La Nosiola in 10 bottiglie per nulla banali

La Nosiola in 10 bottiglie per nulla banali

di Giorgio Michieletto

La Nosiola è femmina ma non tutti sono d’accordo; c’è chi usa il maschile per l’unica varietà bianca autoctona del Trentino, ma lei ha un’anima da principessa. Esile, fragile, a volte un po’ Cenerentola, ma quando si lascia scoprire diventa la tua regina.

Sulla strada che ti porta nella valle dei laghi, il lago di Toblino è sferzato da un vento caldo che arriva dal Garda: di fronte al castello c’è un pescatore solitario con la canna piantata per terra e il cellulare in mano. Più avanti,  in fondo al lago di Santa Massenza,  i tralicci della centrale idroelettrica sfidano i tralci nella corsa verso il sole. Ieri e oggi.

Qui la primavera profuma di Nosiola. La Nosiola profuma d’estate. Prati fioriti, frutta da spiaggia e alla fine sempre lei, la nocciola che ti riporta a casa dopo aver fatto il giro del mondo. A volte confuso con altri vitigni, la Nosiola oggi rappresenta solo lo 0,55% della produzione trentina e gli ettari sono crollati dagli oltre 300 degli anni ’70 fino a meno di 50 attuali su circa 10mila totali.

Qualche giorno fa a Santa Massenza è tornata “profeta in patria”, protagonista di una grande verticale – la prima nel suo genere – a cura del Consorzio Vignaioli del Trentino e organizzata nell’ambito della manifestazione “DiVinNosiola”. Titolo: “Da Cenerentola a Principessa delle Dolomiti“. Fra i relatori Fabio Giavedoni di Slow Wine; l’enologo Luciano Groff e il vignaiolo Mario Pojer, da sempre ambasciatore appassionato del vitigno che ha tutte le carte in regola per alzare la testa e rimettersi la corona, magari conquistando anche nicchie di mercato estero come quello del Canada dove alcuni produttori stanno già avendo buoni riscontri.

Banalmente oggi si cercano vini sempre con più acidità e meno alcol; meno banalmente gli enologi fanno notare che, nonostante sia considerata un vitigno neutro che più neutro non si può, la Nosiola ha una quota importante di composti aromatici, come il geraniolo legato agli zuccheri che esce col tempo. La difficoltà sarebbe nel gestire l’acido malico a volte un po’ eccessivo, ma è l’affinamento in bottiglia spesso a compiere il miracolo. Come ha del miracoloso l’integrità e la luminosità dei colori che troviamo sempre nel bicchiere.

La prova di botte 2018 di Giovanni Poli è tutto frutto e ancora molto chiuso, ma ti fa subito capire che il fil rouge si chiama acidità e finezza. Quando la mano del produttore gioca con il contatto con le bucce i risultati sono i più diversi.

Marco Donati Solealto 2017: forse complice l’annata calda il vino ha un naso quasi aromatico; molto presenti albicocca e pesca, note tropicali e gessose. Maxentia 2017 di Enzo Poli ( 50% per cento fa contatto sulle bucce) ha bouquet di fiori di sambuco e agrumi con un finale molto elegante e di estrema pulizia, mentre Gino Pedrotti 2015 (tutta la massa sulle bucce per venti giorni) è meno acido e meno immediato al naso. Frutta secca e melissa.

Pisoni 2014 è un grandissimo vino, emozionante con note olfattive da Chablis: la vinificazione è classica in bianco con fermentazione in acciaio. Di nuovo macerazione invece per Foradori 2010 Fontanasanta, anfore e poi botti di acacia e rovere. Freschezza importante e un bel corpo; non una persistenza infinita. Fra agrumi e fiori di campo. Vignaiolo Fanti 2008 cambia continuamente nel bicchiere. Il naso è complesso con sbuffi balsamici: pesca bianca e gialla, fieno, camomilla; una certa morbidezza, ma grande dinamicità. Sconfinata eleganza. Uno degli assaggi più convincenti.

Francesco Poli 2006: le uve hanno subìto un leggero appassimento in cassetta e – secondo Mario Pojer – questo vino ha un carattere quasi da moscato bianco maturo. Cesconi 2004: botte grande acacia e barrique molto vecchie. sapidità spiccata, leggermente ossidato con note di frutta secca e idrocarburi. Più convincente in bocca che al naso, ma dinamico quanto Fanti. Pojer e Sandri 1998: una grande annata che gioca fra fieno, erbe di montagna e sentori tostati con una lunghezza incredibile e il 1983 è emozione e complessità su un tappeto fiorito di idrocarburi; una piccola produzione richiesta in esclusiva da Enoteca Pinchiorri che ci aveva visto lungo.

E lunga vita alla Nosiola! Altro che principessa, qua siamo a livelli di longevità da regina Elisabetta.

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Giorgio Michieletto

Giornalista professionista: ieri cronaca nera, oggi rosa. Ieri, oggi e domani: rosso, bianco & co. Varesino di nascita e cuore, milanese d'adozione e testa. Sommelier Ais. Se c'è una storia la deve raccontare.

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