiderio di un viticoltore di affidarsi a chi conosce le proprie vigne e magari le lavora da anni ma allo stesso tempo rimane il dubbio sull’opportunità di una misura di questo tipo.
Questa del jet che sorvola l’Europa continentale con a bordo solerti potatrici rumene assomiglia un pò ad una mossa hollywoodiana che magari risolve un problema ed una giustificata arrabbiatura, creando inconsapevolmente una bella vetrina per la cantina, ma dall’altro getta una luce nuova e inaspettata sugli irreprensibili amici altoatesini.
Ma visto che ogni medaglia ha un dritto ed un rovescio, trovo un’altra notizia che arriva dalla riviera del Garda e mette insieme latitanza di manodopera in vigna, disoccupazione e una idea brillante per risolvere le due cose.
Siamo a Peschiera del Garda dove si vive a pane e turismo. Per il momento le consuete calate di tedeschi vacanzieri sono un lontano ricordo.
Una locale azienda di viaggi e trasporti è ferma così come i propri pullman e gli autisti degli stessi. Marco Cussolotto, titolare dell’azienda e Fabio Zenato della cantina Le Morette si incontrano, parlano e hanno un’idea che può giovare ad entrambi: perché non unire le forze, da una parte ci sono lavoratori in cassa integrazione a causa del lockdown e dall’altra vigneti che necessitano di mani e braccia per lavorarle. Presto fatto. I due uniscono le proverbiali forze e in un colpo solo risolvono due impellenti bisogni. Chiamatela solidarietà, chiamatela una mano lava l’altra (mai così vero in questo periodo) ma le soluzioni, a volte, appaiono più semplici di quanto si pensi.
15 Commenti
Maurizio
circa 4 anni fa - Linkinsomma. La potatura verde richiede sì attenzione e un po' di formazione, ma non è come mandare i razzi sua luna, diciamo la verità.
Rispondimarcow
circa 4 anni fa - LinkSe un lettore si fermasse al primo racconto dell'azienda altoatesina avrebbe soltanto un punto di vista particolare del problema della manodopera specializza per eseguire la potatura verde delle vigne._________ Il secondo racconto ribalta molti punti del primo racconto. È inutile che li elenchi. _____ E siamo sempre nel Nord Italia. ______ E allora? Direte voi___
RispondiDavide Bruni
circa 4 anni fa - LinkScacchiatura e potatura verde troppo faticose? Ma chi hanno chiamato, Paolino Paperino?
Rispondimarcow
circa 4 anni fa - LinkCondivido, chiaramente, i commenti di Maurizio e Davide Bruni. ____ Per diretta esperienza familiare in ambito frutticolo(ma molto simile alla viticoltura) l'addestramento anche della "potatura invernale", che richiede delle abilità tecniche, in soggetti svegli e motivati non è un'impresa impossibile e non sono poche le piccole aziende, che conosco personalmente, che hanno uno o due operari fissi che hanno imparato, "in azienda", a potare. Certo non tutti sono predisposti ma non si tratta di operare a cuore aperto. __________ Sul perché molti italiani hanno lasciato migliaia di posti di lavoro agli stranieri occorrerebbero nuove ricerche....... perché il mondo è in continua e veloce mutazione. Come il coronavirus ha dimostrato. Avreste mai IMMAGINATO che degli autisti tornassero in campagna e addirittura a fare la potatura verde?
RispondiNic Marsél
circa 4 anni fa - LinkBel post. Chissà cosa si nasconde ancora tra i filari della nostra penisola. Se a te la prima notizia ha ricordato Furore (uno dei romanzi della mia formazione) a me la seconda suggerisce il film che Ken Loach non è ancora arrivato a girare ;-)
RispondiDamiano
circa 4 anni fa - LinkQueste abili donne, indispensabili, uniche al mondo, uniche conoscenti dello scibile e della misteriosa arte della potatura verde, meritano talmente tanti soldi che un charter mai riuscirà a trasportare. Meglio puntare su di un Antonov.
Rispondimarcow
circa 4 anni fa - Link"a me la seconda suggerisce il film che Ken Loach non è ancora arrivato a girare" (Nic Marsél) Bellissima e profonda. __ Ogni tanto mi informo se sta lavorando a un nuovo film. Nel frattempo mi rivedo alcuni film che ho già visto.
RispondiTommaso Ciuffoletti
circa 4 anni fa - LinkBravissimo Massimiliano!!!
RispondiMassimiliano
circa 4 anni fa - LinkMuchas gracias Tommaso!
RispondiGianluca
circa 4 anni fa - LinkScusate ma un dubbio sorge spontaneo sul caso di Peschiera, mi permetto di citare un passaggio dal post : “.. Presto fatto. I due uniscono le proverbiali forze e in un colpo solo risolvono due impellenti bisogni. “ Da quello che ho capito i dipendenti di una azienda, la quale opera nel settore turistico, sarebbero stati sollevati dalla cassa integrazione e assunti presso un’altra azienda per svolgere mansioni relative al settore agricolo ? Se le cose stessero in questo modo sul “presto fatto”, considerando le tempistiche riguardo il passaggio di mano d’opera dipendente alle quali attenere per passare da un azienda ad un’altra immagino si crei qualche discordanza sui tempi brevi appunto.
RispondiMassimiliano
circa 4 anni fa - Link@Gianluca, Probabilmente nell'estratto che cita non si evince il lasso temporale, peraltro dato non fondamentale nella notizia. In ogni caso si, dopo aver ricorso alla cassa integrazione i dipendenti, a partire da maggio, hanno iniziato questa collaborazione con l'azienda vinicola. Detto questo, immagino che le parti in causa abbiano discusso dell'opportunità non da un giorno all'altro ma rispettando tempistiche , modalità di assunzione e tutto ciò che concerne il regolare svolgersi del lavoro di queste persone.
RispondiLuca
circa 4 anni fa - LinkPer mia esperienza le poche aziende con cui ho avuto a che fare non si fidano di gente esterna per la potatura però per la vendemmia sono sempre in carenza e piangono perchè non trovano mano d'opera. Come a dire '' non mi fido di farti potare ma mia vigna'' però quando c'è da vendemmiare sono disposti a leccare la terra our di portare a casa il raccolto.
RispondiPatrick Jane
circa 4 anni fa - LinkUna potatura sbagliata può uccidere la pianta, attenzione
RispondiLuca
circa 4 anni fa - LinkPer mia esperienza le poche aziende con cui ho avuto a che fare non si fidano di gente esterna per la potatura però per la vendemmia sono sempre in carenza e piangono perchè non trovano mano d'opera. Come a dire '' non mi fido di farti potare la mia vigna'' però quando c'è da vendemmiare sono disposti a leccare la terra pur di portare a casa il raccolto.
Rispondimaurizio
circa 4 anni fa - LinkParliamo di potatura verde, non di potatura invernale. Una cosa tutto sommato abbastanza a prova di stupido.
Rispondi