Cosa beve a Natale la redazione di Intravino? L’impossibile

Cosa beve a Natale la redazione di Intravino? L’impossibile

di Redazione

Cosa beve a Natale la redazione di un magazine come Intravino? Di tutto purché sia alcol per cui non vi aspettate la solita sfilata di bottiglie. Quindi nervi saldi e Buon Natale a voi da tutti noi.

La mia proposta per questo Natale è un sake appartenente alla categoria dei Ginjo: Fukuju “Gold Label” Daiginjo. Dall’antica terra dei Samurai, sentori floreali di riso, noce pesca, albicocca e spezie koji. Al palato risulta abbastanza intenso e con una struttura leggermente resinosa. Dopo aver aperto la bottiglia, prendete la vostra katana riposta sulla parete sopra al camino e fate di quel panettone una vera opera d’arte. メリークリスマス!(Buon Natale). Salvatore Agusta

Tutti gli anni c’è questa storia che mi tocca passare la vigilia dietro ai fornelli, e io regolarmente glie la faccio scontare inseguendo le mie fisime e fregandomene dei loro desiderata. Quest’anno si beccano tutto pesce di lago. E muti.
Al risotto con la tinca abbino il Biancoperso 2017 de il Vinco, ai gamberi killer in salsa verde l’Itinera 2017 di Geremi, l’anguilla alla brace chiede a gran voce una Canaiola di Piancardo ed io chi sono per negargliela? Poi c’è una bottiglia che spacca talmente tanto da sparigliarmi le carte. È l’Alter Alea 2017 di Andrea Occhipinti che è un po’ come mangiare una fragola dopo averla immersa nell’acqua di mare. Ci vorrebbero le ostriche che purtroppo non nascono nel lago. Me lo berrò da solo ai fornelli pensando a quanto sia fortunato a bazzicare questo territorio così vivo e opulento. Massimo Andreucci

Non ho bevuto niente di sconvolgente quest’anno, ma se fossi in voi terrei da conto quelle poche bottiglie di Ledru che girano.
A buon rendere. Sara Boriosi

A Natale, a casa mia, tipicamente si accende la sfida: vino dello zio Poldo? O vino delle zio Mario? Quest’anno gareggio anche io col mio Sciornaia 2018 e vinco facile. Tutti sangiovesi coltivati sul confine tra Toscana e Lazio. In senso letterale. Poi la zia Antonietta porta i Brunelli (su tutti Poggio Antico). Io Champagne (che lo prendo all’enoteca Bonatti di Firenze e quindi mi fido). Poi c’è Zeffiro, che non è che è fuori moda, è tipo il funkytarro di articolo31iana memoria, e arriva col suo Cinzanone da battaglia e di fronte alle nostre infamate, se ne sbatte e versa alle zie, che gradiscono e ringraziano. Tommaso Ciuffoletti

Quella delle winter beers, o birre di Natale, è più una tradizione che uno stile specifico. Una famiglia particolarmente ampia la cui origine è da ricercarsi in Belgio e in particolare nelle produzioni pensate per le festività, da consumarsi in famiglia. Alta fermentazione, ovvio, e un abbondante uso di ingredienti per certi versi preziosi, capaci di rendere speciale quella particolare ricetta. Dalla cannella al miele, dal ginepro al coriandolo, etc. per birre non di rado dal grado alcolico particolarmente robusto. Il riferimento è per tutti la Stille Nacht di De Dolle. Io quest’anno ho però preso un certo numero di Kerst, sua “cugina” italiana prodotta da Extraomnes, a Varese.
Jacopo Cossater

La mia bevuta di questa notte, che vale per tutto il 2018 in esaurimento: “Entre Ciel et Terre” di Françoise Bedel, perfetto con un Pata Negra e una buona compagnia, per stemperare le fatiche e santificare le feste. Uno Champagne della Marna, praticamente un blanc de noirs, con tanto pinot meunier: pieno, succoso, elettrico, ammaliante. Mi ha resa sentimentale. Lisa Foletti

Mamma Natale ha già pensato a Euli, ne parla lei ed è il nostro vino dell’anno. Ma lei ha già pensato anche a una fornitura di fortificati che sanno del fertil llano e delle sierras llevantadas, / que privilegia el cielo y dora el día. Dormo quindi già tra due guanciali, senza contare quelli, numerosissimi, che ogni anno affetto, dadolo e rosolo. Ora: come decorare questo Natale già un po’ monferrino-casalese e un po’ andaluso? Ovviamente come più si confà al Natale, cioè in bianco: e il bianco del Natale è il Greco di Tufo di Marilena Aufiero (Cantina Bambinuto). Vino letterato, che cita Omero in retroetichetta, ma anche allitterato, citando a memoria cedro e cera e cerfoglio. Vino, soprattutto, di freschezza immediata e bontà trascinante. Ah, quasi dimenticavo: anche a questo ha già pensato lei, Mamma Natale. Emanuele Giannone

Di Champagne se ne è bevuto e discusso fin troppo e credo che per Natale sia meglio stare vicino a casa con qualche divagazione e se divagazione deve essere che lo sia per bene. Giacomo Baraldo è un ragazzo entusiasta e talentuoso, winemaker giramondo e pure ristoratore che si sta ritagliando i suoi spazi forse nell’unico angolo di Toscana non ancora scoperto dalla critica mainstream ovvero San Casciano dei Bagni località termale bellissima tra il lago di Bracciano e il Trasimeno, luogo selvatico ma ricco di possibilità come dimostra il suo sangiovese Il Bossolo, sfolgorante nella sua edizione 2015. Per la divagazione scelgo il Pinot Nero che Giacomo cura quando va a svernare dall’altra parte del mondo in Nuova Zelanda ovvero Greystone, azienda bio dell’anno 2016, un modello di vino territoriale che cerca l’espressione verace delle Omihi hills vicino Christchurch, isola meridionale.  Andrea Gori

Gattinara Travaglini tre vigne 2012. L’inverno è arrivato tardi, sa ancora d’autunno. Le rose appassite della nonna e la violetta sul balcone della mamma. I fiori essicati cadono sugli aghi di pino, le bacche ginepro rotolano nel sottobosco. Terra e legno. Senza frutta sotto spirito non è Natale, ma per curare le ferire del cuore bisogna aprire il cassetto di una vecchia farmacia e respirare profondamente. Il naso si apre con calma e in bocca c’è uno splendido equilibrio con un tannino arrotondato, ma di carattere. Ti scalda come la coperta di casa, il tuo film preferito e una tisana di liquirizia in cui è caduta una scorzetta d’arancia. Giorgio Michieletto

A Natale quest’anno non riesco a tornare a casa, in Sicilia, e allora ho ripensato a tutte quelle cose che, negli ultimi mesi, mi ci hanno riportato almeno col pensiero. Una, su tutte, è emersa chiaramente dalla giungla dei classici flashback su pistacchi e cannoli, granite e “pasta chi sardi”: la Pipa 3/4 – 1° di Badalucco de la Iglesia Garcia. Con questo mezzo litro di marsala, Pierpaolo e Beatriz, hanno creato un detonatore perfetto. Non serve fortificare, ogni aggiunta sarebbe superflua, bisogna solo aspettare che quei 3/4 di grillo si accordino a quel quarto di etere e poi l’innesco è compiuto ed esplode, in bocca, un’idea di Sicilia. Alberto Muscolino

Basil e Yoan sono Vin Des Potes, scoperti grazie alla mia amica Iris. Progetto di vinificazione itinerante, davvero da tenere sott’occhio. Fare vino, con la testa di chi è nato nell’Europa degli Erasmus e ha bisogno di scambio e movimento, bello no? Quando sono stati a Samos hanno incontrato quel talento di Jason Ligas e hanno creato Greek Connection 2017. Aromaticità a briglie sciolte, masticabile e maga-espressivo, un moscato di samos libero almeno quanto i tre personaggi che l’hanno creato. Quest’anno i miei re magi sono loro, e son pure arrivati prima. Graziano Nani

Per i novizi farà al caso il facile ma tutt’altro che banale cognac Prunier VSOP, buono da far arrossire di vergogna i suoi fratelli multinazionali che trovate Urbi et Orbi. E chi invece millanta di aver già bevuto il mondo tutto dell’alcool, lo metteremo alla prova con un XO Château de Fontpinot, il cognac ‘single estate’ della maison Frapin, prodotto nel Triangolo d’Oro della Grande Champagne, premier cru du cognac. E tutto questo senza aver speso mezza tredicesima, come avreste invece fatto per qualche improbabile bottiglia di whisky, o peggio di rum, di qualità neanche lontanamente paragonabile. Santé! Thomas Pennazzi

Se guardo indietro a quest’anno e ripenso a quel che ho bevuto, nel tentativo di fare un bilancio, mi verrebbe da chiudere questo computer e uscire a fare quattro passi. E allora ho fatto una cosa facile, ho aperto il frigo per vedere cosa c’è, oggi che è il 24 dicembre, là dentro – perché è chiaro, come un risultato psichico delle scelte compiute dal subconscio: quel che c’è nel frigo adesso ha un senso profondo. E guarda che c’è, tra l’altro? Ri Fol di Ezio Cerruti. Un ricordo di Fornovo arrivato fin qua. Una rifermentazione naturale di moscato bianco (Ezio sta a Castiglione Tinella) ma secco, senza dolcezze. Del moscato come lo conosciamo ha la bellezza olfattiva riconoscibile, poi però in bocca spiazza perché non è dolce, è secco, squillante, vigoroso quasi, e dissetante, vivido. Aspettatevi l’inaspettato. Il mio subconscio ha scelto bene. Fiorenzo Sartore

A Natale sono un nostalgico dei grandi classici e dopo aver passato un anno ad assaggiare vitigni ritrovati, da scoprire, persi, unconventional, sconosciuti, ed aver provato il nuovo corso delle fermentazioni, macerazioni, affinamenti, festeggio con Barolo, Brunello, Amarone, rigorosamente uno per ogni festività . A pioggia su ogni giorno, champagne e spumante, senza fondo. Leonardo Romanelli

Con un palato torturato da una settimana di tachipirina non restano che i ricordi di un friulano così ricco e stratificato che pareva di stare in Borgogna, non fosse per quei 14,5 gradi alcol, rivelatori di latitudini ben più miti. Bevuto qualche settimana fa nel millesimo 2011, mi ha investito con una bordata di burro salato, tropici e pepe bianco. Lunghissimo, intenso, complesso eppure non appesantito dal carico: un treno addobbato a festa. Non mi dispiacerebbe affatto ritrovarlo a tavola, con un paio di amici buoni. Per un incontro più intimo rinuncerei perfino agli amici. Chardonnay Gmajne 2011 – Primosic. Oslavje. Gianluca Rossetti

A Natale è d’obbligo la bollicina per sgrassare, quindi terrò a portata di mano una Citrosodina Granulare del ’78: naso di agrumi, bocca affilata e ruttino d’ordinanza. E appena i parenti vanno via, whisky Caol Ila che puzza di medicina e divano fino a Capodanno. Antonio Tomacelli

A Natale siamo tutti più buoni, ma anche notevolmente più disponibili a crapule senza ritegno. Per le mie ho scelto, non senza una certa gioia, uno tsunami di spumante che più o meno é immaginato come segue.
– antipasto: Champagne Pas Dosé
– lasagna: lambrusco ancestrale, naturale, biodinamico, etc.
– secondo: Franciacorta da Saten a Riserva Millesimato con una deriva di Trento Doc
– Panettone e compagnia: vernaccia di Serrapetrona (ovviamente spumatizzata amabile)
Per i recalcitranti antibolla: sangiovese di Romagna e Crozes-Hermitage.
E tanti auguri a tutti. Andrea Troiani

In barba a qualunque regola o consiglio di abbinamento cibo-vino io l’Euli di Cantine Valpane, grignolino spaziale, fine, dritto come una lama ma insieme gustoso e ricchissimo, lo stapperei anche con la sogliola lessa, e sono certa che non ci starebbe neanche male. Eviterò tuttavia questo scandalo con conseguente dramma e imbarazzo familiare (con tutto quello che ha speso per corsi e degustazioni manco le basi!) e, seppure a malincuore, ne farò a meno alla Vigilia ma recupererò con doppia bottiglia il giorno di Natale. Samantha Vitaletti

 

6 Commenti

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Nelle Nuvole

circa 5 anni fa - Link

Tutto ottimo ed abbondante, ma Moricchia che fa, non beve?

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Manuel

circa 5 anni fa - Link

Per non proporre abbinamenti fatti da google o pacchianate fintostellate, lascierò il bicchiere vuoto fino al dormir di tutti. Poi Quinta do Noval Tawny 40 alla faccia dei trigliceridi

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rampavia

circa 5 anni fa - Link

Questa ce l'ho. Prunier VSOP . Lo apprezzo da anni. Perfetto lo scritto di Thomas. AUGURI A TUTTI E GRAZIE PER LE COSE SEMPRE INTERESSANTI E QUALCHE VOLTA ANCHE INTELLIGENTI CHE SCRIVETE.

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Davide Bruni

circa 5 anni fa - Link

Grande l'ente ciel et terre di Bedel 👍👍

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Lanegano

circa 5 anni fa - Link

Marie Noelle Ledru Cuvee du Goulte 2013 (ancora un bambino ma buono buono...), Malvasia Istriana 2015 Marko Fon decisamente un vino dell'anima, Pinot Nero 2011 Cascina Baricchi e Sauvignon macerato 2015 Il Carpino.

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Claudio Ferrucci

circa 5 anni fa - Link

Il Gattinara Travaglini tre vigne 2012 l'ho bevuto quest'anno e l'ho trovato, secondo il mio modestissimo parere, spettacolare.

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