Chi ha ucciso i ristoranti di Napoli?

Chi ha ucciso i ristoranti di Napoli?

di Antonio Tomacelli

Che fine ha fatto l’alta ristorazione a Napoli, quella dei grandi ristoranti della tradizione e dei geni della cucina creativa discendenti dei mitici Monzù? Prima di rispondere a questa domanda, voglio raccontarvi un paio di situazioni che mi sono capitate di recente.

Qualche mese fa sono stato invitato da un consorzio alle sessioni di assaggio dei vini campani. Ero, con altri giornalisti e blogger, ospitato in un grande albergo in centro a quattro stelle e ho preso il taxi per spostarmi in città. Come sa chi prende il taxi, il conducente è spesso fonte di chiacchiere e consigli mai richiesti.

Il tassista è sempre prodigo di informazioni sui posti in cui mangiare o passare la serata e leggenda vuole che spesso riceva una mancia dai locali che consiglia. Il mio, poco prima di lasciarmi mi fa: “Signò, dovete assolutamente provare ‘A Cucina ‘e Mammà, giusto 100 metri  più avanti. Fa cose in famiglia, la pasta e fagioli, qualche bella frittura e si spende niente”.

Annuisco, prometto la visita e poi penso: ho preso un taxi, mi sono fatto portare in un hotel a 4 stelle, potrei anche essere (potrei) un benestante cinquantenne e tutto quello che mi consigli è una trattoriola in cui è difficile spendere più di 15 euro?

Penso ad un caso isolato ma la mattina dopo, al banco di accettazione dell’hotel, ascolto la conversazione tra la signorina addetta ed un paio di turisti americani in cerca di un posto per mangiare. Sono, loro sì, benestanti, e basta un’occhiata per capire che magari tutto no, ma mezzo hotel potrebbero comprarselo sull’unghia. E la signorina fa? Gli consiglia il miglior ristorante stellato della città? Manco per niente “You can have a lunch in Trattoria Campagnola or you can eat a pizza by Gino Sorbillo, Michele or il Presidente.”

Oh, sia chiaro, sono i posti in cui mangio volentieri anch’io e gli spaghetti col soffritto della Campagnola sono un patrimonio dell’umanità. La pizza di Gino declinata alla napoletana è un nirvana raggiungibile.

Ma non suonano strani anche a voi certi consigli? Capisco che la pizza per un americano a Napoli sia un evento irrinunciabile, ma la Campagnola con le sue alicette fritte non è un po’ poco? Si mangia bene, non si spendono più di 15 euro, ma è davvero tutta qui l’alta ristorazione napoletana?

Purtroppo sì, e langue anche la media ristorazione: trovare un regolamentare spaghetto alle vongole è diventata un’impresa. Almeno questa è l’impressione che si ha di Napoli rispetto anche ai tempi della Bersagliera. E non parliamo di secoli fa.

La sensazione è che il folklore abbia avuto la meglio su tutto, livellando verso il basso l’offerta gastronomica di Napoli. Si mangia da poveri, perché nell’immaginario collettivo Napoli è una città povera, da cibo di strada e poco più. Puoi viverci una settimana ingozzandoti di babà, sfogliatelle, pizza e “cuoppi fritti” pieni di ogni ben di Dio, ma se cerchi un ristorante di una qualche rilevanza, perdi il tuo tempo. Regge qualcosa nei grandi alberghi ma non fatevi soverchie illusioni.

Il cibo, a Napoli, deve essere “povero” perché secoli di letteratura ce lo hanno consegnato così e la narrazione folkloristica funziona maledettamente bene. Il lusso, la cucina ricercata dell’alta ristorazione si è spostata sulla costiera amalfitana, dove ad ogni curva spuntano ristoranti stellati.

La pizza, dunque, ha ucciso i ristoranti di Napoli? Forse sì, ma avuto come complici il cibo di strada, le trattorie low cost e secoli di letteratura, film e canzoni che l’hanno dipinta per quella “carta sporca” che Napoli non è.

Io, col vostro permesso, rivorrei i Borboni.

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

7 Commenti

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vincenzo titomanlio

circa 6 anni fa - Link

perfettamente d'accordo sempre peggio anche i bar non sono paragonabili a quelli di altre grandi città i ristoranti al massimo sono trattorie che si atteggiano a ristoranti(es. Rosiello a Posillipo)

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Patrizia

circa 6 anni fa - Link

Forse non vi siete guardati attorno ,ma Napoli è purtroppo invasa da un turismo da due soldi . Turisti con ciabattine ai piedi che noi non usiamo neanche per fare la doccia in palestra , girano con la bottiglia d'acqua acquistata al carrefour dell'angolo e mangiano facendo la spesa nel carrefour dell'angolo successivo. Zaino sulle spalle.....Napoli si è soli adeguata : pizza a portafoglio e cuoppo e per loro già gran cosa. Alberghi? ....al massimo un B&B.

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Rosaria

circa 6 anni fa - Link

Vai al Nuovo Cocoloco...e poi fammi sapere.

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Patrizia

circa 6 anni fa - Link

Aspetta ! Non ho detto che ha Napoli non ci sono ottimi ristoranti . Vai da " Dora" e mangi divinamente ,parlavo della qualità dei nostri turisti , di ristoranti eccellenti c'è ne sono tanti ma non per loro

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Ciro

circa 6 anni fa - Link

Io penso che i veri Ristoratori erano quelli di una volta...questi di adesso si improvvisano aprono dei bei ristoranti alla moda ma poi le cibarie sono misere e senza vera arte culinaria la stessa che ci ha reso famosi nel mondo.

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piergiovanni cristiano

circa 6 anni fa - Link

Gent.le sig. Tomacelli, stavolta non rieso a trovarmi completamente daccordo con lei. Napoli rispetto a altre realtà italiane (ma anche regionali se pensiamo alla costiera) è certamente in deficit sull'alta ristorazione, 3 stellati sono decisamente pochini. anche la ristorazione media vive una congiuntura non felicissima, da un lato il fenomeno pizza e dall'altro l'inveterata abitudine del napoletano di recarsi fuori città per mangiare "diverso", tanto è vero che negli ultimi anni assistiamo a un fiorire di insegne molto interessanti nell'immediata periferia costiera, sia flegrea che vesuviana. Detto ciò però, con un po di buona volontà, gli indirizzi di una ristorazione media di eccellente qualità si trovano anche nella vecchia Parthenope!! Mi permetto di segnalarne qualcuno: Taverna Santa Chiara (santa chiara) Osteria Mattozzi (rettifilo) Granafine (vomero) Cap'alice (chiaia)

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Marcello

circa 6 anni fa - Link

Gentile Antonio, osservazioni giuste e controcorrente che fanno fatica a trovare spazio. La qualità dell'offerta dei ristoranti di Napoli, come quella di tutte le vita, risponde esattamente alla domanda che arriva in città oggi. Ed anche i segnalati luoghi di eccellenza di provincia mostrano spesso stanchezza, improvvisazione e poca originalità proponendo piatti già proposti da altri cuochi in altre regioni. Grazie, Marcello PS Se fossero i "Borbone" sarebbe meglio...

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