Champagne | Alla scoperta del massiccio di Saint-Thierry con David Bourdaire

di Andrea Gori

Troppo facile scorazzare per la Côte des Blancs o viaggiare tra i grand cru della regione bevendo cuvée celebrate: per i veri appassionati i territori meno noti rappresentano spesso sfide irresistibili. In uno di questi viaggi ho conosciuto David Bourdaire che ha iniziato la sua attività nel 1997 con le prime cuvée sul mercato dal 2002. Praticamente un pivello in una regione nella quale tutti fanno sfoggio di fondazioni centenarie, per non dire che parliamo del territorio di Pouillon, di certo non l’ombelico del mondo champenoise.
Bourdaire possiede poco meno di 5 ettari suddivisi tra pinot meunier (85%), chardonnay (10%) e un 5% di pinot noir con vigneti di età media tra i 30 e i 40 anni, condotti in modo naturale e biologico con inerbimento. In cantina tecnologia quanto basta e perchè no, anche qualche legno, ma soprattutto tanta voglia di far rinascere questo lembo dimenticato della Champagne.

Per “Massiccio di Saint Thierry”, il terroir nel quale ricadono le vigne di David, si intendono i circa 850 ettari a nord di Reims disposti in maniera quasi speculare rispetto al fiume Vesle della più famosa e nobile Montagne de Reims a sud della città. E’ una zona in cui prevalgono i vitigni pinot nero e pinot meunier, essendo da sempre una regione produttrice di vini rossi. I terreni sono calcarei e silicei  ma con un gran contenuto di sabbie, argilla e silt, quindi terreni  fertili e capaci di rivelare un carattere rustico, diretto e speziato molto particolare. Questi gli assaggi in cantina:

Champagne Bourdaire Gallois Brut
100% Pinot Meunier, naso che aspira fiori di campo intensi, citrino e panbriosce, poi mela matura e pesca bianca che si ritrovano anche in bocca. Finale di frutta secca e pompelmo. 78

Champagne Bourdaire Gallois Brut Rosè
Profilo olfattivo ricco e floreale, per un 100% pinot meunier di cui un 20% vinificato in rosso. Ha note di arancio, fragola e una bollicina appena grossolana ma il finale divertente, quasi sapido. 80

Champagne Bourdaire Gallois Cuvèe Symphonie Prestige
40% meunier, 20% pinot noir, 20% chardonnay. Incantevole e completo, al naso è floreale, ricco, sui toni del biancospino  e della ginestra. Evidenti anche le note di mallo fresco di noce, pompelmo, incenso e timo. Straordinaria la vitalità complessiva, con una beva agile e in punta di piedi. Finale di cedro candito ampio, persistente ma delicato. 91

Champagne Bourdaire Gallois Cuvèe Reserve
Basato sull’annata 2006 più un 15% di vin de reserve. 40% meunier, 40% pinot noir, 20% chardonnay.
Color giallo intenso e profumi di montagna con un tono floreale bianco bellissimo e poi malva, tiglio e pompelmo. In bocca la bollicina non è finissima ma il frutto è maturo, giusto e composto. Finale carnoso nel quale spiccano lychees e rabarbaro. Tutto sommato intrigante e ben bilanciato. 86

Champagne Bourdaire Gallois Blanc de Blancs
100% Chardonnay. L’etichetta impone la scaraffatura prima dell’assaggio e, infatti, si rivela molto chiuso ed ermetico al naso con lieve riduzione. Dopo la scaraffatura si apre ed emoziona con note gialle di pesca matura, arancio, ginestra e una nota tropicale curiosa. Bocca dalla bollicina finissima e godereccia, dissetante senza mai essere scontato. 87

Champagne Bourdaire Gallois Millesime 2004
Millesimato molto agée con ossidazione piuttosto spinta. Inizialmente scontroso con note di curry, zafferano e menta, poi nocciole, burro e salvia. In bocca è citrino, carnoso di pesca e cedro, dritto e penetrante, con ritorni di mela candita e zenzero. Bella freschezza e una generosa rusticità anche se manca il guizzo della grande annata. 85

La Champagne ci ha abituato alle sorprese e soprattutto a non sottovalutare alcune zone. Qui abbiamo assaggiato dei buoni prodotti ma soprattutto una qualità gastronomica dello chardonnay che avevamo finora solo sospettato. Nella altre cuvée, David Bourdaire ha uno stile e un impeto che ci coinvolgono grazie alla generosità sempre bilanciata del Pinot Meunier e, considerando che l’azienda è sul mercato da neanche 10 anni, crediamo sarà molto interessante seguirla nel corso degli anni.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

11 Commenti

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Fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Che io sappia Bourdaire con biologico e naturale ha poco a che fare. Ricordo che é uno dei sostenitori dell'agricoltura ragionata, cioè intervengo solo se serve. E so che utilizza poca solforosa. Per il resto prodotti interessanti che non mi hanno mai colpito, ma dai tuoi voti mi sembra neanche a te.

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David Bourdaire

circa 12 anni fa - Link

Bonjour Andrea et merci pour ce bel article sur notre région et nos champagnes. Je ne travail pas en Bio mais je travail en viticulture durable: j'utilise des produits de synthèses mais à petite doses et uniquement lorsqu'il le faut. J'ai réalisé un essai en bio (40 ares) cette année et je pense augmenter la surface l'an prochain. Petit à petit, la conversion bio va se faire. Au plaisir de vous revoir pour une nouvelle dégustation. Amicalement. David Ciao Andrea e grazie per questo bell'articolo su la nostra regione e champagne. Io non lavoro in Bio ma io lavoro in viticoltura sostenibile: Io uso prodotti di sintesi, ma in piccole dosi e solo quando è necessario. Ho fatto un test di bio (40 acri) di quest'anno e credo che l'aumento della superficie del prossimo anno. A poco a poco, la conversione biologica sarà fatto. Spero di rivedervi presto per un'altra degustazione. Amichevole. David

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Nelle Nuvole

circa 12 anni fa - Link

Che bello l'intervento di Monsiuer Bordaire! Merci beaucoup

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jovica todorovic (teo)

circa 12 anni fa - Link

secondo me l'intervento Bourdair la scritto il Pagliardi

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Antonio Tomacelli

circa 12 anni fa - Link

Mettici una faccina altrimenti non si capisce che hai voluto fare una battuta.

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jovica todorovic (teo)

circa 12 anni fa - Link

non hanno ancora inventato un simbolo in grado di racchiudere il mio faccione che sorride comunque ecco :-)

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fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

No Teo. due anni fa ho scritto un pezzo sui produttori di champagne biologici, biodinamici, naturali e in conversione e mi è capitato di provare questi champagne ma non ne ho parlato proprio perchè pur essendo un produttore molto attento sia in vigna che in cantina non aveva ancora niente a che fare con il biologico. i produttori biologici veri in champagne sono ancora pochissimi e se li assimili a qualcuno non certificato si fanno girare gli acini. anche se l'attuale presidente dell'associazione Vincent Laval è un po' piu morbido del precedente che era Gautherot. Il "che io sappia.." a inizio intervento è perchè in champagne c'è fermento tra i giovani vignaioli e le cose cambiano molto velocemente. l'intervento di Bourdaire è stato autonomo, non avrei gli strumenti per contattarlo non lo conosco personamlmente.

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jovica todorovic (teo)

circa 12 anni fa - Link

Ho fatto una battuta perche godo quando viene contradetto Andrea, se poi lo fa il produttore in questione doppia libidine. ....Lo so sono un uomo vile e oltremodo triste.... vi stringo :-)

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Vittorio Vezzola

circa 12 anni fa - Link

I Pinot Meunier in purezza a me piacciono molto, alla prima occasione assaggerò anche questi.

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Delphine Veissiere

circa 12 anni fa - Link

Non posso che essere d'accordo con te Andrea sul concetto del cuore della Champagne e dei suoi multipli territori ognuno regalando un'espressione unica quando ben lavorato in cantina. St-Thierry è conosciuto in Champagne come il comune dove si ferma il vero territorio. In più l'argomento principale è l'assenza di premier e grand cru per giustificare la sua classifica tradizionale in sotto-zona di seconda scelta. Il progetto sulla nuova area Champagne non sembra a priori cambiare questa logica. Personalmente ho fatto scoprire all'Italia Bedel che si colloca ben oltre St Thierry. Il Pinot Meunier è suoi perchè come le sue doti e limiti. Il 100% Pinot Meunier è di sicuro una scelta corraggiosa e fuori dal classico gusto Champagne. Molto piacevole, morbido e un pò rustico quando bilanciato da una bella freschezza, un grande Champagne da gastronomia. L'unico punto critico che mi lascia un pò prevenuta sul 100% Pinot Meunier è il dosaggio. Il Non dosé è certamente avventuroso conoscendo la sua espressione vegetale al naso e in bocca. Però credo vorrebbe la pena nelle annate particolarmente calde e secche.

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fabrizio pagliardi

circa 12 anni fa - Link

Se dovessi scegliere una zona considerata di seconda scelta da portare all'attenzione del consumatore non sceglierei la zona di st-thierry, ma sicuramente alcune zone dell'Aube, zona che frequento assiduamente di recente e che sto apprezzando sempre di più. Ci sono produttori più o meno giovani che anno per anno stanno proponendo prodotti sempre più interessanti.

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