Festeggiare 30 anni di Albergaccio con una all star di Supertuscan anni ’90

Festeggiare 30 anni di Albergaccio con una all star di Supertuscan anni ’90

di Andrea Gori

I trent’anni del ristorante già stellato Michelin Albergaccio di Castellina, da sempre un riferimento per un desinare di qualità nel Chianti Classico e ad un passo dalle aziende più belle della denominazione, sono stati l’occasione per aprire alcune bottiglie del cuore di Francesco Cacciatori, oste patron e sommelier di esperienza grandissima. Ci ha raccontato il perchè e il percome delle bottiglie che abbiamo stappato insieme e svela un ritratto molto interessante su cosa fossero i tardi anni 80 e primi ’90 in questo territorio. Si affermavano i supertuscan, nascevano Ornellaia e altre aziende oggi superstar, il Brunello di Montalcino era prossimo al suo boom di qualità e premi e il merlot (con un altro clima rispetto ad oggi) sembrava davvero il futuro della regione.

Anche a tavola, il percorso ha riguardato i trent’anni di storia e, quindi, alcuni dei capisaldi creati da Sonia Visman e le novità del figlio Pietro Cacciatori. Le sfoglie di pane croccante con melanzane, acciughe e pesto di pomodori secchi sono il simbolo della nuova cucina, mentre i ravioli maremmani sono frutto dell’esperienza antica: tirati finissimi, quasi allo strappo della pasta, ripieni di ricotta di capra e spinaci saltati, conditi con parmigiano ed essenza di salvia. Il pollo incontra le spezie e lo zenzero, servito con gazpacho di panzanella e chips di mais, mentre la braciola con i  capperi  ricorda la cucina affettuosa del passato. Si chiude con cannolo croccante al cioccolato e sorbetto di fragola

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Castellare di Castellina I Sodi di S. Niccolò 1991
Sangiovese e malvasia nera, colore scuro e inchiostrato, pepe e liquirizia, alloro e balsamico, ginepro e ribes nero, elegante ed esile (sconta l’annata non felice) nel finale contrastato, un po’ asciutto ma che lotta ancora senza paura e va giù che è una piccola meraviglia. 89

Tenuta Farneta “Bongoverno” 1990 Sangiovese 100% (ma non ci crede nessuno…)
Ecco un vino iconico da un’azienda fondata negli anni ’70, premiatissima all’epoca da Luca Maroni attiva fino ai primi anni del nuovo millennio poi fallita e recentemente stata acquisita da Antinori dopo un’asta con altre grandi famiglie toscane. Questo “Bongoverno” ha frutto ricco polposo straordinariamente fresco, bergamotto e arancio rosso canditi, rubino scuro, erbe aromatiche, mallo di noce, mogano e pomodoro in conserva. Bocca ampia, succosa e placida, il tannino e l’alcol creano un duetto perfetto e con una piacevolezza disarmante. 94

Castello di Ama Vigneto Bellavista Chianti Classico Riserva 1990
Colore splendido, ammaliante e vivo, naso affascinante di chiodo di garofano e anice, di ciliegie in confettura, curcuma e pepe nero, bocca soffusa tersa con ancora polpa e sapidità, tanti rimandi balsamici di pepe. Struttura salda e finale che si arrampica su vette di piacere bellissime. 93

Paolo Scavino Barolo Bric del Fiasc 1989
Rotomaceratore, barrique e forse bottiglia non felice per un vino che mostra molto limiti di tenuta, colore arancio e mattonato, naso che sa di liquirizia e incenso, tostature e affumicature. Bocca con tannino ancora in parte appuntito, finale con tracce di piacevolezza ma rarefatte 84 (attenzione! mi dicono di magnum stessa annata invece in grande spolvero)

Polizano Vigna Asinone Nobile di Montepulciano 1988
All’epoca come enologo si era ancora sotto la mano di Maurizio Castelli. Vino decisamente tonico, tra amarene e litchi, rose e frutta sotto spirito, ginepro salvia e vetiver, sorso ampio e ritmato, piacevolissimo, arancio rosso e ciliegia. Chiude lungo e appassionante, bella vitalità e struttura. 92

Casanova di Neri Brunello di Montalcino 1988
Si tratta dell’etichetta bianca, il vino più comune della Tenuta ma la qualità è notevole. Anche qui c’era ancora Maurizio Castelli in regia. Al naso è dolce di sangiovese, elegante e femminile, floreale di campo, sottile lavanda, incenso e acqua di rose. Bocca meno affascinante, sottile, delicato con non molto grip tannico ovviamente, ma il ritmo c’è, eccome. 91

Siro Pacenti Brunello di Montalcino 1988
Quest’annata rappresenta l’ultima fatta da Siro prima dell’avvento di suo figlio Giancarlo in prima linea. Vino scuro e deciso, mallo di noce, carrube, amarene, tostature di caffè e cacao, zenzero. Palato ricco, polposo e succulento sorprende per grip e sostanza, bella lunghezza. 90

Avignonesi Toro Desiderio 1988
Colore ricco, netto, scuro e vitale, trionfo di peperone, lamponi in confettura, zenzero, agrumi di arancio rosso, poi vetiver. In bocca è trionfale, saporito, ritmato, sapido con tannino che aiuta a dipanare la matassa di un frutto ancora sorprendentemente vitale e giovanile 96

(In collaborazione, per la parte gastronomica, con Leonardo Romanelli)

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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