Io me le ricordo quelle bottiglie
di Alessandro MorichettiSono le bottiglie che apri agli inizi, sprovvisto di mezzi ma volenteroso di capire e terribilmente propenso a subire il fascino di blasone e, nondimeno, costo.
Ricordo i genitori regalarmi – sarà stato il 2003 – una Guida al vino quotidiano di Slow Food e una bottiglia di Brunello di Montalcino (1997?) di un’azienda che non ho mai più incrociato (Fanti – San Filippo?) e ho ben presente l’emozione nel tenere in mano un oggetto di valore, quasi “sacro”, movimentato con l’attenzione che si dedica solo alle cose più importanti.
Ricordo quel periodo e l’ho in mente benissimo perché mi è tornato in mente ora, tanti anni dopo, che quella curiosità è diventata il mio mestiere. Penso ai tanti colleghi della filiera del vino – in senso ampio – quindi enotecari, ristoratori, sommelier, produttori, fornitori vari, comunicatori, consulenti, addetti marketing, agenti, degustatori, giornalisti, influencer e scrocconi assortiti perché solo oggi, e specialmente in questo periodo assurdo in cui ho la fortuna di poter lavorare, mi rendo conto di fare il lavoro più bello del mondo.
Sono un intermediario degli alcolici più celebrati, sono totalmente indipendente negli acquisti e sono, quindi, così fortunato da poter comprare (sperando di vendere) le cose che ritengo più buone, più valide e più degne di attenzione. Il mio motto è “Se hai così tanta voglia di berlo allora puoi venderlo”.
Ho ripensato a quella prima bottiglia l’altro ieri, all’ennesima festa in solitaria, dopo la seconda bottiglia in due giorni di un ottimo Rosso di Montalcino 2016. Una bottiglia che, in quei giorni passati, avrei maneggiato, osservato, venerato, contemplato e bramato prima di berla come fosse una reliquia. Ma, a ben guardare, pur buonissima e un po’ costosa, è solo una bottiglia di cui godere.
2 Commenti
Nelle Nuvole
circa 4 anni fa - LinkOh fanciullino, fanciullino storno!... Scusa, mi confondo un po'. Grazie per l'omaggio ai vini di Montalcino, ieri e oggi.
RispondiMassimo
circa 4 anni fa - LinkAl tempo del corso Ais, ricordo grandi emozioni per un sauvignon Lafoa, per una malvasia istriana Podversic, e indimenticabile un Masseto, aperto con devozione e timore. Oggi, pur conservandone il bel ricordo e avendoli ancora in stima, probabilmente non li acquisterei di nuovo. Magari se qualcuno me ne offre un bicchiere, allora li berrei ancora, quello sì... :)
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