Insider Ais | Il Circolo Pickwick in PowerPoint e quant’altro
di IntravinoSarà risultato evidente che l’esercizio in cui mi sto cimentando da qualche settimana ha molto più a che fare con una rappresentazione buffa di umane vicende che con dei veri e propri reportage di taglio giornalistico o di inchiesta. In sole poche lezioni il Corso AIS di primo livello che sto frequentando si è popolato di personaggi incredibili, talmente curiosi e divertenti da imporre all’anonimo autore un brusco cambio di rotta rispetto ai programmi iniziali. Se all’inizio pensavo di proporre semplici rendiconti da infiltrato dandovi in pasto argomenti e contenuti delle lezioni a cui assistevo, oggi mi rendo conto che la forza dei caratteri tanto dei docenti che dei corsisti mi ha ben presto costretto a recedere da tali propositi concedendo la parte da protagonista a chi quel ruolo giustamente reclamava.
Così come fece Charles Dickens (mi sta forse scappando un po’ la mano) sulla prima pagina delle diciannove mensili dispense dal titolo The Posthumous Papers of the Pickwick Club raccolte poi nel 1836 per Chapman e Hall nel fondamentale romanzo The Pickwick Papers, anch’io oggi, prima di procedere con il racconto delle lezioni cinque e sei del corso, mi sento obbligato a presentarvi i personaggi fin qui comparsi sulla scena, elencandoveli come fossero gli improbabili interpreti di una commedia teatrale dall’esito incerto.
Eccoli in ordine del tutto casuale riportati con nomi di fantasia (e meno male che ve l’ho detto):
Insider: himself
Renilde: il Direttore del Corso, anima montessoriana in intimo di latex
Sancho: l’assistente tonto del Direttore del Corso
Pàmela: l’assistente texana del Direttore del Corso
Joe lo Straniero: l’enologo feroce
Terry: l’agronomo fedele al terroir
Le due amichette: due corsiste piacenti e ridanciane
Due giovani produttori: due corsisti in cerca di etichetta
Callisto: corsista stenografo
Tronco: il pezzo grosso che insegna la degustazione
I più attenti avranno notato in questo elenco la presenza di quattro nuovi personaggi, mai citati nelle puntate precedenti. Sancho (nome letterario per un assistente) e Pàmela (con l’accento sulla prima “a” perché mi ricorda tanto la figura da soap opera del tipo dell’alcolista texana) compaiono solo oggi, ma hanno assistito Renilde (nome tanto desueto quanto la pettinatura che sfoggia) fin dalla prima lezione. Callisto è invece il mio compagno di banco. Si distingue per un grave disturbo ossessivo-compulsivo: scrive tutto, incluse le battute del docente, riuscendo a mantenere il foglio in perfetto ordine, evidenziando le parole che scrive, cambiando penne e colori presi dall’astuccio, sottolineando e numerando le pagine. E sorride, sorride sempre.
Tronco (la cui origine del nome spiegherò tra qualche riga) infine è la superstar. Alto dirigente AIS condurrà la lezione cinque: Tecnica di degustazione – Esame Visivo, e la sei : Tecnica di degustazione – Esame Olfattivo.
C’è grande attesa. Dopo la sbornia chimico-fisica inoculata da Joe l’enologo e i precetti almanaccali impartiti da Terry (da Terroir, vabbè) l’agronomo, finalmente verremo introdotti alle arti magiche della degustazione. Ci verranno svelati i segreti più nascosti, le tecniche antiche che ci permetteranno finalmente di diventare un po’ meno apprendisti stregoni. In fondo siamo venuti qui per quello. Non ce ne frega nulla di come si coltiva la vite, meno ancora di sapere tutti i procedimenti della vinificazione; chi se ne importa dei mercaptani, dei polifenoli, degli antociani, tutt’al più ci spieghino giustappunto quelle due cose utili per non sfigurare in enoteca. Ma le tecniche di degustazione ci importano eccome. Si legge febbrile attesa nei volti smaniosi delle due amichette, al mio fianco Callisto ha temperato tutti i pastelli colorati, anche Renilde, Sancho e Pàmela sono evidentemente eccitati. Parla Tronco, il migliore.
E invece Tronco è Saw l’enigmista. Ci spara due ore di sadico pistolotto incomprensibile. Parla una sorta di dialetto Navajo, del tipo di quelli utilizzati dagli americani durante la seconda guerra mondiale per non farsi capire dai giapponesi. Non finisce una frase o meglio le tronca (ecco) facendo delle crasi con avverbi o perifrasi ripetute ossessivamente: “in fin dei conti”, “voglio dire”, “chiaramente”, “in qualche modo”, “o chissà che dico io”, “in qualche modo tanto per dire che” (?), ma soprattutto “o quant’altro”.
“O quant’altro” è in cima alla classifica. Conclude una frase su tre dicendo “o quant’altro”. “Gli aromi primari sono gli aromi propri dell’uva, quelli che derivano dal vitigno, in particolare da quattro vitigni aromatici: il moscato, il gewurztraminer, le malvasie, il brachetto…o quant’altro”. Ma come o quant’altro, bestia!
Tronco ci distrugge la libido, ci abbatte la speranza. Il ragazzo è bravo, si vede che ne sa, soprattutto durante la degustazione finale dimostra di che pasta è fatto: ci conduce e ci fa capire dettagli fino a prima difficili da notare, ma le due ore precedenti di ininterrotta sequenza di suoni gutturali e avverbi sono un incubo. Allora dico, capisco che è il capo, ma non si potrebbe, con le dovute maniere dico io, spiegargli che la divulgazione non è la degustazione? Che forse non è proprio il suo mestiere spiegare il vino? Alla prima lezione del Corso non mi avevano detto che il primo compito del sommelier è proprio quello di saper comunicare? Beh, gentili signori dell’AIS, se così è vi prego di voler considerare l’opportunità di valutare, in chi viene incaricato di tenere lezioni, non solo la capacità di degustare, ma anche di fare didattica e soprattutto di gestire due ore di lezione. Lezioni in cui magari aprire al confronto, al dialogo, piuttosto che riproporre su PowerPoint definizioni ben illustrate nei testi. O quant’altro, dico io.
Insider Ais è una serie a puntate che racconta un corso per sommelier “dal vivo”. Qui le puntate 1, 2, 3.
15 Commenti
Lucia Bellini
circa 12 anni fa - Linkper me ti troncano.
Rispondigionni1979
circa 12 anni fa - Linko quant'altro....
RispondiA3C
circa 12 anni fa - Linksempre più mosci sti articoli...pietà
Rispondiluigi fracchia
circa 12 anni fa - LinkDifesa corporativistica o autodifesa?
RispondiA3C
circa 12 anni fa - Linkmanno' e che non c'è mordente...nun fanno ride...un fanno piagne...non informano, non attizzano polemiche....gnente de gnente...
RispondiNelle Nuvole
circa 12 anni fa - LinkChissa´se alla fine qualcuno si sposa e vive felice e contento. Per ora Insider capisco la tua sofferenza. Devi capire pero´che chi insegna in un corso di primo livello AIS e´un eroe che si rivolge ad una platea di analfabeti. Tu rappresenti l´eccezione. In realta´preferirebbe mille volte essere nel suo ristorante e proporre il vino scelto da lui ad avventori informati e competenti, oltre che solvibili. Mi sa che a Tronco ha estratto la paglia piu´corta. Il resoconto mi ricorda le lezioni di lingua straniera in cui si si insisteva per ore con "Mon briquet est rouge" o "the cat is on the table".
RispondiEleutherius Grootjans
circa 12 anni fa - LinkQue vivan Anonymous e la concinnitas.
Rispondiolimarox
circa 12 anni fa - LinkNon ti preoccupare, EG, tanto la sua identità l'avevo già smascherata io urbi et orbi.
RispondiInsider
circa 12 anni fa - LinkNN io non credo si possa dire così. L'AIS sparpaglia sul globo terracqueo personcine che visiteranno produttori parlando di sentori "spermici" (tiè Gori ;)), che spiegheranno a loro volta il vino a clienti indifesi, che potranno scrivere cose inutilmente ingarbugliate e contorte (eccomi) su stimabili blog o peggio ancora su riviste e guide. E se lo faranno, responsabilità sarà anche di quell'eroe a cui nessuno ha detto: "figliolo sei tanto bravo, ma parlare in pubblico è altra roba". Il che non significa per inciso che non sia una gran persona ed un eccellente degustatore. E credimi non stiamo parlando dell'ultimo della lista. Il tipo in questione è un numero 1. il che per me è una aggravante.
RispondiAndrea Gori
circa 12 anni fa - Linkguardate che sentori "spermici"al corso AIS non lo insegnano, anzi ai miei tempi si parlava spesso di "umiltà" e di "aver sempre rispetto di chi produce il vino ma ancora prima del tuo cliente" il che significa anche usare terminologia e sentori astrusi solo per il gusto di farsi notare... poi se la gente fa i corsi ais e comincia a sparare bischerate è colpa della loro psiche e dei loro problemi interiori irrisolti, mica dell'AIS!
RispondiInsider
circa 12 anni fa - LinkHai assolutamente ragione Andrea, continuano a predicarla e scusa se ti ho chiamato in causa, l'ho fatto per gioco. Tornando minimamente seri però la critica è sulla capacità didattica di certi docenti. la si fa agli insegnanti a scuola, è legittimo farla all'AIS. Quello che è venuto fuori da quella lezione è stato un terribile guazzabuglio che solo poi la lettura dei testi potrà dirimere. Allora tanto vale comprarsi solo i libri e starsene a casuccia risparmiando anche bei soldini. Questo contesto...o quant'altro (lo dirò per molto tempo). :))
Rispondiesp
circa 12 anni fa - Linkpoi se la gente fa i corsi ais e comincia a sparare bischerate è colpa della loro psiche e dei loro problemi interiori irrisolti, mica dell’AIS! Suvvia, un pò di rispetto per i defunti...
Rispondiesp
circa 12 anni fa - LinkIl post precedente deve intendersi come non scritto, essondo frutto di un mio errore di interpretazione, grazie.
RispondiFrancesco Fabbretti
circa 12 anni fa - LinkPosso solo dire che il mio corso a Roma e il successivo master non furono così. Sono cambiati i tempi? I docenti migliori sono a Roma? ...o quant'altro? Ad ogni modo, è difficile fronteggiare una classe di persone che si sentono nella stragrande maggioranza baciati dal sacro fuoco dell'arte di bacco e non capiscono un cippa secca. Tutto il mio rispetto umano per insegnanti e corpo servizi in genere... in merito al rispetto tecnico, dovrei conoscerli prima di esprimere un giudizio. Quanto a me ho troncato da un pezzo la caccia al descrittore olfattivo e/o gustativo preferendo conoscere le storie dei produttori con i loro scazzi, le loro idee del vino, la loro strenua (o meno) ricerca della difesa di una tipicità di un territorio, di un vitigno e quanto tutte queste parole si trasformano o meno nel bicchiere proposto in degustazione. Parlavo un paio di giorni fa con Alessandro Dettori e commentavamo lo zibibbo Serragghia di Bini; è bastato l'aggettivo "psichedelico" per capire che eravamo daccordo, e mi è bastato altrettanto poco per capire che se dicessi a un mio cliente interessato, con espressione entusiasta, che quello specifico vino è "psichedelico" avrei meno problemi a venderlo che se gli sciorinassi il corredo gusto-olfattivo del suddetto
RispondiManilo
circa 12 anni fa - LinkChe dire, da me l'Ais non ci arriva e Roma mi dista mezz'ora di macchina e non ho i tempi tecnici fra il mio lavoro ed il loro corso, perciò mi sono accontentato della Fisare giovedi inizierò il primo livello. Però son venuto a sapere da molti Aisfiani sommelier che il costo dell'Ais non vale la candela e tutti mi dicono hai fatto bene a sciegliere Fisar, fortunatamente non ci devo lavorare, mi occupo di quant'altro, però mi piace molto rapportarmi con i vari sommelier amici e non marchettari, perchè la marchetta è sempre dietro l'angolo. Perciò se prima avevi considerazione di un docente e poi te lo trovi a smarchettare al primo produttore capalBio, la delusione ti assale e così da un Fisar di Roma ad un Fisar locale, sperando che la marchetta o quant'altro non la faccia da padrone. Meno male che esiste il Fabbretti, non smarchetta mai anche se lo dovrebbe fare, sta lì per vendere, ogni sua degustazione son lezioni costruttive.
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