La notizia di oggi è che Nelson Mandela non è diventato un produttore di vino

di Elena Di Luigi

DRINKS BUSINESS. La teoria seconda la quale se un brand funziona  lo si sfrutta più che si può è universale. Saranno presto sul mercato i vini Mandela, prodotti sotto l’ala del Fairtrade dalla figlia e dalla nipote del premio nobel per la pace Nelson Mandela. La signora Makaziwe Mandela ha dichiarato di non sapere nulla di vino e produzione ma assicura che la sua selezione sarà un importante contributo alla viticultura sudafricana.

WINE SPECTATOR. Amazon sta lavorando in gran segreto al lancio di un sito per la vendita di vini online, previsto per la fine dell’anno. Diverse cantine di Napa, Sonoma e Washington hanno ammesso di essere state contattate da Amazon che per gestire la distribuzione dei loro vini si prenderà una commissione del 15% sulle vendite.

HUFFINGTON POST. Tempi duri per navi, barche e mezzi di trasporto via acqua. A San Francisco la prima e forse ultima “floating wine tasting room” ha rischiato di affondare nelle prossimità dell’isola di Alcatraz. La guardia costiera ha salvato i 22 passeggeri degustatori ritornati a terra incolumi. Si sarà trattato di un inchino? Eh, vabbuò!

MONEY. Dragons’ Den è un programma della BBC (presto anche sui nostri schermi a crisi superata) che offre agli inventori la possibilità di presentare i loro brevetti a un pannello di impreditori che, se convinti, investono soldi diventando business partners dei partecipanti. James Nash è stato uno dei tanti a passare tra le forche caudine con il ‘cup-a-wine’, ovvero un packaging-bicchiere di plastica contenente vino e sigillato, pronto ad essere consumato con un pranzo on-the-go. I dragons non solo non hanno messo soldi, hanno detto che l’idea era pacchiana. Ma la catena di supermencati Marks & Spencer l’ha comprata, sviluppata e messa sugli scaffali vendendone quasi 250 mila dal lancio del 2010 ad oggi.

WALL STREET JOURNAL. Il premio Nobel per la letteratura del 2012 è stato assegnato a Mo Yan, un prolifico e noto scrittore cinese del quale si sa poco in questa parte del mondo. Tra le sue opere spicca “The Republic of Wine”, pubblicato nel 1992 quando la Cina non era ancora contemplata negli atlanti vinicoli. Mo Yan ambienta la storia in una immaginaria provincia cinese dove regna corruzione, superstizione e ingordigia. Un investigatore speciale è chiamato a fare luce su sospetti comportamenti di ubriachi avvenuti nella città Liquorland dove, neanche a dirlo, l’alcol scorre a fiumi.

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