Bordò marchigiani, panoramica completa e vini buonissimi

Bordò marchigiani, panoramica completa e vini buonissimi

di Jacopo Cossater

È stato Maurizio Valeriani, referente per l’Italia per Grenaches du Monde, a segnalarmi che durante la serata finale del concorso sarebbe stato possibile assaggiare tutti i vini che erano stati degustati dalle tante commissioni nei due giorni precedenti (qui il post scritto subito dopo). Per il sottoscritto il più divertente dei parchi gioco: 839 vini provenienti soprattutto da Francia, Italia e Spagna ma anche da Libano, Stati Uniti d’America e Australia tra cui scegliere in libertà ordinatamente riposti sui tavoli e raggruppati per tipologia e per regione di provenienza. La situazione ideale per farsi un’idea di come la grenache sia in grado di esprimersi in modo diverso in base alla sua zona di coltivazione. A proposito, qualche dato: la grenache con i suoi quasi 185.000 ettari rappresenta il 4% del vigneto mondiale. La settima varietà più diffusa al mondo, la seconda tra quelle a bacca rossa sia in Francia che in Spagna e in generale quella più rappresentativa dell’ampia area del Mar Mediterraneo, ce ne sono testimonianze anche in Algeria e in Tunisia. In Italia la conosciamo come cannonau, il più famoso e diffuso dei vitigni sardi. Non solo però, qua e là e possibile trovarne traccia anche nel “Continente”: penso al tai rosso in Veneto, alla granaccia in Liguria, al gamay in Umbria, all’alicante lungo la Costa Toscana e al bordò nel Piceno. Tutti sinonimi della stessa varietà.

Tra questi -tra i vini in assaggio in occasione della cena di gala- tutti i Bordò marchigiani, occasione più unica che rara. Vuoi per il costo, bottiglie che oltrepassano con facilità la soglia dei 50 euro e che arrivano in un caso a superare i 200. Vuoi per la reperibilità, sono tutte etichette “tirate” in poche centinaia di esemplari o poco più. Con una certa discrezione e prima che la serata diventasse troppo caotica mi sono quindi messo in un angolo, taccuino alla mano, per assaggiarli con tutta la calma possibile. Ecco i miei appunti.

  • Dianetti, Michelangelo 2014

La primissima annata di Bordò prodotta dalla cantina di Carassai è molto più che incoraggiante: il frutto è fragrante e ben si integra a un assaggio dalla grande presa tannica, fresco e succoso, piacevolmente delineato tra un calore assai contenuto e un finale vibrante nell’acidità e di grande coerenza sul frutto. Da tenere d’occhio.

  • Walter Mattoni, Rossobordò 2014

Una meraviglia. Vino di rara eleganza e dettaglio, stratificato, pazzesco per definizione e per allungo. Colpisce non solo per la finezza di un frutto che appare disegnato con il compasso ma anche per la sua intensità, sensazione capace di una progressione gustativa di raro fascino. Apre succoso con una sensazione di fragranza sostenuta da una piacevolissima idea di freschezza mediterranea. Continua con un crescendo calorico mai eccessivo e anzi tanto misurato quanto avvolgente, anche nella presa tannica, appena accennata. Chiude con la lunghezza dei grandi, vibrante e purissimo.

  • Pantaleone, La Ribalta 2013

Il frutto è caldo, maturo, avvolgente e tratteggia il sorso con grande coerenza. Attacca con una nota di grande fascino che richiama quasi una certa ossidazione del frutto su toni anche pepati. È convincente per spessore e per freschezza, un’acidità che ne sostiene tanto la trama tannica – presente ma non invasiva – quanto il sorso nel suo complesso.

  • Oasi degli Angeli, Kupra 2013

Una versione più sfocata di altre, questo il mio primissimo pensiero con ancora vivo nella memoria il ricordo di un recente assaggio di uno strepitoso Kupra 2011 e di un ancor più lucente, se possibile, Kupra 2015. L’attacco è quasi affumicato con toni che sfumano verso la terra, il tabacco e la polvere di caffè, sensazioni che trovano compattezza grazie a una trama olfattiva ben delineata sul mirtillo maturo e su leggere sensazioni di ciliegia anche in confettura. Bello il contrasto tra acidità e calore in un contesto a tratti balsamico, glicerico, largo e avvolgente anche se non così ficcante sul finale.

  • Le Caniette, Cinabro 2013

La struttura al servizio dell’eleganza. Vino di grande intensità e di straordinaria misura, ogni componente sembra riuscire grazie a un equilibrio di rara proporzione a esprimersi con il giusto peso, senza mai apparire eccessivo. Setoso su toni multicolore che spaziano dal rosmarino ai mirtilli appena colti, dall’arancia alla vaniglia non senza richiami orientali. L’impatto è mediterraneo e lunghissimo, non c’è istante in cui non sembri esprimere note sempre diverse, in continua evoluzione. Autorevolezza e articolazione.

  • Poderi San Lazzaro, Bordò 2013

Materico e articolato al tempo stesso. Attacca scuro, a tratti cupo, profondo su note che richiamano il cioccolato, il caffè e solo dopo i frutti di bosco in questo caso declinati anche su tonalità agrumate. È tenace, splendidamente rifinito nella trama tannica, insospettabilmente fresco e di grande persistenza. Una delizia, con un bel finale appena amarognolo su sentori di china. Vigoroso.

  • Clara Marcelli, Ruggine 2012

Non so quanto mi sia fatto condizionare dal nome del vino ma l’attacco appare ferroso, quasi ematico, di una linearità molto fine che sembra integrarsi alla grande con ciò che ne tratteggia il contorno: frutta matura a bacca rossa e una folata di macchia mediterranea. Incisivo, fresco, appagante nella beva chiude con una scodata che richiama una certa acidità del frutto. Croccante, da bere.

Bordò marchigianiDel Cinabro de Le Caniette avevo scritto qui su Intravino lo scorso autunno, un post dedicato sia allo stesso 2013 ritrovato in Catalogna più in forma che mai che alle origini del fenomeno del Bordò. Una storia relativamente breve la cui introduzione è legata al vigneto da cui da sempre nasce il Kupra di Oasi degli Angeli. Un vecchio appezzamento da cui sono state fatte le prime prove di vinificazione e da cui è stato prelevato il materiale per alcuni dei successivi impianti nella zona.

Che bravi. Quella che colpisce è infatti stata la capacità di questo piccolissimo distretto produttivo nel produrre vini di particolare carattere, sempre riconoscibili tra loro, di grande spessore gustativo ed eleganza. Vini mediamente buonissimi che meritano tutta l’attenzione possibile nonostante si tratti a livello numerico di un fenomeno “confidenziale” o poco più. Vini che nel panorama italiano delle grenache non possono che avere un ruolo da protagonisti (in attesa di un riconoscimento ufficiale da parte delle autorità).

[immagine: Bluverd]

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

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