Caro Engels al vino pensaci tu. Tuo Karl Marx

Caro Engels al vino pensaci tu. Tuo Karl Marx

di Samantha Vitaletti

Colmo di entusiasmo e di belle speranze, non fai in tempo a riporre nel portafoglio la tessera che attesta la tua appartenenza a quella o quell’altra associazione di sommelier, che comincia una difficilissima fase fatta di gioia e frustrazione, di piccole, trascurabili, soddisfazioni e di grandi, indimenticabili, figuracce. Fase, questa, alla quale di certo non ti eri preparato. Nessuno ti aveva preparato. Hai appena capito che il bicchiere si tiene dallo stelo e che l’alto prelato va servito per primo, che il tuo telefono comincia a riempirsi di messaggi tipo questo: “Senti, stavo cucinando un arrosto con salsa di mirtillo e senape e riduzione di andouillette percolata, tu che sei quasi sommelier, che vino ci metteresti?”.

Man mano che i mesi passeranno e il corso andrà avanti, tu acquisterai qualche certezza ma al contempo la consapevolazza socratica di non sapere niente. Ti ritroverai a pranzo con amici, affini e parenti e aspetterai con terrore il momento in cui il sommelier si avvicinerà. Papà lo guarderà con il petto tronfio e sai già che pronuncerà quelle parole che ti faranno cominciare a tossicchiare di imbarazzo: “No, guardi, il vino lo sceglie lui: è sommelier”. Capito? Lo dirà a lui, a lui che è davvero sommelier, nel senso che lui lo pagano per fare quel lavoro. Tenterai un timido: “Ma no, ci mancherebbe, facciamoci consigliare…” mentre guarderai con gli occhi bassi il professionista, che a sua volta guarderà te con elegante compassione e, almeno a te sembrerà così, con un lampo sardonico seppur composto.

Prenderai tempo e fingerai di studiare la carta, troppo bella, troppo piena, troppo varia (è bravo ‘sto sommelier), sotto il malcelato tifo dei parenti ansiosi di conoscere il tuo verdetto e penserai che sarebbe bello essere alla fraschetta a dover scegliere tra mezzo bianco e mezzo rosso, dottò. Ti troverai faccia a faccia con la tua ignoranza e ti renderai conto che di tutti quei vini conosci pochi nomi, alcuni finiscono per -aia e sai che se li ordinassi verresti diseredato.

E allora forse riconoscerai l’aziendona, quella da dieci milioni di bottiglie che sta pure al supermercato e alla fine, schiarendoti la voce, dirai “Va bene questo pinot”. Ma se anche quel pinot sarà valutabile tra l’abbastanza schifo e lo schifo, i tuoi parenti lo berranno quasi con commozione, come se fosse il nettare degli dei e ribadiranno che non avresti potuto scegliere di meglio e che lo studio paga sempre e che meno male “che ci sei tu che ci capisci, ché altrimenti chissà che ci avrebbero propinato”.

Insomma, a un certo punto, ma sempre troppo presto, arriva la fase “al vino pensaci tu”.

Potrebbe essere consolante, per chi ha vissuto questa fase, sapere che anche Friedrich Engels veniva continuamente importunato da Karl Marx riguardo al vino, argomento ricorrente di conversazione del loro ampio epistolario. Marx, spiantatissimo per tutta la vita, amava tuttavia bere bene e si rivolgeva spesso all’amico, bevitore moderato e dai gusti raffinati e soprattutto benestante, per farsi rifornire di vino. A volte gli indirizzava richieste precise, altre volte gli lasciava la scelta. Dal carteggio si evincono i gusti di Marx che in più d’un’occasione chiede “Un po’ di vino di Porto o di Claret mi farebbe molto bene under present circumstances” e l’amico gli risponde a stretto giro offrendo una buona alternativa: “Nella fretta non ho potuto trovare ancora del Porto come si deve, ma ieri ho spedito del Claret. Cercherò ancora il Porto.”. E ancora, in un’altra lettera Marx chiede all’amico che gli spedisca del vino, “perché adesso non posso assolutamente bere birra”. E in risposta: “La cassetta di Bordeaux parte stasera, è ottimo vino di Borkheim”.

Fin da bambino Marx aveva avuto rapporti con il mondo delle vigne e del vino. Suo padre era stato propietario di una vigna a Treviri, nella Mosella. Alla sua morte, nel 1838, Karl l’aveva ereditata insieme alla madre, finché lei lo liquidò acquistando la sua quota. Sarebbe stato, dunque, destinato per ironia della sorte a diventare proprietario terriero alla morte della madre se questa non avesse dovuto vendere la vigna tempo prima per far fronte alle spese universitarie del figlio. La vigna venne acquistata dai vicini, la famiglia Von Schubert, che ancora oggi produce vino con l’etichetta di Maximin Grünhauser. Curiosità: nel 2016 dalla parcella Herrenberg, quella originariamente appartenuta alla famiglia Marx, è stato prodotto in 1300 bottiglie un riesling commemorativo del compleanno di Marx uscito in commercio il 5 maggio con il nome “Das Kapital”. Marx si interessò molto alla condizione dei vignaioli della Mosella, prendendone le difese nei primi anni ’40 quando sulla Gazzetta Renana denunciò le loro condizioni di miseria riconosciute come causa scatenante dei furti di legna.

Il vino ebbe sempre un posto di riguardo nelle vite di Marx ed Engels. Animato dallo spirito di goliardia e spesso amante degli eccessi il primo, raffinato conoscitore e appassionato di vini il secondo, spesso nei loro scambi epistolari si ritrovano veri e propri appunti sul gusto. Si legge in una lettera del 1862: “I rossi e gli Hochheimer del 1846 sono soprattutto per Jenny; e le tre bottiglie senza etichetta e con la capsula rossa sono Rudesheimer del 1857 (gli stessi bevuti qui, troppo eccitanti per gli infermi ma eccellenti per chi goda di buona salute”…” e ancora: “Vi invio di nuovo un pacco tramite Chaplin & Horne con una decina di ‘clarets’ e ‘hocks’ molto maturi per Jenny. Ventiquattro bottiglie in totale…”. Per ‘claret’ si intendeva il vino di Bordeaux e con ‘hock’ (da Hochheim) Engels identificava il riesling del Reno. Quando i vini arrivano a casa Marx tutti si rallegrano, perfino i bambini! Così scrive Marx nel novembre 1866 a François Lafargue, suo genero e venditore di vino di Bordeaux che gli aveva inviato delle bottiglie: “L’allegria dei bambini non finiva più. Le bambine hanno esaminato le bottiglie con grande attenzione trovando toni verdi negli Sherry e toni porpora nei Porto. I Bordeaux ci hanno rallegrati con i loro sorrisi rossi. Il vino mi porta un mondo di bontà.”

A volte il vino diventa oggetto di richiesta motivata da esigenze sociali. Da una lettera del 22 giugno 1867: “Il 2 luglio le mie ragazze sono costrette a invitare delle amiche per un ballo; è un anno che non ricevono nessuno e non replicando agli inviti rischiano to lose cast. Per quanto in questo momento sia al verde, non ho potuto dire di no, e conto su di te per il vino (Chiaretto e Reno), ti chiedo cioè di procurarmene nel corso della prossima settimana. (…)”

Alla luce di quest’ultima richiesta penso due cose. A te, sommelier, futuro o futurista, aspirante o già aspirato, diplomando o diplomato, tutto sommato cosa si chiede? In fondo soltanto di scegliere una bottiglia, non l’invio di casse di Bordeaux.

E poi, poi penso che sarebbe proprio bello avere un amico di penna a cui poter scrivere:
Mio caro Friedrich,
io sto un po’ in bolletta,
con fraterna amicizia,
al vino pensaci tu!”.

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Samantha Vitaletti

Nascere a Jesi è nascere a un bivio: fioretto o verdicchio? Sport è salute, per questo, con sacrifici e fatica, coltiva da anni le discipline dello stappo carpiato e del sollevamento magnum. Indecisa fra Borgogna e Champagne, dovesse portare una sola bottiglia sull'isola deserta, azzarderebbe un blend. Nel tempo libero colleziona multe, legge sudamericani e fa volontariato in una comunità di recupero per astemi-vegani. Infrange quotidianamente l'articolo del codice penale sulla modica quantità: di carbonara.

9 Commenti

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Tommaso Ciuffoletti

circa 5 anni fa - Link

Questo lo faccio leggere a Zeffiro!

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Leone

circa 5 anni fa - Link

Bello, l'ho trovato stimolante. Una nota che mi proviene dalla mia professione di docente, avrei piacere di vedere le note, così se uno (come me) si vuole ricostruire e indagare le fonti lo può fare, tanto più con contenuti come questi che sono interessanti. Thanks and best

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Samantha

circa 5 anni fa - Link

Leone, ha assolutamente ragione. Se le interessa approfondire l’argomento può leggere “La filosofia del vino” di Massimo Donà (Bompiani, mi sembra), “Conto su di te per il vino - lettere a Engels” (L’Orma Editore) e soprattutto fare un giro su nangaramarx, sito in lingua spagnola che raccoglie interessanti articoli su Marx. Vale la pena un viaggetto sul sito di Sebastiano Isaia, più conosciuto come il Nostromo. Saluti e buona lettura!

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Leone

circa 5 anni fa - Link

Grazie mille :)

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Giuseppe

circa 5 anni fa - Link

Gran bell'articolo! Si diversifica alla granda qua su Intravino, molto bene. Complimenti soprattutto per il mix di informazioni serie e circostanziate e gli spunti ironici che non guastano mai, e pensare che io credevo Marx fosse ricco di famiglia...

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Andrea

circa 5 anni fa - Link

Masturbazioni di compagne e compagne. Parte del vino ne è affetto. Naturale?

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Marco

circa 5 anni fa - Link

Ma secondo te il Kurni è dolce?

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Francesco

circa 5 anni fa - Link

Complimenti Samantha, ottimo articolo, ricco di spunti interessanti: si legge d'un fiato. Fornisce uno spaccato - seppur limitato - dell'interpretazione del vino, in un contesto sociale - quello vissuto da Marx - molto diverso da quello attuale. Notevole il riferimento a vini risalenti anche a quindici anni prima.

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Samantha

circa 5 anni fa - Link

Grazie mille, Francesco!

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