Château Rauzan-Ségla, finezza ed eleganza di Margaux alla prova del “sei”: 1986-2016

Château Rauzan-Ségla, finezza ed eleganza di Margaux alla prova del “sei”: 1986-2016

di Andrea Gori

Trecentocinquantasette anni di storia che si rivivono come in un film, quasi un kolossal, per Château Rauzan-Ségla, famoso per essere di proprietà di Chanel (dal 1994) ma in realtà anche perché è tra quelli che negli ultimi anni hanno avuto una notevole crescita qualitativa e di immagine. Su un totale di 66 ettari a Margaux su graves fini e profonde, da vigne con una età media di 35 anni, si ha un 60% di cabernet sauvignon, 35% di merlot, 3,5% di petit verdot e 1,5% di cabernet franc condotti con lotta “ragionata” fitosanitaria  e in conversione biologica dal 2010.

Quel figaccione molto telegenico di Nicolas Audebert è direttore dal 2014 di questo duexieme cru classé nel 1855, incastonato tra Palmer e Brane Cantenac. Ha il suo bel da fare, perché le vigne giacciono su argille e sabbie in varie conformazioni che vanno a comporre 21 formazioni geologiche diverse, messe in evidenza da 150 differenti vinificazioni ogni anno, per un parco barrique e una palette di aromi e sensazioni davvero elevatissima.

In una bella serata di inizio primavera siamo ricevuti a casa con una piacevole cena in piedi tra le sale della villa, arredata con gusto ed eleganza ma senza sfarzo, se si eccettua il meraviglioso Laurent Perrier Grand Siècle in magnum con le ostriche sulla porta di casa che non dimenticheremo facilmente.

Prima però gli assaggi dalle botti en primeur da diverse tonnellerie. Il 2017 già assemblato da botte di primo passaggio da St. Martin ad esempio è molto delicato ed elegante, e del resto è un legno che non porta struttura e tannino rispetto ad un Taransaud da cui assaggiamo un vino molto più piccante, succoso e denso di ciliegia, pepe e olive. La bocca è comunque placida, saporita, con tannino lievissimo appena accennato, delicato e poetico, con struttura che pare esile se confrontato con il vino proveniente da una barrique Sylvain (del 2015  quindi al terzo utilizzo) che ha ben più decisione e tannino, peperone e succo di ribes. Messe insieme con bravura e perizia bordolese fanno immaginare un bel prodotto elegante e raffinato, in un 2017 che si preannuncia molto variegato a Bordeaux e in cui la rive gauche dovrebbe avere la meglio senza troppi problemi.

Nicolas Audebert racconta che negli ultimi anni ha dovuto usare a Bordeaux tecniche apprese in Sudamerica a Mendoza. Nelle annate più calde effettua quasi due vendemmie diverse dalle stesse vigne, una più precoce per preservare la freschezza di alcuni acini e una più matura qualche giorno dopo per avere più intensità e concentrazione. Sommando le due componenti si ottiene un sorso profondo, un frutto persistente e insieme raffinato e fresco, senza perdere la sontuosità che è sempre apprezzata da queste parti. Oggi il pubblico in Margaux vuole vini dai profumi fruttati con eleganza di aromi floreali sempre voluttuosi, materia soave e delicata, senza rinunciare alla forza del tannino.

A tavola assaggiamo gli altri millesimi, seguendo il gioco del “sei”:

Rauzan-Ségla 2016. Una primavera piovosa, poi un anticiclone che ha bloccato le piogge da metà giugno fino a settembre ha portato ad deficit idrico storico. Infine 30 mm di acqua il 13 settembre e il sole, per un mese, hanno cambiato tutto. Il vino è balsamico e fruttato, fine e saporito, sa di viole e prugne. Bocca con spezia, vaniglia, tannino piacevole, forzuto e con un finale piccante lunghissimo e potente, ma sempre elegante. 94-96

Rauzan-Ségla 2006. Viole, pepe nero e more di rovo, caffè, olive e prugne, cardamomo e sandalo. Bocca agile e netta, scolpita con tannino ben definito, delicato e saporito, non ancora domo e capace di incantare e rilanciare su freschezza e note floreali intense e candide, e una pienezza di sapore struggente. 90

Rauzan-Ségla 1996. Colore affascinante e scolpito nella pietra, sottile, delicato ma con ancora energia, frutta di bosco e viole, liquirizia e tabacco, rabarbaro, menta e ciliegie, appena un velo di ruggine e poi un tannino sottile ancora capace di sedurre. 92

Rauzan-Ségla 1986. Affumicato e delicatamente floreale, prugne sale e caffè. Bocca con note di sottobosco e menta, senape e peperone, soffice e cremosa con tannino placido e appena accennato, che sorregge il sorso e regala ancora brividi di piacere. 88

[Photo Credit cover Catherine Todd]

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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