La sentenza del processo contro il sauvignon truccato: patteggiano tutti gli accusati

La sentenza del processo contro il sauvignon truccato: patteggiano tutti gli accusati

di Antonio Tomacelli

Frode in esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine: la sentenza emessa due giorni fa dal gip Andrea Comez salta a piè pari la notizia della chiusura indagini per passare direttamente alla chiusura del processo, visto che i 41 indagati hanno tutti patteggiato compreso l’enologo Ramon Persello, il consulente bioclimatico di Attimis considerato uno tra i migliori “fantasisti della chimica applicata all’enologia”.

Stiamo parlando, infatti, dello scandalo del sauvignon “truccato” abilmente con la formula scoperta da Persello, che serviva a migliorare le prestazioni olfattive dei sauvignon di molte cantine del Friuli. Due anni fa i NAS di Udine entrarono nelle cantine di decine di aziende e scoprirono la frode che servì a scalare le classifiche di concorsi e guide enologiche con la formula messa a punto dal Persello. Niente di nocivo per la salute, ma quegli additivi erano proibiti dalla legge e dal disciplinare della d.o.c.

Ramon Persello è l’unico degli indagati ad aver patteggiato una pena detentiva: 6 mesi di reclusione sospesi con la condizionale. Quello che segue è l’elenco delle aziende che hanno chiesto il patteggiamento con una pena pecuniaria che va dai 3 ai 7 mila euro:

Roberto Snidarcig (residente a Dolegna), Valerio Marinig (Cividale), Paolo Rodaro (Cividale), Pierpaolo Pecorari (San Lorenzo), Anna Muzzolini (Cividale), Roberto Folla (Fiumicello), Luca Caporale (Cividale), Federico Stefano Stanig (Prepotto), Andrea Visintin (Cormons), Cristian Ballaminut (Terzo d’Aquileia), Cristian Specogna (Corno di Rosazzo), Gianni Sgubin (Dolegna), Claudio Buiatti (Buttrio), Stefano Traverso (Prepotto), Romeo Rossi (Dolegna), Maurizio Arzenton (originario di Montagnana e residente ad Attimis), Stefano Bernardis (Dolegna), Bruno Bertossi (Faedis), Nicola Bodigoi (Prepotto), Franco Clementin (Terzo d’Aquileia), Giovanni Foffani (Trivignano), Paolo Giavitto (Faedis), Andrea Magnan (Corno di Rosazzo), Mitja Miklus (San Floriano), Franco Pizzulin (Prepotto), Oliviero Visintini (Corno di Rosazzo), Paolo Cernetig (Premariacco), Andrea Iacuzzi (Torreano), Roberto Fornasir (Cervignano), Patrick Sturm (Cormons).

Pagheranno invece 7 mila euro, che è la sanzione amministrativa pecuniaria stabilita, le 10 aziende che, coinvolte in virtù della legge 231 (che estende la responsabilità penale alle società, in aggiunta a quella personale dei loro amministratori) le aziende: Roberto Snidarcig (Dolegna), dei Fratelli Stanig di Francesco e Federico Stanig (Prepotto), Magnas di Visintin Andrea e Luciano (Cormons), Leonardo Specogna (Corno di Rosazzo), Ferruccio Sgubin (Dolegna), Ronchi Ro di Qualizza Carolina Sonia (Dolegna), Paolo Giavitto (Faedis), Draga di Milano Miklus (San Floriano), Andrea Visintini di Oliviero, Cinzia e Palmira Visinitini (Corno di Rosazzo), Sandro e Andrea Iacuzzi (Torreano).

Secondo il Procuratore di Udine Antonio De Nicolo, “il patteggiamento conferma la solidità dell’impianto accusatorio e del materiale probatorio acquisito nel corso delle indagini preliminari dai militari del Nas dei Carabinieri di Udine e dal personale dell’Ispettorato centrale repressione frodi sulle pratiche di sofisticazione di vini prodotti da svariate aziende regionali. L’intervento di questa Procura, oltre a porre termine a un fenomeno illecito, per quanto non nocivo per la salute dei consumatori, si è risolto in ultima analisi in una forma di tutela e garanzia per un settore economico di primaria rilevanza per la Regione”.

Insomma, pare che il clamore suscitato due anni fa dall’inchiesta fosse ampiamente giustificato e la levata di scudi contro chi, come noi, si occupò della vicenda, sia stata solo una manovra tattica per mettere a tacere lo scandalo.

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

12 Commenti

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Stefano

circa 6 anni fa - Link

Il link a "la sentenza" mi si apre su un sito friulano di news: è giusto?

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Antonio Tomacelli

circa 6 anni fa - Link

Si, ma in rete ne trovi altri

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marco m.

circa 6 anni fa - Link

Lode meritatissima a Intravino, se a suo tempo si è occupato di questo ennesimo imbroglio a danno dei consumatori e dei produttori onesti. Nel settore alimentare -ma non solo, beninteso- imbroglioni e disonesti sono sempre esistiti, ma ho l'impressione che in futuro occorrerà essere ancora più attenti, per almeno due buone ragioni: la tecnologia ogni giorno fa progressi (mentre leggi e controlli arrivano sempre dopo...) e la produzione agro-alimentare di qualità non sarà mai sufficiente per tutti.

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allan bay

circa 6 anni fa - Link

Lode a voi che avete avuto il coraggio di fare i nomi: in Italia è cosa rara... Due domande: "sostanze alimentari non genuine" cosa vuol dira? E "ma quegli additivi erano proibiti dalla legge e dal disciplinare della d.o.c." Dal disciplinare lo sapevo, ma anche dalla legge? Quale?

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Antonio Tomacelli

circa 6 anni fa - Link

Tra le altre cose Persello ha ammesso usare la cisteina, un aminoacido vietato http://www.wipo.int/wipolex/en/text.jsp?file_id=235986

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allan bay

circa 6 anni fa - Link

Per la cisteina, lo ignoravo, se è vietata è vietata, e quindi è pericolosa, ma allora non si dovrebbe sequestrare e distruggere tutte le bottiglie dove è stata usata? Resta il non genuino, che non riesco a immaginare cosa voglia dire.

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thomas pennazzi

circa 6 anni fa - Link

Si tratta di "legalese": l'articolo 516 del Codice penale [Capo II - Dei delitti contro l'industria e il commercio] contempla il reato di "Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine" per rafforzare la tutela, già offerta in parte dal reato di "Frode in commercio" previsto all'articolo 515, della messa in commercio dei beni, che deve essere informata al rispetto della buona fede e della correttezza. Questo dice la norma dell'articolo: "Chiunque pone in vendita o mette altrimenti in commercio come genuine sostanze alimentari non genuine è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a milletrentadue euro". Il presupposto del reato in esame è rappresentato perciò dalla non genuinità degli alimenti, elemento che può essere valutato secondo un criterio naturale ovvero considerando gli alimenti che sono stati adulterati o contraffatti, ma si considera anche il criterio cosiddetto legale, in quanto vengono ritenuti non genuini anche gli alimenti che non rispettano i requisiti imposti per legge (il disciplinare DOC, per esempio) e necessari per la loro qualificazione. Pare che il criterio su cui si basa il fatto di cronaca possa rispondere a quest'ultimo caso.

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allan bay

circa 6 anni fa - Link

Adesso è chiaro, grazie Thomas. Ma quei vini restano comunque in commercio?

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Sergio

circa 6 anni fa - Link

bravi, bravi, ma la medaglia ve la diamo un'altra volta, ok?

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Nomiecognomi

circa 6 anni fa - Link

Un po di polemica....siete sicuri che qualche nome importante no sia rimasto fuori da tutta questa storia...?????

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Antonio Tomacelli

circa 6 anni fa - Link

Le nostre sono fonti giornalistiche, se tu sai di più puoi scriverlo tranquillamente qui

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Paolino

circa 6 anni fa - Link

Complimenti ad Intravino per aver riportato la notizia. Siete sempre sul pezzo! Ma gli altri blog o i giornali di settore ne hanno o ne daranno notizia? Voi che ne dite? ;-)

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