Il pinot noir approda in Beaujolais, è guerra

Il pinot noir approda in Beaujolais, è guerra

di Simone Di Vito

Che succede nell’aoc Bourgogne?
Pochi giorni fa qui vi avevamo parlato di alcune novità nel territorio borgognone, tra cui nuovi premier cru e una prossima raccolta, in zona Pouilly-Fuissé, che sembrerebbe essere molto promettente. A quanto pare c’è anche qualcos’altro che bolle in pentola, e ad occhi e croce non sembra niente di buono.

L’INAO (Institut National de l’Origine et de la Qualité) che regola e controlla le appellation d’oltralpe, a metà gennaio 2020, aveva deciso di riprendere i lavori per completare la delimitazione dei confini della Borgogna vitivinicola, interrotti nel lontano 1937; l’obiettivo era quello di salvaguardare il concetto di denominazione d’origine rispettando le identità dei vigneti; una presa di posizione che chiaramente ha scatenato un terremoto nella storica aoc francese.

Il 6 febbraio scorso a Montreuil (vicino Parigi), una commissione ad hoc istituita dall’INAO, ha discusso come ordine del giorno l’opportunità di circoscrivere ulteriormente i confini della regione stessa; la delimitazione amministrativa avrebbe comportato l’esclusione di 64 comuni che attualmente ricadono nell’aoc Bourgogne, tra i quali spiccava sicuramente l’intera Chablisien, 6 comuni nell’area di Digione e 23 nella Châtillonais, zona a nord-ovest  e principale area di produzione di crémant de Bourgogne. Di contro 43 comuni nel Beaujolais, compresi quelli delle aree cru, venivano autorizzati a imbottigliare il vino come “Bourgogne-Gamay” o “Bourgogne“. Incontro che si è svolto ovviamente in un clima ostile, sotto la sede del “fattaccio” infatti, 450 viticultori si sono riuniti in protesta, una mobilitazione senza precedenti che ha visto come protagonisti anche sindaci, parlamentari della regione e presidenti dei consigli dipartimentali.

Vista la scia rumorosa e le calde proteste l’INAO pochi giorni dopo ha optato per un dietrofront, promettendo nuove consultazioni e una futura ridiscussione in presenza delle parti sociali, screditando di fatto la propria commissione, che però al momento non è stata sciolta.

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Cosa è cambiato dal 6 febbraio?
Ad oggi è tutto fermo, vuoi per il successivo scoppio della pandemia, vuoi per le accese proteste, fatto sta che da quella dichiarazione in poi, l’INAO non si è più espressa in merito; i sindacati invece, attraverso un comunicato (20 luglio), fanno appello direttamente al ministro dell’agricoltura(controllante proprio dell’istituto), ricordano che le promesse di apertura al dialogo fatte non sono state mantenute, e che le proprie richieste rimangono le stesse: lo scioglimento dell’attuale commissione, di cui lamentano incompetenza, e ricostituzione della stessa integrandone l’organico con le parti sociali in causa.

Su marianne.net, Jean-Hugues Goisot, figura di spicco nella viticoltura borgognona, sostiene che: “aldilà di alcuni cru di Beaujolais, che trovano riscontro tra i consumatori per la loro innegabile qualità, i prezzi dei Beaujolais base si sono abbassati. Per i grandi négociant di Borgogna, che si approvvigionano da sempre e in tutta legalità in Beaujolais, è l’ulteriore occasione per produrre ad un minor costo”. Su questo aspetto Dominique Piron, vigneron e presidente del Comité interprofessionel viticole du Beaujolais, aggiunge un altro fatto allarmante: “alcune aziende borgognone hanno già piantato del pinot noir in Beaujolais in attesa che questo passi sotto l’etichetta Bourgogne.”

Tra l’altro, è in atto un vero e proprio boom di investimenti per i vigneti in zona Beaujolais, oltre che dai borgognoni, tra i quali Latour, Henriot, Jadot, Boisset, anche da parte di produttori di Bordeaux e Rodano. Fonte lesechos.fr

Per capire ancor meglio l’aria che tira nella franca contea, ho provato a mettermi in contatto con chi segue la vicenda da vicino: produttori delle zone interessate, giornalisti e il sindacato stesso, vista la fase di stallo però, nessuno si è voluto esporre più di tanto. L’unica risposta che ho ottenuto è stata quella di una rappresentante del sindacato CAVB, che senza sbottonarsi troppo, si è limitata ad un “siamo in attesa di sviluppi, attendiamo una nuova proposta da parte dell’INAO”.

Vi confesso che anch’io ci sto pensando, che ne dite, ce la compriamo una casetta con vigna in Beaujolais?!

Simone Di Vito

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Simone Di Vito

Cresciuto a pane e corse automobilistiche (per via del papà pilota), sceglie la sostenibilità di bacchette, tamburi e corde grosse, tra batteria e basso elettrico. Si approccia al vino grazie a una breve carriera da scaffalista al supermercato, decidendo dopo anni di iscriversi ad un corso AIS. Enostrippato a tempo pieno, operaio a tempo perso. Entra in Intravino dalla porta di servizio ma si ritrova quasi per sbaglio nella stanza dei bottoni. Coltiva il sogno di parcellizzare tutto quel che lo circonda, quartieri di Roma compresi.

1 Commento

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MARCELLINO TRENTINp

circa 4 anni fa - Link

Tutto il mondo è paese un pasticcio alla prosecco/glera zona trevigiana e poi,anche friulana

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