Il vino biologico non esiste

di Antonio Tomacelli

Immagine 8Il vino biologico non esiste. È un fantasma, un paria del mondo enologico, nonostante qualcuno la pensi diversamente. Bisognerebbe spiegarlo alla Coldiretti ad esempio, che pur di finire sui giornali è capace di inventarsi le mucche volanti. “Meno solfiti nel vino bio, fino a farlo scomparire del tutto” dicono, senza sapere che di bio nel vino ci sono al massimo i grappoli. Com’è che dice la legge? Ah, si “vino ottenuto con uve provenienti da agricoltura biologica”. Ecco appunto, le uve. Il vino biologico non esiste quindi, e non esiste per un altro motivo: i produttori che lo fanno, spesso se ne vergognano.

Vi sembrerà assurdo, ma conosco cantine che praticano l’agricoltura biologica, si fanno anche certificare dagli enti appositi, ma poi sull’etichetta niente, nessun accenno agli sforzi ed ai costi sopportati per coltivare un vigneto senza diserbanti e veleni. La spiegazione di questa specie di follia? Il mercato non accetta volentieri i vini biologici. Dite la verità, quante volte anche voi avete storto il naso davanti a un vino certificato? C’è uno strano pregiudizio in giro, un passaparola da carbonari che inevitabilmente li condanna all’oblìo e il paradosso aumenta quando vediamo il successo dei cugini biodinamici.

Sarà forse per quella punta di esoterismo o per la voglia di estremizzazione che piace un po’ a tutti, ma il marketing del biodinamico ha funzionato meglio del biologico. Ai seguaci di Steiner poi, si perdona tutto, puzzette e volatili da sballo comprese, adatte più al condimento che a una sana bevuta. Si salva il biologico con l’export che tira ancora nonostante la crisi, ma, lo ridico, i parìa sono tra noi e si nascondono. Quante cantine bio certificate che non mostrano il logo comunitario conoscete? E già che siete qui, riuscite a spiegarmi il perché di questi pregiudizi?

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

53 Commenti

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

Il vino Biologico non esiste...quello chimico di sicuro ;-)

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Oggi non è raro sentire pareri fuori dal coro che cominciano a rifiutare garbatamente (quando sono intelligenti) il cosiddetto "stilismo" internazionale tutto perfettino e poco rispettorio delle cosiddette specificità territoriali. In questo senso l'agricoltura biodinamica, con la sua buona dose di "primitivismo", rappresenta un punto di rottura forte. In questa dicotomia il vino da uve biologiche si trova nel mezzo e pur rappresentando una importante realtà non ha in sè lo spirito di protesta che più facilmente cattura i meno avveduti. Per quel che mi è dato di vedere credo che, alla lunga, l'enologia di qualità si riposizionerà sul canale "biologico" oggi forse un po' troppo trascurato. p.s. sempre fermo restando che il vino prima di tutto deve essere buono.... poi viene la tecnica

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

Concordo.

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dansan

circa 14 anni fa - Link

Massì, meglio un "apparente" sentore di bontà ed il mal di testa (o di stomaco) il giorno dopo, piuttosto che il contrario (?!) mah???!!! Dichiarazioni su ghiaccio sottile, queste.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Credo caro amico che tu confonda la bontà con un generico piattume gustativo a cui non facevo minimamente riferimento. Con la postilla al mio intervento cercavo di trasmettere un concetto molto più banale. Se il giorno dopo mi sveglio con il mal di testa il vino in questione sarà cancellato da quelli che bevo. Detto questo non considero a priori "buono" un vino solo perchè si dichiara "bio-" qualcosa. Credo sarebbe un errore fatale che farebbe più danno che bene agli stessi produttori.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

p.s. per quanto mi riguarda non ho bisogno di aspettare la mattina successiva per capire che il vino non è proprio un campione di purezza ;-)

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Michele Gherardo Totaro

circa 12 anni fa - Link

Potete leggere su internet, anche sul blog di Tenuta Montiani, due scritti sul tema, uno si chiama VINO BIOLOGICO E VINO NATURALE UNA SPIEGAZIONE PER TUTTI, e l'altro L'UOMO, IL VINO E IL DRAMMA DELL'ACCETTAZIONE. Personalmente penso che chi si ritrova la mattina con il mal di testa non conosce il vino sano in partenza, altrimente gli sarebbe bastato annusarlo per difiutarlo!!!

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Luca Cravanzola

circa 14 anni fa - Link

Il Biologico non prende piede perchè tutti sanno che è un escamotage per guadagnare qualche euro di contributo per poi fare praticametne quello che si vuole in vigna. Il biodinamico è una scelta di vita e la si vede in vigneto... Basta e avanza una Buona Pratica Agricola per salvaguardare natura e vita. Facendo le dovute eccezioni, tutto il resto del biologico è una vera presa per i fondelli. Chiedete ai commercaiti di frutta che comprano prodotti brutti e sotto calibro (giustamente svenduti dai contadini perchè non ha senso mettere in funzione una cella frigo per della merce brutta, invenduta e senza valore) per poi rivenderli (moltiplicando i costi) nelle maggiori mense come frutta da "agricoltura biologica"... Siamo in Italia... Ricordate..?

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Annalisa Motta

circa 14 anni fa - Link

a me sinceramente fanno più impressione frutta e verdura vendute come biologiche, belle e grandi, senza un difettuccio...

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monica

circa 14 anni fa - Link

Salve, seguo regolarmente Intravino e volevo lasciare un commento. Concordo pienamente con Luca Cravanzola. Conosco personalmente coltivatori di frutta e verdura certificata "biologica" che cresce letteralmente circondata da veleni di ogni genere. La diffidenza nei confronti del biologico nasce proprio dalla consapevolezza che c'è molto poco di biologico in prodotti che crescono in un fazzoletto di terra coltivato biologico ma circondato da ettari di terra concimata con ogni genere di sostanza e innaffiata con acqua proveniente da corsi d'acqua utilizzati dagli stessi coltivatori come scarico concimi. Riguardo ai vigneti biodinamici anche qui bisognerebbe vedere dove si trovano e soprattutto da quanti anni sono coltivati in questo modo. La terra ha bisogno di un certo tempo per ripulirsi.Due anni di coltivazione biodinamica non rendono un vigneto "pulito". Inoltre se il biodinamico è uno stile di vita come può un vigneron che abbraccia questo stile piegarsi alle regole di vendita della GDO e vendere il suo vino alla Coop? grazie monica

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Luigi Di Tuccio

circa 14 anni fa - Link

Salve, mi permetto di intervenire perchè produco vini CERTIFICATI bio da 1993, quando non vi erano contributi comuinitari a sostegno del biologico, quando non esistevano associazioni di produttori di vini Naturali e quando aimè 17 anni fa mi venivano posti quesiti come quelli che propongono Monica e Luca sulla autenticità del biologico. In questi 17 anni ho sempre esposto in etichetta la certificazione. Non posso dunque non rispondere , io che considero Il biologico una filosofia di vita, e non capisco perchè per molti il biodinamico lo sia e il biologico no. Ebbene, il biologico poichè regolamentato da leggi è controllato e sempre verificabile analiticamente. Molti clienti all'estero fanno analisi multiresiduali a campione sui nostri vini. Voglio assicurare Monica e Luca, che si può produrre il biologico in un fazzoletto di terra circondato da altri appezzamenti non biologici, basta seguire le indicazioni che prescrive la legge, e ci sono frutti biologici più belli di quelli convenzionali, perchè in effetti il bio non è altro che una evoluzione ecosostenibile dell'agricoltura convenzionale, quindi non è il ritorno alle tecniche agricole arcaiche, ma la ricerca di nuove tecniche e principi attivi funzionali ma non dannosi per la salute umana. Che poi ci siano in giro prodotti biologici falsi, non lo nego, ma non ci sono anche pinot noir fatti col merlot, olio extravergine italiano fatto in grecia o scarpe Prada fatte in cina?? Rispondo infine a Tomacelli a Proposito del buco legislativo sulla vinificazione in bio. Qualcosa negli ultimi anni si è mosso, e la comunità europea ha supportato un progetto di ricerca sulla viticoltura e l'enologia biologica col fine di utilizzarlo per la redazione di un regolamento comunitario. Presto avremo dunque un regolamento. Intanto, fossi un consumatore attento alla salute, preferirei senza dubbio un vino ottenuto con uve da agricoltura biologica certificato.

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Amedeo

circa 5 anni fa - Link

Concordo alla grande

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Amedeo

circa 5 anni fa - Link

Con Luigi

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Cristiano Castagno

circa 14 anni fa - Link

La certificazione biologica su una bottiglia di vino è un'arma a doppio taglio e su un vino DOCG o DOC potrebbe rappresentare commercialmente anche una minusvalenza in certe circostanze e su certi mercati.Il problema della certificazione biologica è che in fondo un ente terzo pagato da il controllato certifica con della carta altra carta : controlla se i registri sono a posto, controlla che non ci siano fatture d'acquisto di prodotti non ammessi e così via. La certificazione diretta delle merci non è possibile perchè limitato dalla soglia minima di rilevamento dell'analisi stressa, in altre parole nessun analisi può certificare l'asssenza di una determinata sostanza ma tuttalpiù che non è rilevabile, che è evidentemente un'altra cosa.Il problema del bio è che l'etica non è certificabile realmente e sta all'agricoltore fare le cose per bene in vigna oltre a compilare bene in registri di legge.L'agricoltura biologica in viticoltura poi in realtà a vedere bene è solo un protocollo di produzione che esclude l'uso di sostanze di sintesi, usare concimi organici, rame e zolfo è normale, niente di straordinario: sono gli agricoltori cosidetti convenzionali con i loro diserbanti, prodotti sistemici di sintesi e concimi chimici sarebbero da guardare con sospetto non quelli bio.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

scusa, non mi e' chiaro il concetto: se qualcosa non e' rilevabile vuol dire che ce n'e' talmente poco da non essere significativo, quindi qual'e' la differenza sul dire che non esiste o non e' rilevabile? In altre parole, non e' tutto fatto su carta, come dici tu, ma vi sono delle analisi chimiche volte a certificare che i limiti di legge per l'esistenza di alcuni prodotti chimici non siano superati. Se non sono superati e' ovvio che uno non li ha usati, a meno che uno non si metta a ripulire le foglie di tutte le vigne con un batuffolo di cotone.

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Cristiano Castagno

circa 14 anni fa - Link

C'è una differenza sostanziale tra il non rilevabile e l'assenza di una determinata sostanza. Se così non fosse chi vieterebbe ad un "furbissimo" coltivatore convenzionale usare prodotti sistemici, chimici con estrema attenzione e poterli dichiarare biologici solo perchè il prodotto finale non contiene residui di sostanze rilevabili dalle analisi, ma pur sempre presenti, (sia chiaro!) Stiamo parlando di sostanze presenti in quantità infinitesimali, parti per millione ppm, che comunque anche se anche davvero come dici tu uno ripulisse per assurdo tutte le foglie di tutte le vigne con un batuffolo di cotone, potrebbe non bastere proprio perchè certi prodotti essendo sistemici sono nella linfa stessa delle viti e non in superficie .Ribadisco che il biologico, anche per questi motivi, è imprescindibile dall'etica cioè se l'agricoltore bio non fa per convinzione il proprio lavoro con coscienza non c'è sistema di controllo che possa veramente verificarlo fino in fondo.Saluti.

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Cristiano Castagno

circa 14 anni fa - Link

Scuserete li doppio commento però mi sembrava importante aggiungere che l'utilizzo di molecole di sintesi nella lotta antiparassitaria porta ad immettere nell'ambiente delle sostanze estremamente complesse che per arrivare alla degradazione completa portano inevitabilemente alla produzione di sostanze, spesso ignote, che possono combinarsi tra di loro creando sostanze potenzialmente mutagene cioè cancerogene, anche quantità infinitesimali possono servire da catalizzatori, la quantità è relativamente meno importante della qualità di certe sostanze.Il pur famigerato uso di rame metallico invece è sì un metallo pesante, con possibilità di accumulo nel terreno però è una sostanza molto stabile e pertanto molto meno pericolosa, inoltre non entra nella linfa vitale della pianta e nel vino viene in massima parte eliminata durante la fermentazione tumultuosa.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

Stai facendo delle affermazioni, piuttosto pesanti, senza portare nessuna documentazione seria a sostegno, non so se ti rendi conto, in pratica stai paventando l'avvelenamento globale derivante da concentazioni minime, addirittura non rilevabili dalle comune analisi, di sostanze chimiche di sintesi. Parole come cancerogeno andrebbero usate a proposito, quando si sa di cosa si parla e nel contesto giusto. Sul fatto che ci sarebbero dei coltivatori biologici che userebbero sostanze chimiche di sintesi, pero', e qui viene il bello, in quantita' talmente minima da non essere rilevate neanche in concentrazioni di poche parti per milione, siamo alla dietrologia piu' spinta, fino ad arrivare alla paranoia. Innanzitutto non serve a niente fare dei trattamenti a dosi cosi' basse da non essere rilevabili, secondo, se non sono rilevabili e' esattamente come se non esistessero. Le soglie servono esattamente perche' il metodo scientifico non ha la possibilita' di dimostrare che una cosa non esiste, ma solo che non e' rilevabile o che e' al di sotto di una certa soglia che e' considerata accettabile ai fini di quello che stiamo cercando. Questo vale per tutto, dalla radioattivita', al mercurio, al cianuro, al piombo, al plutonio, e quant'altro e' presente intorno a noi, ci circonda e viene costantemente ingerito negli alimenti di cui ci nutriamo ogni giorno.

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Cristiano Castagno

circa 14 anni fa - Link

Gianpaolo,praticamente mi stai dicendo che sto parlando a sproposito quando uso parole come cancerogeno, ma penso che occorrerebbe maggior prudenza nell'uso di certe molecole chimiche utilizzate anche in agricoltura, specialmente di fronte ad aumenti della mortalità per certe cause di certe categorie professionali.L'aumento delle probabilità di contrarre malattie tumorali tra gli addetti in agricoltura a contatto dei fitofarmaci è allarmante!Credo inoltre che sia stato sottovalutato il rischio derivante dalla combinazione di sostanze in parte degradate che si combinano con altre e che possono arrivare a formare altre ignote potenzialmente pericolose.Dovrebbe valere il principio della prudenza e mi pare che non sempre questo avviene, il mancozeb è stato dichiarato cancerogeno dopo quanti anni di uso? Sicuramente ci sono persone che ci hanno intanto rimesso la vita. Io non dico che la presenza di infinitesime quantità di molte sostanze è pericolosa, però non lo si può certo escludere, vero? Lo puoi escludere tu? Per la seconda questione credo che non sono riuscito ad essere sufficientemente chiaro. Quello che intendevo dire è che se l'unica discriminante tra un prodotto bio ed uno convenzionale deve essere l'assenza di un residuo rilevabile allora anche un produttore convenzionale potrebbe dichiarare bio il suo prodotto purchè non contenga residui di trattamenti rilevabili analiticamente, e questo non è secondo me accettabile perchè traviserebbe il significato di produzione biologica. Capito? La non rilevabilità di certe molecole può anche essere dovuto ad un periodo di carenza molto lungo e non solo per un dosaggio particolarmente basso alla sua distribuzione in vigna. E' noto poi che certe molecole vengono degradate meglio e più velocemente di altre. Saluti

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gp

circa 14 anni fa - Link

Credo che la situazione di cattiva fama del vino da uve biologiche certificate sia ormai acqua passata, al di là di singoli episodi. Da vari anni anche sulle guide dei vini “generaliste” vengono inclusi nel gotha dei vini italiani vini da uve biologiche, come ad esempio il Verdicchio di Matelica di Collestefano. Dal punto di vista commerciale, poi, esistono mercati esteri in cui i consumatori sono molto attenti al biologico: in Italia su questo siamo più disattenti, ma dire addirittura avversi mi sembra troppo. Come ha giustamente ricordato il produttore biologico che è intervenuto, in sede Cee si sta discutendo proprio adesso sul regolamento da dare ai vini biologici. Piuttosto, il post di Tomacelli avrebbe fatto meglio a ricordare una cosa che pochi sanno: che i vari istituti di certificazione impegnano i produttori di vino da uve biologiche a seguire in fase di vinificazione regole più restrittive di quelle vigenti, per esempio usare molta meno anidride solforosa di quella consentita dalla legge (il disciplinare AIAB consente 60 mg/litro di solforosa totale per i vini rossi e 80 per i bianchi, contro i limiti vigenti di 160 per i rossi e di 210 per i bianchi: scusate se è poco!).

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gp

circa 14 anni fa - Link

Piccola correzione: da poco Il Regolamento Cee 606/2009 ha limato i limiti per la solforosa, abbassandoli a 150 per i rossi e 200 per i bianchi (wow, che sforzo!).

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RAMPAVIA

circa 14 anni fa - Link

Non sempre si tratta di un pregiudizio. Molti straordinari produttori francesi (cito solo Romanée Conti) si sono da anni "convertiti" al biodinamico solo perchè credono che una coltivazione il più naturale possibile possa dare vini migliori. A loro basta il nome e la fiducia che i pochi fortunati clienti ripongono nelle loro esclusive bottiglie. La citazione sull'etichetta, la certificazione sono un dettaglio del tutto trascurabile. La tendenza a rinunciare sempre di più a concimi chimici, fitofarmaci antiparassitari e via dicendo è ormai inarrestabile anche perchè è chiaro che non sempre i risultati promessi dall'industria chimica venivano poi riscontrati sul campo mentre non è altrettanto sicuro che l'iprodion, che dalla vite si trasferisce nel vino, non sia addirittura cancerogeno.

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

..Ed un giorno ci accorgeremo finalmente, che il Bio serve per avere un uva migliore e di consequenza un vino più "bono". Sono leggermente perplesso da questo accostamento continuo fra vino Bio e marketing. Come se le aziende di piccole- medie dimensioni avssero le risorse di quelle industriali.

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Giuseppe Carlucci

circa 14 anni fa - Link

Concordo pienamente, quello che tu dici è quello che mi ripete sempre un mio grande amico produttore di vini bio. "Il vino buono si fà prima di tutto in vigna..."

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Luca Cravanzola

circa 14 anni fa - Link

@Luigi Di Tuccio evidentemente lei fa parte di quella categoria di virtuosi e credenti nel biologico che, grazie alla propria etica, riescono veramente nell'impresa biologica senza doppi fini. Io appoggio questo tipo di comportamento. Deve pero' ammettere che in una Buona Pratica Agricola troverà, nel prodotto finito, le stesse molecole che ci sono sui Biologici. Quindi il problema è l'etica, non il biologico o il chimico.La legislazione biologica è seria, ci mancherebbe. Ma come dice qui sopra il sig. Cristiano Castagno la certificazione bio è più cartacea che realmente possibile in tutte le sue variabili.Grazie a queste "maglie larghe" moltissimi hanno semplicemente fatto business e preso gran contributi. La parola Biologico, sul vino, non ha nessunissimo senso se non si conosce perfettamente l'etica di chi lo produce. I controlli non mi bastano per spendere quell'euro in più al chilo e per farmi credere che: "se fossi un consumatore attento alla salute, preferirei senza dubbio un vino ottenuto con uve da agricoltura biologica certificato". Poi, sig. Cristiano, questa è solo la mia personalissima visione del mondo biologico nel vino (e anche un po' della frutta) e il mio primo commento è stato volutamente provocatorio. Volevo sentire anche l'altra campana. Per questo la ringrazio e la invito a continuare a "testa bassa" la strada che da tempo ha intrapreso. Io vado avanti con la mia Buona Pratica Agricola. Lo scopo è lo stesso, vivere e far vivere le generazioni future in un posto decontaminato, pulito e NATURALE. P.s: ma chi porta un vino rosso all'imbottigliamento con 150ml di totale?? Nemmeno il più industriale degli industriali...

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

scusa, ma come si fa a "conoscere perfettamente l'etica di chi lo produce" un vino. Bisognera' andare a vedere se paga le tasse, i contributi, non paga in nero, non parcheggia la macchina nel posto degli handicappati, non lascia le luci accese quando esce dalla stanza, e' un buon genitore, non appiccica le gomme da masticare sotto le sedie, ecc.? Sarebbe interessante capire dove finisce e comincia l'etica, e se questo discorso vale per tutto o solo per il vino.

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Luca Cravanzola

circa 14 anni fa - Link

Chiaramente stavo parlando di lavoro in vigna (non cantina visto che non esiste un regolamento specifico se non il limite di solforosa) (limiti, poi, che non sono così proibitivi) e non di tutto quello che ha detto lei. Personalmente non compro vino biologico se prima non ho visto e camminato nei vigneti. Mi basta quello per capire l'etica biologica di un produttore.Se non ho la possibilità di farlo, non comprero' il vino..semplice. Con questo ribadisco il fatto che voi biologici dovete andare avanti con la vostra scelta e smascherare chi invece usa questo nome per avere un marchio in più da esporre. Chi fa del bene DEVE continuare a farlo!! Non ergetevi pero' a paladini della natura, non ci crede più nessuno! Poi, devo darle ragione, la parola etica comprende troppe cose. Rettifico in "etica biologica". Così fatture, nero e gomme da masticare rimangono fuori...

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

Qualcuno sa che per arrivare alla biodinamica in vigna bisogna passare quantomento per il biologico? Dire che chi fa "biologico" segue solo concetti di Business è come dire che chi "scrive certi post" cerca solo di aumentare il contatore delle visite e dei commenti... con tutto rispetto!

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Luca Cravanzola

circa 14 anni fa - Link

Bisogna passare per il biologico? Non mi sembra... Tolgo molecole chimiche (gradualmente e in molti anni) fino a ricostruire un microsistema originale e sano. Ci vogliono 10-15 anni di sangue.. Mica le certificazioni biologiche...

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

Se vuoi la certificazione biodinamica prima devi farti la certificazione biologica... se non è cambiato recentemente il "disciplinare"

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nc

circa 14 anni fa - Link

Nel bio ci sono evidentemente dei problemi come : - il certificatore viene pagato da chi è certificato (una contraddizione che sarebbe sufficiente a rendere inutile il tutto) - a parte la quantità di solforosa, non mi risulta ci siano particolari restrizioni in cantina - siamo proprio sicuri che le sostanze consentite nella coltivazione biologica come lo zolfo o metalli pesanti come il rame siano così "naturali" per la terra e le piante? cmq a me il vino (bio o non bio) non ha mai causato emicranie (sono fortunato o solo bevitore morigerato?)...

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Giuseppe Carlucci

circa 14 anni fa - Link

Fortunato.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

tutte le certificazioni vengono pagate dai certicati, comprese quelle del biodinamico.

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

Assolutamente no! Il biodinamico a Marchio Demeter paga la quota associativa annua (150 euro) dopodiché può chiamare l'ente certificatore. Se non ritiene certificabile l'azienda a quel punto presenta la parcella, altrimenti non c'è alcuna spesa!

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

perche' i 150 euro non sono una spesa? Suvvia, anche i certificatori biodinamici dovranno campare.

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

sono per l'associazione... i 150 euro... i certificati biodinamici campano nel momento in cui se applichi il loro marchio demeter (Cmq non obbligatorio) sul prodotto dai una percentuale in base al quantitativo di prodotto con tale marchio venduto

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

E quindi se vuoi essere certificato Demeter devi pagare, prima per poterti far certificare (l'iscrizione) e poi per poter metter il blloni. Se non vuoi essere certificato a che serve farsi controllare, scusa? A me non sembra una cosa strana, piuttosto la normalita' in quanto le persone che certificano lo fanno per lavoro. Non e' che se uno lavora per Demeter campa d'aria, o no?

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

Non sei obbligato ad esporre il marchio, la certificazione può essere anche solo per un tuo piacere... cmq sarebbe bene seguire i corsi di Biodinamica e gli incontri della Demeter per parlare

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

Probabile che ci sia da imparare molto a fare i corsi di cui parli, ma qui si parlava di altro mi pare, ovvero del fatto che le certificazioni si pagano, il che mi sembra ovvio del resto. Solo un modo particolare di vedere le cose puo' ritenerlo strano, come pare strana la certificazione ad uso personale. Ma chi sono io per dirlo, in fondo non ho fatto il corso di biodinamica ancora.

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Sulla certificazione ad uso personale... visto che l'agricoltura biologica e biodinamica sono codificate da dei regolamenti se un organismo di certificazione ti controlla sei legittimato a definirti tale, altrimenti no.

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Riccardo

circa 14 anni fa - Link

- il certificatore viene pagato da chi è certificato (una contraddizione che sarebbe sufficiente a rendere inutile il tutto) anche chi approva la DOC viene pagato da chi poi la "sfrutta"... per tale motivo è più facile promuovere i vini DOC di una cantina sociale che di un piccolo produttore che macera le uve bianche!

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Simone e Zeta

circa 14 anni fa - Link

MENO REGOLE PIU' BRINDISI. PARLARNE MENO BERE DI PIU' ;-)

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nc

circa 14 anni fa - Link

se solo si potesse bere dai blog :-)

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RAMPAVIA

circa 14 anni fa - Link

Come sempre, quando si parla di bio, si accendono animate discussioni. C'è chi è assolutamente favorevole, chi è "contro", chi non ne concepisce l'importanza, chi si limita a dire che puzza. E questo succede anche nel resto d'Europa. Molto meno nei cosiddetti Paesi emergenti dove questa sensibilità al problema è molto meno avvertita. Da noi grazie anche ai vari (troppi?) movimenti sorti intorno al vino definito naturale (Vin Natur, Vini Veri etc.) si parla sempre più di rispetto della terra, dell'ambiente, di sane pratiche in cantina. Rendiamoci conto che siamo solo agli inizi. Chi ha sposato la causa dice che tra trenta, quarantanni non avrà più senso fare distinzioni tra bio o non bio perchè allora il vino sarà tutto bio (o qualcosa di molto vicino). Sarà così?

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Io faccio parte di quei produttori che hanno evitato di dichiarare in etichetta la loro certificazione biologica. La mia azienda è certificata da undici anni e non ho fino ad ora ricevuto contributi economici per questo. Mi sento in primis un agricoltore e solo conseguentemente un produttore di vino. Quando ho intrapreso l'agricoltura biologica non si parlava di vino biologico e la biodinamica era appannaggio di pochissime aziende agricole a ciclo chiuso, capaci cioè di approvvigionarsi autonomamente delle proprie risorse. Condurre un'azienda a ciclo chiuso significa seminare foraggi dei quali gli animali si nutriranno mantenendo la fertilità del terra. Come si colloca allora l'azienda vitivinicola in questo contesto? Solo dieci anni fa la biodinamica non sembrava applicabile, ma c'erano allora (come oggi) splendidi esempi di vini biodinamici francesi. Ed arrivò anche in Italia la biodinamica come la conosciamo ora, diventando un metodo agronomico codificato, fatto di lavorazioni sul terreno, sovesci e distribuzione di preparati biodinamici. Penso che per molte aziende vitivinicole biodinamiche siano obbligatoriamente passate attraverso il biologico, se parliamo di metodo e non solo di filosofia. Il problema vero oggi sono i regolamenti: se il disciplinare Demeter ammette infatti l'uso di lieviti selezionati anche se OGM free, che dire poi delle proposte al vaglio della commissione sulla vinificazione biologica uguale ad un protocollo di vinificazione convenzionale? Purtroppo è svilente. Se è vero che i puristi continueranno a far bene in campagna e in cantina, chissà invece i converti in virtù delle leggi del marketing... Permettetemi ore di esprimere un pensiero personale: conosco tanti onesti e bravi produttori convenzionali (ossia non certificati) attenti alla loro campagna ed alla salubrità dei loro vini. Ai detrattori che hanno coniato la definizione di "vino chimico", a coloro che professano la fede del naturale come l'anticristo vorrei dire di stare tranquilli e di guardare al loro prossimo con misericordia in attesa del giudizio universale.

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gp

circa 14 anni fa - Link

Se posso chiedere, perché ha scelto di non dichiarare in etichetta (ovvero retroetichetta) la certificazione biologica delle sue uve? Dato che la sua scelta originaria risale a una decina di anni fa, non crede che negli ultimi anni le "condizioni al contorno" del vino bio siano cambiate in meglio, in particolare rispetto alla convinzione diffusa nel passato che "pulito" e "buono" non potevano andare di pari passo?

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Sono certa che l'immagine del biologico sia cambiata in meglio e non escludo a priori di rivendicare la certificazione in futuro. Poi non mi ha mai preoccupata che “pulito” e “buono” non andassero di pari passo se è buono è buono se è pulito tanto meglio! Non ho fino ad ora dichiarato in etichetta la mia certificazione per una sorta di pudore, coltivo i terreni con l'agricoltura biologica perché ci credo, è una cosa che faccio per me. Poi mi ha sempre dato fastidio chi brandisce la bandiera del naturale definendo tutto il resto chimico per questo ho preferito restarne fuori. Personalmente mi piace pensare che ognuno cerchi di fare bene e nel rispetto delle proprie convinzioni.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

Mi sembra un modo eccellente di vedere le cose, tollerante e sensato. Proprio il contrario di molti che sembrano aver inventato l'agricoltura oggi.

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Maria Gioia

circa 14 anni fa - Link

Grazie Gianpaolo!

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massimo sacco

circa 14 anni fa - Link

Penso che prima di tutto bisogna credere in cio' che si sta facendo. Ho un piccolo appezzamento con piante di olivo ed intorno a me ne vedo di tutti i colori...... Cominciamo a rispettare la terra nei suoi tempi e nelle sue problematiche e tutti ci guadagneranno. Ci vogliono circa 40 anni per ricreare la fauna microbatterica del suolo ed appena 10 per portarla ad uno stato simile alla desertificazione. ( il Beaujolais insegna!!!!). Riguardo alle tendenze vi posso garantire che in Francia, senza parlare del continente americano etc etc, la tendenza é sempre più orientata verso i vini provenienti da agricoltura biologica.

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Arturo K

circa 14 anni fa - Link

Forse per "smascherare" l'agricoltura biologica basterebbe descriverla. Credo che il BIO per molti consumatori sia un problema di percezione noi crediamo che gli agricoltori bio diano solo acqua e letame alle piante ma chiaramente non è cosi.

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Massimo

circa 2 anni fa - Link

Sinceramente non ho mai assaggiato un vino biologico che mi convincesse davvero. Il mio pregiudizio nasce da quello.

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