Le 11 enotendenze del 2011 senza rischio di smentite, forse

di Andrea Gori

Predire il futuro usando gli oroscopi è un metodo interessante ma prima di cambiare calendario vogliamo scientificità. Per dare autorevolezza a previsioni solenni che verranno smentite nel giro di tre mesi abbiamo studiato nel dettaglio marketing e futuro del business applicati all’enomondo: gli amici di Ninja Marketing hanno individuato 11 consumer trend per l’anno nuovo rivolti ai marketing manager, noi li abbiamo declinati per il mondo del vino. Ecco le 11 enotendenze di Intravino per il 2011. Curiosamente, molti si sono già avverati ma non vi anticipo oltre. Si parte.

1 – Gesti di gentilezza random | La storia del 2010 racconta di Interflora, azienda leader nella consegna floreale, che intercetta su Twitter un disagio di alcuni followers e decide di tirarne sù il morale con l’invio gratuito di un mazzo di fiori. Perché non immaginare aziende di vino che soccorrono tristi consumatori digitali che non sanno cosa bere la domenica coi parenti? Ecco che arriva in soccorso la bottiglia giusta e gratuita a risolvere la situazione, mica male eh. Effetto garantito sulla persona e anche nella sfera dei social media. Va detto che già ora l’invio di campioni gratuiti è molto diffuso ma le modalità di scelta di chi riceve il vino a casa è per ora un po’ banale: aspettiamo novità e sorprese da questo punto di vista.

2 – Urbanomics | Se 100 città muovono oggi il 30% dell’economia globale, prodotti e servizi specificamente pensati su misura delle varie Londra, Parigi, Shangai ecc. possono essere una chiave per il successo. Zonin lo ha già fatto con il Brera, urban wine dedicato a Milano: sebbene il successo non sia stato travolgente, l’idea di una bottiglia venduta solo a Roma o Firenze (sacrilegio!), comunque in un contesto locale definito e caratterizzato, potrebbe avere un futuro. Il vino magari si presta peggio di una vodka – si pensi al caso Absolut in edizione limitata per Los Angeles – o di un energy drink, ma siamo pronti a sorprenderci. Non ci vuole poi tanto a promuovere un taglio particolare di Brunello di Montalcino solo su certe città (addendum per chi non lo sapesse, si può fare comunque un Brunello usando Sangiovese 100% di diverse parcelle e diverso affinamento in modo da ottenere prodotti che evidenzino caratteristiche particolari).

3 – Pandemonium Prezzi | Il tempo in cui ritagliavamo i buoni sconti da coupon cartacei è morto e sepolto. Oggi siamo sempre connessi, c’è l’applicazione che legge il codice a barre e ci dice dove trovare online al miglior prezzo la bottiglia che abbiamo in mano. Il futuro però sembra passare per le promozioni real-time, in cui il prezzo è tutto tranne che una costante. Ecco i codici ricevuti sul cellulare da questo o quel club, da quell’azienda, da quel ristorante. Basterà mostrarlo ed ecco sconti e servizi ad hoc.

4 – Made for China | La bottiglia di Château Lafite Rothschild con il numero 8 cinese appiccicato sopra e l’artista dagli occhi a mandorla scelto per l’etichetta dello Château Mouton Rothschild 2008 sono segni evidenti che molte aziende vinicole fanno (quasi) di tutto per compiacere il consumatore orientale: la Francia ha anticipato i tempi e non c’è da sorprendersi. Finché costruiscono una Fiat a misura cinese niente di grave, ma quando cominciano a cambiare pilastri della storia del vino per adattarli al nuovo mercato dell’Oriente, ecco ci preoccupiamo un po’. L’etichetta è il male minore, chiaro.

5 – Online Status Symbols “reali” | Dotare chi ci segue sul blog o via Twitter di oggetti reali che testimonino la fedeltà è gravoso ma stimolante. Magari ricevere i distintivi di Foursquare su stoffa per metterli sullo zaino può risultare simpatico, però sfido qualcuno a trovare attraente una Moleskine su cui documentare le bevute di cui ci siamo vantati su Facebook o i locali che abbiamo bazzicato in cerca del lambic definitivo.

6 – Wellness + Healthy = Wellthy | I prodotti vincenti avranno sempre un beneficio salutistico che li rende più attraenti di altri. Nel campo del vino, sfavorito dall’alcol nei confronti di ogni altra bevanda che non sia un distillato, è una tendenza che a suon di dottori-ricerche-tesi stiamo cavalcando da decenni, a partire dal paradosso francese in poi. Difficile immaginare altre sensazionali scoperte sui benefici che derivano dal bere due bicchieri al giorno, piuttosto aspettiamoci attacchi indiscriminati dai fantasmi del neo-proibizionismo dopo l’ennesimo incidente provocato da chi alza il gomito.

7 – Social-Lites e Twinsumers | Le guide del vino non hanno più il potere di guidare le scelte di acquisto come in passato e il passaparola, amplificato dal web sociale, correrà sempre più veloce. Sono già disponibili software che analizzano tutti i tweet al mondo e li filtrano in base a chiavi di ricerca. Ad esempio, in un dato momento potreste ricevere una lista di chi ha twittato “cosa mi bevo adesso?”. Chi sarà in grado di dare la risposta prima degli altri, avrà una chance significativa di conquistare consumatori molto interessati e interessanti. Like e retweet varranno presto più di 95/100 su Wine Spectator?

8 – Generosità Emergente | Nel mondo del vino non ci saranno solo Wine for Life o A tavola con Emergency, le iniziativa solidali aumenteranno e molti consumatori cominceranno a chiedersi come mai grandi brand e aziende vinicole non si diano da fare in questo campo. Comprare vino come atto di beneficenza aiuterà il consumo e non solo gli specifici brand.

9 – Spontaneità pianificata e localizzazione | La privacy è diventata utopia e ormai saremo tutti geotaggati in ogni istante della nostra esistenza. In cambio, mentre staremo aggiornando il nostro status su Facebook o la location su Foursquare, riceveremo sempre suggerimenti più o meno intelligenti su dove andare a bere un cappuccino o un bel bicchiere di vino. Magari sapremo in anteprima quando metteranno al bicchiere un Krug Clos du Mesnil al bar sotto casa.

10 – Eco Superiorità | Piaccia o no, la novità che ci hanno regalato gli anni zero sono stati i primi vini biodinamici o naturali davvero buoni e capaci di sostenere le sfide con i vini “convenzionali”. I consumatori stanno cominciando a chiedersi se a parità di prezzo non sia il caso di preferire vini che abbiano un plus di ecologico e naturale.

11 – A-proprietà | Quante volte ci siamo negati il piacere di una grande bottiglia perché troppo costosa? Chi non abbiamo mai desiderato che qualcun altro nel locale ne ordinasse una in modo da chiederne un sorso? Con i social network, chiedere al tavolo vicino di condividere il proprio vino sarà semplice e immediato. Glass sharing e bottle sharing significheranno qualcosa di concreto molto prima di quanto si pensi, forse.
11 bis – Baratto e altre forme di resistenza social | Se anche una rivista avanti sui tempi come Wired parla di iniziative come il Baratto Wine Day, qualcosa significa. Niente di geniale se non il germe di un nuovo modo di vivere e condividere i beni di questo mondo (oddio ma come parlo?!?!), vino in primis: per chi fosse vissuto sulla luna negli ultimi due mesi, BWD significa partire da casa con una bottiglia da scambiare con una di pari valore, in un luogo prestabilito e con appassionati come noi.

Ecco, la confessione è finita. Su molte enotendenze possiamo scommeterci, qualcuna la auspichiamo da tempo mentre altre ci terrorizzano un po’. Sono fiducioso, vediamo come andrà a finire.

[Immgini: Vino Pigro, Ninja Marketing]

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

14 Commenti

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kenray

circa 13 anni fa - Link

1 – Gesti di gentilezza random andrea, spetta che non ho capito. se io mi lagnassi di un periodo nefasto di astinenza sessuale ci sarebbe la possibilità che lele mora mi invii una delle sue escort per rallegrarmi? A-proprietà - glass sharing seee col cazzo!

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

il problema è che se lele mora usa un software non perfettamente tarato ti mando UN escort piuttosto... però sì in teoria se fosse furbo lo farebbe sul glass sharing invece io non sono così negativo, 200 euro un bicchiere di romanèe conti lo smezzo con chiunque

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kenray

circa 13 anni fa - Link

io tento di salvarti un post indecente che nessuno ha commentato e tu mi fai le battute? ingrato! 200 euro un bicchierozzo di romanèe conti? stica manco la pipì di charlize teron costa tanto. cmq se ti avvicinassi al mio bicchiere ti trancerei le mani.

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

è un post da studiare, non da commentare ;-)

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Punto 2 - Urbanomics. Scrivi quel che vuoi ma lascia perdere il suggerimento di un taglio speciale di Brunello di Montalcino, ci hanno gia' provato. ps. nonostante la distanza e ben altro di cui godere non mi sono potuta tirare indietro nel salvarti il post. Ma come ti viene in mente di sottoporre a una platea abbrutita da libagioni natalizie una tiritera cosi' intellettualmente faticosa?

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gianpaolo

circa 13 anni fa - Link

Punto 1. A me e' capitato poche settimane fa. Ho trovato um consumatore insodisfatto di una bottiglia di un mio vino, che aveva postato qui la sua delusione : http://www.vinoveritas.it/forum/post240.html#p240 leggere per vedere come e' andata a finire.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

ma tu sei quello che fa il capatosta? è uno dei vini che di solito compro. sai anch'io ultimamente non sono rimasto molto soddisfatto...:ppp

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gianpaolo

circa 13 anni fa - Link

nel tuo caso ho la scusa dell'anonimato, come faccio a spedire un vino ad un nickname :) ?

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Mr. R

circa 13 anni fa - Link

Per il punto uno, la schermata in inglese dice "ti piacerebbe che ti mandassimo dei fiori per tirarti su il morale?". Non è come regalarle come operazione di marketing.

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Vini&Cretini

circa 13 anni fa - Link

Allora, visto che siamo a Natale e siamo tutti più buoni mi permetto di riassumere: Andrea, ho capito bene, se ti dico che questo post non mi ha convinto e mi ha deluso, posso essere tuo ospite per un bicchiere di Romanee?!??! A parte gli scherzi, secondo me invece alcune cose sono molto interessanti ed in periodi di crisi occorrerebbe valutarle.. 1) Gentilezza Random.. secondo me basterebbe la telefonata del produttore e magari un invito in azienda.. più che la bottiglia che sembra di voler "ricomprare il cliente".. Alcune aziende da noi ancora non hanno capito molto bene cosa significhi ospitalità in azienda.. figuriamoci la gentilezza random..!! 2) Urban ecc.. Diciamo che se ad essere messo sul mercato locale fosse un prodotto "selezione" dell'azienda... forse avrebbe il suo giusto appeal.. Insomma: forse il particolare cru di Brunello vale la pena venderlo nei locali di Montalcino, piuttosto che a Tokio o Los Angeles.. Che i japan vengano a berselo qui se lo vogliono no!? 9/10) su Glass/Bottle Sharing e Baratto ci credo abbastanza... Buone Feste..!

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gianpaolo

circa 13 anni fa - Link

posso dire una cosa? La bottiglia resa al cliente insodisfatto e' un gesto che mette in gioco l'azienda piu' di quanto non si possa pensare. Se infatti, su una bottiglia giudicata male puo' essere ventilato il dubbio di un "difetto", la seconda bottiglia non lascia scampo: o e' buona o non e' buona come quella precedente, e allora diventa piu' difficile accampare scuse di difetti "terzi". Qui l'azienda si pone effettivamente allo stesso livello del cliente, accollandosi tutto il rischio della seconda critica negativa, o della redenzione. Il tutto alla luce del sole e di fronte a tutta la "comunita'". Altro che ricomprarsi il cliente.

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Enrico Pacciani

circa 13 anni fa - Link

Punto 2. Andrea, mi sorprende che tu non abbia citato anche i vini che rimandano alle squadre di calcio, da quelli "ufficiali" (come il tuo amato Violone :-p) agli astuti repackaging (sempre a Firenze penso al Soffocone della Fiesole, un'etichetta che andrebbe messa nei manuali di marketing...). L'idea dei designer wine dedicati a singoli temi e/o concepiti per singoli mercati (distinguo i due concetti perché potremmo pensare a un vino destinato solo al mercato cinese, pur non avendo riferimenti alla Cina in etichetta) è una soluzione più adatta agli IGT market oriented di grandi produttori, vini assemblati per inseguire il gusto di un pubblico occasionale, dall'approccio puramente edonista: conta quel che c'è nel bicchiere, terroir e tipicità non rientrano nell'orizzonte di apprezzamento di questi bevitori "superficiali", che magari sono più attenti all'immaginario dei luoghi evocati in etichetta che alla realtà dei luoghi di produzione... L'esempio del Brera propone un significativo esperimento di sostituzione del concetto di denominazione di origine con quello di denominazione di destinazione, roba che farebbe impazzire i sociologi e gli antropologi francesi. La battuta sul Brunello ha già suscitato risentite alzate di scudi, io la sfrutterò per sviluppare il ragionamento all'interno del gioco sulle "tendenze per il 2011". Penso che per i vini a denominazione di origine, soprattutto per quelli più classici, sia sempre più importante investire in comunicazione per aiutare i consumatori ad apprezzare le caratteristiche di tipicità, piuttosto che cercare di inseguire il mercato per adattare continuamente il profilo del vino al gusto del consumatore... Il Brunello ha enormi difficoltà a mantenere la sua tipicità, e non è solo una questione di tagli (teoricamente solo monovarietali, di cloni o parcelle diverse), ma anche di pratiche di vinificazione e affinamento. Ancora oggi, nonostante la tendenza a rientrare dagli eccessi degli anni '90, si trovano a Montalcino dei produttori che estraggono l'impossibile, microosigenano, usano barrique tostatissime per proporre vini da Nuovo Mondo che soddisfino i fan del fruttone cremoso e speziato: che senso ha ammettere vini del genere in una DOCG classica che dovrebbe essere modellata su un prototipo ben definito come il Brunello di Biondi Santi? Se devo scegliere un'enotendenza per i prossimi mesi/anni, punto sullo studio dei singoli cru per comprendere meglio le diverse sfaccettature del territorio: valorizzare le denominazioni e le diversità "a monte" del processo produttivo, non inseguire quella "a valle" con disperate customizzazioni che rinnegano il valore culturale del vino come prodotto tipico e territoriale.

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Lizzy

circa 13 anni fa - Link

Andrea, ti sei bruciato un pesce d'aprile: la storia del Brunello "su misura" era perfetta per il 1 aprile... :-P L.

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Andrea Gori

circa 13 anni fa - Link

@lizzy, dubito che l'ironia verrebbe colta da un giornalista ex blogger che mi ha appena detto per mail che "te le faccio ingoiare le tue parole..." con persone del genere, forse momentaneamente non tanto in sè, meglio non discuterci! @enrico, i vini per le squadre di calcio non mi paioni funzionare granchè...o meglio funzionano solo quando la squadra vince! a parre il violone, l'amarone Pasqua del Milan come lo vedi?!? sui vini da città in effetti ovviamente gli IGT si prestano meglio ma in questo momento l'unica denominazione italiana conosciuta in Oriente è proprio il Brunello quindi un po' forzatamente avevo inserito quello.

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