La ghiacciaia di Bergianti è l’Area 51 del Lambrusco di Modena

La ghiacciaia di Bergianti è l’Area 51 del Lambrusco di Modena

di Giorgio Michieletto

L’area 51 del lambrusco è a Gargallo di Carpi, venti chilometri da Modena. Silenzio. Buio. Nella collinetta si apre una porta. Fuori la luna, dentro la temperatura non ha stagione: 18 gradi costanti in un caveau di cemento, rivestito d’erba e alberelli. Sulle isole Svalbard, a mille chilometri dal Polo Nord, centinaia di migliaia di semi sono conservati a -18 gradi in una gigantesca banca/cassaforte – lo Svalbard Global Seed Vault – per poter sopravvivere a ogni guerra nucleare o cataclisma naturale.

Nel cuore dell’Emilia Romagna, un giovane produttore biodinamico ha costruito da zero (e poi ricoperto di terra) una ghiacciaia di 80 metri quadri per affinare le sue 10mila bottiglie: missione lambrusco. Una strana collinetta ora spezza la pianura, la ghiacciaia x-file è un metodo alternativo alla tradizionale cantina.

Gianluca Bergianti lo spiega così: «Mi sono ispirato a una ghiacciaia originale del ‘600 e l’ho ricreata in sei mesi. Tutto cemento, 16 metri di diametro, altezza al vertice massimo 3 metri: è anti-sismica, moderna e tradizionale allo stesso tempo. Garantisce buio, silenzio assoluto e temperatura costante, condizioni ideali per il vino. Questo perché sulla collina ho poi piantato diversi alberi: noccioli e aceri ombreggiano e contribuiscono a mantenere il fresco d’estate. Parlare di vino naturale e poi affinarlo in una stanza climatizzata è un controsenso».

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E il lambrusco gradisce? «Risponde benissimo, anche più di quello che mi aspettavo. Non usando alcun stabilizzante i risultati sono eccezionali: ho ancora mille bottiglie del 2013 e non mi spaventa tenerle in ghiacciaia». Anche gli americani in visita sono entusiasti e pare che nessun produttore della zona storca il naso.

L’azienda Terre Vive – fondata da Gianluca e portata avanti con la moglie Simona – ha in tutto 16 ettari di terreni coltivati con metodo biodinamico, 4 di vigneto. Ecco i cavalli di battaglia:
Bergianti Rosso è un metodo classico, lambrusco salamino di Santa Croce 80%, lambrusco Sorbara 20%: fermentazione in cemento con lieviti indigeni. Affinato in cemento per almeno 6 mesi. Rifermentazione in bottiglia, permanenza sui lieviti dai 10 mesi ai 36 mesi. Non filtrato e non dosato.
Bergianti Fine, metodo classico è un lambrusco di Sorbara 100%. Affinato in cemento per 8-10 mesi. Rifermentazione in bottiglia e permanenza sui lieviti minimo 24, massimo 36 mesi.

Ci sono anche Bergianti Bianco, pignoletto 100%, vinificato fermo e Primo Bergianti, lambrusco salamino di Santa Croce 100%, rifermentato in bottiglia frizzante.

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Giorgio Michieletto

Giornalista professionista: ieri cronaca nera, oggi rosa. Ieri, oggi e domani: rosso, bianco & co. Varesino di nascita e cuore, milanese d'adozione e testa. Sommelier Ais. Se c'è una storia la deve raccontare.

2 Commenti

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carolain cats

circa 7 anni fa - Link

una piacevole scoperta a cerea! vai Gianluca!!!

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Alessandro Morichetti

circa 7 anni fa - Link

Copio da chi ne sa sempre una più del diavolo sul Lambro:

"Ci sarebbe tanto altro da aggiungere perché l'azienda agricola biodinamica Terrevive di Bergianti va ben oltre il vino, ma per rimanere in tema intravino amici lettori vi segnalo il cavallo di razza che il collega Giorgio non ha menzionato.
Ordunque in attesa di fine 2017 quando uscira il sorbara mc.2015 (katana style) e di ottobre 2017 per la prima uscita di un sorbara col fondo in casa Bergianti (vendemmia 2016), il vino da comprare senza indugi è il salamino rose 2015 perfranco (surliè sboccato).
Una golosa macedonia di fragoline condita non con zucchero ma con una montagna di sale , perfetto #vinodapiscina per i più glamour, vin de soif per i franzosi e da seccare la boccia alla goccia per i modenesi.

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