Denominazione di Origine Cannubi Garantita | Il Tar del Lazio sconfessa Marchesi di Barolo

di Marta Rinaldi

Marta Rinaldi è barolista e orgogliosamente vignaiola in Cannubi S. Lorenzo. Per Intravino ricostruisce la vicenda che ha rigurdato i Cannubi, la collina storicamente più prestigiosa del Barolo.

Sono trascorsi quasi due anni da quando commentavo con amarezza l’articolo di Giovanni Bietti “Andare in Cannubi” sul blog VINO: di Fabio Rizzari e Ernesto Gentili (l’Espresso). Qualche mese più tardi, Alessandro Franceschini pubblicava su Spirito diVino un’approfondita relazione sulle vicissitudini della collina dei Cannubi, che dalla soleggiata esposizione di Barolo era finita al TAR del Lazio.

Riassumo i fatti: con la realizzazione dell’elenco delle Menzioni Geografiche Aggiuntive del Disciplinare di produzione a DOCG Barolo, l’azienda Marchesi di Barolo aveva contestato alcune delle sottozone individuate e approvate dal Comune di Barolo nel proprio territorio, e cioè: Cannubi, Cannubi S. Lorenzo, Cannubi Valletta, Cannubi Boschis, Cannubi Muscatel. L’istanza presentata da Marchesi di Barolo al Comitato Nazionale Vini sosteneva la tesi che fosse indebito fare una distinzione tra la zona denominata Cannubi e le adiacenti e distinte Cannubi S. Lorenzo, Cannubi Valletta, Cannubi Boschis, Cannubi Muscatel, negando l’esistenza di documentazioni storiche che attestassero questa precisa divisione. Si sarebbe dovuto estendere l’appellazione Cannubi a tutte le parcelle della collina.

Il Comitato Nazionale romano, vista la peculiarità della questione, chiamava in causa il Consorzio di tutela del Barolo, deputato a dare il proprio parere in merito. Nonostante fossero i primi CdA a cui prendevo parte come consigliera sotto la presidenza Ratti, ricordo molto bene come venne affrontata e risolta la questione. Da parte mia, non perdevo occasione di sollecitare il Presidente a convocare tutti i proprietari dei vigneti sulla collina in esame per un dibattito ed una votazione ufficiale che chiamassero in causa la totalità degli interessati. Facevo inoltre presente che, prima di una delibera comunale del 1994, le aree S. Lorenzo, Valletta, Boschis e Muscatel erano addirittura prive della specificazione Cannubi, fino a quel momento attribuita esclusivamente alla zona originaria.

Il toponimo Cannubi era sempre stato, nella coscienza storica dei viticoltori, ben delimitato ad una certa parte della collina, mentre il nome “Muscatel” trovava presumibilmente derivazione da precedenti impianti di varietà di uva moscatello. Se da una parte Marchesi di Barolo poneva all’attenzione del CdA note e documentazioni, dichiarando improponibile l’accoppiata Barolo-Cannubi Muscatel sulle proprie etichette, dall’altra non venivano affatto considerate le opinioni del Comune di Barolo e dei proprietari in Cannubi. Dopo animati dibattiti e una votazione con un buon numero di consiglieri astenuti e solo due contrari, il Consorzio avallava la richiesta dell’azienda barolese, suggerendo al Comitato Nazionale di ammettere l’utilizzo della doppia menzione su tutte le parcelle della collina, adducendo come ragione la sussistenza di diritti acquisiti: Marchesi di Barolo aveva fin ora indicato il Barolo prodotto dalla zona Cannubi Muscatel con l’appellazione Cannubi tout court.

Sul nuovo disciplinare di produzione, pubblicato nel settembre del 2010, tra le ufficiali e inedite Menzioni Geografiche Aggiuntive del disciplinare Barolo, si leggeva infatti: Cannubi S.Lorenzo o Cannubi, Cannubi Valletta o Cannubi, Cannubi Muscatel o Cannubi, Cannubi Boschis o Cannubi. Qualche mese più tardi, 11 proprierari dell’appellazione Cannubi tout court proponevano un ricorso al TAR contro il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e nei confronti di Marchesi di Barolo Spa per l’annullamento del D.M. relativo al disciplinare del Barolo, nella parte delle predette Menzioni geografiche.

All’atto processuale prendevano parte anche un’azienda proprietaria in Cannubi S. Lorenzo e il Comune di Barolo, ad adiuvandum. I ricorrenti presentavano memorie e documentazioni, articolando i seguenti motivi: la nuova impostazione avrebbe evidentemente confuso il consumatore e leso i produttori in Cannubi tout court, non rispettando le differenze di storicità, qualità e tipicità dei diversi luoghi; il Consorzio di Tutela, dopo aver inizialmente approvato le denominazioni indicate dal Comune di Barolo, in sede consiliare avrebbe approvato senza averne i poteri, un parere accondiscendente le contestazioni di un singolo produttore, senza convocare i proprietari tutti.

Dopo molti mesi di attesa, finalmente la sentenza del 4 giugno 2012: il TAR del Lazio riconosce la fondatezza del ricorso e annulla l’impugnato decreto del 30 settembre 2010 nella parte in cui consente che la denominazione di origine controllata e garantita dei vini “Barolo” e “Barolo Riserva” possa essere seguita dalle menzioni geografiche aggiuntive di “Cannubi Boschis o Cannubi”, “Cannubi Muscatel o Cannubi”, “Cannubi San Lorenzo o Cannubi” e “Cannubi Valletta o Cannubi”. I ricorrenti ed il Comune di Barolo hanno infatti fornito sufficienti elementi idonei ad evidenziare la peculiarità della sottozona Cannubi tout court, dimostrando che la divisione tra i toponimi ha un’effettiva origine storica e radicata nel tessuto sociale. L’esatto contrario di quanto, incredibilmente, il Consorzio di Tutela evidenziava, sostenendo: “la Menzione Geografica Aggiuntiva Cannubi (Comune di Barolo) che risulta suddivisa in Cannubi Boschis, Cannubi Muscatel, Cannubi San Lorenzo, Cannubi Valletta pur ricadendo nella stessa “Unità di Terra” e ricoprendo una porzione di territorio dalle caratteristiche assolutamente omogenee, ha assunto con il passare del tempo nomi differenti”.

Questo è il felice epilogo di una delle tante questioni di Langa, paradossali e lontane dalla difesa e valorizzazione della storicità, differenziazione e particolarità di un territorio. Criteri, questi, che dovrebbero muovere ogni spirito e provvedimento in una bellissima e prestigiosa zona viticola, che guarda alla Borgogna con gli occhi di un fratello sin troppo lontano. Altro che classificazione vocazionale dei vigneti o Patrimonio mondiale dell’umanità.

[Immagine: EveryWine.biz]

10 Commenti

avatar

Luca Cravanzola

circa 12 anni fa - Link

Brava Marta, spiegazione oggettiva e più che comprensibile. Soprattutto da una produttrice come te che NON produce Cannubi tout court ma Cannubi San Lorenzo. Di fatto hai rinunciando al presunto "beneficio" della dicitura unica (cannubi) verso quella attuale (Cannubi San Lorenzo) per difendere un' idea, o meglio, la tua terra. Giù il cappello. Non condivido al 100% questa querelle, ma questo è un altro discorso.

Rispondi
avatar

Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

Caro Corazzol rimetteresti il video di Baldo?credo sia esemplificativo,ciao!

Rispondi
avatar

Giovanni Corazzol

circa 12 anni fa - Link

"L'unico grande latifondo, per modo di dire, era quello dei marchesi di Barolo". già ci ho subito pensato anch'io.

Rispondi
avatar

Gianni Ruggiero

circa 12 anni fa - Link

Aggiungo,si sono fatte lotte furenti per 20 cm di confine,ciao Giovanni!

Rispondi
avatar

Pietro Palma

circa 12 anni fa - Link

Fortunatamente il buon senso alla fine ha prevalso. Il problema è che in un panorama sano, onesto e veramente legato al territorio, questa diatriba non avrebbe dovuto nemmeno nascere. Ci vantiamo tanto della nostra storia, tradizione e unicità, ma non appena fanno capolino i soldi tutto cambia. La storia (la memoria degli anziani, la toponomastica, la tradizione...) non mente e su quella dobbiamo basare le nostre scelte. So che è anticommerciale scrivere in etichetta Moscatel accanto a Barolo, ma se la parcella si chiama Moscatel e non Nebbiolen ci sarà un motivo!!!!! Dovrebbe essere serietà delle singole aziende non cercare di forzare confini, disciplinari, storia e qualità solo per fare maggiori incassi. Il modello borgognone è spesso sognato e auspicato da molti produttori, ma sono convinto che, con puro spirito italiano, alla fine avremmo solo Grand Cru per accontentare tutti, come se tutta la Borgogna fosse classificata Romanée Conti perchè "io sono solo a duecento metri" "io sono migliore" "perchè lui si e io no?" "non è giusto" e via di questo passo. La dimostrazione dell'italian style l'abbiamo avuta con le Menzioni Geografiche Aggiuntive in Barolo, idea meritoria e seria che si è trasformata in uno sterile esercizio di scrittura ottenendo una lista di 50000 topomini, alcuni dei quali praticamente sconosciuti ed inseriti solo per accontentare i possessori di tali vigneti. Alla fine la qualità non è un discriminante e il consumatore finale non capisce la differenza tra un nome e l'altro. Massimo rispetto per Marta e per chi, come lei, valorizza e crede nel proprio climat, senza pensieri truffaldini o da furbetti del vignetino.

Rispondi
avatar

Silvana Biasut

circa 12 anni fa - Link

Brava Marta! Ecco una produttrice che serenamente prende le parti della sua terra (e che - rara avis - sa anche esporre la questione).

Rispondi
avatar

Montosoli

circa 12 anni fa - Link

Tutta questa burocrazia inventata per dare lavoro a gente che con la terra e vigna a niente a che fare.... Questo crea solo nemicizie e invidie tra produttori stessi.....altro che andiamo avanti tutti uniti..

Rispondi
avatar

maurizio gily

circa 12 anni fa - Link

Vista da un occhio esterno questa potrebbe apparire una banale lite tra vicini, per una questione di poco conto e non abbastanza rilevante da meritare tanto clamore e carte bollate. Ma non è così. Si è riaffermato invece un principio basilare: e cioé che una denominazione geografica trova il suo fondamento solo ed esclusivamente nella storicità, nella "memoria" locale, in qualcosa che "già esiste" prima di essere formalizzato in una legge. Purtroppo si tratta di un caso isolato, in un contesto nazionale in cui il concetto di denominazione di origine è stato piegato a esigenze di ogni tipo, fino ad essere stravolto con la creazione di innumerevoli denominazioni senza storia e del tutto inutili, che hanno finito per svilire l'istituzione della denominazione di origine in quanto tale. Mi pare quindi una "case history" esemplare che dovrebbe fare scuola a livello nazionale. Purtroppo non mi illudo che ciò avvenga.

Rispondi
avatar

francesco battifarano

circa 12 anni fa - Link

giustissima la prevalenza qualitativa e storica.... ma il consumatore ci capirà qualcosa??

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.