I love vino, un’opera migliorabile
di Alessandro MorichettiL’idea di I love vino mi è piaciuta subito: opera di divulgazione, curata dal Gambero Rosso e venduta in abbinamento a La Gazzetta dello Sport. In barba ai parrocchialismi, ho simpatia a prescindere per chi tenta di aprire il mondo enoico al bevitore quotidiano. Ok, la campagna di lancio funzionale e un pelino maschilista mi ha lasciato perplesso, ma tutto fa brodo. Lunedì mattina, giorno della prima uscita, in pieno tram tram fieristico ricevo l’sms di un amico: “Ho visto I love vino. Che faccio, compro?”. Corsa a casa, passaggio in edicola, acquisto ed ispezione. Sfoglio il primo volume cartonato “La degustazione – Vino: io me ne intendo”, guardo il dvd annesso, spilucco frasi qua e là. Sms di risposta: “Ni”.
15 uscite settimanali, le prime 3 con dvd, alla fine si parlerà di tutto. Tecnica di servizio, abbinamenti, itinerari, vini di ogni genere e provenienza, distillati, birra… 15 lezioni come i corsi Ais, guarda tu il caso. A conti fatti, la spesa è di poco inferiore. Sia chiaro, i concetti sembrano esserci tutti, Gambero Rosso e Food Editore – altro partner editoriale – sono una garanzia. Il problema è che il primo numero dell’opera mi ha più confuso che coinvolto. La veste editoriale è a dir poco migliorabile. C’è un abuso immondo di foto praticamente tutte uguali – bicchieri di vino in tutte le prospettive, bottiglie versate, nasi che annusano, vigneti di ogni ordine e grado, squarci di cantine senza spazio-tempo – eppure tra i credits risulta l’ottimo Francesco Orini. Mica colpa sua se in un libro più di metà delle pagine sono immagini che non aggiungono nulla al testo. Contare per credere.
Altra annotazione. Un testo didattico gradisce un minimo di schematismo: facilita la lettura e la insaporisce. Qui nada de nada. Apri il testo a caso e rischi di non capire a che paragrafo sei, né tantomeno il capitolo. Ti tocca iniziare a leggere e interpretare. Insomma, la fruibilità non è delle migliori. Che poi, per carità, qualcosa s’impara sempre. Ad esempio, la distinzione tra aroma, odore, profumo e bouquet. Mai sentita prima, sono proprio un caprone. Tendenzialmente compro l’80% dei prodotti contenenti la parola “vino”, stavolta sono perplesso. Sarà mica l’occhio da criticone enostrippato? Magari l’opera venderà uno scatafascio, se piace meglio così.
ps: siamo neo-milionari grazie al banner di I love vino sù in alto ma la sostanza della riflessione non cambia.
1 Commento
Andrea Gori
circa 14 anni fa - Linkanche a me il carteceo piace e non piace (anche la riproposizione della lingua suddivisa per aree è un pò antiquata), ma spezzerei una lancia per Sabellico nel DVD che è davvero magnetico e perfetto per tono e capacità di mediare tra i tecnico e il divulgativo! Peccato che siano solo 3 i DVD perchè secondo me sono la parte migliore dell'opera e davvero il bravo giornalista si sente in ogni frase!
Rispondi