Come fosse Discoring. La hit parade di Assoenologi sulla vendemmia 2016 regione per regione

Come fosse Discoring. La hit parade di Assoenologi sulla vendemmia 2016 regione per regione

di Pietro Stara

Carissimi nostalgici delle “Top of the Pops” anni ’80, implacabili estimatori dei “Discoring” movimentati da un Claudio Cecchetto intento a decodificare i balletti sincopati di Gioca jouer, egregi spasimanti delle colonne numerate memori di superiorità internazionali e di sfide in salsa etno-localistica, è giunta l’ora delle classifiche annuali.

I deejay, anche per quest’anno, sono quelli di Assoenologi (PDF). Alla consolle: Cotarella. I commenti, quelli sono miei.

I dati della vendemmia 2016 parlano chiaro: 51.500.000 ettolitri di vino prodotti. Un più 0.2% rispetto all’anno passato. Con un clima capovolto, però, rispetto al 2014: molto buono/ottimo al centro nord e isole e molto piovoso al sud.

“L’Abruzzo e la Puglia sono le regioni che hanno fatto registrare i maggiori incrementi di produzione compresi fra il 10 e il 15%, segue con +7% il Veneto e con +3% il Piemonte e l’Emilia Romagna. Per contro la Campania ha prodotto ben il 20% in meno rispetto al 2015, seguita dal Trentino Alto Adige, dal Friuli V.G., dalla Toscana, dal Lazio/Umbria e dalla Sicilia con decrementi compresi tra il 5 e il 7%.” Qualità assai gagliarda al centro nord e non così esilarante al centro sud. Ma poi non si sa mai, bisogna vedere caso per caso, in fondo in fondo anche la 2002 e pure la 2003 con quel caldo signora mia, e che cosa dire della 2014, hanno riservato piacevoli sorprese che, alla fin fine, val più un buon giorno con uovo che un mal’anno con un bue.

Si beve pochetto in terra italica e, di questo, non si possono certo dare le colpe agli astemi: 36 litri pro capite contro i 47 del 2007. Se si pensa soltanto che ai tempi di Cecchetto la quota a testa era di circa un centinaio di litri, ne avremmo di discussioni da fare sui cambiamenti culturali e sociali legati al vino. Altro che bere con moderazione! Qui bisogna smettere di guidare! Ma veniamo alla classifica cannonieri.

Il Piemonte prevede una produzione maggiorata del 3%, zuccheri a sfare e possibile punte alcoliche intorno al 16%. Alcuni stanno proponendo di tornare al regno di Sardegna: prenotate tutti i vini che vi interessano perché dopodomani potrebbe essere troppo tardi. La Lombardia produce, invece, un meno 15% con aree viticole molto differenziate: Valcalepio e Scanzo indietreggiano di poco, mentre l’Oltrepò Pavese retrocede in serie B con un meno 15%; Valtellina, Garda e Lugana spiccano il volo quanti-qualitativo.

Il Trentino Alto Adige produce meno, circa il 7%, ma uve così sane sono state viste assai di rado: pare che alcuni le abbiano sentite intonare lo jodel. Il Veneto, se nessuno lo ferma, potrebbe essere interamente ricoperto di uva nel giro di qualche anno: + 7% dove sembra che la facciano da padrone le uve di merlot e cabernet. L’Amarone potrebbe essere da brividi. Il Friuli registra un calo del 5%, ma nulla di cui preoccuparsi: le grandi escursioni autunnali porteranno vini sostenuti e di buona potenzialità aromatica, checché ne dicano i giuliani.

Nella “piatta monotona moderna attrezzata ben servita consumata” (C.C.C.P. Fedeli alla linea) Emilia Romagna un più 3% per una produzione complessiva di 7,6 milioni di ettolitri: grechetto gentile (pignoletto) da urlo, ma pure tutte le altre ragazze locali. Annata aromatica intensa. La Toscana perde un 7% ma, ed è un grande ma, qui ci sono tutte le premesse per vini longevi e di estrema qualità: andatevi a leggere Cinelli Colombini e le sue vendemmie e vi sarete fatti un’idea.

Le Marche producono le stesse quantità dell’anno precedente, con vendemmie posticipate di una settimana, rispetto all’anno scorso, per le uve a bacca bianca e di dieci giorni per quelle a bacca nera. Qui non si scherza: titoli primari (aromi) e freschezza. La brezza marina farà il resto. Lazio-Umbria vengono analizzate insieme: piogge in tarda estate e quantità ridotta di almeno un 5% per il Lazio e meno 10% per l’Umbria. Varietà bianche e rosse precoci con buone potenzialità espressive, mentre per le uve a maturazione tardiva chissà. L’Abruzzo registra un + 12%, con un’annata stramba: piogge abbondanti a fine settembre. Quindi anticipo vendemmia, raccolta di uve sane ma con incompleta maturazione fenolica, e con un grado zuccherino medio di circa 1-2 gradi Babo più basso rispetto allo scorso anno. In Campania, come già accennato, un calo produttivo del 20%: piogge intense tra maggio e giugno e attacchi di peronospora insistenti. Allegagione più prolungata e grappoli più spargoli. Poi un’estate come si deve: ben ventilata, non troppo calda, escursioni termiche che manco l’Alto Adige e via dicendo. Dunque di nuovo piogge nella prima metà di settembre. Ultimo conferimento uve di aglianico: 10 novembre. Sicuramente vini freschi, speriamo non bagnati. In Puglia un + 12%: caldo abbastanza torrido in estate (e ve lo posso confermare perché mi trovavo nel Salento ad agosto) e poi piogge a metà settembre. Alcune uve sono state raccolte addirittura a fine luglio (base spumante) e il grosso dopo la metà di agosto e la prima decade di settembre. Pare, in ogni modo, una buona annata.

La Sicilia perde il 7%, ma non a discapito della qualità media. Buttate un occhio sullo zibibbo coltivato nell’isola di Pantelleria che, a causa di una siccità perdurante, ha perso oltre il 45% della sua produzione: pochissimo, ma buonissimo. Se doveste vederne troppo in giro, del 2016, fatevi qualche domanda.

La Sardegna, come le Marche, produce la stessa quantità dello scorso anno: estate torrida e poi vere e proprie bombe d’acqua a settembre che hanno costretto, in molti casi, a precipitose vendemmie. Uve a maturazione tardiva non hanno fatto notare particolari avversità né problemi di sorta. Gradazione alcolica media più bassa dell’anno passato: tanto ci pensa il Piemonte.

Dopo queste ampie valutazioni, vi raccomando ciò che scrissi poc’anzi: parlatene con i singoli produttori. Non si sa mai. E non sia mai.

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

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circa 7 anni fa - Link

"Altro che bere con moderazione! Qui bisogna smettere di guidare!" GGGGENIO!

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