Brexit, o dell’Apocalisse prossima ventura di nome Halloween

Brexit, o dell’Apocalisse prossima ventura di nome Halloween

di Elena Di Luigi

In un’intervista radiofonica rilasciata alla BBC, il responsabile della Food and Drink Federation, Tim Rycroft, ha detto che il settore manifatturiero britannico si troverà a gestire un problema di fornitura e ridistribuzione dei prodotti alimentari già il giorno dopo Halloween. Un dettagliante, anche lui sentito dalla BBC, ha commentato che non si poteva scegliere data peggiore per uscire dalla UE.

Dal 1 novembre tutti i prodotti provenienti dall’Europa (il 28% del fabbisogno) destinati per esempio ai supermercati e ai ristoranti, dovranno fermarsi a Dover per il controllo e l’approvazione dei “nuovi” documenti di transito. Sarà quindi inevitabile un ritardo nella consegna che si prevede fatale per il cibo fresco, ma anche per quei prodotti come il vino per esempio, che rischiano di non arrivare in tempo sul mercato, e nelle quantità richieste, per la stagione natalizia.

Il governo di Theresa May che si preparava a un’uscita a marzo e con un accordo, aveva consigliato l’industria alimentare di aggiungere un extra 20% al normale stoccaggio. Oggi peró la situazione é diversa perché il neo primo ministro Boris Johnson si rifiuta di sedersi al tavolo UE per stabilire nuovi accordi. La previsione di un no-deal é ció che piú preoccupa la FDF in quanto potrebbe prolungare la instabilità oltre le prime settimane di novembre. Lo stesso stoccagio richiede misure eccezionali e non solo in vista degli ordini natalizi. Per dare un’idea di uno scenario possibile basti pensare che per sistemare un rifornimento extra, capace cioé di soddisfare la domanda del mercato per una sola settimana post Brexit, sono necessari 30 magazzini extra-large che di fatto non ci sono. Infine, il vero punto cruciale sarà stabilire chi avrà diritto alla precedenza di fornitura sul territorio e per quali prodotti.

A questo proposito la FDF ha richiesto la sospensione dell’attuale legge che proibisce ai fornitori e ai dettaglianti di prendere accordi diretti su rifornimenti e prezzi (Competition Law).In previsione di uno scenario no-deal, l’industria alimentare auspica che le singole attività possano intervenire individualmente e contribuire a coordinare i rifornimenti in attesa che il governo chiarisca le nuove direttive import-export.

Anche la Wine and Spirit Trade Association condivide la preoccupazione della FDF, e infatti ha dettagliato nel Brexit Policy Paper le richieste specifiche dell’industria vinicola e dei super alcolici. Per tutta risposta il governo ha sottolineato che “solo” il 28% del fabbisogno nazionale é coperto dalle importazioni provenienti dai paesi europei e che dopo Halloween il paese sarà in grado di far fronte alla nuova situazione. Quindi solo allora si capirà se i doomsters, come ama chiamarli il primo ministro, avranno avuto ragione a preoccuparsi.

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