Champagne a confronto a EinProsit Grado 2018 – Parte 1, Blanc de Blancs Pas Dosè

Champagne a confronto a EinProsit Grado 2018 – Parte 1, Blanc de Blancs Pas Dosè

di Andrea Gori

Una degustazione che riunisce le due tipologie di Champagne forse più in voga negli ultimi lustri, che hanno assecondato un gusto “bianco” ma soprattutto una sbandierata, maggiore aderenza al terroir da parte dei vini a basso dosaggio. Potremmo parlare di un doppio “bianco” e doppia purezza, con l’uva bianca più rara e ricercata della regione espressa nel modo più diretto possibile. Sotto trovate un breve ma intenso percorso fatto di vecchie vigne che attraversa Montagne de Reims, Valle de la Marne e Côte des Blancs in cui metteremo a confronto mani e stili differenti di piccoli RM e una grande firma come Jean Baptiste Lecaillon e Louis Roederer nel suo millesimato più recente, che aggiunge un tocco di dosaggio per amplificare alcuni cruciali passaggi. Perché non è sempre detto che il basso dosaggio sia la scelta universalmente migliore: o forse con il cambiamento climatico siamo di fronte ad un nuovo standard?

Ecco quindi i vini assaggiati durante l’ultima edizione di EinProsit Grado, la versione estiva del celebre festival enogastronomico nato a Tarvisio.

Champagne Bourgeois Diaz Cuvèe B – 100% chardonnay, Crouttes Sur Marne Calle de la Marne, pas dosé.
Jerome Bourgeois rappresenta la quarta generazione di produttori di questa famiglia di vigneron, nell’estremità occidentale della Valle della Marne, uno dei primi vigneti che potete incontrare arrivando da Parigi. Principalmente devoti al meunier, hanno anche un ettaro e mezzo di chardonnay da cui nasce questa cuvée molto particolare cui la biodinamica, quasi ultimata la conversione per tutti i 6 ettari totali di proprietà, dona un quid di freschezza e saporosità. Del resto i terreni sono particolari, non ancora i classici gessosi e duri della Champagne centrale. Lavorati in biodinamica, e con un uso attento e preciso della classica pressa Coquard, in maniera da selezionare i succhi perfetti per ogni cuvée, sanno regalare momenti di vera purezza e piacere nella beva, grazie anche ai 30 mesi minimo che Jerome impone sui lieviti. Non fa eccezione questo “B” Blanc de Blancs degorgiato nel gennaio 2017 e basato sul grande millesimo 2012. Un vino che è dorato, con cenni di note verdi animate e fresche, delicatamente bianco di susine, timo e glicine, apre poi su note fruttate a polpa bianca e piacevoli agrumi mediterranei. Bocca molto tesa che sa dare la giusta spinta e che finisce con un tocco amarognolo, che ricorda la liquirizia: impone scelte adeguate per l’abbinamento ma lo rende completo e piacevole anche come esperienza di degustazione a sé stante.

Champagne Marguet Ambonnay Grand Cru le Bermonts 2012  – vv 100% chardonnay, pas dosé.
Benoit Marguet è oggi uno dei vigneron più promettenti della Champagne, e la sua crescita come produttore è davvero costante e impressionante. Con il tempo si sta anche affrancando da un eccesso di acidità e tensione, che rendeva le sue prime produzioni anche troppo schiacciate sulle durezze ora tanto amate dagli appassionati. Erede di una lunga tradizione, che risale fino ai primi del 1800 con lo Champagne Bonnerave prima, poi Bonnerave-Marguet e poi solo Marguet da quando nel 2008 si è separato da altri componenti della famiglia, per condurre in proprio (in biodinamica “convinta” con i due cavalli Urban e Titan non solo scenografici) gli 8 ettari di proprietà tra Ambonnay e Bouzy. Uso di barrique bordolesi e vinificazione parcellare attenta, con l’acquisto anche di uve da produttori fidati che gli permettono di operare in diversi terroir, per completare e arricchire le proprie capacità di vignaiolo che, come dicevamo, sono comunque già su livelli di eccellenza. Lo dimostra questo spettacolare millesimato di sole uve chardonnay delle vecchie vigne Le Bermonts, un cru di chardonnay ad Ambonnay in genere celebre per le uve nere. Le vigne sono state in gran parte piantate nel 1952, e per domarle servono 40 mesi sui lieviti, ma non serve dosaggio per le poco più di 2 mila bottiglie prodotte. Il vino è impressionante per nitore ed energia, con una nota agrumata ampia e bellissima che avvolge il naso fin dall’inizio, regalando grande piacevolezza anche speziata. Frutta gialla, pesca e susina, poi note di zafferano, curcuma e bergamotto, pepe bianco, iodio e salinità a profusione. Colpisce il palato con la consueta freschezza, ma rispetto ad altre prove qui il frutto non viene schiacciato dall’acidità: vive e rilancia in sostanza, corpo e succo, regalando un equilibrio speciale che rende giustizia al grande millesimo, cavalcato davvero con una perizia di alto livello. Grande la persistenza e la capacità di abbinarsi a piatti importanti, attirando su di sé la scena a tavola.

Champagne Val Frison Lalore – 100% chardonnay Brut Nature, Ville Sur Arce, Aube.
Valerie Frison prosegue nella sua bella opera di produttrice di Champagne dopo il divorzio dal marito (con il quale dal 1996 al 2003 aveva prodotto vini con il marchio Frison-Demarne) con rinnovato spirito ed energia. Dai suoi 6 ettari oggi di proprietà ne conferisce la produzione di 2,5 alla valida cantina sociale Chassenay d’Arce, mentre il resto viene lavorato con perizia e spirito attento ai ritmi della natura con un uso del legno parsimonioso e accurato. Dal 2003 tutti i vigneti sono in regime biologico e i suoli kimmeridgiani e portalndiani danno spinta e gusto particolari alla sue uve. Questo Lalore è il blanc de blancs della maison, e come tutte le altre cuvée viene vinificato e affinato in barrique usate prima di essere assemblato e passare 24 mesi sui lieviti. Questo in particolare è un millesimato non dichiarato 2013, con sboccatura a ottobre 2016. Oggi è un di un bel giallo verdolino con riflessi dorati, e ha una purezza aromatica intensa tra note di frutta bianca, susina mirabelle, mela e litchi, ma anche note particolari molto Aube di piccoli frutti rossi. Note biscottate piacevoli e tostature appena accennate completano il quadro di uno Champagne comunque essenziale, dove i tratti fondamentali ci sono, convincono e dissetano, per una bottiglia dalla stappo senza pensieri ma di classe.

Champagne Pierre Gerbais L’Osmose – Celles sur Ource, 100% chardonnay, pas dosè.
Da una vecchia vigna del 1973, su marna e calcare, uno Champagne che incarna lo spirito indomito e attentissimo della famiglia Gerbais, fondata da Ulysse tra le due guerre mondiali con alcune vigne a piede franco che resistono tuttora. Oggi è alla terza generazione, con Pascal Gervais a condurre l’azienda in biologico dal 1996. Ogni anno esegue molte vinificazioni parcellari per ottenere gli assemblaggi migliori per le sue cuvée. Questo Osmose è un blanc de blancs particolarmente ricco e aggraziato che nasce da due vigne di chardonnay, di cui una con esposizione sud che dona ricchezza e maturità di frutto e una a nord che non fa mancare mai la freschezza. La nostra bottiglia è un millesimato non dichiarato 2013, degorgiato nel maggio 2017: ha una bella complessità di frutto, sale, iodio e gesso con note di curry e zafferano che integrano bene la bella componente agrumata, tra mandarino pompelmo e scorza d’arancio. Bocca tesa e netta, con un corpo non banale e una linea sapida e acida che lo percorre allungandone la corsa nel palato. Uno Champagne vibrante e carnoso, che ha un equilibrio speciale soprattutto a tavola.

Champagne Louis Roederer Blanc de Blancs 2010.
Dalla più grande azienda in biodinamica della regione (oltre 70 gli ettari bio, sui 221 totali) un grande Champagne di classe cristallina, ottenuto con i succhi delle migliori uve di Avize, Cramant e Oger dosate nel modo giusto (7 gr/litr). Annata calda e ricca, che il naso restituisce subito: vibrante, agrumato dolce e candito con arancio, zenzero, pepe, pesca in confettura ed erbe officinali. Ma a sorprendere è la bocca che attendiamo dolce e simile al naso, mentre invece ha forza tensione e acidità impressionanti e risolutive. Un vino ricco ed energico: rivela un’eleganza e una grazia speciali che dettano nuovi riferimenti per una tipologia in cui Jean Baptiste Lecaillon ha aspettato anni prima di cimentarsi, per poi riuscire davvero a superarsi in maestria. Fermentazione per il 25% in fusti tronco-conici con batonnage ogni settimana, no malolattica e 60 mesi sui lieviti producono nelle uve una concentrazione di gusto che anche al palato richiamano la pesca matura, l’arancio giallo e anche note rosse da fragola e lamponi, sempre completate da talco, menta e un floreale che torna a più riprese, di acacia e ginestra. Vino ampio e solenne eppure anche lieve e leggiadro, incantevolmente dolce ma anche sapido e scattante, davvero un piccola grande meraviglia “in bianco”.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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