Dom Pérignon P2 2000: lo abbiamo bevuto per voi

Dom Pérignon P2 2000: lo abbiamo bevuto per voi

di Andrea Gori

Non si riesce a sapere se Richard Geoffroy abbia letto L’ordine del Tempo di Carlo Rovelli. Ma presentando l’atteso nuovo P2 di Dom Pérignon alla stampa, ha affermato tra l’altro che “il tempo è una spirale, con il passato a nutrire il futuro; soprattutto, il tempo è attivo, è energia”. Di certo l’assioma di partenza dei due autori è simile: distruggere il mito persistente del tempo, l’inganno mentale più resistente che siamo riusciti a creare, che costruisce e consuma le nostre vite ma al contempo dà un valore cosmico così ampio che lo si può alla fine applicare ad ogni esperienza fisica conosciuta, dal big bang ad oggi.

Costruire un millesimo di Dom Pérignon oggi è una specie di big bang, da cui scaturiscono materia e antimateria assemblate assieme, a dare edizioni di uno stesso vino iniziale che presentano stati di entropia molto diversi quando ci troviamo al suo cospetto. Stavolta il big bang è il 2000, il primo anno del nuovo millennio e porta con sé considerazione umane e meteorologiche non banali.

carlo rovelli Daniel Castro Grarica per Vice Magazine

Una bella primavera, un andamento regolare senza scosse, nessun gelata, fioritura ai primi di giugno in linea con le attese, poi però luglio con tanta pioggia e qualche grandinata in punti strategici su vigneti importanti. Fortuna che agosto e soprattutto un grande settembre hanno permesso una buona maturazione, con vendemmia da metà settembre in poi sotto un bel sole, che ha portato a dati analitici interessanti: 7,44 di acidità totale e 9,63 di alcol potenziale. Una classica annata in cui Dio sembra voler punire i tracotanti vignaioli ansiosi di celebrare una data tonda come la 2000, ma poi ci ripensa e dona la grazia salvando la baracca insomma.

Nonostante i dati positivi e l’ottimismo, quasi nessuno – credo anche tra i nostri lettori – è in grado di ricordarsi un grandioso millesimato 2000 in Champagne. All’epoca anche Dom Pérignon, probabilmente tra i migliori 2000 sul mercato, non fece certo scalpore, pur rivelandosi perfettamente in linea con lo stile della maison con un’ottima prova dello chardonnay, freschezza e una bella grassezza iniziale che lasciava strada gradatamente in bocca alla sapidità marina che contraddistingue ogni bella uscita di DP: insomma, vino molto piacevole ma non memorabile.

rovelli tempo cover

Ma se decidiamo di riavvolgere la spirale del tempo attorno alla stessa materia, e tenere questo vino al buio per altri 8 anni cosa succede? Dom Pérignon P2 esce oggi sul mercato a 17 anni dalla vendemmia e dopo 3 anni dal suo dégorgement, con un dosaggio a 4,5 gr/lt (molto inferiore ai 7 gr/lt della prima uscita) con un classico 52% chardonnay e 48% pinot nero e si presenta decisamente meno dark e oscuro dell’affascinante P2 1998, quella piccola grande meraviglia di stile, energia ed eleganza con erbe aromatiche e sensazioni marine che sconfinano nell’ostrica e nel balsamico.

Allo stesso tempo però P2 2000 ha una forza solare magnetica e dirompente che rapisce e conquista, una sorta di tonico Yattaman che funziona arricchendo e ringiovanendo chiunque lo beva. Una Dom-definizione che scolpisce i dettagli nel bicchiere che prima erano solo accennati: il floreale giallo, la pesca montagnola, note di ostrica e opulenza speziata, vaniglia, caffè, noci caramellate ma che sono solo l’inizio del sorso. Che esplode letteralmente per la sua cremosità inusitata, un’ampiezza grandiosa, lunghezza debordante e un finale ricco, festoso, dove lime, lievi affumicature e alghe nori si agitano a sottolineare una maturità in cui si affacciano anche note tropicali di mango e ananas. Come in una sospensione temporale il sorso indugia e traccia solchi profondi, gessosi sul palato, tanto che non si è mai sicuri di quando il vino abbia abbandonato la nostra bocca. Alla fine non ci importa, perché il viaggio l’abbiamo fatto e ci siamo rituffati per qualche secondo nella giovinezza del 2000 e ne abbiamo estratto ogni elemento positivo mondandolo, come in un bel ricordo, di ogni elemento negativo e oscuro.

Un vino grandioso, da bersi a grandi sorsi e che ti tocca nel profondo, e che si presta a sottolineare quanto sia importante per noi creature confinate in un mondo dominato dall’entropia e dai processi fisici ineluttabili trovare un modo per fermare il tempo, riavvolgerlo nella sua spirale e poterselo gustare in ogni sua sfumatura.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

4 Commenti

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wine princess

circa 7 anni fa - Link

Temo, peraltro, che a 480 euro a boccia tutti codesti gran sorsoni che dice iggori sarà un po' difficilino farli, almeno per me beninteso... Eheheh...

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Mattia

circa 7 anni fa - Link

ehehhe...basta aprire un blog ed aspettare qualche anno..

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Andrea Gori

circa 7 anni fa - Link

magari però un blog di scarpe e vestiti, eh?

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Nico

circa 7 anni fa - Link

il 2000 è l'ultimo anno dello scorso secolo

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