La mia visita ideale in cantina da Filippo Peppucci a Todi

La mia visita ideale in cantina da Filippo Peppucci a Todi

di Andrea Troiani

In estate, mentre i più si interrogano indecisi tra la tradizionale vacanza balneare e una fresca alternativa in altura, l’enofilo incallito ha un solo piano in testa: “visite in cantina”. Ambizione non sempre confessabile, a meno che non si sia circondati da chi condivide in pieno la medesima passione, condizione rara (ahimè).

Ne deriva che, mentre gli ignari compagni di viaggio discutono delle bellezze del mare in Sardegna, il nostro immagina lunghi filari di Vermentino. Quando il discorso vira sulle splendide viste regalate dal Monte Bianco l’immaginario accende fotografie di viticoltura eroica pronta a regalare emozioni di freschezza e mineralità indimenticabili.

E giù a domandare, sui frequentatissimi gruppi Facebook, quali siano le migliori cantine da visitare, dove andare a vedere, ad ascoltare e a bere.

Come si può facilmente intuire parlo per esperienza diretta e personale. Infatti nel mio girovagare agostano tra Toscana, Emilia e Umbria non ho perso occasione per entrare nel maggior numero possibile di cantine.

A mia volta ho guardato, ascoltato, e bevuto.

Mi viene obbligatoria una premessa: le mie considerazioni sono basate su un numero statisticamente non rilevante di visite (parliamo di 6 cantine in tutto) ed è una sensazione e poco più. Molte belle proprietà, appezzamenti di terreno splendidi, ordinati e puliti, cantine organizzate e anche enoteche (ma pare sia preferibile definirle Wine Bar) di grande lusso.

Capita però che, come certi vini siano promettenti al naso e magari meno soddisfacenti al palato, così alcune cantine sono affascinanti da vedere ma poi non riescano a raccontare davvero il proprio prodotto.

Una piccola, malcelata, delusione. Lo so suona antipatico, e (diocenescampieliberi) anche un po’ snob. Ma tant’è.

Ora, certamente io sono un po’ rompiscatole e da curioso non solo domando e cerco di approfondire, ma ascolto con grande attenzione. Credo che il senso della visita in cantina sia proprio questo. Altrimenti è più che sufficiente un buon sito web e, a volte, il retro etichetta.
Allora in ordine sparso alcune delle cose che ho sentito dai responsabili delle visite:

– Il Sangiovese non è un vitigno adatto all’invecchiamento (con buona pace del Consorzio del Brunello di Montalcino)

– Il nostro Metodo Martinotti è molto lungo quindi, quasi un Metodo Classico (affermazione che ha causato il decesso contemporaneo di tre chef de cave)

– L’invecchiamento in legno non cambia affatto il profilo del vino

– Questa bottiglia è fatta con il metodo Champagne, ma costa un quarto

Cosa cerca il turista medio in cantina? Cosa può fare la cantina per distinguersi, rendersi memorabile e, alla fine dei conti, vendere?
Il tema è molto ampio, parte dall’eno-turismo e sale fino alla visione generale del turismo e di come sia cambiato nell’epoca degli spostamenti di massa, ma sono argomenti che lasciamo a socio-economisti molto più formati e perspicaci.

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Io mi vorrei limitare al racconto dell’esperienza che davvero dovremmo trovare quando si arriva a casa di un produttore. E per farlo non trovo miglior esempio al momento del mio incontro con Filippo Peppucci.
Filippo è il giovane e appassionato proprietario della cantina che porta il suo nome. Nata negli anni 2000 in una splendida posizione sulle colline che guardano Todi.

Per arrivare alla tenuta Peppucci si passa per una lunga strada sterrata che sale dalla SS3 bis Tiberina su verso l’entroterra umbro. In una giornata di questo agosto torrido la campagna appare meno verde del dovuto ma vigne e ulivi sembrano reggere bene alle pressioni del sole.

In cima ad una delle colline si trova la costruzione che ospita la cantina e le sale di accoglienza. Filippo arriva dalle vigne, ha ancora il rifrattometro in mano, l’annata è complicata e scegliere quando vendemmiare è argomento quotidiano di conversazione.

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Mi accoglie sorridente e racconta degli sforzi fatti dalla famiglia, sin dagli anni ’80 per restaurare Sant’Antimo, vecchio monastero Benedettino, che campeggia a qualche centinaia di metri dalla cantina al centro dei filari. La conversazione continua sulla terrazza che guarda Sant’Antimo in primo piano e la rocca di Todi più in fondo. Filippo dice della scelta, ben consigliata, di dedicare il terreno a vigna intorno al 2000. L’attesa, la sperimentazione, i cambiamenti e la definizione del percorso su cui si muove oggi l’azienda.

Vigne di grechetto, sangiovese (ovviamente non adatto all’invecchiamento!), sagrantino (siamo fuori ma proprio ai confini della zona della DOCG) e uve bordolesi (cabernet sauvignon, cabernet franc e merlot) per una produzione davvero di grande livello.

Passiamo ad assaggiare i prodotti, alla degustazione direbbe il bravo sommelier, ed è un gran bel bere.
Su tutti ecco i tre vini che hanno guadagnato di prepotenza un posto nella mia, ormai troppo piccola, cantinetta:

Giovanni: il vino che porta il nome del figlio di Filippo: il taglio bordolese (cabernet sauvignon e cabernet franc) raffinato e incisivo.
I Rovi: il grechetto in purezza affinato in legno. Piacevolissimo e lungo come il panorama che traguarda Todi e punta verso l’orizzonte.
L’altro io: il sagrantino con un 10% di cabernet sauvignon (Rosso IGT) che, come dice Filippo, va aspettato e che vale senza dubbio l’attesa (io ho bevuto il 2009)

Un saluto a Filippo e si riparte verso l’autostrada con la netta convinzione che le cantine vadano comunque e sempre visitate, non sai mai quando puoi incontrare un altro Peppucci.

Cantina Peppucci
Fraz. Petroro, Loc. Montorsolo 3/B – 06059 TODI (PG) Italy
Tel/Fax (+39) 075.8947439 – Cell. (+39) 331.5425902

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Andrea Troiani

Nasce a Roma dove lavora a mangia grazie al marketing digitale e all'e-commerce (sia perché gli garantiscono bonifici periodici, sia perché fa la spesa online). Curioso da sempre, eno-curioso da un po', aspirante sommelier da meno.

2 Commenti

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Filippo Peppucci

circa 7 anni fa - Link

Grazie mille della visita! Piccola puntualizzazione... non sono io che ho tirato lo "sfondone" sul sangiovese! Avrei potuto ma qualcuno mi ha battuto sul tempo e nella comicità il tempo è tutto. Il "noncosigiovane" Filippo Peppucci

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Stefano

circa 7 anni fa - Link

Era chiaro dal testo che non eri tu ad averlo detto. Però magari in certe zone d'Italia è vero no?

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