Amarcord | Anni ’80, sapore di mare e Capsula Viola
di Michelangelo FaniAnni ’80, estate. Spaghetti allo scoglio, fritto di calamari. In tavola una bottiglia di vino bianco, è freddissima e appena uscita dal frigo. Il vino piace e tutti lo riconoscono subito: ha una capsula viola e si chiama Galestro. A ripensare una scena del genere vien da sorridere, come davanti alle vecchie pubblicità di Carosello. Ma molti hanno cominciato a bere proprio lì, perché ai tempi quello era un buon vino e le firme del Consorzio Galestro una garanzia: Antinori, Frescobaldi, Ruffino e Ricasoli. Il Galestro Capsula Viola, oggi solo Capsula Viola, (base trebbiano con aggiunte di chardonnay e pinot bianco) nasce negli anni ’70 ed esplode nei successivi ’80 per poi eclissarsi rapidamente nei ’90.
Ma cosa c’è dietro a un vino così? Lasciamo da parte gli spaghetti allo scoglio, il mare e le notti brave che furono. Spostiamoci in Toscana nel Castello di Brolio, cuore del Chianti. È il 1850 e il barone Bettino Ricasoli, già Presidente del Consiglio d’Italia, non trascura la passione per il vino della sua terra. Il suo contributo è decisivo per il successo straordinario del Chianti nel mondo. Mette a punto la composizione ideale, col ruvido sangiovese opportunamente combinato: 70% sangiovese, 15% canaiolo, 15% malvasia. Un successo clamoroso. Si diffonde l’immagine del Chianti nel fiasco, ancora oggi uno dei simboli dell’italianità a tavola. La richiesta e le esportazioni crescono e alla malvasia si aggiunge il trebbiano toscano.
Passano gli anni. Ci sono due guerre di mezzo e non si va tanto per il sottile. Si bada alla quantità, soprattutto negli anni della ricostruzione. Quello dell’epoca è un Chianti commerciale, di pronta beva, semplice. Si vende il nome, l’immagine, e questo basta per un mercato senza troppe pretese. Cosa fare? Nel vino come in molte altre cose, quantità e qualità vanno poco a braccetto. Si iniziano a rivedere blandamente i disciplinari, ma intanto qualcuno non ne vuol sapere e fa di testa sua: sceglie vitigni e criteri di vinificazione. Nascono vini da tavola che sono capolavori. All’estero li chiamano Super Tuscans. Tra questi c’è il leggendario Sassicaia. L’unico vino nato prima della doc che reca il suo nome. Ma questa è un’altra storia. Alcuni si limitano a fare ottimi Chianti con il sangiovese in purezza o con modiche quantità di canaiolo, niente uve a bacca bianca. Sarebbe un peccato espiantare decine e decine di ettari coltivati a malvasia e trebbiano, ma cosa farne?
Quelle uve possono essere impiegate in altro modo, il terreno roccioso e scistoso – che si chiama Galestro – contribuisce con una blanda mineralità e moderne tecniche di cantina possono fare il resto. Possono trovare una loro collocazione, magari a tavola, un giorno d’estate negli anni ’80, tra spaghetti allo scoglio e il fritto di calamari. Profilo gradevole, struttura semplice, per non dire banale, eppure chi non l’ha piacevolmente sorseggiato? Chi non ne ha trovato un fresco e leggero compagno da tavolate estive? Perché tutti, ammettiamolo, abbiamo vissuto un’ingenua e spensierata infanzia del gusto.
10 Commenti
Cristiano
circa 14 anni fa - LinkEbbene si, lo ammetto, il Galestro capsula viola è stato uno dei primi vini che ho bevuto con piacere da giovane con la pizza (marinara, quasi sempre). Mi ricordo l'acidità davvero sferzante che dava una bevibilità e digeribilità incredible ed il colore bianco carta. In qualche modo era come un vinho verde portoghese proprio per quel carattere acerbo ma davvero piacevole.Mi pare che cmq oggi il carattere di questo vino sia mutato notevolmente,e non per il meglio, da come lo ricordo nel ormai lontano 1985.
RispondiAZ
circa 14 anni fa - Linkricordo vacanze estive all'Isola d'Elba, seconda metà anni '80, la sera a tavola era solo Capsula Viola.....e come mi piaceva.....
Rispondifrancesco bonfio
circa 14 anni fa - LinkIl Barone Ricasoli nel 1850 non era già stato Presidente del Consiglio d'Italia. Lo diventerà nel 1861. Egli non ha mai stabilito percentuali e soprattutto aveva ammesso la malvasia solo per i vini da non destinarsi all'invecchiamento e solo nelle annate siccitose.
RispondiNelle Nuvole
circa 14 anni fa - LinkGalestro capsula viola prodotto perfetto per quegli anni, un passo avanti rispetto al Matheus e al Pinot Grigio Santa Margherita che imperversavano nei ristoranti degli yuppies rampanti.
Rispondibeniamino
circa 14 anni fa - LinkRicordo sale ricevimenti che ne prendevano a pallets di due anni prima a 1.200 lire la bottiglia e li rivendevano agli ignari ed ignoranti consumatori. Quanti bei soldini madama dorè, ma quanti bei soldini.
RispondiAntonio C.
circa 14 anni fa - LinkEbbene si, anch'io faccio parte di quelli che hanno cominciato a bere negli anni '80 e quindi di quelli che hanno tracannato bottiglie e bottiglie di CV! Piacevole e facile, prezzo umano, ma che gran mal di testa la mattina dopo!!!
RispondiEros medici
circa 6 anni fa - LinkEvviva i mitici anni 80 !!! Capsula viola e' stato un must!! Ci si sentiva intenditori e con una marcia in più !!! Troppo bello !! Bei tempi !!!
RispondiBiagio Tempesta
circa 4 anni fa - LinkSi trova in commercio?
RispondiArmando Corsale
circa 3 anni fa - LinkHo bevuto per la prima volta il Galestro capsula viola negli anni ottanta,passando da Livorno a casa di amici,poi in seguito in vacanza a Punta Licosa (SA). Poi non trovandolo in Campania abito in prov.di CE,non ho potuto più godere del suo buon sapore. Vorrei sapere come poterne avere a casa. Grazie
RispondiRaffaele
circa 3 anni fa - LinkL'ho trovato oggi per caso e mi sono commosso....ho studiato in Toscana ed ho fatto il Militare a Firenze,bevendo Chianti e Capsula Viola...Oggi penso sia un po'diverso,si chiama Capsula Viola ed e'di Antinori.Oggi stesso lo compro.Viva gli anni 80.Raffaele
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