La grande abbuffata di Babette [astenersi deboli di cuore]

di Alessandro Morichetti

Ascoltare liste infinite di bevande sgargarozzate è l’esercizio onanistico più noioso dell’enomondo, roba che al terzo vino accenderei il disco “ma che due palle”. Piuttosto, di un pranzo-cena possono esaltarmi un dettaglio, la sequenza, la condivisione creata dal liquido, il racconto di una scena in cui il vino è attore tra gli altri, ora protagonista ora comparsa. Questa è la ricostruzione semiseria di una cena mitologica che chiameremo per convenzione La grande abbuffata di Babette, sublime citazione multipla. Premessa. La ricostruzione non sarà filologica ma emozionale, dettagliare vini bevuti a cena è da rape e latte alle ginocchia. 5 protagonisti riuniti a festeggiare 4 nascite. Cena in 4 atti.

Atto primo. Salame lardellato e ciauscolo marchigiano, pecorino fresco con pepe, allo zafferano, ricotta mista al peperoncino, mozzarelle e scamorza affumicata pugliesi in abbondanza. Vedo attorno a me gente con una sete bestiale. Si parte di Champagne. Corbon 2000 è stellare: 96/100 a suon di nocciola, cedro e iodio, finale chablisienne, sintesi di potenza ed eleganza, golosità ai massimi storici. Tipo salire in Ferrari e spingere a tavoletta sull’acceleratore. Pericoloso per chi viene dopo. Sempre Champagne: Comtesse Marie de France 1998, Paul Bara. 100% pinot nero dopo un 100% chardonnay e tutt’altro registro. Viole, ciliegia, rosa, fragole, femminilità a profusione. Bollicina da lacrime, vino più tenero, soffice, 93/100. L’inizio è un destro-sinistro di Tyson. Poi arriva un Franciacorta a dimostrare che l’apertura di serata arrapante ha prevalso su logica e buon senso della degustazione. Tutti immaginano un tracollo quando invece l’Electo 2005 Majolini fa la sua straporca figura. Meno accattivante e complesso ma secco e affatto ammiccante come troppi colleghi. Più semplice dei precedenti ma presente: non regge il passo di Cancellara in pianura ma tiene la scia.

Intermezzo. Il Cerasuolo 2009 Valentini “puzza” come dio comanda, odi et amo. Noi qui si ama semi-incondizionatamente pur capendo le critiche. La provvidenziale stappatura di un rosato ordinario e convenzionale conferma: talento e naturalità in misura pari a bontà e schiettezza pagano sempre. Valentini è lì, fluttuante e lungo, sfuma la riduzione ed è sempre lui.

Secondo atto. Stanno arrivando le lasagne alle verdure, vai di corsa coi bianchi alla cieca. Trebbiano d’Abruzzo Valentini 1994: caffè, anice e nobiltà. Integrità e profondità imbarazzanti. Oltre i 95/100. Massa Vecchia bianco 2004 a giocarsela, con oggettiva difficoltà. Un po’ bianco e un po’ rosso, forse troppo fermo su note di tè alla pesca ma bocca dinamica, saporita e dal tannino che avvicina ai rossi. Carattere a profusione e tasso 0 di banalità. Il mio stomaco inizia a soffrire.

Terzo atto. Oggettivamente stracolmo, non tocco le carni e assaggio appesantito i rossi. L‘Amarone 1998 Corte Sant’Alda è marmellatoso, buono e in bocca finisce in liquirizia da paura. Tanta materia ben gestita, io purtroppo sto boccheggiando. Kurni 2002 di Oasi degli Angeli è un bisonte che non teme nessuno. E’ montepulciano ma lo diresti a fatica, non è Amarone come direbbero gli americani perché di fianco a un Amarone vero diciamo che gli fa passare un quarto d’ora brutto parecchio. Cerco disperatamente un appiglio per risalire la china, poi… il colpo di genio.

Secondo intermezzo. I sommelier-sommelier certe cose neanche le conoscono, qui siamo a Tecnica della degustazione 5. Dopo il Kurni ci sono poche strade: passare ai distillati, il dolce prima dei sigari e la perdizione eterna. Oppure. Lou Pepe Kriek 2004 Cantillon e Saint Lamvinus, sempre Cantillon. Qualcuno strabuzza gli occhi, silenzio di tomba in sala. Si annusa, si beve. Si scolano 2 bottiglie di birra belga a fermentazione spontanea con ph da ricovero – addizionata di amarene e millesimata la prima, con mosto di merlot la seconda. Ragazzi, io ve lo dico. Ho rivisto la luce e goduto, ma goduto tanto. Profondamente. Acidità rigenerante. Il lambic è la frontiera estrema. Aperitivo, fine pasto, estivo, invernale, insieme al panino, dopo il Kurni. Anche dopo 10 anni di bottiglia. Ai confini dell’esoterismo.

Quarto atto. Piccola pasticceria e cioccolatini. Sono rigenerato. Un goccino di albicocca sciroppata nelle vesti di Trockenbeerenauslese 2004 Tinhof dal Burgenland (Austria) ci sta tutto e prepara allo svacco finale con una sequenza di distillati Capovilla che manco all’enoteca Pinchiorri. Tonico digestivo Varnelli per me, provato ma ancora pimpante.

Sono le due di notte. La digestione sarà un bel parto per tutti. 12 bottiglie in 5 non è una cena da educande. Condividere La grande abbuffata di Babette è un dovere morale. Almeno una volta nella vita, spero tocchi a tutti.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

16 Commenti

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kenray

circa 13 anni fa - Link

a mezzogiorno, con i crampi allo stomaco per la fame, una roba simile raccontata e per una volta anche bene ti fa girare i coglioni a mille. Moricchia sei una persona disgustosa.

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Francesco Annibali

circa 13 anni fa - Link

Splendida serata e spendida compagnia, con un trittico di bolle da urlo e tutto il resto al top. Grandi grandi Kurni e Valentini bianco, non entusiasta invece del TBA del Noisidlerse, superfruttone monocorde. Solo che stanotte mi son sognato Hitler e Himmler che giocavano a golf coi miei testicoli. Sono troppo vecchio per questa roba :)

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Barbara

circa 13 anni fa - Link

Salto pranzo causa preparazione per Vinitaly...te odio

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Siamo in due!

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liloniadriano

circa 13 anni fa - Link

Ferreri vi fa una pippa......adesso provocazione valligiana buoni tutti a parte il kurni. :-O)

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Francesco Fabbretti

circa 13 anni fa - Link

non posso criticare abboffate pantagrueliche visto che, a suo tempo, ne sono stato partecipe anche io. Oggi però preferisco soprassedere: 12 bocce in 5 significa sfiorare i livelli del coma etilico... il mio stomaco non lo reggerebbe. Fermo restando che la "lucidità" del palato, purtroppo, già a metà percorso, comincia a venire meno.

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Martina D'Este

circa 13 anni fa - Link

Sempre il solito esagerato...e poi non puoi proprio fare a meno di mettere un pò di birra eh!!Poi dopo essere stata tutto di ieri alla Berlucchi...tra un pò mi sento male!!:) Ma ricostruzione di abbuffata ben fatta e piacevole da leggere, come sempre :)

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kenray

circa 13 anni fa - Link

che bel cognome...

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Martina D'Este

circa 13 anni fa - Link

Grazie!:)

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CavoloVerde Athos

circa 13 anni fa - Link

Ma il brodo di tartaruga non l'avete messo! Che pranzo di Babette sarebbe? ;-) maremma...

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Morricchia, perche' tu vali. due domande: - quando hai scritto un pezzo cosi' articolato, la mattina all'alba del giorno dopo? - fra i cinque carnascialescchi c'era una donna? Se si', beata lei!

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Alessandro Morichetti

circa 13 anni fa - Link

1) Si. :-) 2) No. :-( :-D

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Luca Iorio

circa 13 anni fa - Link

Posso confermare che non c'erano donne, e penso sia stato meglio così, almeno per loro! Io ero uno dei cinque, e come potrete intuire non è un caso se rispondo soltanto due giorni dopo... ;-) Massimo rispetto quindi per Ale, non solo perchè è riuscito a scrivere il pezzo la mattina dopo, ma anche perchè ha reso secondo me alla perfezione l'atmosfera con una frase, "...il racconto di una scena in cui il vino è attore tra gli altri, ora protagonista ora comparsa.". La serata non ruotava attorno ai vini, più o meno grandi che fossero (sicuramente tanti e di tutto rispetto!). Ho partecipato a diverse serate simili, e mai come l'altra sera al centro della scena c'era la convivialità, l'amicizia e i sentimenti e le emozioni che quei vini suscitavano. I descrittori e i commenti nascevano spontanei, sull'onda di quelle emozioni, l'atmosfera era così satura di 'simpatia' (nell'accezione greca del termine) che non c'era spazio per i tecnicismi, almeno per una volta! Venendo ai vini, indimenticabile Trebbiano Valentini '94, bocciato invece senza mezzi termini Massa Vecchia '04, un vino di quel livello a mio parere col tè alla pesca non deve avere niente a che fare! Sospendo invece il giudizio sul TBA austriaco, mi fido di Francesco perchè io a quel punto non c'ero più...

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Francesco Annibali

circa 13 anni fa - Link

mò che abbiamo fatto la scrematura iniziale, si può rifare con Corbon-charlemagne, Hermitage Blanc Valentinì & Kurnì-Montrachet. Magari aggiungendo il Valpolicella TBA di Roman Dalfornievictz. anzi, mi manca d più il fuoco scomposto delle cannonaute di Dettori... battute a parte, Massa Vecchia proprio 'un tè calato...x me era buonissimo. Ma su tutti Valentini, il più....? come si dice??? Ah: "emotivo"....

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Vinogodi

circa 13 anni fa - Link

... bello il raccontino , ma sinceramente è stato come un enocoitus interruptus : fino all'ultimo mi aspettavo l'avvento sul desco e successiva narrazione dei "grandi" vini che non sono mai arrivati ... [img]http://www.vocinelweb.it/faccine/varie/06.gif[/img]

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enzopiet

circa 13 anni fa - Link

12 bottiglie in 5... siete pericolosi.

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