Bramaterra Noah, il tesoro nascosto sotto il Monte Rosa

Bramaterra Noah, il tesoro nascosto sotto il Monte Rosa

di Giorgio Michieletto

A Bramaterra non si può arrivare.

Non si può arrivare perché non c’è una strada. Non c’è una strada perché Bramaterra non esiste. La furia del Sesia che si è ingozzato di pioggia ha spazzato via un ponte che invece esisteva eccome, fra Gattinara e Romagnano.

Così per raggiungere la terra della Dop col nome più bello d’Italia bisogna fare il giro lungo, passare dalle risaie. Per un attimo il sole torna a bucare il Monte Rosa, ma le nuvole si addensano ancora scure, piene di bombe di ghiaccio. Qui il nebbiolo spesso sopravvive a stento alla grandine e alla fame degli animali selvatici.

Le radici scavano nella roccia madre, i vigneti sono strappati al bosco fitto e per trovarli devi percorrere sentieri segreti. Vi sentite nel Signore degli Anelli? Inquadrare cos’è Bramaterra nel puzzle dei suoli del sempre più noto Alto Piemonte non è ancora facile. Se Gattinara è il cuore del vulcano e Lessona una carezza di sabbia marina, qui il terroir che comprende 7 comuni e circa 28 ettari resta più enigmatico, anche se caratterizzato da terreni comunque molto acidi.

Porfidi di origini vulcanica, ma anche zone con ciottoli e sabbie, qualche vena calcarea, qua e là una pioggia di lapilli. Anche nel bicchiere si trovano Bramaterra molto diversi che poi è il cruccio dei pochi produttori. Ma siamo sicuri che non sia parte del fascino misterioso?

Il disciplinare, assieme al nebbiolo (dal 50 all’80 %), impone una quota importante croatina (fino al 30) che imprime la sua netta impronta ai vini di Odilio Antoniotti vero e proprio punto di riferimento per la denominazione con circa cinque ettari attorno a Casa del Bosco.

Dicevamo… manca solo Frodo. Bisogna arrivare fin qui per sentire pulsare il cuore e il frutto del Bramaterra, come bisogna sempre confrontarsi con la classicità e la storia di Tenute Sella che con l’etichetta I Porfidi propone un Bramaterra di estrema precisione e oggi punta sullo sprint dell’enologo trentino Riccardo Giovannini. Ma a Brusnengo, sul porfido vulcanico della Mesola, storica collina dell’area che conquistò anche Mario Soldati, c’è un’azienda nata da zero nel 2010 che sta crescendo molto in fretta (è sulle 15mila bottiglie) e sta accendendo la curiosità di chi ama questo spicchio di Piemonte.

Si chiama Noah, come il figlio del proprietario Andrea Mosca. Se riesci a trovare Bramaterra, scopri Noah. Se scopri Noah, trovi Bramaterra. Partita con l’acquisto della prima vigna a Brusnengo, oggi l’azienda conta 3 ettari proprio in area Bramaterra e 1,5 a Lessona dove fra l’altro Andrea è l’ultimo vignaiolo a essere riuscito a rilevare una vecchia vigna già piantata, in zona Monte, con alcune piante del 1928.

Un piccolo “tesssoro” nella vicina Doc dove spuntano palme e ulivi e il nebbiolo fa degli assoli da spellarsi le mani. Che finezza, che eleganza, benebravobis. Andrea, ex architetto, con la moglie sta ristrutturando una bellissima cascina dove nascerà la nuova cantina. Dentro convivono cani e gatti, fuori diluvia e non si può salire ai vigneti neanche col fuoristrada: fiumi di terra ridisegnano le strade, ma i grappoli – almeno quelli sopravvissuti alla grandine – sono già in salvo.

Le viti del Bramaterra restano misteriose e anche nel bicchiere il vino non si svela subito. Noah Bramaterra Doc 2013 (nebbiolo 80, più croatina e vespolina) parte un po’ chiuso sul legno poi sottobosco, ciliegie sotto spirito, foglie secche, ferroso e terroso, frutti più scuri, pepe, sfumature di spezie dolci e un tocco fumè. Molto lungo in bocca, tanta tanta polpa e un bel finale balsamico e sul frutto, integro.

“Selvaggia nobiltà minerale”, scrive Noah in etichetta. Non serve dire molto altro. Come non serve per forza conoscere a menadito la secolare storia del territorio prima di approcciarsi ai vini dell’Alto Piemonte perché quell’immenso bagaglio di tradizione per i giovani produttori a volte può essere anche un fardello di aspettative.

E poi… Non sarà che il Bramaterra in fondo è ancora alla ricerca di una propria identità? Dall’annata 2018 Noah ha deciso di vinificarne due diversi per valorizzare i vigneti sui due fianchi della collina: il primo a quota più bassa con porfidi evoluti e suoli misti sabbiosi e il secondo dove affiora la roccia madre.

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Giorgio Michieletto

Giornalista professionista: ieri cronaca nera, oggi rosa. Ieri, oggi e domani: rosso, bianco & co. Varesino di nascita e cuore, milanese d'adozione e testa. Sommelier Ais. Se c'è una storia la deve raccontare.

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