Foires aux vins | Vogliamo anche noi i saldi di fine stagione

di Jacopo Cossater

Io per esempio non avevo mai sentito parlare di questa particolare promozione che coinvolge la grande distribuzione organizzata transalpina. Ne scriveva proprio ieri mattina Angelo Peretti, su Internet Gourmet: “Si tratta del momento in cui, nell’imminenza della vendemmia, le maggiori catene di ipermercati transalpini “svendono” una bella serie di vini a prezzi vantaggiosi. Insomma: ci sono i saldi, come per i vestiti, come per le scarpe. Ed è un’occasione spettacolare per riempirsi la cantina con il meglio della produzione francese“.

La domanda è lecita: perché in Italia questo non accade? Lui sostiene che la grande distribuzione italiana difetta la cultura del vino. O meglio: il vino è considerato una qualunque derrata alimentare, come la pasta, la passata di pomodoro, il tonno in scatola.

Vero certo, ma ringrazio Alessandro Di Nicola per aver aggiunto che “solitamente acquistare un vino nei supermercati è una scelta di ripiego, anche perché nella grande distribuzione l’offerta è poco curata e mal gestita. Quindi nella grande distribuzione, in genere, si acquista solo quando si ha fretta o se si vuole risparmiare rispetto ai costi delle enoteche e questo seleziona inevitabilmente la clientela. Chiaramente, è il tipico cane che si morde la coda: il cliente è selezionato verso il basso, il servizio è di scarso livello per abbassare i costi e anche perché il cliente non saprebbe cosa farci con un servizio migliore e così via. A un italiano che entri in un supermercato parigino cadono, invariabilmente, le mascelle a terra appena metta piede nel settore dei vini“.

Certo, c’è sicuramente almeno un’eccezionequalche isola felice. Ma la realtà non si discosta di molto da quanto scritto sopra. Da una parte noi, i consumatori: come se ci fosse una frattura tra chi acquista vino in cantina ed in enoteca e chi invece preferisce affidarsi alla selezione del proprio supermercato, la stragrande maggioranza. Come se fossero due mondi paralleli incapaci di trovare un punto di incontro. Dall’altra i produttori: la convinzione di molti che entrare nella gdo svilisca in qualche modo il proprio lavoro. Ed in effetti come dare loro torto, se il livello medio dell’offerta è quello attuale? Per adesso rassegniamoci, o al limite proviamo a fare una scappata a Nizza.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

23 Commenti

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Fabio Cagnetti

circa 14 anni fa - Link

La GDO italiana potrebbe, ma non vuole.

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RAMPAVIA

circa 14 anni fa - Link

Fondamentale è, a mio parere, creare uno spazio riservato al vino. Come dice Angelo Peretti finchè le bottiglie stanno accanto ai forni per il pollo arrosto oppure esposti in scaffali illuminati a giorno non possiamo parlare di vendita di qualità. Eppure capita, in quella catena che indicate come eccezione, di trovare produttori di una certa importanza. La cosa mi ha incuriosito perchè, di quel produttore erano presenti solo uno o due vini, non necessariamente della fascia più bassa. Ho cercato di assumere informazioni e pare che, quando qualche spedizione, soprattutto all'estero, per un motivo o per l'altro non viene più effettuata, ecco che viene interpellata la grande distribuzione che si trova nella possibilità, in questi casi, di mettere in vendita a prezzi quasi di cantina. Il rischio è che quei vini anche di pregio abbiano subito trattamenti non adeguati (viaggi di andata e ritorno, stokkaggi non perfetti, peregrinazioni di settimane) e quindi possano risentirne. La questione mi incuriosisce e mi farebbe piacere sapere se a qualcuno risulta attendibile questa storia

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Jacopo Cossater

circa 14 anni fa - Link

Tutta la questione del vino all'interno della grande distribuzione mi interessa ed appassiona. Non avevo mai sentito quello che dici ma tutto è possibile. Approfondiremo.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Non mi piace l'idea del saldo perchè veicola un messaggio contro il quale io combatto strenuamente: il vino come tendenza. Svendendo l'annata precedente si comunica l'idea che quella annata sia, per l'appunto, passata di moda. Finchè si parla di vini intorno ai 10 euro posso anche comprendere le necessità dell'azienda di "fare cassa". Sui grandi vini, lasciatemi qualche perplessità: dove andrebbero a finire il concetto di valore qualitativo legato all'annata, la capacità di invecchiamento e similia? p.s. due comande: - non sarà che chi è costretto a vendere a ribasso, forse ha prodoto più vino del necessario? - è possibile che un paese che voglia seriamente percorrere una politica qualitativa del comparto enologico riconosca come viticoltori circa 200.000 individui e/o aziende?????

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RAMPAVIA

circa 14 anni fa - Link

Non vorrei che la definizione di saldo sia stata eccessivamente enfatizzata. La mia impressione è che, da parecchi anni, la grande distribuzione francese sia molto più avanti in quanto a qualità ma soprattutto presentazione del prodotto. Il fatto stesso che la rivista più importante d'Oltralpe (La Revue du Vin de France, come dice anche Angelo Peretti) dedichi un numero ogni anno alle Foires testimonia l'importanza e la serietà del fenomeno. Si tratta di vini di qualità medio alta (mai altissima) proposti, mi pare di capire, a prezzi di poco maggiori a quelli di cantina. Non sono solo dell'anno precedente (saldo di stagione) ma spesso si tratta di annate più lontane ed anche prestigiose. Mi limito a due esempi riguardanti produttori che conosco: Monoprix, Arbois Savagnin Cave de la Reine Jeanne di Stephane Tissot 2007 a € 9,9 e Leclerc, Amarone della Valpolicella villa Cerro 2007 a € 13,90 (quindi anche qualcosa di Italia come di Spagna, Argentina, Cile, Australia etc.). Credo che il consumatore francese scelga la Grande distribuzione per il cosiddetto consumo quotidiano ma per quanto concerne la gamma alta si rivolga sempre alle enoteche.

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Corrado Viscardi

circa 14 anni fa - Link

Dici bene. La definizione di saldo penso che sia riduttiva. Una rivista seria e ben fatta - e sempre con un occhio di riguardo al consumatore - come la Revue du Vin de France fa delle Foires un appuntamento ormai imprescindibile nel panorama del vino francese. E - attenzione - non parliamo solo di GDO ma anche di siti di vendita on line, facilmente accessibili all'appassionato italiano.

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davide

circa 14 anni fa - Link

intervengo con leggero ritardo le FAV (foires aux vins) sono un fenomeno serissimo, non solo la RVF, ma anche Le point, un settimanale generalista, dedica uno speciale alle Fav (foires aux vins), cosi' come altre pubblicazioni e quotidiani Di vini ne propongono di ogni livello qualitativo, tra cui i GCC (e assimilati) di bordeaux 2008 in anteprima -cioé disponibili prima ancora delle consegne di chi ha comprato « en primeur »- e gente come guigal e chapoutier nella valle del rodano, bouchard per et fils nella borgogna ecc.. la lista completa la trovate qui: http://www.viniprix.com/foires_aux_vins.php chiusa la parentesi, volevo chiedere se qualcuno poteva darmi un giudizio su questo Amarone Della Valpolicella VILLA CERRO, che non avevo mai sentito e che é introvabile su Internet. grazie

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Jacopo Cossater

circa 14 anni fa - Link

Ciao Davide, non conosco Villa Cerro, mi dispiace. Ma grazie per essere intervenuto. ;)

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

@Rampavia, la storia é più che attendibile, ma i motivi forniti per la presenze di quelle bottiglie sono leggermente dubbi. @Francesco Fabbretti, risposta al PS - prima comanda: SI' (lo sai già, la tua era una domanda retorica, ma dovevo rinforzarla) L'argomento presenza nella GDO di vini importanti e marchi riconosciuti, saldi e promozione, é molto complesso e anche spinoso. Riguarda molti produttori di quantità medio-alte che non riescono a trovare uno sbocco di mercato sufficiente con i canali HORECA. Mi sembra che se ne sia già parlato su Intravino, ma sicuramente andrebbe affrontato in modo realistico. Personalmente mi sanguina il cuore pensare che ci sia una "selezione della specie" in atto per tante enoteche, come un tempo c'é stata per altri piccoli commercianti, però prendo atto che ci sia un certo miglioramento dell'offerta di alcune GDA. L'importante é che si mantengano su prezzi non concorrenziali e questo é proprio l'aspetto spinoso, perché spesso il produttore non riesce ad imporre un prezzo basso limite e deve cedere ai ricatti imposti dalle spietate leggi di mercato, dove il vino viene considerato un prodotto come tutti gli altri.

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Jacopo Cossater

circa 14 anni fa - Link

Sai, il discorso del prezzo è più complesso di così. Io per dire nella GDO mi aspetto prezzi concorrenziali sempre e comunque, e sono disposto a rivolgermi all'enotecaro per avere un *di più* (servizio, ricerca, consigli).

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

mi sanguina il cuore pensare che ci sia una “selezione della specie” in atto per tante enoteche (cit.). Mi spieghi cosa intendi, perchè detta così non la capisco? grazie :-)

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Sto saltando da post a post, colpa vostra Intravino boys, mettete troppa carne appetitosa sul fuoco. Per selezione della specie intendo che con la competizione della GDO molte enoteche non riescono a sopravvivere economicamente e quindi sono costrette a chiudere. Probabilmente a Roma questo si avverte meno, per la scarsa presenza di grossi supermercati nelle zone più affluenti, ma Roma é anche una piazza dove i tempi di pagamento medio sono 180 gg. (lo so, lo so che tu paghi anticipatamente non ricordarmelo che soffro anche di più)e quindi il produttore magari opta per una vendita con uno rientro sicuro anche se meno presigioso. Quando invece il consumatore medio si trova a disposizione un'offeta decente di vini nello stesso posto dove compra tutto il resto e ha la macchina fuori é difficile che resista alla tentazione, tanto più se nella sua zona le enoteche sono miserrime. Non so se sono riuscita a spiegarmi.

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Se un'enoteca si mette in competizone con la GDO forse significa che è meglio che chiuda. sono due lavori completamente diversi. La GDO, anche quando è ben assortita (e a dire il vero non ne conosco molte) propon e ciò che è conosciuto, l'enoteca sperimenta e cerca di stare sempre due passi avanti. E' come una regata tra un transatlantico e una barca a vela: il primo va più veloce della seconda, ma non si sa districare in mezzo a una scogliera. I passeggeri del primo vedranno l slot machine, gli show e una distesa infinita del mare. I passeggeri della seconda entreranno in contatto con la natura, toccandola con mano. Se però una barca a vela pretende di battere un transatlantico in traversata oceanica.... si vede che lo skipper non ha capito niente ed è meglio che cambi mestiere

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

E qui c'azzecca proprio la selezione naturale della specie, sopravvivono proprio le enoteche barca a vela e scompaiono quelle che si credono un transatlantico. Grazie Joseph Fabrizio Fabbretti Conrad per la poesia di fine pomeriggio (non so come inserire la faccina sorridente)

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kenray

circa 14 anni fa - Link

da anni combatto la gdo per l'endemica incapacità di valorizzare il settore alimentare (italiano). uno su tutti quello enologico. fateci caso. quando si passa al reparto eno per lo più si nota la confusione totale nell'esporre vino (anche di medioalta qualità) nessun addetto della gdo è incaricato di governare il reparto. si limitano quando va bene, a dividere per regione di provenienza il vino o tra bianchi rossi e spumanti. a volte si vedono impauriti compratori che grattandosi la testa invocano aiuto a destra e sinistra senza sapere a chi rivolgersi per un consiglio. nessuna info di base, nessuna indicazione sulle origini del vino ne su chi lo produce. si giustifica il tutto con il prezzo a volte notevolmente inferiore a quello delle enoteche. quindi o sei un esperto e compri quello che conosci (sperando che il vino in questione non sia stato ammassato in qualche deposito per mesi con limiti di conservazione evidenti) o ti affidi al caso o alla poca pubblicità esistente nel settore . la gdo a mio parere dovrebbe investire un po' di più in marketing ricerca e comunicazione.soprattutto sull'enologico visto che è un comparto alimentare che comunque vada tira più di altri. e dovrebbe selezionare i produttori che garantiscono la migliore qualità rispetto al prezzo. solo rare eccezioni della gdo (alcune realtà locali emiliane) hanno fatto dei piccoli passi avanti ma non basta. è la massificazione delle merci che abbrutisce il commercio e la vendita e abbassa il consumatore a semplice fruitore di un servizio di forniture di derrate alimentari. quindi io uso l'enotecaro. che mi da consigli, mi indirizza su vini nuovi e mi fa sperimentare ma non a caso. e quando posso lo faccio anche per altri cibi, come formaggi o salumi. purtroppo a volte con prezzi notevolmente superiori. forse inconsapevolmente faccio parte di una elite snob e facinorosa?

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Come consumatore nellamia zona (Toscana) di enoteche ce ne sono a bizzeffe ma sono spesso monotematiche, per cui per assurdo se voglio provare qualcosa di nuovo devo andare al supermercato, dove ci sono prodotti anche di alta qualità, ma sempre toscani, a prezzi competitivi ma non stracciati, o vini di altre zone italiane appartenenti però ad una fascia medio-bassa. Poiché mi trovo anche spesso dall'altra parte della barricata e cioé dalla parte del venditore, posso dire che la filosofia generale del wine buyer GDO é quella del mercato delle vacche, se non sbaglio sul prodotto "vino" non fanno un ricarico come su altri prodotti ma ci tengono ad avere una selezione che giri, faccia volumi e anche dia un po' di lustro e quindi preferiscono marchi consolidati. Direi che negli ultimi anni la professionalità di chi sceglie il vino da comprare per questa o quella GDO é aumentata e adesso tutti tendono ad una certa fidelizzazione, quindi prefereiscono creare un rapporto costante con il produttore senza troppi ricatti del tipo "o mi abbassi il prezzo o scelgo un altro, tanto ho la fila (ahimé). I saldi a' la français non mi sembra ci siano, però in occasione del Natale girano dei depliants in cui ci sono delle belle/brutte sorprese...

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Danilo Ingannamorte

circa 14 anni fa - Link

Segnalo per i milanesi l'Iperal di p.le Accursio. Ha una vera e propria enoteca all'interno con tanto di sommelier. Anche i prezzi sono molto simili a quelli di un'enoteca a tradizionale, ma spesso qualche "saldo" c'è, anche se non delle etichette più blasonate ovviamente. Fanno anche mescita. Una cosa è certa: la GDO non sostituirà mai il piacere di "spulciare" i vini sugli scaffali di una bella enoteca e soprattutto difficilmente potrà fare cantina e offrire annate vecchie di pregio. Quello che è altrettanto interessante in Francia è la catena Nicolas, un franchising di enoteche classicissime in dimensioni e locations che però spunta prezzi interessanti su molte case. Quella potrebbe essere una strada interessante da percorrere anche qui in Italia.

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Bernardo Conticelli

circa 14 anni fa - Link

Oltre che un fattore di maggiore organizzazione della GDO francese rispetto al vino, secondo me queste iniziative come le foires aux vins sono fortemente valorizzate dall'interpretazione culturale che i consumatori francesi hanno del vino. Per confronto, vedere come si comportano i francesi nei vari saloni dei Vignerons Independants: file di persone normali (non wine geeks o enostrippati), massaie, impiegati, casalinghe, nonni che vanno appositamente con il proprio carrellino al salone, incontrano i produttori, parlano con loro e comprano direttamente il vino li. Ma non una bottiglia e via, si parla di intere casse che poi diligentemente caricano in metropolitana e trascinano fino a casa. Les foires aux vins sono in genere una/due settimane in cui nei supermercati non si parla di altro, e i consumatori vanno li per quello, il vino. Non sempre cmq la GDO francese ha grandi selezioni di vini, anche li come in Italia bisogna conoscere per scegliere bene. Avete mai provato a bere i Bordeaux e Bourgogne proposti in GDO francese? Il 95% di essi è imbevibile, non hanno nulla da invidiare alla "qualità" del 95% dei Chianti (o Baroli o Brunelli o Amaroni etc) che si trovano in GDO italiana.

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Angelo Di Costanzo

circa 14 anni fa - Link

La Revue du Vin de France è da sempre grande promotrice di tale iniziativa, e spesso è intervenuta "testando" largamente i vini acquistabili presso i vari supermercati transalpini,a garanzia della qualità dell'offerta; C'è da aggiungere che le catene di gdo d'oltralpe dedicano da sempre particolare attenzione alla promo in questione, e non solo per la portata economica ma anche per l'enorme attrattiva mediatica che essa genera. Credo, in ultimo, che si facciano buoni affari.

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Francesca

circa 8 anni fa - Link

Salve a tutti! Non c'è bisogno di andare in Francia per approfittare della Foire aux vins. Su Vinatis comincia il 2 Settembre 2016! http://www.vinatis.it/fiera-del-vino.html

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PAOLO NALE

circa 2 anni fa - Link

VORREI SAPERE COME PROCEDERE ALL'ACQUISTO PER VINI DI BORGOGNA PREMIER CRU E GRAND CRU

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