Caprili e il suo Brunello di Montalcino nel dinamico duo 2015 e 2016

Caprili e il suo Brunello di Montalcino nel dinamico duo 2015 e 2016

di Andrea Gori

La diatriba se l’annata del secolo sia la 2015 o la 2016 potrà dirsi risolta per il Barolo (spoiler, vince la 2016) ma a Montalcino non ha ancora un chiaro vincitore. Nel dubbio James Suckling dice che prese insieme sono le due migliori restando sul vago. Come a dire: ormai ho detto che la 2015 era la migliore di tutti, ora che ho assaggiato anche la 2016 non so come fare e quindi le metto insieme.

Noi che di 2016 di Montalcino un centinaio di vini li abbiamo assaggiati, siamo più portati a premiare la 2016 almeno in termini di qualità media e quindi occasioni zoom di assaggio come questa di Caprili ci servono eccome per approfondire la questione. Con Caprili siamo nella zona sud della denominazione e quindi è azienda che tende a sofrire le annate calde in maniera più accentuata, ma è anche vero che le viti sono abituate a sbalzi climatici anche importanti. Un tende iniziato almeno dal 1997 e cha ha visto le uve giungere a maturazione senza eccessi di cottura o problemi di tannini verdi.

Due parole sulla storia di Caprili che su Intravino abbiamo sempre recensito molto bene ma di cui non vi abbiamo mai raccontato granchè. Alfo e Alberto Bartolommei cominciano a lavorare la terra ai primi del 1900 ma è solo nel 1965 che nasce come azienda con la prima bottiglia di Brunello sul mercato con la 1978. È un’azienda a conduzione familiare alla terza generazione, ora al comando c’è la quarta appena entrata con Giacomo Bartolommei, la produzione è di 110mila bottiglie su 21 ettari proprietà di cui 11 a brunello, 19 in totale a Montalcino e 2 ettari in Maremma.

Si pratica viticoltura convenzionale con buone pratiche del biologico ma senza la certificazione, si usano legni grandi, mai barrique e da 3 anni a questa parte è stato ridotto di 6 mesi la permanenza in legno dando più spazio all’affinamento in vetro prima dell’uscita per mantenere vino più fresco e giovanile all’uscita.

Brunello di Montalcino Caprili 2016 DOCG
Nasce da quattro vigneti con età media della vigna sopra i 15 anni: Vigna Esse (1987) a cordone speronato fu tra i primi a essere piantato a Caprili, Vigna delle Ginestre (2003, il più giovane da brunello per ora) e Vigna Ceppo nero importante e grande dal 1987 e infine Vigna Quadrucci del 1993. Terreni scistosi (galestro di alberese), no lieviti aggiunti, malolattica svolta, due anni e mezzo di legno grande, alcol 14,37 Acidità 5,5 g/l estratto secco 27,4 g/.

Naso di fragolina di bosco, lezioso e ruffiano con dolcezze e frutta rossa vanigliata, ciliegie e marasche, liquirizia tabacco menta e peperoncino. Sorso di importanza, struttura e intensità particolari, acidità e piccantezza da zona sud ovest. Balsamico molto forte e intrigante con cenni di garrigue, ligustro, cannella e zenzero, armonioso e dal tannino incalzante, ricco completo, di rigore tannico e dolcezza fruttata classicheggiante a chiudere un vino comunque verticale e fascinoso. 96

Brunello di Montalcino Riserva 2015 Ad Alberto DOCG
Selezione unicamente dalla “Vigna Madre”, impianto nel 1965 a capovolto toscano (un guyot modificato), affinamento in botti tra 30hl e 40hl per 3 anni e mezzo, alcol 14,7% aciditià 5,80 ph 3,47 estratto secco 31,5 g/l  l.

Il naso ha note vivide di cannella, zenzero e pepe nero, frutta di sottobosco scura, mirtillo, fragole in confettura e prugna, mallo di noce, miele di eucalipto. Note terrose di humus e sottobosco, sorso serrato, intenso e importante con una coda di frutto candito, cotognata, arancio rosso, il tannino si fa sentire e si proietta molto in avanti per adesso rimanendo molto brusco e intenso, quasi rabbioso. Vino che si pone come tra i migliori 2015 riserva ma che pone il suo sviluppo completo e piacevolezza definitiva decisamente in avanti con gli anni. 95+

 

 

 

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

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