“Dusk ‘till Dawn” è il Negroni premixato di Villa Zarri

“Dusk ‘till Dawn” è il Negroni premixato di Villa Zarri

di Thomas Pennazzi

Le occasioni a volte ne partoriscono altre. C’era da andare a Bologna per una presentazione stampa di una grande azienda liquoristica; quale migliore opportunità quindi per rivedersi e fare quattro chiacchiere con Guido Fini Zarri (Villa Zarri), distillatore felsineo d’eccellenza?

E siccome Bologna insegna anche all’ora di pranzo, ci siamo ritrovati in una delle aule che più si addicono alla Grassa, l’Osteria Bottega, tra i luoghi più celebrati per apprezzare la solidità della cucina bolognese, ed anche quella dei suoi locandieri. Che sono personaggi gioviali: l’oste a Bologna si compiace nel raccontarti le sue vivande, e te le fa pregustare con la sua musicale cadenza. Tu ti sciogli come se stessi ascoltando declamare una Maccheronea, e ti viene ancora più appetito. Loro lo sanno, e del resto gli argomenti non gli mancano: dai salumi accademici ai tortellini magistrali, ogni piatto che ti presentano è una dotta dissertazione, vuoi sulle virtù del porco conciato in ottuplice maniera, vuoi sull’equilibrio dei brodi e delle carni in proporzione alla pasta mattarellata con algebrica precisione. Riconosciamolo: è vera sapienza.

Ma prima di cominciare la lezione, il nostro ospite ci ha fatto preparare a sorpresa la sua ultima novità, chiamata Dusk ‘till Dawn, ossia il Brandy Negroni interpretato da Villa Zarri.

Lo confesso, e non è un gran segreto: non sono un amante dei cocktail, da cui in genere rifuggo, perché vi fanno bere più di quanto vorreste e peggio di quanto pensiate. Ma questo, questo è diverso, ha quel certo non so che per cui avrei pure vuotato il bicchiere. Nemmeno qui è un segreto, è l’acquavite di vino.

Il conte fiorentino era troppo anglofilo per fare a meno del gin nella geniale parafrasi dell’italianissimo Americano che ne ha eternato il nome. I suoi twist non hanno avuto uguale successo, non fosse che per il Negroni Sbagliato del celeberrimo Bar Basso.

Perché le variazioni sulla sua ricetta sono assai numerose, ma nessuna è entrata nel cuore dei mosconi da bar, men che meno il Brandy Negroni, per colpa dei mediocri distillati che i baristi propinano. I tempi sono maturi perché questo cambi, grazie alla versione preparata da Villa Zarri.

Che non inventa nulla, sia chiaro, ma fa risplendere questa variante del Negroni grazie all’uso del suo brandy invecchiato ben 10 anni. Le proporzioni del cocktail sono classiche, ternarie, e la gradazione risulta dalla sola  miscela dei prodotti, senza aggiunte.

Invitante già al naso, i profumi si spandono nel bicchierone, e nonostante il freno del ghiaccio, la bibita si annuncia suadente di armonia e di aromi gradevoli. Ricca lo è di certo, perché il brandy all’uso charentais di Villa Zarri è più che generoso. All’assaggio si viene sorpresi dall’equilibrio signorile che il brandy apporta alla miscela, e soprattutto dalla persistenza al retrogusto di questo Negroni alla Bolognese. Non deve stupire, chi beve acquaviti di vino se lo aspetta, ma anche se non ne avete pratica, ne resterete affascinati.

La bottiglia porta il nome di Dusk ‘till Dawn, ed è una premiscela, così da non impensierirvi: se non siete esperti bartender, è cocktail che riuscirà perfettamente anche a casa vostra. Vi basterà aggiungere del ghiaccio e shakerare prima di servirlo agli ospiti.

Rimarrete indecisi se considerarlo solo un aperitivo: fareste offesa a questo voluttuoso Brandy Negroni, e sebbene la stoffa di un after dinner non ce l’abbia, così rosso e sfacciato com’è, potreste benissimo osare. Il brandy di Villa Zarri gli conferisce razza e quel tocco di nobiltà che – ne sono sicuro – avrebbe fatto perfino ripensare al conte Negroni la propria ricetta. Tutto merito di un grande brandy.

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Thomas Pennazzi

Nato tra i granoturchi della Padania, gli scorre un po’ di birra nelle vene; pertanto fatica a ragionare di vino, che divide nelle due elementari categorie di potabile e non. In compenso si è dedicato fin da giovane al suo spirito (il cognac), e per qualche anno ne ha scritto in rete sotto pseudonimo.

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