Il Dissapore-Day come l’abbiamo bevuto noi di Intravino (col bonus)

di Antonio Tomacelli

Al Dissapore-day di Roma si è bevuto e non solo mangiato. Fortuna che del network fa parte Intravino, sennò avremmo pasteggiato a pizza e acqua. Due le cantine (tutta Puglia!) che ci hanno offerto i vini, Soloperto di Manduria e Taurino di Guagnano. Il “bonus intravino” (una verticale di Patriglione da sballo) ha coinvolto una pattuglia di pregiati enofili, raccolti intorno al giovane enologo delle due Cantine, Massimo Tripaldi. Serio e preparato, potremmo infilarlo d’ufficio tra gli “enologi volanti”, solo che tra Manduria, Guagnano e Sava, dove lavora, ci sono in tutto una ventina di chilometri percorribili comodamente in bicicletta. Difficile prendere in castagna uno così, nato e cresciuto tra le vigne di negroamaro e primitivo, essì che i nostri lettori ci hanno provato, ma lui ha resistito al fuoco di fila e alle domande a trucco. Prima dei risultati della verticale due parole su quello che abbiamo bevuto durante la giornata, così, giusto per darvi l’idea di cosa siamo capaci durante i nostri happy days. Aperitivo a base di Chardonnay Scià 2009 delle cantine Soloperto di Manduria: niente legni e pesantezze da falegnameria ma solo un frutto vivo e acidulo, ideale sulla pizza di Bonci. A seguire il classico Rosè del Salento Scaloti 2008 della Cantina Taurino, presentatosi sulla palco dell’Open Colonna in forma perfetta e con tutti i suoi profumi ciliegiosi al posto giusto.

Il Dissapore-Day è proseguito da Arcangelo Dandini che ci ha stregato a colpi di coda alla vaccinara. Su antipasti e primi di nuovo il Rosè di Taurino e a seguire il Primitivo di Manduria Centofuochi delle Cantine Soloperto. Il Primitivo, uno con le spalle forti, ha retto il confronto con la spietata coda, rispondendo con quella punta di dolcezza tipica del vitigno e quel tanto di tannino che non guasta. Il vero capolavoro enoico però, è stato l’abbinamento tra Primitivo di Manduria Dolce Naturale Nektare di Soloperto e il dolce di Arcangelo, una ricotta romana accompagnata da visciole e cioccolato. Praticamente perfetto con uno scambio di zuccheri tra vino e dolce da pura estasi. E ora la verticale di Patriglione della Cantina Taurino, con quattro annate all’esame dei lettori presenti:

A sinistra, Massimo Tripaldi che ha guidato la degustazione

Patriglione 1993 – brividi all’apertura per un tappo in non perfette condizioni, sbriciolatosi nonostante le attenzioni del sommelier di casa Alessio Paparo. Una volta filtrato e scaraffato, il Negroamaro in purezza si è presentato in condizioni splendide nonostante i diciassette anni di età! Bellissimo ancora il colore non completamente aranciato, e qualche sentore terragno all’inizio subito svanito per lasciare il posto a una ciliegia ancora freschissima e per niente marmellatosa. Ancora una snasata per godersi un pizzico di pepe e poi una bocca precisa, scorrevole e finissima. Bocca fruttata e beva piacevole, davvero incredibile per un vino di questa età. Commovente. p. 90

Patriglione 1994 – sulla scia del fratello più anziano, con in più qualche tannino vitale per un brivido di gioventù. Più persistente al naso il sentore di funghi, ma non dispiace, anzi. Un manuale di tipicità. p. 87

Patriglione 1995 – naso un po’ cotto, al limite della confettura, e poi cioccolato e spezie. In bocca conferma le aspettative e si presenta più carico dei precedenti. Tanta materia e una bocca meno acida delle altre annate, più carnosa e fruttata. Ciliegia, frutti piccoli, spezie e, tratto comune agli altri vini, la totale assenza di legnosità. p.85

Patriglione 2003 – in confronto agli altri vini, questo è un ragazzino. Il nuovo enologo di Casa Taurino, Massimo Tripaldi, dimostra mano sicura e massimo rispetto del vitigno come ha fatto il suo predecessore, il grande enologo Severino Garofalo. Il colore è rubino senza pesantezze, i profumi sono tipici come pure il palato, ma tutto è ancora acerbo e in fase di crescita. Considerata l’annata infame (40-45 gradi per tutta l’estate) è un gran bel bicchiere. p.85

Bene, io ho finito, mancano solo le impressioni di chi c’era e ha ha brindato con noi (ci tengo a sapere tutto). Per gli assenti l’invito è al prossimo Dissapore Day: si fa un gran parlare di un battello…

(Foto: , Michelangelo, Elisakitty’s Kitchen, M. Camagna)

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

8 Commenti

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Alessandro

circa 14 anni fa - Link

Ciao Antonio, in tutta onestà ho preferito di gran lunga il '94 al '93.

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Puoi anche spiegarci il perchè, se vuoi, siamo qui apposta :-)

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Alessandro

circa 14 anni fa - Link

Ciao, nel '93 ho sentito note "marsalate" ( non me ne voglia nessuno )...che invece nel '94 per fortuna mancano. P.S. Per la cronaca io sono quello alla tua destra nella foto...:-)

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Alessandro

circa 14 anni fa - Link

opss...sinistra...

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Massimo D'Alma

circa 14 anni fa - Link

Eh si, anche perchè quello a destra sarei io... ;) Di gran lunga il '93, molto più complesso al naso, con cuoio, tabacco e prugna secca a fare da protagonisti. Sorprendente la rotondità al palato.

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Antonio Tomacelli

circa 14 anni fa - Link

Può dipendere dal fatto che abbiamo bevuto due bottiglie diverse della stessa annata. Dopo 17 anni di bottiglia ci stanno tutte delle piccole differenze. P.s.: Ok, vado per esclusione: da un lato c'è Massimo d'Alma, quindi....

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Alessandro

circa 14 anni fa - Link

Sicuramente... :-))

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Massimo D'Alma

circa 14 anni fa - Link

Credo anch'io in qualche problemino: il '94 presentava qualche nota ossidata ed era poco piacevole al palato. Il '95 non mi ha colpito se non per la materia. Il '03, mi è sembrato, purtroppo, giovanotto, inespresso...

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