Cari produttori di vino, se siamo circondati da idioti della comunicazione è pure colpa vostra

Cari produttori di vino, se siamo circondati da idioti della comunicazione è pure colpa vostra

di Alessandro Morichetti

Probabilmente non ci dormite la notte pensando al perché un Ufficio Stampa abbia tutto l’interesse ad invitare un marchettaro. I meccanismi della comunicazione contemporanea sono rapidi e basta un aggiornamento degli algoritmi di Facebook per smuoverli ma è pure vero che certe dinamiche non cambiano mai, anzi si rafforzano.

Quante sono le fonti sul vino che leggete e di cui vi fidate davvero? Sotto a 5, massimo 10, siete ancora nel range della civiltà, sopra invece vivete nel mondo dei babbei.

Se non basta dirsi WineBlogger con le maiuscole per avere qualcosa da dire è anche vero che, se dici qualcosa, qualsiasi cosa, qualcuno pronto ad ascoltarti, servirti e riverirti lo trovi. E sapete chi è il primo? Quello di cui parli, l’oggetto della tua attenzione.

ANZI. Se ci pensate bene, il modo più facile e veloce per farsi spazio è proprio questo: prendi 50 produttori del piffero, quelli che non si incula nessuno. Sicuramente volenterosi ma ancora lontani dal proporre bottiglie degne di attenzione; magari mettici in mezzo anche un paio di big che fanno colore: poi tessine le lodi, taggali, fagli vedere che ci credi e che gli vuoi bene, magari anche con qualche foto di quelle che sembrano dire tutto ma in realtà non dicono un cazzo.

Loro, i produttori, ovviamente, contraccambieranno, e dai 50 lettori/produttori di partenza, contando parenti stretti, amici del bar e consultatori compulsivi di tag da social media siamo già a 3-400 persone, che per definizione comincia a essere un bel numerino. Il gioco è fatto.

Tu non hai realmente offerto un servizio alla comunità ma il bello è che hai già una tua piccola comunità, farlocca e autoprodotta, falsa quanto basta ma in tempo di fake news chi cavolo vuoi che venga a fare le pulci?

Il punto debole di questo sistema perverso che va a tutto discapito di chi legge e dell’ecologia generale sono, spiace dirlo, i produttori. Il produttore di vino, nella scala della prostituzione inconsapevole, sale spesso sul podio perché, per educazione e spesso insipienza, si bullerebbe pure del #PremioLaQualunque conferito da #StoCazzo. Non sta a chiedersi se sia una roba sensata, con gente perbene dietro, con un metodo che garantisca la decenza, e un po’ lo capisco pure perché a caval donato non si guarda in bocca. E farsi vedere piace un po’ a tutti.

Ma insomma, cari produttori, ogni tanto non vi rompete anche voi un po’ le palle di una autocelebrazione autoreferenziale in cui l’unico meccanismo su cui fare leva è una legittimazione reciproca del tutto illegittima? Io ritwitto te, che hai premiato me, che ho taggato te, che hai commentato me, che ci siamo sparati un selfie e tutti ci mettono Like.

Fateci un pensiero, sarà meglio.

PS: ad ogni modo, l’argomento con qualche modifica si potrebbe adattare anche alla ristorazione. Cari ristoratori, se siamo circondati da idioti della comunicazione è pure colpa vostra.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

16 Commenti

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gianpaolo

circa 6 anni fa - Link

carino, pero' mi sfugge il punto della situazione (oppure no, visto che parlavi di perdita di tempo). Che male c'e' in tutto questo? in fondo e' vero per tutti i campi, non escluso il vostro. Se ci sono figure poco interessanti che si occupano di realta' poco interessanti, perfect match, no?

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Me

circa 6 anni fa - Link

Se se ne occupano dicendo cose vere è una cosa, se lo fanno solo per, come fa intendere l'articolo, fare network dicendo palle è un danno di immagine per tutti quelli che ne sono coinvolti. Esempio stupido e veloce, vedo recensiti n vini, ne provo uno, fa schifo, automaticamente i vini n-1 fanno tutti schifo visto che non c'è da fidarsi di chi ne ha parlato bene. Quindi a che pro bearsi di questa visibilità se alla fine rischi che ti danneggi?

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Sergio

circa 6 anni fa - Link

Beh, guarda, l'argomento purtroppo si potrebbe applicare all'informazione in genere; alla vita nella sua interezza, anche...

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Andrea Rossi

circa 6 anni fa - Link

Il nodo sta nell'inconsapevolezza della maggior parte dei produttori che, ben detto da te, si bullerebbero di qualsivoglia premio senza rendersi conto che 99 volte su 100 stanno sparando nel mucchio.

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Nelle Nuvole

circa 6 anni fa - Link

Sono andata a vedere il significato di "bullarsi", grazie Intravino non finisco mai di imparare leggendovi! a parte ciò, sarà anche colpa dei produttori la proliferazione di idioti, ma poi che male fa? Se questo porta ad una confusione eno-conoscitiva ci si può porre rimedio scremando le fonti di informazione.. Chi si yuole informare ed è interessato non è un idiota, impara presto a scegliere. Faccio inoltre presente che i produttori possono anche dedicare una minima percentuale del proprio tempo a vantarsi (cioè bullarsi) in modo autoreferzianle, ma si parla del 1%, il resto del tempo è occupato in modo più proficuo a LAVORARE.

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mauro fermariello

circa 6 anni fa - Link

Caro Alessandro, credo ci sia un difetto metodologico nel tuo assunto. E cioè che i produttori siano felici che si parli di loro insieme ad altri colleghi. La mia esperienza è che (eccetto qualche situazione virtuosa), nonostante il tanto parlare di territorio, il suddetto verrebbe passato volentieri con il napalm, risparmiando ovviamente la propria azienda. Quindi va bene se si parla di me, ma solo di me dev'essere, nulla più.

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alexer3b

circa 6 anni fa - Link

E pensare che molti produttori credono davvero che la foto sui social, il selfie (a volte pure di dubbio gusto) riuscirà a far vendere loro anche solo una bottiglia in più. E' la speranza che molti mi hanno confidato rispetto all'alimentare il delirio di questi personaggi, che spesso si autoproclamano esperti, e che finiscono inevitabilmente nella macrocategoria dei "giornalisti". Per di più senza riuscire a scrivere una frase di senso compiuto (figuriamoci grammaticalmente corretta).
Ne descrivi in maniera precisa il modus operandi: attaccati alle caviglie di produttori "minori", con qualche punta di diamante che si tengono ben stretta per darsi un tono. Con i primi sono anche spocchiosi, arroganti, cercando di far valere la propria "forza", con i secondi fanno i micetti. I classici forti con i deboli e deboli con i forti.
Alla fine resta la speranza che la qualità riesca sempre a spuntarla.

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vinogodi

circa 6 anni fa - Link

... sorprende ,inoltre, che si stia parlando di vino , non di algoritmi frattali . Però , similmente allo svolgersi di funzioni algebriche complesse, anche il vino , per i più , rimane un mistero profondo , nella sua essenza. Che parla di cultura , di scienza, di territorio . Per cui ha appeal . La cultura enoica sta aumentando , ma non così velocemente come si vorrebbe : pochi "consapevoli" rispetto ad una massa relativamente omogenea, ondivaga e ancora legata a doppio filo ad un condottiero della comunicazione , che prima erano le guide, oggi il cicaleccio del web . E questa massa informe muove i numeri importanti , l'influencer di turno ha lo spazio e , soprattutto, una subdola legittimazione data dal numero di chi legge o ascolta. Non solo nel campo del vino ... ho sempre tentato di comprendere la mostruosa dimensionalità comunicativa delle Ferragni di turno, dei Bello Figo o dei "ti saluto Antonio" , creando uno sgomento personale sulle attività cerebrali del fruitore medio del web . Tra i quali, il blogger enoico di "grido" è davvero granello nel deserto del nulla mediatico...

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Claudia

circa 6 anni fa - Link

L'interesse suscitato dal premio Pinco direttamente proporzionale a Paolo che comunica di aver finito il vino. Sono solo un aiuto per farmi contemplare la vastità.....

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Claudia

circa 6 anni fa - Link

Cari Intravinici, Se volete fare un servizio ai produttori che nessunocaga,fornite loro l'elenco degli scriventi vino da cui farsi 'likkare'

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Diego

circa 6 anni fa - Link

Purtroppo le mamme dei Veronelli e dei Mario Soldati non mettono più bimbi al mondo, non ce chi gira il paese per assaggiare vini e parlarne senza nessun tornaconto, oggi solo se li metti sul libro paga scrivono di te, e hanno anche il coraggio di farsi chiamare giornalisti. Di questo ci siamo rotti le palle altro che autocelebrazione.

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Fulvio Zanetti

circa 6 anni fa - Link

Diego, questa sua affermazione " oggi solo se li metti sul libro paga scrivono di te, e hanno anche il coraggio di farsi chiamare giornalisti" mi sembra manichea, eccessiva, ingiusta nei confronti dei cronisti del vino che girano e scrivono senza farsi pagare o farsi marchette. Ne esistono ancora, si informi e generalizzi meno.

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mauro fermariello

circa 6 anni fa - Link

Mario Soldati scriveva per Epoca i suoi reportage sul vino, Veronelli, se ben ricordo ,pubblicava su Panorama. E allora i giornali pagavano bene. Questa retorica che si è bravi solo se si lavora gratis non la capisco proprio.

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Gianni Usai

circa 6 anni fa - Link

Grandissimo articolo...! Wine-Pulitzer...

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marco m.

circa 6 anni fa - Link

Allora, è colpa dei produttori di vino se siamo circondati da "idioti della comunicazione" ? Sì, in parte è vero, anche se sarebbe più corretto parlare di ignoranti (nel senso del verbo ignorare) più che di idioti della comunicazione. Ma resta una verità parziale. Una visione più realistica della situazione ci porta a considerare che internet ha dato la possibilità a chiunque di comunicare -a costo zero, o quasi- con il resto del mondo. Allo stesso tempo e a fronte di questa straordinaria opportunità, è sorta una miriade di personaggi che si sono creati o inventati un "mestiere" o una professionalità nel vasto ambito di questo nuovo mezzo di comunicazione. E come in tutte le professioni, è un dato di fatto che nel mucchio si trovano veri esperti come anche innumerevoli dilettanti. La conclusione è semplice: in qualunque ambito, la professionalità costa. E tanti produttori di vino -soprattutto di medie o piccole dimensioni- non hanno i mezzi -sia culturali che economici- che occorrono per distinguere e permettersi la collaborazione dei veri professionisti della comunicazione. E allora ? Allora la gente si arrangia, come può. Con i risultati che vediamo, con un click.

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Gianni Usai

circa 6 anni fa - Link

Per non parlare di tutti quelli che hanno incensato Zonin & dintorni... e continuano ad incensare.. Censi..! Censi..! L'orchestra censi..

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