Ho partecipato a una degustazione velocissima e mi sono divertito da matti
di Gianluca RossettiDei Ten Years After è memorabile il leader, Alvin Lee, passato alla storia come “il più veloce chitarrista del West”. Ovviamente in epoca in cui imboccare di corsa una scala pentatonica pareva il massimo del virtuosismo. Rivedendo per l’ennesima volta il concerto di Woodstock, ho notato però un particolare che ancora non avevo apprezzato a dovere. Ragazzini di vent’anni o giù di lì (Santana ne aveva 22) che, suonando, si divertivano tremendamente. Nulla delle gelide frenesie in salsa bachiana successive al terremoto di Eddie Van Halen che, dopo l’iniziale sorpresa, ci hanno ammorbato la uallara per quindici anni; perlomeno fino alla ventata d’aria fresca del Grunge.
Ho partecipato a una degustazione seriale. Velocissima; di quelle in cui, per sopravvivere, sei costretto a vuotare il bicchiere dopo ogni sorso. Ho sempre pensato peste e corna di questi tour de force e continuo all’incirca ad avere la stessa idea. Ma, confesso: mi sono divertito da matti.
Le brevi file ai banchetti col calice a tracolla; la smania adolescenziale per le molte bottiglie di cui sai poco, soddisfatta in un istante. Mi son detto, prima di cominciare, che non avrebbe avuto senso e che avrei perso il significato complessivo e anche molte sfumature. Temevo di tornarmene a casa con due righe sul taccuino tracciate senza peso, senza profondità. Non dico per poterne scrivere ma neppure per ricavarne un’istantanea da conservare per me solo. Ricordo certamente i vini che mi hanno maggiormente colpito, nei tratti macroscopici ma anche nei dettagli. Forse ciò che mi è piaciuto meno l’ho accantonato per liberare memoria, non lo nego. Ma di quello che ricomprerei o consiglierei a un amico ho nome e cognome spillati in fronte.
La stessa “quantità” di informazioni mi sarebbe costata come un condono se avessi dovuto fare tutto per i fatti miei. Quindi sono contento. La “qualità” delle informazioni so di poterla approfondire, volendo, in un secondo momento, ritornando su quelle tre, quattro, enne bottiglie che ho apprezzato di più. Ma la cosa più bella è stato correre da un piano all’altro alla ricerca della bottiglia “x”, rivedere amici cui sempre troppo poco dedico il mio tempo, discutere animatamente di zuccheri e acidi come si faceva da pischelli di Senna e Prost: con la stessa, lieve, scanzonata partigianeria. E con i nervi sotto effetto Larsen, le orecchie tese, per non perdere nulla del tempo concesso. Nonostante la velocità.
Mi ricordo una frase di Michael Schumacher cui, dopo un Gran Premio vinto, un cronista chiese: “Ma se eri in testa con un vantaggio di trenta secondi sul primo degli inseguitori, perché hai continuato a macinare giri veloci?” – “Per non perdere la concentrazione”.
I miei giri veloci:
“Cagnulari” Cantine Chessa
“Barrile” Az. Agricola Contini
“Muristellu” Poderi Atha Ruja
“Puistèris” Cantina di Mogoro
Nessun Commento