Ai confini del vino: una verticale di Tokaji Eszencia

Ai confini del vino: una verticale di Tokaji Eszencia

di Clizia Zuin

La traduzione della parola ungherese Eszencia in italiano è essenza, in francese essence, in inglese essence, in spagnolo esencia. Facile no?

Nell’estate del Covid le mete sicure per le vacanze e raggiungibili senza pagare il pegno della quarantena, erano davvero poche, ma la più sicura in Europa era probabilmente l’Ungheria: solo 4000 casi, tutti concentrati a Budapest. Tokaj è veramente lontana, remotissima, soprattutto da Firenze. Stupisce la bellezza di questo villaggio, delle sue colline vulcaniche, della tranquillità dei fiumi Tisza e Bodrog anche dopo un acquazzone terribile di 30 ml di pioggia in un’ora e soprattutto la cultura fieramente europeista di chi lo abita. Un bel viaggio, anche per chi non amava i vini dolci come me, ma, dopo la mia prima verticale di eszencia mi sono ricreduta e da allora, in casa, mi chiamano “redditometro”…

Cos’è l’eszencia? Se per vino si intende il “Prodotto della fermentazione alcolica di mosti ricavati da uve fresche o leggermente appassite, con, o senza, la presenza di vinacce”, forse non ci siamo, probabilmente l’eszencia non è nemmeno un vino. Sostanzialmente è il percolato che si forma lentissimamente dalle uve aszú (completamente botritizzate) lasciate riposare un mesetto o due al fresco in cantina in apposite vasche di acciaio da 500 kg, prima delle spremitura. La percolata che se ne ricava ha una consistenza tra l’olio e il miele, una concentrazione zuccherina superiore ai 400 grammi litro (più spesso tra i 600 e 900 g/L) e un’acidità che supera sempre i 10 grammi litro. La fermentazione può durare anni e sviluppare un titolo alcolometrico intorno al 4% vol.: i lieviti vivono quindi in condizioni estreme, quasi paralizzanti quasi come se fossero dei diciottenni nella casa di Brazzers, ma con la cintura di castità.

Si può chiamare vino un quasi liquido con così poco grado alcolico? Con che scala o scheda si valuta un “vino” con queste caratteristiche?

Le degustazioni sono riportate in ordine cronologico di assaggio, più che note di degustazione, sono note di tattilità, pertanto non necessitano di punteggi (ho la dispensa della redazione).

Royal Tokaji, dal 1990 solo 6 vendemmie di eszencia
Eszencia 2008, 4% vol.
Ambra vivace screziato da sfumature color mandarino. Provo a girarlo nel bicchiere, ma rimane immobile. Al naso prevalgono tutti i profumi legati all’arancia: i fiori, la spremuta, la scorza caramellata, le caramelle, ma si insinua anche un’inedito aroma di torba dolce, quasi di Whisky di Islay. In bocca paralizza tutti i sensi: avvolgente e morbido come un maglione di Mohair, raggiunge ogni anfratto palatale e si amplifica grazie al calore corporeo e all’effetto volumizzante dell’acidità. Persistenza glucidica e appagamento mentale. È dolcissimo, quasi appiccicoso, ma non stanca, risulta bevibile, ricorda più un alimento che una bevanda o un vino.

Disznókő, dal 1993 solo 5 vendemmie di eszencia, qui ne trovate ben 3!
Eszencia 2005
7% vol. Compatto color ambra. Naso che racchiude nei pochi cm cubici del bicchiere un universo di profumi autunnali: mela cotogna, giuggiole, mosto, arancia stramatura, foglie bagnate, fichi e latte di mandorle dolci. Pietrifica al palato: l’equilibrio tra le carezzevoli morbidezze e la stuzzicante acidità crea dinamismo e voglia di riberlo nonostante la mole zuccherina. Colpisce perché è saporito, perché racchiude davvero tanti sapori diversi, un po’ come se fosse la versione semi liquida e dolce della lasagna domenicale della nonna.

Disznókő, Eszencia 2007
Solo 2 anni in più di esperienza rispetto al precedente, e tante differenze. Il color tonaca di monaco è intenso e compatto, mentre i profumi agrumati sono netti e pungenti. In un secondo tempo si fanno strada anche soffi di humus e di caramelline alla frutta, iodio e gelsomino. L’acidità si percepisce benissimo, nonostante la forte componente del fruttosio, è pungente e in prima linea, è salvifica perché ne permette la beva con sfacciata ingordigia.

Disznókő, Eszencia 1999
Seconda annata prodotta. Inizia l’imbrunimento cromatico, ma brilla vivacemente senza sosta. Naso stupefacente, di fine autunno, di castagne e miele, di fungo e alloro, di arancia essiccata e curcuma, di zafferano e acqua dell’ostrica. È un grande onore assaggiare un vino che probabilmente passerà alla storia come Highlander (anche per essere molto costoso) e che ha mantenuto intatte tante caratteristiche: dalla pulizia e precisione degli aromi alla qualità della beva, soprattutto se si considera il contesto in cui è nato. La parte dolce risulta ancora più avvolgente, siamo al limite della sazietà dei sensi, l’acidità è da ricercare sotto le coperte morbide della dolcezza, ma c’è ed è la linfa vitale di questo nettare.

Hétszőlő, Eszencia 2001
400 grammi litro di residuo zuccherino, 12 grammi litro di acidità, alcol 6% vol.
Degustazione svolta in cantina al buio e con 10°C, esame visivo non disponibile, ma la parte olfattiva era ampiamente soddisfacente: fichi e mandorle, tutto il sottobosco bagnato e le nocciole caramellate, paprica dolce e pino mugo. In bocca è quasi solido, denso e avvolgente, ha una grande carica aromatica anche in bocca e si lascia ricordare soprattutto per il retrogusto di spremuta dolce di agrumi e l’acidità appena sfuggente.

Oremus, Eszencia 2009
16 grammi litro di acidità (no, non è un refuso), 530 grammi litro di residuo zuccherino, alcol 3% vol, estratto secco 130 grammi litro. È una carta d’identità precisa e di tutto rispetto, siamo ai limiti della fisica terrestre e tutto questo ben di Dio è stato reso possibile da un attacco della botrite leggermente anticipato per l’annata 2009. Gli aromi invadono densamente la stanza quando la bottiglia viene stappata: fiori di tiglio, Pernod, bergamotto a volontà, miele di acacia, Bancha fiorito, Zigulì all’arancia e un assaggio di pan d’épices. C’è una grande corrispondenza tra gli aromi di naso e quelli di bocca, la persistenza va misurata in giorni e la texture palatale assomiglia alla stessa piacevole e calda morbidezza di un visone; la botta di zuccheri raggiunge velocemente il cervello e crea lo stesso piacere (della morfina) di un camino acceso in montagna mentre fuori nevica, ne vorresti sempre di più per via dell’alta acidità e più ne bevi e più ti vorresti alzare dalla sedia e urlare: “miracolo!”. Dopo questo Eszencia non fate come me, non bevete l’Aszú 6 puttonyos perché vi sembrerà amaro.

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Clizia Zuin

Veneta di origine, toscana di adozione, cittadina del mondo nel cuore. Dopo la laurea in Lingue Orientali, scopre la complessità del mondo del vino e dopo tanti anni ancora non si annoia. Ha lo straordinario superpotere di trovarsi sempre nei paraggi mentre si sta stappando una bottiglia monumentale. Formazione mista AIS e WSET, con la convinzione che presto conquisterà il mondo; in attesa di diventare il Dottor Male, lavora come sommelier a Firenze.

1 Commento

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vinogodi

circa 4 anni fa - Link

...grazie... grazie per le note descrittive e per averne parlato . Adorando la tipologia , mi sono ritrovato appieno nelle sensazioni ...

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