La nuova Tenuta come occasione per una panoramica su alcune annate del Luce di Frescobaldi

La nuova Tenuta come occasione per una panoramica su alcune annate del Luce di Frescobaldi

di Jacopo Cossater

Probabilmente ancora oggi non esiste vino italiano dall’accezione più internazionale di Luce, il rosso prodotto a Montalcino dalla famiglia Frescobaldi. Non solo per una questione squisitamente genetica, taglio di sangiovese e di merlot che nasce nel cuore della denominazione del Brunello, ma anche per un’impostazione stilistica che inesorabilmente guarda a quegli anni 90 che ne hanno decretato il grande successo.

Tutto ha inizio circa 25 anni fa con una storica partnership tra Vittorio Frescobaldi e Robert Mondavi, il più mainstream dei produttori statunitensi. La volontà era quella di produrre un vino capace di coniugare due diverse espressioni, non solo geografiche ma anche e soprattutto culturali. Da una parte l’intenzione della famiglia toscana di svincolarsi dalle più famose denominazioni del territorio per produrre un rosso dalla vocazione il più possibile globale, dall’altra la voglia di quella californiana di confrontarsi con uno dei più nobili territori del vino mondiali, Montalcino.

La prima vendemmia è quella del 1993, presentata insieme a quella del 1994 nel 1997. Ricchezza e potenza alla ricerca di una certa eleganza (nelle annate migliori missione compiuta). E poi un’altra tappa di sicuro rilievo: è del 2004 il passaggio di Tenuta Luce della Vite alla sola famiglia Frescobaldi. Una data che dà così inizio a una fase forse nuova, durante la quale le sue origini non vengono certo rinnegate ma in cui al tempo stesso Luce si avvicina un po’ più a quella toscanità che a leggere alcune testimonianze aveva caratterizzato le sue prime vendemmie.

L’occasione per una ricognizione su alcune vecchie annate è stata la recente presentazione – a Milano presso Casa degli Atellani, splendido edificio il cui giardino comprende quella che è considerata come la Vigna di Leonardo – della nuova cantina di Luce della Vite. Un’operazione resa possibile grazie all’acquisizione di una cubatura già esistente e che in questi mesi è stata interessata da alcuni lavori di ammodernamento e di sistemazione: quella del 2017 sarà infatti vendemmia che verrà interamente lavorata nei nuovi locali.

Luce della Vite - Montalcino
Luce della Vite - Vigneti

Ma dicevo della degustazione. Per il sottoscritto una straordinaria possibilità di confronto con un vino che conosco più per fama che per frequentazione: un po’ per il prezzo – l’ultima annata si può trovare in enoteca sui 70/80 euro – un po’ per impostazione, fisiologicamente lontana da ciò che mi ritrovo a bere nel quotidiano e non solo. Di Luce su Intravino è possibile leggere di altre due belle verticali, la prima del 2012 di Leonardo Romanelli, la seconda del 2015 di Andrea Gori.

Luce 1997 – Bottiglie prodotte: 100.000. Barrique di rovere francese: 66% nuove. Durata della maturazione: 12 mesi in barrique seguito da 6 mesi in botti di rovere di Slavonia. Alcol: 13,5%.

È il calore a scandire il ritmo di un assaggio che alterna note di frutta rossa, ribes e lamponi, a sentori di spezie, sandalo, vaniglia, chiodi di garofano. La morbidezza qui non è un’opinione, sensazione che affianca una scodata alcolica che rende la chiusura piuttosto amarognola. Nel bicchiere è però assaggio che cresce, e che a distanza di oltre un’ora sembra aver raggiunto una dimensione più accogliente, da cui emerge una lontana sensazione di cuoio e più in generale di pellame che lo rende particolarmente aristocratico. Ad averne. 17/20


Luce 1999 – Bottiglie prodotte: 120.000. Barrique di rovere francese: 66% nuove. Durata della maturazione: 12 mesi in barrique seguito da 6 mesi in botti di rovere di Slavonia. Alcol: 14,5%.

Da subito marca la differenza rispetto a tutta la batteria grazie a uno spettro olfattivo di grande, grande grazia. Cuoio, un accenno di cannella, visciole, prugne sono solo alcuni dei riconoscimenti che introducono a un assaggio vibrante nell’acidità e solare nella morbidezza. Una trama tannica appena accennata ne rifinisce le forme fino a un finale sottile e saporito, tutt’altro che stanco e anzi preciso e lunghissimo. Alla cieca avrei forse pensato a un Brunello, a sottolinearne la grande vocazione territoriale. Il miglior vino della serata, una bellissima scoperta. 18,5/20


Luce 2000 – Bottiglie prodotte: 130.000. Barrique di rovere francese: 90% nuove. Durata della maturazione: 12 mesi in barrique seguito da 6 mesi in botti di rovere di Slavonia. Alcol: 14,5%.

Balsamico, inchiostro e liquirizia, chiodi di garofano e more. Un assaggio che non lascia il segno, più concentrato che articolato, leggermente asciutto e che nonostante un certo freno, specie in chiusura, tradisce sapore e profondità. 16/20


Luce 2004 – Bottiglie prodotte: 53.000. Barrique di rovere francese: 90% nuove. Durata della maturazione: 24 mesi. Alcol: 13,5%.

È il rovere all’inizio a scandire il ritmo della trama olfattiva, profumi di spezie dolci che dopo pochi minuti lasciano spazio a note fruttate e lievemente balsamiche. Morbido, certo, al tempo stesso è sostenuto da una trama tannica di bella definizione e da un’acidità che appare un po’ frenata in chiusura. Saporito, lascia dietro di sé una piacevole scia di more e di mirtilli. Un assaggio quadrato. 16,5/20


Luce 2006 – Bottiglie prodotte: 100.000. Barrique di rovere francese: 100% nuove. Durata della maturazione: 18 mesi. Alcol: 15%.

Che bel frutto. La prugna e la ciliegia, la mora e il mirtillo. E poi note che rimandano a una certa idea di sangiovese toscano come tabacco, cuoio, grafite, terra. Al palato schiocca, è fragrante e profondo, fresco, articolato nell’intensità e profondo nell’allungo. Una delizia, da bere e da ribere. 18/20


Luce 2008 – Bottiglie prodotte: 75.000. Barrique di rovere francese: 90% nuove. Durata della maturazione: 24 mesi. Alcol: 14,5%.

Scuro nel colore e scurissimo nell’impatto olfattivo. More e amarene, grafite ed eucalipto, tabacco e cioccolato fondente. Si distingue però per una certa freschezza, che non frena sull’amaro ma che anzi ne rilancia il frutto, specie in chiusura. Concentrato, potente, profondo. Fuori dal tempo? 16,5/20


Luce 2012 – Bottiglie prodotte: 80.000. Barrique di rovere francese: 85% nuove. Durata della maturazione: 24 mesi. Alcol: 13,5%.

Potente e profondo, frutta, frutta e ancora frutta. Ribes, ciliegia e mora, ma anche pepe nero, chiodi di garofano e liquirizia. Al palato è la trama tannica, asciutta e incisiva, a farla da padrone prima di una chiusura più balsamica che fruttata. Più complicato che complesso, a pagarne è inesorabilmente la beva. 15,5/20


Luce 2014 – Bottiglie prodotte: 70.000. Barrique di rovere francese: 85% nuove. Durata della maturazione: 24 mesi. Alcol: 14%.

Amarene e ciliegie ancora in maturazione, cacao e caffè. La freschezza del frutto invita immediatamente all’assaggio, ben rifinito tra acidità e trama tannica. A tornare sul bicchiere una bella nota di vaniglia sembra emergere con una definizione per nulla stancante, che anzi ne definisce l’età e che introduce a un finale di grande pulizia, cremoso e lungo. In prospettiva una grande versione di Luce. 17,5/20

Vericale Luce

A rileggere le note di degustazione l’impressione è netta, un’idea che ha molto a che fare con la vocazione territoriale di un vino che non è detto riesca a farla emergere con naturalezza, non sempre almeno. È tuttavia quando viene fuori una certa idea di Toscana che Luce sembra dare il meglio di sé. Penso non solo a quelli che sono alcuni dei profumi che richiamano il sangiovese di Montalcino ma anche a una certa freschezza e più in generale a un’articolazione gustativa non frenata dal calore, ma anzi saporita ed elegante. I Luce 1999, 2006, 2014 sembrano andare proprio in questa direzione, vini non solo splendidamente rifiniti ma anche saporiti e capaci di tradire una grande finezza. Vini che ai miei occhi hanno rappresentato una bellissima sorpresa.

[immagini: Luce della Vite]

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

1 Commento

avatar

Francesco de ceglie

circa 7 anni fa - Link

Bel markettone !c'era veramente bisogno! Questo mese 2 per Frescobaldi! Siete la chiara maci del vino !

bel commento inutile. il prossimo va dritto nell'umido. con faccina naturalmente, e tanto amore. [F.]

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.