La storia del Capo di Stato è un racconto emozionante dell’Italia
di Giovanni CorazzolQui si intrecciano due storie: una storia parla di un vino, di chi lo produce e di un territorio, come si dice in questi casi, particolarmente vocato. L’altra storia racconta di una Villa, dell’Italia di piombo degli anni settanta e di un uomo, un Conte: il “Conte rosso” Piero Loredan.
Propaggini settentrionali della provincia di Treviso; la pianura concede finalmente una tregua; l’orizzonte veneto-padano, intersecato da capannoni e campanili, recupera la terza dimensione offrendo profondità allo sguardo e facendo intuire un fondale, un paesaggio. Il Piave devia forzatamente il corso per l’ingombro del Montello, tozza pagnotta da seimila ettari puntellata da ossari militari e da serre per la coltivazione di funghi per pizze prosciuttoefunghi o penne pannaprosciuttoefunghi.
Siamo a Venegazzù, ai piedi del versante meridionale del Montello. Villa Spineda si erge sontuosa sulla strada che collega Montebelluna a Conegliano. Un enorme giardino, una scalinata imponente, le barchesse ai lati. La fanno costruire gli Spineda De Cattaneis nella seconda metà del settecento. Lo stile è palladiano; la Villa al centro di un sistema produttivo agricolo, circondata da campi coltivati.
Negli anni cinquanta nella Villa abita il Conte Piero Loredan, chiamato il conte rosso per i suoi trascorsi partigiani; l’ha ricevuta in eredità dalla madre Lia Gasparini, figlia di Jacopo, diplomatico revisionato da convegni e seminari di studio sub-provinciali, Governatore d’Eritrea nel ventennio e amico personale del Generale Graziani.
Il Conte organizza l’azienda agricola. Non lo fa per vocazione – lui ama la falconeria – ma per necessità: il mondo è cambiato, c’è stata la riforma agraria del 1950, i contadini sono sempre meno e la Villa va mantenuta. Apre allora allevamenti di galline ovaiole, pianta mais, produce vino. Dietro al corpo centrale, a ridosso delle pendici del Montello, c’è della terra che sembra perfetta per le varietà bordolesi. Si impianta un primo vigneto di un ettaro cui dare un nome evocativo: cento piante. Il cabernet arriva a piena maturazione, merlot e carmenere si godono la terra rossa, il malbec si convince d’essere a Cahors.
Venezia, 1967. De Gaulle e signora si trovano in visita per la Biennale. All’Hotel Gritti viene servito un Venegazzù Rosso. Il Presidente trasalisce, elogia pubblicamente, vuole sapere il nome di chi produce quello straordinario Bordeaux.
Piero Loredan incassa e in segno di riconoscenza fa realizzare dal pittore padovano Tono Zancanaro due etichette per delle bottiglie speciali da inviare in dono alla coppia.
Dedicata alla signora Yvonne la figura di un uomo con la scritta “des roses pour madame”, ed al marito quella di una donna con la dicitura”…et pour Monsieur la Bombe”. Nasce il Capo di Stato.
Milano, 1969. Sono le 16.37 del 12 dicembre. Nella filiale di Piazza Fontana della Banca Nazionale dell’Agricoltura esplode la bomba che ucciderà diciassette persone ferendone ottantotto. Gli inquirenti seguono subito la pista anarchica. Di bombe a Milano quell’anno ne sono già scoppiate parecchie. Poco distante viene trovato un manifesto con la A cerchiata: “L’inizio di una lotta prolungata” dice. Quella notte vengono portate in questura ottantaquattro persone. Tra loro Pietro Valpreda e Giuseppe Pinelli. Valpreda dopo tre anni di carcere verrà definitivamente assolto nel 1987. Pinelli la sera del 15 dicembre, tre giorni dopo il fermo, per un “malore attivo” morirà cadendo dalla finestra dell’ufficio del Commissario Calabresi. Calabresi verrà considerato responsabile e per questo assassinato. Marino e Bompressi saranno condannati in via definitiva come esecutori, Sofri e Pietrostefani come mandanti. Nel 2005 la Corte di Cassazione di Catanzaro confermerà la responsabilità degli ordinovisti Franco Freda e Giovanni Ventura in ordine alla strage di Piazza Fontana ma, in quanto già assolti dalla Corte di Appello di Bari, non sarà possibile procedere alla condanna.
A Venegazzù la notizia della strage crea sgomento e paura, ma non la stessa che prova chi quella sera vede al telegiornale le immagini raccapriccianti della strage. Piero Loredan ha una paura speciale, perché sa che quell’azione potrebbe essere opera di persone che conosce bene, che frequentano il suo ristorante il Falconera, che condividono con lui idee e spirito rivoluzionario, persone che ha sostenuto anche economicamente e che a Villa Spineda sono di casa. Il Conte rosso in realtà ha un’anima nera, ha aderito ad Ordine Nuovo, appoggia le idee antisemite e filo naziste di Freda, finanzia le attività terroristiche di Ventura e ne sostiene quelle editoriali.
E’ il 1972. Le risorse economiche di Loredan non sono più floride come un tempo e le vicende in cui è coinvolto l’hanno fiaccato. Vende l’azienda agricola a Giancarlo Palla; Palla ha un’azienda a Cendon di Silea, la Beato Erico; nei primi anni della nuova gestione, per timore di una possibile azione giudiziaria nei confronti del Conte, sarà la Beato Erico ad etichettare il Venegazzù ed anche le vecchie annate di cui è piena la cantina. Venderà infine anche la Villa: ai Benetton, che la ristruttureranno per farla diventare il proprio centro direzionale. Il Conte morirà poco dopo per un incidente domestico. La Villa oggi è la sede di Veneto Banca.
Lorenzo Palla – figlio di Giancarlo – si occupa a tempo pieno dell’Azienda dal 1998. Ha il volto di David Carradine nel ruolo di Kwai Chang Caine (il monaco guerriero della serie culto Kung Fu) e del personaggio, oltre ai tratti somatici, sembra condividere anche la serenità interiore. La sede dell’Azienda Agricola Conte Loredan-Gasparini si trova poco distante da Villa Spineda. Ottanta ettari complessivi (in produzione circa sessanta) distribuiti tra Venegazzù, Giavera del Montello e Nervesa della Battaglia. Oltre ai vitigni bordolesi vengono coltivati glera per la produzione del Prosecco Superiore DOCG Asolo e pinot nero per la produzione di ventimila bottiglie ca. di un Metodo Classico Brut.
Oltre a questi due spumanti ed al Capo di Stato, dall’Azienda escono il Falconera (90% merlot e 10% malbec), il Cabernet Sauvignon ed il Venegazzù Rosso della Casa (taglio bordolese classico con tutti e quattro i vitigni). Vini dalla caratteristica freschezza conferita da suoli ricchi di minerali della sottozona di Venegazzù.
Il Capo di Stato è un vino che si cita troppo poco, affogato com’è dall’oceano di prosecco che lo circonda ed incapace di reggere da solo (o quasi) il peso commerciale del confronto con i più blasonati Supertuscan. E’ la riserva dell’azienda, proveniente ancor oggi da una selezione delle uve provenienti dal vigneto “cento piante” dai vigneti aziendali tra cui il “cento piante”. Il 2007 è rosso rubino, i profumi decisamente fruttati (piccoli frutti neri, sottobosco, viola) con note vegetali eleganti, non solo erbacee, e una speziatura fine che ricorda l’anice stellato, il cardamomo, i pretzel della birreria Forst di Merano (cit). In bocca il vino è franco, coerente coi profumi, succoso; la speziatura si conferma ed è quasi pungente, i tannini sono finissimi, il frutto è dolce, la freschezza è ben pronunciata. Pura gioia.
E’ passata da poco la mezzanotte. La casa è silente, tutti dormono. Finisco di scrivere finalmente questo post. Per farlo ho letto tre libri: Il segreto di Piazza Fontana di Paolo Cucchiarelli (ed. Ponte alle Grazie, 2009), 43 anni di Adriano Sofri (scaricabile gratuitamente, 2012), La strage, il romanzo di Piazza Fontana di Vito Bruschini (Newton&Compton, 2012); ho visto un film (Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, 2011), guardato su rai.tv la puntata di Blu Notte La strage di Piazza Fontana di Carlo Lucarelli, letto centinaia di pagine su siti web, visto un video recente di Freda che parla di Nietzsche, letto la sua rubrica su Libero. Ho fatto tutto questo e l’ho fatto per aver assaggiato un bicchiere di vino. Un’altra volta il vino mi ha condotto, preso per mano e fatto crescere. Un vino fatto da persone per bene, aperte, gentili, salde. Un grande vino. Un vino che aprirò ancora il prossimo 12 dicembre, magari alle 16.53.
[Immagini: Az.Agr. Loredan Gasparini, secretsandbombs.wordpress.com, ciaonervesa.it]
30 Commenti
Simone e Zeta
circa 11 anni fa - LinkRipasserò per commentare sull'oggetto, ma devo immediatamente fare i complimenti a Giovanni. Grandissimo post, uno spaccato incredibile.
RispondiGiacomoPevere
circa 11 anni fa - LinkGrande post, bellssima storia, non ne conoscevo l'intreccio. Il vino sì, grande pure quello.
RispondiPietro
circa 11 anni fa - LinkGiacomo, si impone ad un nostro prossimo incontro una rinfrescata di questo vino... magari lo confrontiamo ad altri veneti bordolesi come il Rosso dell'Abazia (vicino di casa) e il Gemola :)
RispondiGaetano
circa 11 anni fa - LinkTra le altre cose i vigneti dove inizialmente si produceva il Rosso dell'Abazia, e dove vado a passeggiare nei fine settimana, sono stati acquistati qualche anno fa da Palla. Ora Serafini & Vidotto dispongono di nuova cantina e nuovi vigneti.
Rispondijovica todorovic (teo)
circa 11 anni fa - Linkgrazie
RispondiEmanuele
circa 11 anni fa - LinkC'è una cosa di questo post che al momento trovo insopportabile: il numero di commenti. Solo quattro. Incredibile.
RispondiJacomot
circa 11 anni fa - LinkProbabilmente non berro' mai questo vino, a causa del suo prezzo. Ma ti ringrazio per aver narrato la storia che si cela dietro quest'etichetta. Davvero un bel post!
RispondiGiovanni Corazzol
circa 11 anni fa - LinkIn azienda il capo di Stato lo compri a 24,00 euro. Il Venegazzù Rosso della Casa (un Capo di Stato per così dire in minore) mi sembra sia a 12,00 € ma darò conferma. Il sorprendente (bonus) Falconera (merlot e malbec) 9,00 €. Credimi, non è proprio il caso di farne una questione di prezzo, soprattutto se fai il raffronto coi vini analoghi, francesi o soprattutto toscani.
RispondiFrancesco Maule
circa 11 anni fa - LinkBravo Giovanni, mi fai sentire sempre ignorante: son veneto e non ne ho mai assaggiata una, di Capo di Stato! Potresti portarmi un 1982 il 12 dicembre, che io compio 30 anni! che dici? me la regali o facciamo uno scambio? ;-)
RispondiAndrea Pagliantini
circa 11 anni fa - LinkIl vino di cui si narra pare debba essere una poltiglia bordolese, ma la storia e il post sono valenti.
RispondiPaolo A.
circa 11 anni fa - LinkFacciamo taglio bordolese, così evitiamo di mandare qualcuno all'ospedale.
RispondiAndrea Pagliantini
circa 11 anni fa - LinkDa questo capirà signor Paolo che non sono molto addentro al settore e mi capita di confondere taglio con poltiglia sia pur bordolesi per antichi rimandi a ricordi dell'orto.... verde rame, niente a che fare con il vino e i suoi tagli. Chiedo venia.
RispondiFrancesco
circa 11 anni fa - LinkAndrea, qui non si tratta di poltiglia (conosco anche dal tuo blog il condiviso amore per il nostro sangiovese e la passione per vini dritti e beverini, come inesgnava il Maestro) ma qui il taglio bordolese non è sinonimo di marmellatone seduto come spesso è stato interpretato dalle nostre parti. E' un po' di tempo che non lo bevo ma quelli che ricordo erano vini agili che si facevano bere ottimamente
Rispondinico aka tenente Drogo
circa 11 anni fa - Linkche senso ha giudicare senza averlo bevuto?
RispondiPietro
circa 11 anni fa - LinkMi sono innamorato del Capo di Stato quattro anni fa a Treviso, nel locale Venegazzù, centrale e ottimo anche per aperitivi e cene. Da allora lo regalo ogni anno a Natale ai miei fratelli milanesi, trovandolo non solo un grandissimo taglio bordolese, ma anche un oggetto esteticamente superiore per la bellissima etichetta. Non sapevo fosse opera di Zancanaro, così come non conoscevo i retroscena del conte rosso. Grazie Giovanni, da rileggere e approfondire. Confermo i prezzi da te segnalati che non sono molto diversi da quelli in enoteca a Padova.
RispondiDaniele
circa 11 anni fa - LinkComplimenti Giovanni! Stupendo! Da Veneto fà venire i brividi corro a recuperare una bottiglia!
RispondiNic Marsél
circa 11 anni fa - LinkChe bel post! Complimenti. Pero' adesso non so più quando aprire la bottiglia del 2004 che giace ancora nella mia cantina. E tu Giovanni per favore non aprirla il 12 dicembre.
Rispondisir panzy
circa 11 anni fa - LinkGrande grande grande Giovanni!
RispondiPietro
circa 11 anni fa - LinkUna curiosità Giovanni, mi pare che l'etichetta a destra sia tuttora usata nel Capo di Stato, mentre il Rosso della Casa ha in etichetta la villa, sai se l'etichetta "femminile" di Zancanaro viene ancora utilizzata?
RispondiGiovanni Corazzol
circa 11 anni fa - Linksolo in occasioni speciali. non so dirti quale sia stata l'ultima annata con l'etichetta femminina, negli anni duemila mi risulta che non sia mai stata utilizzata. faccio sapere. la versione femminile viene utilizzata regolarmente per la Grappa Riserva di Capo di Stato
Rispondinico aka tenente Drogo
circa 11 anni fa - Linkho un 2004 con l'etichetta femminile è sparita però la scritta "des roses pour madame" anche la menzione alla "bombe" su quella maschile (che sinistra coincidenza!) è scomparsa?
Rispondinico aka tenente Drogo
circa 11 anni fa - Linkoops scusate, è mascolo il mio 2004
RispondiNic Marsél
circa 11 anni fa - LinkPeccato, anche il mio. E io che immaginavo già di farli accoppiare per ottenere una bella cucciolata di capi di stato da 375 :-(
RispondiDiego
circa 11 anni fa - LinkLa 2007 ha sia monsieur che madame L'ho vista la scorsa settimana in una enoteca del Trevigiano.
Rispondialvaro pavan
circa 11 anni fa - Linka tiro lungo, ancora il miglior bordolese d'italia, compreso il Della Casa. Ma il CdS non è una selezione del Centopiante bensì entra del tutto nel taglio, rappresentandone all'incirca il 10%. Il loro prezzo è il più realistico e proporzionale al loro valore. Cordialmente, Alvaro Pavan
RispondiGiovanni Corazzol
circa 11 anni fa - LinkMi risulta che venga operata una selezione delle uve. Riascolterò la registrazione e semmai chiederò nuovamente a Lorenzo Palla. grazie
Rispondialvaro pavan
circa 11 anni fa - LinkCerto che vi è una selezione delle uve nei vari vigneti, e in base a questa si formano i lotti di vinificazione presumibilmente destinati a CdS e Della Casa. Nella fase di affinamento, alla fine, verranno decisi i tagli che decideranno questo e quello. Del CdS si producono 30.000 bottiglie, è evidente che l'ettaro di Centopiante, con 60 anni di vita, al massimo può dare 3-4000 bottiglie. Dettagli... comunque, tenere d'occhio il Falconera. Con il 2009 può andare tranquillamente in una selezione di Pomerol. E a mio parere, il Venegazzù non ha ancora espresso il massimo del suo potenziale. Può e deve crescere ancora! Cordialmente, Alvaro Pavan
RispondiGiovanni Corazzol
circa 11 anni fa - LinkAlvaro ha in effetti ragione su più punti. Lorenzo Palla mi scrive: 1. Il Capo di Stato viene vinificato con le uve del vigneto 100 piante e con altre uve che andiamo a selezionare nei nostri vigneti, con leggere variazioni di anno in anno a seconda di come è andata la stagione. 2. La produzione invece varia tra le 6.600 di alcune annate scarsissime, tipo 2011 se la imbottiglieremo, alle annate migliori che si arriva anche fino alle 30.000 . Poi c'è da considerare che in alcune annate non usciamo proprio tipo 2001-2010 e forse 2011. il terzo punto lo aggiungo io: 3. Il Falconera 2009 è un vino che mi ha fatto sobbalzare. Sono molto d'accordo con Alvaro e non trovo il raffronto col Pomerol così iperbolico. Da comprarne a casse e poi dimenticarlo.
Rispondicarmelo vasta
circa 8 anni fa - LinkSalve ho avuto modo di degustare un capolavoro come il Capo di Stato. degustavo un 2009 qualcosa di unico di raro di meraviglioso!
RispondiRonaldo Dias Maciel
circa 7 anni fa - LinkSalve! Bel post. Complimenti! Ho degustato un Venegazzu Della Casa molti anni fa, sensa conoscere la storia del Conte Loredan Gasparini. (Gasparini - per coincidenza famiglia di mia madre in Brasile.)
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