Cantina Monte Brècale, dinamica di un equilibrio

Cantina Monte Brècale, dinamica di un equilibrio

di Angela Mion

Credo che lo squilibrio nelle cose che incontriamo sia un grande maestro. Così capita che quando troviamo qualcosa in equilibrio ce ne accorgiamo in fretta.

Ed è proprio l’equilibrio l’elemento che mi spinge a voler raccontare la storia di Franco e Fabrizia che, col figlio Matteo, producono vino nella loro piccola cantina Monte Brècale, omonima del monte in cui si trovano. Siamo nel cuore dei Colli Euganei, in provincia di Padova e guardiamo dall’alto il minuscolo paesino di Fontanafredda di Cinto Euganeo. Per arrivarci ad un certo punto si deve girare a sinistra e andare sempre su fino a quando la macchina ha fiato: una piccola insegna di legno scritta a mano comprare solo quando si medita di tornare indietro e invece poco avanti c’è la piccola cantina.

Il telefono non prende e la testa lì ci mette poco a dimenticarsi stress e pensieri. L’aria è pulita e leggera, attorno solo vigna, verde e fiori, anche la strada è sterrata. Franco e Fabrizia sono persone calme e di buon cuore e il primo ingrediente che mettono in quello che fanno dal 1999 è proprio il cuore. La vigna è la loro vita, far vino la loro passione e ci vuole poco a capirlo. Rifletto, li ascolto e sommo: persone come loro hanno voluto imparare dalla propria terra e cercano ogni giorno di capirne la natura senza forzare nulla. Questo credo sia il primo grande passo per fare il vino, quel passo che le mode etichettano come naturale ma che qui è la normalità.

– Fabrizia, dimmi, com’è la vigna di questi tempi con queste temperature impazzite?

– È pieno di coccinelle e farfalle, mi dice sorridendo. Piano piano la vigna sta trovando il suo equilibrio con quello che le sta attorno. Ci adattiamo a quello che capita e così anche lei.

La loro uva arriva dalla vendemmia sana: sana significa proprio in buona salute, perfetta, felice. L’azienda lavora circa 4 ettari suddivisi in versanti dai suoli di marna bianca e poi trachite. La marna è una roccia che cede tratti di grassezza e dà vini di buon corpo, profumo, volume e sapidità; la trachite è più aspra e tesa, porta vini asciutti, più minerali, più sottili e adatti all’invecchiamento. La cantina è davvero minuscola, se serve descriverla è il massimo dell’artigianalità, sta sotto alla casa in cui abitano ed è la loro famiglia, i vini sono i loro figli.

Equilibrio, non dimentichiamoci questa chiave di lettura e la parte più difficile pare sia trovarlo in cantina. Franco è vignaiolo da una vita, anche prima di aprire la sua cantina faceva questo mestiere, quando parla di vini è svizzero ed è l’unico momento in cui potreste vederlo animoso: il suo vino è sì naturale in tutto e per tutto ma ciò non significa che debba avere volatili alte o odori strani. Lui quei vini non li beve e non vuole farli bere agli altri! Pulizia estrema del posto in cui lavorano, tanta delicatezza e precisione. Per ogni uva le pigiature sono così soffici che si avvicinano a quelle fatte a mano; li ho visti sgranare un intero carro di merlot sempre a mano sentendomi dire di non dirlo a nessuno altrimenti li credono matti.

Il vino ora ve lo racconto, le etichette non sono tante e non posso parlare di tutte ma di quelle assolutamente da bere sì.

Marna è sinonimo di grassezza e di vino che riempie testa e palato. Lo chardonnay è ostico: diffuso e qui quasi raro trovarne uno che ti faccia perdere i sensi. Il loro chardonnay La specola, in purezza, ti fa davvero perdere i sensi. Bocca rotonda e pulita, avvolgente e lungo: il suo cammino inizia e finisce in tonneaux dove resta per almeno un anno, imbottigliato non filtrato riposa un altro anno e poi inizia la corsa per aggiudicarsi le 700 bottiglie che ne escono.

Il mio istinto goloso e peccaminoso posa il dito pure sul Rosso Frari. Eccolo, un altro capolavoro di singolare beva ed eleganza. Taglio tra merlot e cabernet franc: le percentuali dipendono dalle annate. Anche questo fa tonneaux ma non abbiate timori perché il legno in questi vini è come una culla, la cessione è solo affetto e braccia morbide, nulla toglie alla loro personalità. Ah, dimenticavo: è tutto sgranato a mano. Sono vini che regalano grazia e pazienza questi, anche a chi li beve. Qui siamo a 600 bottiglie del 2016. Il loro prezzo medio è di 20 euro in cantina.

A due bottiglie così raffinate affianco le versioni che io dico pop. Vuoi per la bottiglia, tappo a corona e l’etichetta bella, vuoi perché sono così buoni e genuini che io li berrei ogni santo giorno. La garganega, il cavallo più puntato negli ultimi tempi: qui ci si può scommettere qualcosa. Avete presente la macerazione? Quella alla quale non siamo abituati però, bella pulita, non per forza arancione, che perdi un attimo l’orientamento. Eccola: mosto con sei mesi di macerazione in acciaio in assenza di aria di una percentuale dal 30 al 50 di acini interi sgranati a mano. Geniale. Imbottigliata direttamente senza filtrare e decantare per aspirazione. Vino? No, equilibrio. Equilibrio dell’uva sana, versatilità della garganega che si presta a cose interessanti se trattata bene e con estro.

Ultima nota la faccio sul bianco Agata: altra bevuta sprint da acquolina in bocca. Nasce per dare onore a poche vigne vecchissime di una profumata malvasia, poca troppo poca per farne qualcosa da sola, quindi è stata messa in uvaggio con incrocio manzoni, un po’ di chardonnay e moscato bianco. Tutte fermentazioni spontanee, nessuna filtrazione. Il loro prezzo medio è di circa 10 euro.

Se proprio volete morire felici l’accento deve andare anche sul moscato bianco vinificato in secco, re del nostro territorio. Io ne bevo pochi perché il moscato può essere una mazzata di profumi; il loro è un altro esempio di equilibrio, nei profumi, nella freschezza e sapidità.

– Franco, porca miseria, non puoi mica mettere un’indicazione della cantina a valle in modo che la gente che passa possa sapere che ci siete? L’indicazione è talmente in alto che la trovi quando hai perso la speranza.

– Un’insegna giù? No! chi viene qui deve sapere quello che trova e quello che vuol trovare. Sono anni che teniamo duro e lavoriamo sodo e un po’ alla volta arriva tutto, anche le soddisfazioni.

Cantina Monte Brècale
Via Pestrini, 25
Cinto Euganeo – Padova

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Angela Mion

Veneta, classe 1981, studi giuridici e azienda di famiglia. La svolta cubista arriva quando ormai maggiorenne incontra il vino: Sommelier, Master Alma-Ais ed altre cose in pentola. “Vin, avec toi on fait le tour du monde sans bouger de la table”. Bucolica e un po' fuori schema con la passione per la penna, il vino, il mondo e la corsa. L’attimo migliore? Quello sospeso fra la sobrietà e l’ebbrezza.

1 Commento

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roberto bordignon

circa 4 anni fa - Link

Parole sincere e vino che rispecchia l'anima. La tua racconto mi ricorda del mio incontro con Gastone nella sua vigna sull'Isola Sant'Erasmo.

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