Il Brunello di Montalcino Vigna Soccorso Riserva in otto annate e un compleanno
di Emanuele GiannoneE così, commotis hospitibus viginti et adhuc pluribus, tutti complici e in attesa della festa a sorpresa, complici anche le laute vassoiate di salvia fritta, altri sfizi e una quaterna di tappi di spumante pronti a saltare, alla fine arriva. Sgrana gli occhi. Non immaginava. Parte l’applauso. I tappi saltano. Qui siamo in casa, in particolare in quella da noi eletta a sala da pranzo montalcinese, la nostra essendo invero piccolina e sita apud Ursos, in faccia all’Amiata, un po’ decentrata. Tra l’altro, qui a casa Machetti, alla vecchia stazione di posta, è praticamente di casa anche lui con la sua famiglia.
Signore e Signori, benvenuti al Giglio, Albergo Il Giglio con servizio di restaurant e fiaschetteria, dal 1898, luce elettrica, acqua potabile, vini da pasto e di lusso. Oggi si festeggia il compleanno di Enzo Tiezzi. Gli invitati, si diceva, sono già molti, considerando quelli bipedi. Poi ci sono quelli di Riserva: otto Riserve di Vigna Soccorso.
Brunello di Montalcino Vigna Soccorso Riserva.
2006. Giovane, radioso, brioso e malioso, compiuto ed estroverso, si fa beffa della maturità di là da venire e la guarda benevolo dalla lungi di speziature dolci e fini, marasche, legno di rosa, cannella, tannini croccanti e decisi, un’energia che sa immediatamente di florida giovinezza.
2007. Un familiare stretto ma dal carattere antipodale. Enigmatico, pressoché insondabile. Corposo, compresso, serrato a riccio (infatti, prendendo aria, sa serratamente di sottobosco).
2008. Eleganza sobria, quasi seria. Polished, calm and gentleman-like. Raffinato e variegato: la nota amarulenta, l’origano e la menta, quelle più terragne di rabarbaro, liquirizia, ruta e terra, le mille bacche blu. Fitto, stratificato, austero fino alle caudalies ombrose e saporose, cacao, more, erbe amare e pepe.
2010. L’acclamato campione, l’annata vezzeggiata da tutti, brunellofili di vaglia o da copertina, oggi si defila, preferisce la penombra e i monosillabi della sua lingua madre, risolve la concentrazione in leggerezza: frutta rossa, speziature delicate, aeree, cenni di rosa, terra e tuberosa, soprattutto una presenza discreta e raccolta. A fare la figura del 2010 penserà comunque…
2011 …lui, quello dell’annata brutto-anatroccolo, schiacciata tra la totemica precedente e l’opima successiva. Il campione del giorno a detta di tutto il tavolo che, beninteso, vedeva Ma Belle & me quali unici foresti, quindi un tavolo prevalentemente, autorevolmente autoctono. Posso commentarlo in modo efficace e succinto commettendo tre furti, indovinate voi a danno di chi: sostanza sferzante, beva inarginabile, un fior di vino in quanto un fiore è breve, ma la gioia che dona in un minuto è una di quelle cose che non hanno un inizio o una fine.
2012. Quarto furto: e bastava la letizia di un fiore a riportarci alla ragione. Vino da lieti calici e ritorno a una realtà piena, solare e succulenta. Un vino-cornucopia, carnoso e odoroso, di ingente presenza e stoffa grossa, non grezza, contesta di frutti rossi e spezie dolci. Nel mio mondo alterato lo vedo servire a Plutarco come un immaginario panosmìon e pangeusìon per il Banchetto dei Sette Savi.
2013. L’ordine del servizio era inverso, si era partiti dal più giovane, quindi questo arrivava secondo. Io mi ero sperticato già qui a celebrare le trombe d’oro della solarità di questo vino, rimedio ideale contro il tedio dell’inverno, disteso come un mezzogiorno e tanto immediato e rotondo nel frutto da snaturare, nella sua sfacciata bontà, il canone di Vigna Soccorso. Ma dei canoni, mi chiedo, chi se ne frega?
2015 (anteprima). Sarebbe stato comunque un giorno fausto per tutti, bipedi e vetri; lo sarebbe stato anche arrivando al commiato senza aver registrato distensione e precisione nei dettagli in una Riserva in erba. Così, invece, si è presentata questa sexennial che ancora si prepara al debutto, giustamente riservata ma energica e leggera, senza il cipiglio e i disturbi dei grandi vini in fieri. Indisturbata, ecco: e visto che ero in trip floricolturologico, dammi odoroso all’alba un giardino di fiori bellissimi dove io possa camminare indisturbato.
Off the record. Il Giglio ha il miglior lardo mangiato negli ultimi n-anni. Dei fagioli zolfini da leccarsi i baffi. Un patè di fegato di fagiano che ha segnato la mia conversione al Fagianesimo. Dei ravioli ripieni d’olio d’oliva che segnano una tappa fondamentale dell’evoluzione umana. E molto altro. E una cantina nella quale finirei volentieri come Athos.
8 Commenti
Monica Tiezzi
circa 4 anni fa - LinkRingrazio Emanuele Giannone, ringrazio Intravino.
RispondiSancho P
circa 4 anni fa - LinkGrande Brunello classico, dall'ottimo rapporto qualità/prezzo. Il 2013, a parere dei ristoratori presenti a "Brunello a palazzo" miglior Brunello presentato. Insieme a P. Le ripe, vera sorpresa della manifestazione.
RispondiEmanuele
circa 4 anni fa - LinkPenso che "Grande Brunello CLASSICO" sia di per sé definizione icastica ed efficace
RispondiVincenzo Busiello
circa 4 anni fa - LinkPezzo bello e soprattutto comprensibile. E raffinato. Complimenti
RispondiEmanuele
circa 4 anni fa - LinkGrazie.
Rispondivinogodi
circa 4 anni fa - Link... bel pezzo , interessantissimo : grazie Emanuele...
RispondiEmanuele
circa 4 anni fa - LinkGrazie. Curiosità: tu "frequenti" Vigna Soccorso? E quali sono i montalcinesi che stappi più spesso e volentieri?
RispondiRiccardo
circa 4 anni fa - LinkÈ già il quarto articolo di fila ben fatto e interessante scritto da Giannone, ce ne ha messo un po' di tempo ma finalmente ha capito anche lui come e cosa dovrebbe scrivere qui.
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