Da Robert Parker ad Antonio Galloni. Alba di una nuova era per i vini di territorio?

di Fabio Cagnetti

La voce si è fatta sempre più insistente  negli ultimi tempi e la scorsa settimana è stato Daniele Cernilli a riprenderla: Robert Parker – The Wine Advocate – starebbe per passare il testimone ad Antonio Galloni, attuale responsabile per la newsletter bimestrale di Italia, Borgogna, Champagne e California. Qualcuno precisa che Galloni, un investment banker di successo, ex direttore di Putnam Investments e –almeno fino al 2008- di Deutsche Asset Management a New York City, starebbe per acquistare The Wine Advocate, non semplicemente per prenderne le redini. Chi ha seguito le ultime vicende parkeriane direbbe che è la più logica delle conclusioni, ma andiamo per gradi. Come è arrivato Robert Parker sul tetto del mondo? E come starebbe scendendo?

Quella dell’avvocato di Baltimora, che a metà della trentina diventa il più influente critico di vini al mondo, e poi forse il più influente critico di ogni tempo in qualunque campo, è una bella storia di self-made man. La scommessa che ha pagato all’infinito fu lodare sperticatamente la vendemmia 1982 a Bordeaux, che altri critici avevano liquidato come troppo concentrata e surmatura. In effetti, i claret classici erano altra cosa, una cosa con le ore contate: era nato il gusto internazionale, o forse, in realtà, il gusto di Robert Parker. Insieme alla scala di valutazione in centesimi, ecco le fondamenta su cui si è costruito un impero. Ma Elin McCoy, che nel 2005 aveva dato alle stampe il vagamente agiografico The Emperor of Wine, sull’ultimo numero del 2010 di The World of Fine Wine ha pubblicato un lungo articolo il cui titolo non lascia spazio a dubbi: Twilight of the Emperor.

La prima rivoluzione, in realtà, c’è stata nel 2006, quando Parker, che fin lì aveva sottolineato l’importanza di assaggiare tutti i vini in prima persona, ha ingaggiato cinque collaboratori. Antonio Galloni, italo-americano autore dell’acclamata newsletter Piedmont Report, si sarebbe occupato del’Italia. A David Schildknecht, detto “The Man-Machine” perché alle degustazioni parla in un registratore invece di scrivere, andavano la Germania, l’Austria e numerose regioni della Francia tra cui Loira (considerata il suo forte), Borgogna e Champagne (quest’ultima poi passata a Galloni). Il controverso Jay Miller avrebbe coperto Oregon, Washington, Australia, Nuova Zelanda, Spagna e Sud America; dello scandalo che ha investito lui e uno dei suoi collaboratori abbiamo già parlato (qui e qui), anche se Mike Steinberger afferma, riportando un’email di Schildknecht, che la sua uscita di scena sia stata volontaria e pianificata da tempo. Nel 2010, Australia e Nuova Zelanda sono passate a Lisa Perrotti-Brown MW, residente a Singapore: questa mossa è stata dettata, oltre che dalle solite accuse di conflitto d’interessi rivolte a Miller, dall’esigenza di presidiare in maniera più forte il mercato asiatico. L’impero di Parker si riduceva così a Bordeaux, che ne è di certo la capitale, alla California e al Rodano, dove ha imposto a suon di punteggi stratosferici vini alcolici e iper-concentrati. Come nel resto del mondo, qualcuno potrebbe dire.

La bomba arriva a febbraio 2011: California e Borgogna passano sotto la responsabilità di Antonio Galloni. Finita un’era, ne comincia un’altra. Galloni ha gusti molto differenti da quelli di Parker, non è un fanatico dei vini iperconcentrati e cura molto di più l’aderenza al territorio. Esplicativi sono i vini a cui ha assegnato 100 punti:

  • Sassicaia 1985. Conferma di un precedente punteggio parkeriano, un’icona di cui si può discutere il rango (la 1988 non gli è lontana, la 1977 a mio avviso superiore), ma non la primogenitura nella nobiltà supertoscana.
  • Collina Rionda 1989 Giacosa. Un monumento assoluto dello stile tradizionalista di Langa.
  • Monfortino 2004. Da un terroir più umanizzato del precedente ma solo perché l’enologia di oggi è più consapevole di quella di tre lustri fa. Monfortino 2004, a giudizio di chi scrive, è uno dei due migliori vini usciti in Italia nell’ultimo decennio. L’altro? Le Rocche del Falletto Riserva 1996 di Bruno Giacosa.

Sì, vedo una mano alzata là in fondo, dica. “Ma il Redigaffi 2000?” Quello ha 100 punti, ma glieli ha dati Parker, che l’ha definito la sostanza di cui sono fatti i sogni.

E sul Sangiovese? Un elogio spassionato del Rosso di Montalcino di Poggio di Sotto (come da recentissimo tweet nell’immagine), roccaforte tradizionale, parla abbastanza chiaro e senza giri di parole. Poi è vero, a Galloni piacciono parecchio diversi vini –comunque, in genere, di territorio- figli di annate calde, come la 2000 e la 2007 in Piemonte, in ogni caso nel suo ultimo rapporto dietro al Monfortino c’erano Giacosa, Roagna e Beppe Rinaldi. E poi sì, ha dato 96 punti al Flaccianello 2006, che interpreta il Sangiovese e il territorio di Panzano in Chianti nel segno della concentrazione. Ma si è visto anche con la California che l’era del cosiddetto stile internazionale – perennemente discusso – è finita. Trent’anni fa, tutti hanno seguito l’imperatore come topi dietro al pifferaio magico; una generazione dopo, le fondamenta della Hamlin parkeriana stanno crollando, alla ricerca di equilibrio, territorialità e di una struttura complessa, non dominata dalla concentrazione e veicolata dall’alcool. Galloni è il critico di Wine Advocate che più di ogni altro interpreta l’evoluzione dei gusti del mercato, e ha perfettamente senso che una testata così influente smetta di essere indietro rispetto a quello che vogliono i consumatori.

Un problema all’ordine del giorno è certamente quello dell’inflazione dei voti: ormai solo i 100/100 sembrano in grado di muovere davvero il mercato, e questo è conseguenza della pioggia di votoni cui negli anni si è abbeverata una pluralità di produttori. Chi ha analizzato la distribuzione dei voti di Galloni ai vini californiani – sì, c’è gente che ha tutto quel tempo libero – ha notato come i voti da 97 in su siano la metà rispetto a quando la regione era coperta da Parker, ma la mediana si è alzata da 91 a 92. Insomma, è più generoso alla base ma più stretto in cima.

Pare sia ormai solo una questione di tempo, ma il cambio di guida di Wine Advocate potrebbe costituire l’ultimo atto della presa del potere da parte dei vini che oggi definirei contemporanei, in cui più che l’enologo (quanto deve a Parker Michel Rolland?) conta il rispetto del territorio. Se lo appuntino i produttori, specialmente quelli convinti che la ripetizione pedissequa di una stessa ricetta porti sempre risultati: il mercato cambia, tutti vorrebbero essere proattivi, ma una media reattività è più che sufficiente per avere un posto al sole.

24 Commenti

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vinogodi

circa 12 anni fa - Link

...sicuro che non sia più una questione di tendenza strutturale che di territorio? Per cui,quindi, Montepulciano, Primitivo, Amaroni Vari, Merlot di ogni foggia e struttura & C , tutti inevitabilmente da immolare sull'altare dell'efebico piacere dell'enosottile? Ma essere aperti alle cartteristiche precipue del vitigno e non solo del territorio, non sarebbe meglio? O meglio, dove il territorio è componente fondamentale ma "una" delle componenti e non, necesariamente, aderenti al modello che dev'essere di magrezza tendente all'enoenoressia? Penso sia più questa , la tendenza, rispetto all'espressione del terroir...

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Gianpaolo Paglia

circa 12 anni fa - Link

Bel post. Discutevo l'altro ieri con il mio importatore americano circa le prospettive di un buon voto, o meno, del Capatosta. Secondo lui e' un vino che potrebbe piacere a Bruce Sanderson, il sostituto di Suckling a Wine Spectator, nel frattempo i campioni dono partiti per Galloni, che li degusta ad Aprile. Non lo so che succedera', rimango seduto sullo steccato. Quello che pero' mi sembra di cogliere da piu' parti, e' una virata che progressivamente sta allontanandosi da certi vini del passato, che con un ricetta piuttosto conosciuta, arrivavano a punteggi da 93-95 punti su WS e su WA. Piu' in generale mi sembra che questo cambiamento stavolta arrivi dal "basso", dal consumatore, che richiede vini diversi, di stili piu' leggero e riconducibili al territorio. Anche ammettendo che sia cosi', credo che difficilmente si ripetera' la parabola degli anni '80-'90, il contesto e' diverso, e credo vi sia molta meno disponibilita' ad essere guidati da due o tre guru. E' anche vero che un quasi trentennio di esposizione al vino di qualita' ha cambiato il pubblico in USA, sicuramente oggi piu' consapevole dei suoi gusti e piu' maturo.

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zakk

circa 12 anni fa - Link

qualcuno lo dica a rivella

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Francesco Fabbretti

circa 12 anni fa - Link

col restyling del capatosta vai alla grande... se Galloni è quel che pare essere mi aspetto un bel pinteggio per Bucce

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Sir Panzy

circa 12 anni fa - Link

"Un elogio spassionato del Rosso di Montalcino di Poggio di Sotto (come da recentissimo tweet nell’immagine), roccaforte tradizionale" Sbaglio o era prorpio Poggio di Sotto uno dei sostenitori del cambio di disciplinare sul rosso? Spero di sbagliarmi.... Visto quant'è bbono!!!!

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Silvana Biasutti.

circa 12 anni fa - Link

Sbagliato: ho ascoltato quotidianamente il tormento di Piero Palmucci, la sua rabbia, anche solo all'idea. Ora Palmucci si è ritirato; speriamo che lo sguardo inflessibile che lui ha avuto sulle sue uve continui, anche se gli occhi sono cambiati.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 12 anni fa - Link

Sbagli di brutto, era uno dei portabandiera del sangiovese puro.

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Sir panzy

circa 12 anni fa - Link

Perfetto! Grazie mille... Mai stato così contento di sbagliarmi!!!

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Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Riportiamo e commentiamo per completezza d'informzione anche i tweet del medesimo relativi alla "grande serata" di qualche giorno fa con i Brunello di Valdicava e Casanova di Neri? Mica per dire niente o sminuire nessuno, anche perché sarebbe inutile: però a costui piacciono vini di "polarità estetica", mi pare, diametralmente opposta.

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

è questo: http://bit.ly/wPwR21 "big day today...Casanova di Neri, Siro Pacenti, Valdicava, Gaja and Soldera". I nomi per essere grossi sono grossi. Però in seguito sottolinea come di Valdicava gli siano piaciuti l'88 e il 90 (il primo più del secondo), poi descrive come "stellar" il 90 Riserva di Soldera una volta trovata la bottiglia giusta. Non una parola sugli altri lì citati. E ancora http://bit.ly/zvsrVM lodi sperticate per Cerbaiona 2006, cui ha dato 98 punti. Scale a parte, è uno dei Brunello più straordinari che abbia mai bevuto. Qui http://bit.ly/zgr1uj addita come esempi di qualità e quantità COL D'ORCIA E IL POGGIONE, mica Banfi, mica Frescobaldi, mica Antinori. C'è certamente del cerchiobottismo in Galloni, e anche se è mezzo italiano e ha vissuto nel nostro Paese il suo è un punto di vista americano, ma che strappo rispetto a Parker!

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Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Dimmi tu chi non lo avrebbe fatto fare, questo salto. Un nome secco. Italiano, però, come Galloni. Uno.

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Fabio Cagnetti

circa 12 anni fa - Link

Il carro di Parker si sta svuotando, ma qualche nome più accomodante verso i vini "moderni" (iniziamo a definirli "obsoleti"?) e iperconcentrati c'è anche da noi. P.S. Galloni è nato a Caracas da padre italiano e madre americana e si è trasferito in Florida a undici anni, non ha mai vissuto in Italia prima del 2000, per cui è italiano fino a un certo punto.

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Silvana Biasutti.

circa 12 anni fa - Link

Caro Castagno@, Credo che siano in diversi, di questi tempi, ad aver ricevuto il briefing di riposizionare una o più az. agr. verso il mondo dei vini "di territorio". Scorrendo i blog si può cominciare ad apprezzarne gli sforzi. Come si fa a traghettare una az. agr. da un genere all'altro? Proverei cominciando a ingrupparla insieme a una che è emblematica del genere in cui voglio trasferirla, e magari lo faccio in più riprese, creando 'conversazioni' su questo e quello, con una specie di effetto nebbia, in cui i profili si confondono. L'effetto 'scurdammuce u passate' non è garantito al 100%, però con un po' di costanza qualcosa si acchiappa. Se si è almeno in due a lavorarci, in modo pseudo trasparente, meglio ancora. Personalmente continuo ad apprezzare il suggerimento per catturare la fiducia del consumatore di rango; the truth well said. Oggi, niente incanta di più della verità.

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ag

circa 12 anni fa - Link

Cerbaiona 2006 è al limite dell'assoluto (se esiste). Ma non ci vuole Galloni per capirlo.

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Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Altra cosa, che non riesco veramente a tacere: conosco almeno 50 persone, blogger, forumisti, appassionati, degustatori di ogni sorta, che si sono accorti che il Rosso di Palmucci è il più fine di Montalcino tra uno e due lustri fa. Mi pare un caso conclamato di HWD (Hot Water Discover).

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Silvana Biasutti.

circa 12 anni fa - Link

Sì! Proprio così. Strano.

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Rossano Ferrazzano

circa 12 anni fa - Link

Antonio ha sempre percorso la sua strada di critico del vino sui due binari del classico (a cui Parker non dava che pochissimo spazio) ma anche del moderno (a cui Galloni non ha in realtà tolto così tanto spazio, almeno fino ad ora). Insomma, un critico "laico", come va di moda dire oggi, che avrà sempre il merito storico di avere portato i grandi classici dell'enologia italiana ai fasti che competono loro, a partire dal Monfortino. p.s. : ma qualcuno avrà notato che l'articolo di Fabio parla di come il gusto personale di Parker e Galloni influisca significativamente sulle loro valutazioni? Chissà chi dei due, oggettivamente, non ci capisce un bip di vino... :-D

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Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Quindi i vini di tipo A rimangono in alto, e quelli di tipo B arrivano in alto. Mica male come strategia. E' tutto buono. Vale tutto.

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

L'anticipazione dela notizia, che non si sa ancora se vanga confermata, ma pare di sì, l'ho letta su Doctor Wine. E la mia prima reazione, giustamente bacchettata dal Doctor, è stata di pensare bassamente e trivialmente al quattrino come motivazione. Cioé, Parker è ricco e soddisfatto, finanziaramente il marchio Wine Advocate non rende più come un tempo, meglio lasciare la gestione e la responsabilità e pure le rogne, a qualcuno più giovane e più "puro", sebbene abbastanza smaliziato, come Galloni. Mi cospargo il capo di cenere anticipando il prossimo mercoledì. A freddo direi che se mai ci sarà il passaggio di consegne da Parker a Galloni l'evento è significativo. Non tanto perché ci sarà una conversione importante a certi stili di vino finora poco considerati dall'WA. A quanto leggo sopra i giudizi non sono cambiati, solo diventati "omnicomprensivi" della serie "tana liberi tutti". L'aspetto più importante per me è la tirata di remi in barca di quello che è considerato l'uomo più influente nel mondo del vino in USA, e quindi nel mercato principale, en attendant che la Cina si dia una mossa, se mai lo farà come pensiamo noi. L'avvento di Galloni alla guida del WA è l'avvento della normalità dopo l'eccezionalità. L'WA diventerà uno dei tanti luoghi in cui il vino verrà giudicato, non l'unico. Sugli scaffali di numerose enoteche non compariranno più i punteggi signed Robert Parker, si badi bene NON Wine Advocate. Forse il termine GURU tornerà ad abitare le filosofie New Age e lascerà in pace il mondo del vino. Forse, ma qui siamo nella pura utopia, i punteggi in numeri che tanto piacciono agli americani perché semplificano, la smetteranno di spargere sofferenza fra i miseri produttori di vino, che per un 95 anziché 94 venderebbero la moglie. A quanto leggo Antonio Galloni, oltre che d'Italia si dovrebbe occupare di Champagne, Borgogna e California. Più coordinare l'attività degli altri. Quindi noi saremo solo una fetta della sua attività degustativa, speriamo almeno ua fetta importante. Mi piacerebbe sapere se in queste altre zone produttive la reazione alla notizia è la stessa che in Italia. Soprattutto in California. Non ho capito chi coprirà il Bordeaux, ma in fondo chissenefrega. Continuiamo a preoccuparci di come sarà giudicato il vino di casa nostra, e dopo che ce ne siamo preoccupati, continuiamo a farlo sempre meglio e magari anche a venderlo per bene, persino in America.

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alvaro pavan

circa 12 anni fa - Link

Per quel che mi riguarda, il cosidetto stil novo che Galloni dovrebbe rappresentare, il Parker lo recensiva, e molto bene, più di vent'anni fa. E tanti biodinamici che adesso molti di noi scoprono perchè belli ed affermati, il Parker, ancora lui, li scopriva anche questi più di vent'anni fa. Personalmente ho sempre pensato che Parker sia non particolarmente vocato sui vini italiani, ma sui francesi, prima che si lasciasse prendere la mano dal business, aveva la vista lunga. In fondo, ha scritto tre libri mica male su Rhone, Burgundy e Bordeaux. L'uomo è discutibile, ma i libri sono Storia, bene o male. Morto un papa se ne fa un altro. Vediamo cosa mai lascerà alla Storia il nuovo che avanza. Cordialmente, Alvaro Pavan

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Armando Castagno

circa 12 anni fa - Link

Quoto Alvaro: il libro sul Rodano di Parker è veramente bello, e scritto con una competenza e una profondità che raramente si possono riscontrare. E mi pare che cantine di stampo nettamente tradizionale, quando non proprio espresione di una artigianale, candida "naiveté", vi siano assai ben trattate.

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Montosoli

circa 12 anni fa - Link

Concordo il tutto con Nelle Nuvole....e aggiungo; Per me Parker ha sempre un poco esagerato con i punteggi....e oggi col passare degli anni, quando si aprono le bottiglie miracolate....si vedono risultati inferiori o almeno da contrasto. Seguo Antonio Galloni da parecchio tempo, e su scala Mondiale di wine guru, a lui spetta il podio....senza ombra di dubbio. Se Antonio Galloni ha la possibilita' di controllare WA ben venga e gli faccio i miei migliori auguri.....ancora di piu se continuera' come sta gia facendo, con la grande promozione del vino Italiano nel Mondo. Le sue recensioni sono stellari, complete e reali all attualita di quello che e nella bottiglia La sua franchezza, semplicita' e lealta' ne fanno un caso unico da seguire.....per ogni appasionato proveniente da ogni angolo del pianeta....e vi assicuro che siamo migliaia (a pagamento) Francamente ancora non capisco come mai non c'e e non ci sara' un rapresentante (Italiano che abita in Italia) dei vini Italiani per l'estero, a cui dare simili credenziali......ma al contrario dobbiamo sempre aspettare uno straniero che ci insegni come promuovere una degustazione e essere credibili.....

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Gianpaolo Giacobbo

circa 12 anni fa - Link

Alvaro!!!! Saggio uomo !

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Wine Roland

circa 12 anni fa - Link

Certo che con i 18 Bordeaux 2009 a 100/100, Parker a quelli lì gli ha fatto un bel regalo d'addio

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