Genova Wine Festival, con quella faccia un po’ così che abbiamo noi

Genova Wine Festival, con quella faccia un po’ così che abbiamo noi

di Fiorenzo Sartore

Io ancora non lo sapevo, ma Genova Wine Festival è nato, almeno nella mia fantasia, qualche anno fa. Frequentando la migliore rassegna sulla birra che si fa in Liguria. Io che fiere ne ho viste, pensavo: ma guarda questi. Guarda cosa sono riusciti ad organizzare nella mia città, una rassegna ben fatta, un incastro perfetto. Ero ammirato.

Questi erano (sono) i ragazzi dell’Associazione Culturale Papille Clandestine, da qui in avanti i papilli, per comodità. Coi papilli ero già amico da tempo, in fondo in questo circoletto di eno gastro qualcosa ci si conosce tutti. Solo, vederli all’opera era stato un fatto rivelatore.

Così quando una sera, mentre eravamo assieme come sempre in un locale a bere, viene fuori l’idea, ci è sembrato naturale. Inevitabile, e giusto, anche: “ragazzi è arrivato il momento di fare una fiera del vino a Genova, e la possiamo fare noi”.

Noi erano i papilli, ed io, e Pietro: una joint venture Papille Clandestine+Intravino. È cominciata così, tipo quattro amici al bar ma (spoiler) eravamo un po’ più di quattro. È cominciata come un progetto ambizioso, ne parlavamo più per convincere noi stessi all’inizio, e chi passava di là e sentiva ci diceva: ma che, fate sul serio? Si faceva tanto sul serio che si iniziava a pensare a dove farlo. E siccome Genova è una città piena di grande bellezza, abbiamo puntato su qualcosa di bello, evocativo e sentimentale, come sede: doveva essere Palazzo Ducale.

E così eccoci qua, un giorno, negli uffici di Palazzo Ducale a illustrare la nostra idea, e insomma, vedere che hanno da dirci. Io, Giulio, Matteo, Alessandro, ci sediamo e parliamo. Poi ascoltiamo. Ci propongono alcune sale minori, noi invece vogliamo la Sala del Maggior Consiglio, vogliamo il meglio – che diamine, ormai siamo qui, pensiamo: niente mezze misure. Ci chiedono: deve essere un evento culturale, questa è una fondazione culturale. Ci guardiamo un po’ poi rispondiamo: ma certo, noi abbiamo Pietro Stara. E l’Università di Pollenzo, con lui. E tutta la redazione di Intravino possibile, con tutto il bagaglio culturale prodotto in 10 anni di blog. L’Associazione dei papilli poi è culturale per statuto. Citando dal loro manifesto: “Ci piace pensare che tutto ciò che ruota intorno al cibo abbia sempre una valenza culturale”.

Passa un po’ di tempo da quell’incontro, i papilli e gli intravinici scaldano le sedie delle osterie e dei pub in città la sera a fantasticare del progetto in attesa di una risposta del Ducale. Ci sentivamo già padroni del mondo ma – ve la faccio breve – qualcosa va storto, e quando arriva la risposta, le difficoltà sono insormontabili. Era un no. La battuta di arresto è brusca e terribile, mandiamo una risposta strappalacrime del tipo “è stato bello sognare, grazie lo stesso, non vi dimenticheremo mai”. Ci ritroviamo senza sede del cuore, e ancora deve succedere il peggio. A Genova a ferragosto viene giù il ponte Morandi e la città è in ginocchio, è il caos e qualcuno si chiede se ha senso insistere. Tra una birra e l’altra, quelle sere, si decide di andare avanti. I tassisti in città giravano coi primi adesivi: Genova non si arrende. Nemmeno noi.

Quindi mestamente cerchiamo un’altra sede. Dove? Tante idee, e comunque il rimpianto. Ma eravamo così scossi dal fallimento col Ducale che pure Giulio, che al posto del cuore ha un laterizio e ha lo sguardo di ghiaccio, un giorno se ne esce con “figuratevi che io ero per farlo al Ducale a costo di lucidare tutti marmi da solo di notte”. Se perfino un menabelini come lui manifestava afflizione, avete la misura del disagio che ci opprimeva.
(Menabelini è un termine genovese che identifica quel tipo di persona che, qualunque cosa gli dici, ti prende per il culo).

E proprio quando tutto pareva finito, come in ogni avventura che si rispetti arriva il colpo di scena.

È ormai inverno quando Palazzo Ducale ci richiama, e tutto per miracolo si ricompone. Passato il primo attimo di euforia e di incredulità rinunciamo perfino ad uscire ad ubriacarci, quella sera, e ci ri-mettiamo al lavoro, serissimi. Si fissa la data: sabato 2 e domenica 3 marzo, dalle 11 alle 20. Due giorni di mostra mercato, con circa 50 produttori di vino che selezioniamo uno per uno tra i nostri produttori del cuore: si partecipa su invito. Non necessariamente naturali, non necessariamente schierati, perché l’idea è di riunire trasversalmente produttori legati al concetto di artigianalità e basta, avendo un unico filo conduttore, il vino che si beve a Genova. Quindi produttori liguri, poi piemontesi, e quote di lombardi e altre aree. Poi una decina di stand food, nella Sala del Minor Consiglio, destinati a produttori locali scelti col medesimo criterio di artigianalità. Ed una serie di laboratori, incontri, degustazioni, che si tengono nella Sala del Camino.

I lavori sono in corso, perfino la home è in costruzione, ma eccoci qua, lo stiamo facendo, e questa cosa ci sta appassionando in maniera pazzesca. E questo post è dedicato ai cavalieri che fecero l’impresa, perché è solo l’inizio. State sintonizzati, come dicono. Ci vediamo a Genova.

avatar

Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

11 Commenti

avatar

Patrick Uccelli

circa 5 anni fa - Link

Bravi, complimenti!

Rispondi
avatar

Josè Pellegrini

circa 5 anni fa - Link

State dimostrando che la fantasia può stare al potere . Bravi. Genova per noi di questi tempi è più che mai nel cuore . I Papilli mi piace ,ne farei una " storia di gusto" e di educazione alimentare . Con un Piero Stara al fianco che problema c'è , per non dire degli altri... Ciao.

Rispondi
avatar

Samuele Bianchi

circa 5 anni fa - Link

Grandi!

Rispondi
avatar

Aindreas

circa 5 anni fa - Link

Grandi, noi non mancheremo, non vediamo l'ora di avere qualche informazione in più...

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 5 anni fa - Link

Trent’anni fa il mio importatore in Olanda iniziò a fare la sua rassegna annuale dei produttori coi banchini degli assaggi nel museo Van Rijn (Rembrandt, per chi non bazzica l’arte), poi l’anno dopo nel museo dei tulipani e poi nel Palazzo Reale. Mi pareva un’idea geniale, ma qui in Italia mi dissero che era una dissacrazione; i monumenti si adorano, non si sfruttano per bassi fini economici. Mi è sempre sembrato il modo per renderli inutili e farli cadere in rovina, ma io sono un ignorante vignaiolo per cui..... Bravi, bravi, bravi! Però mi resta un tarlo nella testa, vorrei essere ancora più eversivo di voi; vorrei fare l’evento di apertura della Anteprime Toscane agli Uffizi. Ve l’immaginate Piero Antinori che versa i suoi vini sotto il Tondo Doni? Andremmo su tutte le televisioni del mondo! L’ho proposto da anni ad Avito, l’associazione dei Consorzi Toscani, e magari alla fine si farà.

Rispondi
avatar

pasquale

circa 5 anni fa - Link

Avanti di questo passo ci saranno più festival che vignaioli! Per ora ci sono sicuramente più sponsor, associazioni, giornalisti, enoaddetti, bloggers ecc. che vignaioli!

Rispondi
avatar

Josè Pellegrini

circa 5 anni fa - Link

che male c'è....

Rispondi
avatar

silvio

circa 5 anni fa - Link

siamo in tanti ad aspettare ...... forza zuenotti!

Rispondi
avatar

Massimo Gianrossi

circa 5 anni fa - Link

Grandi. Bravissimi a pensarlo e soprattutto a realizzarlo. Presente, Forza Zena

Rispondi
avatar

Massimo Gianrossi

circa 5 anni fa - Link

Bravi a pensarla e soprattutto a realizzarla. Complimenti! Presente

Rispondi
avatar

Massimo Gianrossi

circa 5 anni fa - Link

A disposizione se avete bisogno di “manovalanza appassionata e stagionata”

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.