Covid 19: il 30 settembre riaprono i ristoranti di New York

Covid 19: il 30 settembre riaprono i ristoranti di New York

di Salvatore Agusta

Finalmente abbiamo una data ufficiale: a partire dal 30 Settembre, New York City riaprirà le porte dei suoi ristoranti per l’indoor dining, ossia la possibilità di pranzare o cenare in un locale pubblico, all’interno delle mura dello stesso.

Si tratta di una decisione ponderata attentamente dal Governatore in carica, Andrew Cuomo, che non ha più potuto ignorare le costanti pressioni esercitate dal settore hospitality. A dire il vero, la situazione era divenuta quasi grottesca, con diversi casi di ristoranti distanti solo poche decine di metri ma sottoposti a regolamentazione totalmente diverse, solo perché dislocati al di qua o al di là del confine giurisdizionale della città.

Per non parlare delle decisioni prese in tema di attività fisica in palestra, permessa con il limite di 33% di capacità della struttura.

Anche per i ristoranti sono state imposte diverse limitazioni:

  • non potranno sedersi tavoli con più di 6 ospiti;
  •  ogni tavolo dovrà mantenere una distanza minima di 6 piedi (circa 2 metri) l’uno dall’altro;
  • ogni ospite dovrà sottoporsi alla misurazione della temperatura prima di essere ammesso all’interno del locale;
  •  tutti i soggetti presenti all’interno del perimetro dell’immobile potranno muoversi per il locale solo se muniti di mascherina che a questo punto diventerà essenziale anche per fare ingresso nel locale;
  • ogni tipo di servizio al bancone (il c.d. bar sitting) sarà proibito sino a data ancora da destinarsi.
  • infine, ogni singolo tavolo o prenotazione dovrà fornire gli estremi di almeno uno dei partecipanti (nome e cognome, numero di telefono, email e indirizzo di casa); in tal modo, nel caso di eventuale focolaio, sarà possibile rintracciare i potenziali infetti.

Cuomo ha annunciato l’arruolamento di una task force speciale composta da 400 individui in borghese sguinzagliati per tutta la città alla ricerca di possibili violazioni. Persino la S.L.A. ossia la State Liquor Authority e la Polizia di città (N.Y.P.D.) inaspriranno i controlli a sorpresa e i cittadini sono stati invitati a fare segnalazioni anonime per scovare i furbetti del caso. Ad oggi ci contano oltre 100 licenze di alcolici ritirate permanentemente in tutta la città.

Inoltre, appare oportuno segnalare che solo pochi giorni prima della citata riapertura ritornerà in funzione anche il sistema scolastico newyorkese, uno dei più complessi e grandi al mondo. Vale la pena dedicare qualche riga a quest’ultimo per poi comprendere i timori delle autorità sanitarie statali.

La scuola pubblica americana (e non fa tanto eccezione quella newyorkese) possiede un sistema di finanziamento direi piuttosto bislacco, per non usare termini più coloriti. Infatti, le scuole vengono sovvenzionate principalemente attraverso il pagamento delle imposte sugli immobili presenti nel quartiere di riferimento, la nostra IMU per intenderci. Ebbene, le scuole site nei quartieri più altolocati riceveranno più fondi ma di fatto avranno meno bambini poiché chi vive da quelle parti spesso preferisce scuole private per i propri figli. Peraltro è molto probabile che costoro negli ultimi sei mesi siano andati a vivere fuori dalla città, visto che la stragrande maggioranza delle aziende locali ha virato drasticamente verso un sistema di remote working.

Al contrario, le scuole più affollate, ossia quelle dei quartieri meno abbienti, avranno meno fondi per fronteggiare le attuali condizioni pandemiche. Inoltre, va sottolineato che proprio queste scuole, che forniscono anche il pranzo ai fanciulli, rappresentano un elemento essenziale per la sopravvivenza di interi comparti sociali. Va da sè che nessuno rinuncerà al servizio, sebbene questo possa generare una nuova ondata di contagi.

Ecco che, dunque, le due riaperture così ravvicinate rappresentano per le autorità ospedaliere ragione di maggior stress e apprensione.

Va poi segnalato che tutto quanto esposto sinora pare non basti a convincere i fine dining; ed infatti Eric Ripert, proprietario del famosissimo e pluristellato Le Bernadin in West 51st Street, ha dichiarato: “potrei trovare il modo di farlo funzionare con solo il 50% di capienza ma basta dare un’occhiata veloce al rapporto spese/guadagni per affermare con certezza che non potrei fare lo stesso con il 25%”.

Per concludere, c’è una ulteriore questione da affrontare, ossia se i commensali si sentiranno a proprio agio a tornare negli spazi interni.

Un recente sondaggio del Siena College Research Institute ha rilevato che sia il 58% dei newyorkesi che il 65% dei residenti della città, hanno affermato di non essere ancora a proprio agio nel mangiare al chiuso in un ristorante.

Oltre il 70% dei residenti sia della città che dello stato ha anche affermato di non essere ancora a proprio agio a bere un drink in un bar.

Presto avremo modo di vedere come si comporteranno, giacché il caldo estivo è solo un ricordo e cominciano a spuntare i primi maglioni.

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Salvatore Agusta

Giramondo, Francia, Lituania e poi Argentina per finire oggi a New York. Laureato in legge, sono una sorta di “avvocato per hobby”, rappresento uno studio di diritto internazionale negli Stati Uniti. Poi, quello che prima era il vero hobby, è diventato un lavoro. Inizio come export manager più di 7 anni fa a Palermo con un’azienda vitivinicola, Marchesi de Gregorio; frequento corsi ONAV, Accademia del Vino di Milano e l’International Wine Center di New York dove passo il terzo livello del WSET. Ho coperto per un po’ più di un anno la figura di Italian Wine Specialist presso Acker Merrall & Condit. Attualmente ricopro la posizione di Wine Consultant presso Metrowine, una azienda francese in quel di New York. Avevano bisogno di un italiano ed io passavo giusto di là. Comunque sono astemio.

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