Il vino degli stronzi

Il vino degli stronzi

di Tommaso Ciuffoletti

Eravamo a bere qualcosa in una storica enoteca fiorentina. Al tavolo anche un celebrato vignaiolo dal gran bel sorriso, che ebbe a dire, nel mezzo di una discussione su usi e costumi di certi produttori: “Sono giunto alla conclusione che non ho più voglia di bere il vino degli stronzi. Insomma, ho bevuto tanti vini in vita mia, che adesso posso permettermi di fare a meno di bere il vino di quelli che non sopporto”.

Lo statement mi è subito piaciuto e me lo sono appuntato mentalmente, lasciandolo in un cassetto della memoria, fino a quando non è venuto a trovarmi a Todo Modo (la libreria/enoteca/teatro dove do una mano la sera) un selezionatore di vini fiorentino con una delle carte più belle della città. Era da poco morto Gianfranco Soldera e se ne parlava davanti a un bicchiere: “Certo che era s.. – lo fermo prima che possa anche solo abbozzare la chiusa della frase – Ma che uomo! E che vini!”.

Inizio a lambiccarmi silenziosamente intorno a questa storia degli stronzi e dei vini e per fortuna sono a cena con un amico che in entrambi gli argomenti è più ferrato di me, dato che ha lavorato a mescer vino in locali mitici e resort con più di cinque stelle. Quando gli pongo la questione la sua analisi è garbatissima: “Ciccio, se tu smettessi di bere il vino fatto da uno stronzo, dovresti cominciare a smettere di bere quello che fai te”.

In effetti un po’ stronzo sono e forse proprio per questo non sono soddisfatto. Così procedo nell’indagine interpellando un’amica che beve più di me ed è pure più stronza. “Ma magari ce ne fossero, di stronzi, al giorno d’oggi! Parlo soprattutto dei giovani produttori, vignaioli o quel che cavolo ti pare. Son tutti bellini, pulitini, precisini. Sanno parlare, vestirsi per benino, darsi il tono giusto. Insomma: due palle! Ma datemi piuttosto un bello stronzo vecchia maniera, di quelli brutti, sporchi e magari anche un po’ cattivi!”.

E allora forse si tratta di mettere tutto insieme e definire un po’ meglio il concetto di stronzo. Perché uno arrogante (e me ne vengono in mente diversi) è arrogante, non stronzo. Uno truffaldino è truffaldino, non stronzo. Uno mafiosetto è mafiosetto, non stronzo. E così via, iniziando a sfrondare, per lasciare allo stronzo la sua intima ragion d’essere di colui che se ne frega di assecondarti e compiacerti, perché gli interessa solo il proprio e non si vergogna di dartelo a vedere.

C’è chi lo è per passione e chi per interessi. E nel distinguerli valgano gli immortali versi degli Zen Circus “Esser stronzi è dono di pochi / farlo apposta è roba da idioti”.

Per cui Dio benedica coloro che hanno avuto il dono d’esser stronzi per passione (in questo caso vinicola) e che magari sono pure un po’ scorbutici, un po’ brutti e un po’ cattivi. Peste colga invece gli stronzi che lo fanno apposta. Ed infine, non bere il vino di qualche arrogante, di qualche borioso, di qualche furbetto, truffaldino, mafiosetto o altro, è una scelta che non manca di ragioni. Certo non sempre puoi conoscere vita, morte, miracoli e misfatti di chi fa il vino che stai scegliendo, ma è pur vero che alcuni hanno dei discretamente noti pedigree. Mi viene infine da pensare, ma è giusto uno svago, che sarebbe quasi bello se valesse per tutti la regola del non bere il vino dei furbetti, mentre se smettessimo di bere il vino degli arroganti, toccherebbe veder fallire non poche aziende, comprese certe che fanno ottimi vini.

Ma prima che tutto questo si perda come lacrime nella pioggia, sia chiaro che io, stronzo, ci sono nato.

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Tommaso Ciuffoletti

Ha fatto la sua prima vendemmia a 8 anni nella vigna di famiglia, ha scritto di mercato agricolo per un quotidiano economico nazionale, fatto l'editorialista per la spalla toscana del Corriere della Sera, curato per anni la comunicazione di un importante gruppo vinicolo, superato il terzo livello del Wset e scritto qualcos'altro qua e là. Oggi è content manager di una società che pianta alberi in giro per il mondo, scrive per alcune riviste, insegna alla Syracuse University e produce vino in una zona bellissima e sperduta della Toscana.

33 Commenti

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Stefano Cinelli Colombini

circa 5 anni fa - Link

Urca che bello! Siamo arrivati allo sdoganamento degli stronzi! Parlando seriamente, tutto questo discorso non sta in piedi. Se ho il cancro voglio un medico bravo e attento al mio caso, e non me ne frega nulla se adora Khali, se è un e neppure se gli piacciono i filmini porno. Se ci devo andare in vacanza insieme o votarlo come sindaco è diverso, of course. Dove rientra il caso del produttore di vino? Quando bevo una bottiglia lui mica è lì. Non lo vedo, non lo sento. Il suo ricordo influenza la mia percezione del vino? Mah, se mi ha tirato un calcio negli stinchi magari si, se è solo stronzo e non mi ha fatto danno....... E allora, di cosa parliamo?

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Mhmmm non paragonerei il produttore di vino, al medico del cui intervento ho assoluto bisogno. Il vino non è solo un bene di consumo voluttuario e quindi totalmente slegato dalla necessità del suo consumo, ma è anche una categoria di prodotto per la quale esistono infinite possibilità di scelta. Non esiste un prodotto più facilmente sostituibile. Basta entrare in un supermercato per rendersene conto. Non esiste altra categoria di prodotto a cui viene dedicato tanto spazio per offrire decine e decine di etichette dello stesso prodotto. Per cui, tra gli infiniti parametri che possono guidare la scelta di un'etichetta, non è detto che non abbia dignità di cittadinanza, anche il discrimine della stronzaggine.

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hakluyt

circa 5 anni fa - Link

Tutto vero. Lo stesso discorso si può fare per quanto riguarda la musica, la pittura, la redazione delle dichiarazioni dei redditi, la stesura di atti notarili, la riparazione dei motori, la piastrellatura dei pavimenti, lo sgorgamento di wc intasati (questo l'ho messo per restare in tema)...

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Antonio Tomacelli

circa 5 anni fa - Link

Ma Daniel Pennac non vi ha insegnato niente?

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

La redazione della dichiarazione dei redditi è un bene di consumo voluttuario? La stesura di atti notarili è un bene di consumo voluttuario? Lo sgorgamento del wc intasato è un bene di consumo voluttuario? La riparazione di un motore è un bene di consumo voluttuario?

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hakluyt

circa 5 anni fa - Link

Resta il fatto che la tua è una polemica di nicchia, in quanto l'1% (più o meno, eh) dei consumatori (che sostanzialmente siete voi sommellier, blogger, commercianti, produttori, assemblatori e compagnia cantante) conosce il produttore e quindi è in grado di giudicare se è uno stronzo oppure no. Il restante 99% si deve "accontentare" di valutare il prodotto, sia esso un vino, una canzone, un 730 o altro, per quello che effettivamente è senza farsi fuorviare da altri giudizi su chi l'ha fatto...

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

No, non c'è alcuna polemica. A parte quella che vede lei. Ma considerato che non vede la differenza tra la stesura di un atto notarile e l'acquisto di una bottiglia di vino, direi che è tutto nella norma.

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Fiorenzo Sartore

circa 5 anni fa - Link

io direi che questa percentuale dell'1% e' davvero troppo troppo bassa, invece. per me sono assai di piu'.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Sottoscrivo Fiorenzo!

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Simeone Lo Stilita

circa 5 anni fa - Link

Ehm, non vorrei esagerare, ma, a meno che non si lavori "all'interno" del mondo del vino (quindi no blogger, no enotecari, no ristoratori) non si può dire di conoscere i produttori. Siete per loro "clienti" potenziali o reali, per cui vi faranno vedere, se sono svegli, quello che vogliono di loro. Se invece ci lavorate dentro, probabilmente avrete più possibilità di conoscerli veramente., perchè ci passate una serata in una bettola a Osaka a bere Chu-Hi, o condividete un taxi dopo una degustazione a Roma, o sa il cappero in quale altra occasione. E se volete usare la discriminante della stronzaggine, furbaggine, o quant'altro si desideri applicare, per decidere se bere o no i loro vini, allora dovrete smettere di bere il 95% dei vini in giro (almeno per quello che mi riguarda). Siano essi produttori di vini naturali, tradizionali, frankestein, ecc, sia ben chiaro. PS: citaregli Zen Circus ci sta proprio bene, perchè decisamente insopportabili come personaggi (sulla musica non mi pronuncio), soprattutto me li ricordo molto convinti di essere "simpatici", senza esserlo. E non c'è cosa peggiore

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Ma quindi il 95% di quelli che fanno vino, per venderlo, raccontano cazzate?

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Nelle Nuvole

circa 5 anni fa - Link

Ahhh, quanto mi piace questo post! Però bisognerebbe avere tutti la stessa percezione della parola "stronzo". Per me questo vuol dire "persona arrogante, cattiva, opportunista, portata nel fare il male agli altri, non il bene." Ce ne sono di produttori di vino così? Sì ce ne sono, con aziende piccole, medie, grandi, grandissime. Se posso non compro e non scelgo il loro vino. Perché ormai dopo tanti anni conosco chi la maggior parte di chi compie "l'atto agricolo" che genera il contenuto di una bottiglia e quindi mi posso permettere di scegliere. Sono d'accordo con l'autore del post, bere vino non è un obbligo per la sopravvivenza, rimane un piacere e quindi che il piacere sia completo.

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Nic Marsél

circa 5 anni fa - Link

Non ti conosco ma (spiace deluderti) non sembri assolutamente stronzo ;-) Piuttosto stronzo è chi ha scelto la foto perchè da quella si potrebbe evincere che gli stronzi usino solo il tappo a vite. Notoriamente chi usa lo stelvin non è affatto stronzo!

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Ahahah!! <3 E dire che qua sopra ho provato a fare lo stronzo nelle risposte! ;) E sul tappo a vite hai totalmente ragione! W lo stelvin. ... e ... grazie! ;)

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Stefano

circa 5 anni fa - Link

Ma in effetti, leggere o non leggere i post di uno stronzo? È nota che il correttore automatico corregge in "sbronzo"...

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Io leggerei solo i post degli stronzi!

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Nic Marsél

circa 5 anni fa - Link

"Son morti i furbi e gli stronzi, son morti e dai vermi ricoperti" ... e se gli Zen Circus fossero stronzi o soltanto furbi? Il vino non è arte ma l'arte è comunque un bene di consumo?

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Arturo

circa 5 anni fa - Link

Io bevo solo vino che sa di stronzi!

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Nic Marsél

circa 5 anni fa - Link

E poi il dubbio atavico: beviamo il vino o beviamo il produttore (stronzo o meno che sia)? E quante volte ci siamo bevuti le stronzate che ci hanno raccontato?

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Quelle ce le beviamo in continuazione. Temo. ;)

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hakluyt

circa 5 anni fa - Link

Cone volevasi dimostrare: polemicuccia di nicchia. Oppure (come diceva Checco Zalone) di micchia...

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

;) https://media.giphy.com/media/iW20cf1G7xPyg/giphy.gif

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nello

circa 5 anni fa - Link

bevo quello che mi piace al "palato" e al "gusto" ... se il produttore è simpatico, stronzo o altro non mi interessa minimamente!

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Nello, capisco il tuo punto. Ma nel pezzo non si parla solo di stronzi: Anzi, li si distingue da quelli che sono altro. Che magari sono furbetti, truffaldini o anche peggio. Ecco, io sarei curioso di avere risposta su quello. Grazie in ogni caso.

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Riccardo

circa 5 anni fa - Link

Personalmente penso siano anche meno dello 0,1% quelli che scelgono un vino in base alla simpatia del produttore, anche perché è una cosa poco sensata. Se un film è bello si guarda a prescindere che il regista sia stronzo o meno, o se volete fare un esempio più di consumo se mi compro un vestito firmato credo freghi a nessuno se lo stilista sia stronzo o meno. Davvero mi sembra una cosa priva di alcuna attinenza con la realtà del consumo. Piuttosto non chi beve ma chi scrive di vino a volte fa un ragionamento di questo tipo ed è un serio problema per l'obiettività dei giudizio (sia chiaro è un discorso generale, non alludo ad alcun autore di questo portale).

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Capisco perfettamente il tuo punto di vista Riccardo. Ma nell'articolo lo spunto è proprio che "Dio benedica gli stronzi per passione". Ma di un produttore truffaldino che mi dici? Non ti cambia in alcun modo il sapere che magari ti dice che in quella bottiglia c'è qualcosa che in realtà non c'è? Perché nel pezzo gli stronzi sono una cosa, i truffaldini un'altra. E io mi aspettavo qualche risposta su questo punto. Grazie in ogni caso.

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Riccardo

circa 5 anni fa - Link

Ciao scusa. No su quello hai ragione e vale per tutto, se si scopre che uno fa affermazioni mendaci è assolutamente logico evitarlo, nel vino come in ogni cosa.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Anche io la penso così! ;) Ma al netto di questo ... Grazie Gabriele!

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antonio c

circa 5 anni fa - Link

Stando, come si dice in questi casi, dall'altra parte della barricata, posso assicurarvi che i "truffaldini" sono molti più di quanti immaginiate. Soprattutto tra gli "onestamente naturali", altrimenti non mi spiego così tanti vini naturali nel 2014!!!!

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Rossano Ferrazzano

circa 5 anni fa - Link

Discussione che può interessare solo il piccolo giro delle persone che i produttori li conoscono di persona. Al di fuori di essa vale la considerazione spesa da Stefano Cinelli Colombini, il vino è un bene di consumo, per quanto con rilevanti e costitutivi tratti culturali, e ha senso considerarlo per quello che è in sé, quindi al più per quanto del produttore manifesta nel suo essere vino, dotato di alcune caratteristiche invece di altre. Se invece si volesse ritornare all'argomento dell'articolo, quello che può coinvolgere il picciuol crocchio delle persone che i produttori li conoscono personalmente, si dovrebbe ripartire dalla definizione di stronzo. L'autore dice che si tratta di " lasciare allo stronzo la sua intima ragion d’essere di colui che se ne frega di assecondarti e compiacerti, perché gli interessa solo il proprio e non si vergogna di dartelo a vedere. E' un'accezione assai diffusa, poiché siamo in tempo di ideologia liberale imperante ed addirittura quasi unica, e tale ideologia è fondata proprio sull'utilitarismo individualista. Da qui la sensazione che ci sia così tanta umanità poco presentabile e civilmente presentabile al più delicato e rivelatore dei sensi. Io però tornerei all'accezione generale di "massa fecale solida di forma cilindrica", la quale rimanda a quella più generica di escremento: "Quanto degli alimenti non assimilati viene espulso dagli intestini. [...] ogni materia di rifiuto eliminata dall'organismo" (Treccani). In questo senso dunque la dibattuta qualifica di stronzo va a ciò che viene scartato, espulso dal proprio circuito sociale in quanto inutile o dannoso perché non assimilabile al proprio essere per fisiologia o costituzione. Dunque si tratta di una definizione risultante, non si allontana uno perché è stronzo, lo si riconosce come tale perché lo si allontana. Nel definire chi si allontana e chi no si definisce ciò che si è. Dunque in ultima analisi mentre si è ciò che si mangia, si beve ciò che si è, ed è per questo che il vino ha una capacità di aggregare su di sé ed intorno a sé tanta vibrazione emotiva, sociale e persino spirituale, in un modo ed in una misura per lo più (o per meglio dire, ai più) sconosciuti ed inattingibili al cibo. Vino, sempre vino, fortissimamente vino. O anche il più modesto, usato e mio: vino, solo vino, vino e basta.

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Come diceva quello. Dai diamanti non nasce niente ...

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

... solo una nota sulla "ideologia liberale" che, mi dispiace, ma non è "utilitarismo individualista". Oltretutto la notazione sullo stronzismo intendeva descrivere l'atteggiamento di chi è dedito - per passione o interesse - a realizzare la propria strada, il proprio lavoro, il proprio "interesse" nel senso di "cosa che lo interessa". Nessuna pretesa di sociologia politica dietro a tale riferimento.

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Lucia

circa 5 anni fa - Link

Salve, sono produttrice di vini naturali, perche amo stare bene, bere bene, mangiare bene, e sano, amo il rispetto verso gli altri e le cose, penso di mettere amore in quello che faccio. Tutto è energia e quella buona si percepisce in tutto, dalle persone, alle cose. Non è filosofia, è amore. Alcuni vini che assaggio contengono amore, altri sono buoni o ottimi a livello di percezioni sensoriali, fatti per il pubblico, come i dolci in scatola con gli aromi (non naturali), per accattivare e vendere, altri sono proprio distontici, poco armonici, sento il diserbo dato nei vignetim (il vino parte da li), sento il poco lavoro e la tanta chimica. Nel vino non giudico, ma sento e provo. Questo mi consente di scegliere. Serenamente.

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