Affidare per legge i concorsi agli enologi è un’idea terrificante

di Antonio Tomacelli

Stamattina mi sono svegliato con un ritornello in testa: c’è sempre uno più puro che ti epura. Sante parole. Prendi i giornalisti, ad esempio: cento e passa commenti in questo post per affermare la superiorità della razza sui comuni blogger e poi bam! arriva un decreto legge che li spazza via da tutti i concorsi enologici d’Italia. La ramazza si chiama “Decreto Legge” e già dal titolo mette i brividi: “Disciplina dei Concorsi Enologici”. Il decreto nasconde sotto un mare di fuffa burocratica (una su tutte: “L’organismo che intende organizzare concorsi enologici e rilasciare distinzioni, ne richiede l’autorizzazione al Ministero, almeno 4 mesi prima dell’inizio del concorso”) una norma scritta apposta per proteggere l’ennesima Casta Italica: gli enologi, questa volta. Leggiamo insieme uno dei passaggi cruciali del decreto:

Le commissioni sono composte in maggioranza da tecnici degustatori aventi i seguenti titoli di studio e requisiti: a) diploma di perito agrario specializzato in viticoltura ed enologia od enotecnico (corso sessennale); b) titolo di enologo ai sensi della legge 10 aprile 1991, n. 129; c) titoli equipollenti conseguiti nell’Unione europea o all’estero. 3. I professionisti di cui al comma 2, lettere a), b) e c) devono aver svolto almeno un anno di attivita’ nel settore vitivinicolo.

“In maggioranza da tecnici degustatori” suona maledettamente stonato, non vi pare? In pratica nelle giurie saranno loro ad avere l’ultima parola sui vini e al diavolo le menate sulla tipicità e il terroir che i “non tecnici” cavalcano per stroncare bottiglie anche decenti, per carità, ma frutto spesso di alchimie da cantina. Ve lo ricordate il proverbio “cane non mangia cane”, vero? Ecco, ho paura che di questo stiamo parlando.

L’allarme, lanciato dalla rivista Porthos, è serio e riguarda uno dei diritti fondamentali dei cittadini: la libertà di opinione. Non farei mai parte di una giuria e in genere non le stimo rilevanti per il successo di una cantina ma, di questo passo, la regolamentazione toccherà anche alle guide e poi chissà, anche a noi blogger per cui sarà bene tirar fuori dal cassetto le care vecchie barricate di una volta e porre un freno allo strapotere della casta di turno.

Ma tu guarda che lunedì del cavolo: adesso mi tocca difendere i giornalisti dall’assalto degli enologi ma, hey! leggere sul Financial Times un’articolo di Mrs. Robinson che, tornando da un concorso in Puglia, parla bene del Nero di Troia, son soddisfazioni, eh!

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

62 Commenti

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maurizio gily

circa 13 anni fa - Link

sapevo di questa normativa ma mi mancava il testo del decreto, grazie quindi. Un decreto, niente meno. Una cosa ridicola. In un pezzo che sto preparando per Lavinium su Radici (dove ho fatto parte della giuria internazionale presieduta da Jancis Robinson, in cui c'era un solo enologo su 12 membri, quindi inattendibile ...) sostengo che gli enologi, dopo aver fatto i vini e averli giudicati in concorso, dovrebbero poi anche berli, tutti, così chiudiamo il cerchio e risolviamo anche i problemi del mercato. Caro Antonio siamo ancora alla camera dei fasci e delle corporazioni.

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Eleutherius Grootjans

circa 13 anni fa - Link

...a seguire, tra un paio d'anni, un nuovo decreto istituirà l'obbligo per gli enologi e gli enotecnici di frequentare un corso biennale di estetica. Quel che non arrivo a divinare, malheureusement, è dove verrò rinchiuso per indebito utilizzo del titolo di degustatore. Niente più post, lettere di un condannato dall'Arbeitslager IASMA.

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guly

circa 13 anni fa - Link

l'altra cosa raccapricciante, se non mi hanno dato informazioni errate, e' che i campioni che partecipano al concorso dovranno essere prelevati direttamente in cantina da parte di una persona autorizzata ed in presenza di un pubblico ufficiale(leggasi "vigile urbano"). la cosa rende di fatto impossibile qualsiasi concorso dove partecipino produttori in comuni differenti. il tutto vale, sempre stando alle informazioni che ho ricevuto, solo per i concorsi che si chiamano cosi', se lo chiami rassegna e invece dei punti in centesimi dai le corone, i grappoli o i ceffoni (di quelli si' che ne darei) allora e' tutto ammesso. ed il vincitore, con quattro corone sessantadue rubini nove smeraldi tre ciottoli e'...

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Moreno

circa 13 anni fa - Link

notizia errata.....esistono gia concorsi e guide dove è richiesto il prelievo da parte di un pubblico ufficiale e puoi partecipare da tutta italia tranqillamente i pubblici ufficiali si equivalgono in tutta italia.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Nel compiacermi che il "post da cento e passa commenti" venga qui ora rievocato ad uso dimostrativo proprio da chi solo due giorni fa l'aveva bollato come "ammorbante" e nel contestare il mistificante commento secondo il quale esso avrebbe voluto dimostrare "la superiorità della razza (dei giornalisti) sui comuni blogger" (ma per favore...), trovo che l'allarme lanciato per l'uscita del per il nuovo decreto sia del tutto inutile, visto che compito dei giornalisti (e anche dei blogger, credo) non è quello di partecipare alle giurie dei concorsi enologici. Il fatto che l'uscita del decreto allarmi i blogger fino al punto fargli evocare le "vecchie barricate" dimostra anzi una volta di più quanto in molti di costoro siano confuse le idee in materia di ruoli nel "giudizio" di un vino o di un qualunque altro prodotto. Il giornalista degusta (e quindi giudica) per fare informazione, il blogger non giornalista degusta (e quindi giudica) per esprimere un'opinione, l'enologo degusta (e quindi giudica) per giudicare tecnicamente il prodotto. Tutti fanno la stessa cosa, legittimamente, ma con tre ruoli differenti. Il giornalista non dovrebbe partecipare alle giurie dei concorsi, ma magari commentarne gli esiti. L'alternativa, volendo essere davvero "terzi", sarebbe casomai che le commissioni fossero fatte solo da giornalisti, o solo da enologi, o solo da blogger, perchè - come giustamente osserva Gily - gli enologi sono quelli che il vino lo fanno e quindi non dovrebbero essere anche chiamati a giudicare il proprio lavoro. Sennò fanno come certi blogger: recensiscono con una mano i vini che con l'altra vendono, producono, promuovono, rappresentano... Molto meglio dunque se ex lege le commissioni saranno composte solo da enologi: senza il rischio di doppi ruoli, il critico potrà esprimere meglio la propria idea sui risultati dei concorsi. Oppure la levata di scudi è perchè certi blogger (e anche certi giornalisti) non vogliono perdere poltroncine, gettoncini, poterini, affarucci, consulenzucce, rimborsetti, frequentazioni, mani in pasta?

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antonio tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Tesi, dica la verità: lei era il correttore di bozze della Pravda, vero?

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Leonardo Romanelli

circa 13 anni fa - Link

L'ultima cosa che posso pensare è vedere Stefano a correggere le bozze della Pravda:-))))

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Infatti caro Leo come ho scritto non la correggevo...la dirigevo! Hahaha...vedi che sorprese riserva la vita?

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Angelo Di Costanzo

circa 13 anni fa - Link

"il rischio di doppi ruoli..." eeh... a trovarne! :-)

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

Tesi sei vittima di un colpo di caldo? Scherzi quando sostieni che "compito dei giornalisti (e anche dei blogger, credo) non è quello di partecipare alle giurie dei concorsi enologici" e che "il giornalista non dovrebbe partecipare alle giurie dei concorsi, ma magari commentarne gli esiti"? Scusa, ma allora chi era quello Stefano Tesi che ha partecipando come degustatore, insieme a me e ad Andrea Gabrielli, al piccolo concorso di Vinellando a Magliano in Toscana alcuni anni fa? L'allarme che ha lanciato l'amico Tomacelli su questi concorsi enologici che si vorrebbe normalizzare per lasciarli ad appannaggio della casta degli enologi ed enotecnici é doveroso e sacrosanto e lo sostengo senza se e senza ma

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Franco, non ho voglia di polemizzare, nè di spaccare il capello in quattro su una cosa banalissima. Si tratta di stabilire cosa si intende quando si parla di concorso enologico. Il decreto fa riferimento a una serie di standard e di concorsi organizzati da soggetti autorizzati dei quali nè quello di Magliano, a cui ti riferisci, nè molti altri a cui tutti noi giornalisti partecipiamo fanno certamente parte. Del resto tu stesso hai sostenuto più volte, giustamente, che non si deve fare da arbitri e da giocatori e che è deontologicamente sbagliato, qualche volta perfino intollerabile, che delle giurie facciano parte gli stessi soggetti che sono giudicati, ovvero i produttori e/i o loro enologi. In tal senso, dico io, facciano pure, si organizzino le loro commissioni, se la cantino e se la suonino. Così, da giornalista, sarà più facile riportare cosa è accaduto in quel concorso, visto che - lo ripeto con convinzione - il nostro principale mestiere non è quello di fare i giurati nei concorsi, ma di raccontare ed esprimere opinioni su quello che i giurati fanno. Può anche darsi che la manovra sia quella adombrata dal simpatico Tomacelli, ma di fronte ad essa la cosa più acuta da fare è...lasciargliela fare. A meno che non si abbia paura noi stessi di perdere certe prebende nel a volte piovono dal cielo nel condividere gli scranni con quelli che poi noi per primi critichiamo. Lascia a Bersani i "senza se e senza ma" e guardiamo le cose con un po' di disincanto, sennò il gioco delle cricche non si spezzerà mai. Nessun colpo di sole, stai tranquillo.

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

la stragrande maggioranza dei componenti la giuria di esperti internazionali che ha valutato i vini in degustazione al festival Radici del Sud http://www.ivinidiradici.com/index.php?option=com_content&view=article&id=207:nominati-i-due-gruppi-di-assaggiatori-del-festival&catid=36:comunicati-stampa&Itemid=56 erano wine writer, giornalisti, wine blogger. Hanno lavorato splendidamente e mi rifiuto di credere che una commissione formata da soli enologi o "tecnici degustatori" avrebbe potuto lavorare meglio e giudicare con maggiore cognizione i vini. Non credo che nessuno amico del grande "boss" Martelli sia dotato della professionalità di cui hanno dato ampiamente prova Jancis Robinson e tutti gli altri degustatori che abbiamo avuto il privilegio di avere con noi..

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Sono convinto, conoscendone molti personalmente, che abbiano degustato e che in generale siano in grado di degustare, grazie a una mentalità più aperta, meglio degli enologi, sopratutto se c'era il rischio che gli enologi fossero consulenti o amici dei produttori in concorso. Il problema è che talvolta (in questo caso non credo, ma non si sa mai) anche giornalisti, blogger e wine writer sono amici dei produttori.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Insomma, se ho ben capito, qui l'unico puro è lei.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Se si riferisce a me, io non parlo di nessuno dei presenti tranne di quelli che conosco. Il termine purezza mi fa ridere. E' molto meglio coerenza. Io sono coerente di sicuro. E anche disincantato. Solo che non recito la parte di chi non sa come va il mondo. Stia certo che non produco vino, non lo vendo, non lo promuovo, non faccio il consulente, non lavoro nell'indotto di sugheri, etichette o materiale da cantina, mel marketing, insomma il vino lo bevo, lo assaggio e, per lavoro, ne scrivo se e quando un editore mi paga per farlo, lasciandomi la libertà di scrivere ciò che voglio. Le sembrerà strano, ma ne conosco tanti altri che fanno come me. Non so se questo per lei vuol dire essere "puro". Io non credo. Mi basta essere onesto. Comunque adesso basta, polemizzare con lei non mi diverte e credo che non diverta nemmeno gli altri lettori.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Nessun fatto personale, ci mancherebbe. Io combatto le sue opinioni, irte di paletti, confini invalicabili, muri che separano, regole inutili e filo spinato piazzato ovunque. È un orticello molto triste il suo ma stia attento: domani il divieto di giudizio riguarderà le guide, poi i giornali e poi il silenzio o, peggio, il pensiero unico dominante. E tutto per una fottutissima bottiglia di vino

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Vede, Tomacelli, quelli che a lei paiono steccati e barriere sono il frutto dell'indispensabile esigenza di tenere separati ruoli, professioni, posizioni attinenti a funzioni e ruoli diversi. Io vorrei che i giornalisti facessero il loro mestiere, gli enologi il loro, i dentisti il loro, i calciatori il loro. Almeno se e quando operano professionalmente. L'abbattimento delle "barriere" non è affatto un progresso, ma la premessa per la nascita di una marmellata in cui tutti fanno tutto, tutti hanno titolo a tutto, non esistono più ostacoli all'illecito, all'illegittimo, all'illegale. Se si consente al giudice di fare l'avvocato, all'arbitro di fare il giocatore e all'alunno di fare il professore si avrà solo un'anarchia senza regole. Chiunque è giusto che dia giudizi nell'ambito della propria professionalità: i giornalisti sui giornali (se li paga l'editore e non il produttore), gli enologi nei concorsi (se non sono alle dipendenze del vignaiolo), gli insegnanti sulla pagella (se non sono parenti dell'alunno). Poi sui giudizi si potrà opinare, ma il pensiero dominante ho paura sia quello che lei propugna del "todos caballeros". E' vero, sono fottutissime bottiglie di vino (in questo caso), ma muovono interessi enormi e i malaffari conseguenti i quali, nella marmellata, ci sguazzano.

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Marco Lugli

circa 13 anni fa - Link

chapeau

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antonio tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Avviso ai lettori: i commenti non sono in ordine cronologico per un problema del server. Consiglio di consultare l’ora sotto il nome del commentatore per avere l’esatta sequenza di pubblicazione

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armin kobler

circa 13 anni fa - Link

l'admin non lì può mettere in ordine "a mano"?

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

informo l'ignaro Tesi, preoccupato dal fatto che "anche giornalisti, blogger e wine writer sono amici dei produttori" che a Radici del Sud si degustava rigorosamente alla cieca. Che Jancis Robinson scendeva per la prima volta in Puglia, che molti prestigiosi altri degustatori i produttori non li avevano mai incontrati di persona. E dicendo questo non credere, Stefano, che abbia nulla di personale nei tuoi confronti. Semplicemente non capisco, e mi sconcertano, queste tue uscite

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Caro Franco (scusa se continuo a chiamarti per nome), te l'ho detto in privato e ora lo ripeto qui pubblicamente: la tua tendenza a prendere fischi per fiaschi è preoccupante al punto da somigliare, talvolta, a una coda di paglia. Non sono affatto ignaro di come si degustasse a Radici e ho anche messo nero su bianco, vedi sopra, di essere certo, per conoscenza personale, che i giurati lì convenuti fossero non solo capaci, ma pure assolutamente terzi. Il discorso era generale e diceva, te lo ripeto visto che non hai capito, che a mio parere è meglio che i giudici nei concorsi non siano enologi, perchè spesso costoro hanno rapporti professionali coi produttori. Bisognerebbe però essere certi che anche i giornalisti e i blogger che talvolta si chiamano al posto loro fossero altrettanto terzi e non avessero conflitti di interesse con uno o più produttori. E' chiaro adesso?

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Il decreto equipara una qualunque garetta tra aceti ai concorsi internazionali come il Vinitaly. Si legga il decreto e vedrà che le modalità di accesso, il prelievo campioni e la composizione delle giurie diventano uguali per tutti

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

L'ho letto, ma ne davo un'interpretazione diversa. Ammesso che abbia ragione lei, è un motivo in più per astenersene e non diventarne complici.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

No, io la dirigevo, la Pravda

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Presuntuoso

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Invidioso?

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Andrea

circa 13 anni fa - Link

Io penso che tutto dipende dalla formazione dell'enologo.. C'è chi analizza il vino solo su aspetti tecnici e scientifici (ph,acidità e company) e chi su più aspetti..Perchè generalizzare ?

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Marco Lugli

circa 13 anni fa - Link

Finalmente gente competente in commissione ai concorsi. Buona notizia!! Lo studio penso sia indispensabile per poter giudicare vini, bisogna solo stare attenti al conflitto di interessi in gioco, tema delicato.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Ma davvero considerate i consumatori soltanto degli inutili idioti incapaci di capire se un vino è buono o meno? Non vi accorgete che così facendo allontanerete dal vino anche quei pochi che faticosamente tentano un approccio a un mondo autoreferenziale come nessun altro? Che studi deve fare un povero cristo per poter comprare e bersi in santa pace una bottiglia di vino? Basta la specializzazione in otorinolarigoiatria o devo aggiungerci un master in polidicotomia avanzata e doppio carpiato con avvitamento ad antani?

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Marco Lugli

circa 13 anni fa - Link

Ho usato un tono volutamente provocatorio. Ovviamente non bastano gli studi per capirne di vino così come è ovvio che bisogna rispettare anche il consumatore neofita, anzi io spesso preferisco quelli a certi sommelier pieni di se. Qua però parlavamo di giudicare vini e attribuire punti in modo quanto più possibile oggettivo, e allora penso che lasciarlo fare ad un enologo/produttore che abbia studiato e maturato anni di esperienza in cantina sia, non solo legittimo, ma la svolta che serve. Ne ho abbastanza di vedere certi personaggi usciti da facoltà di filosofia o letteratura, che magari sanno scrivere molto bene, ma di competenza tecnica ne hanno davvero poca. E basta.

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Moreno

circa 13 anni fa - Link

commento condivisibile....e poi si assaggiano vini premiati con evidenti difetti tecnici ( es. contaminazioni varie) osannati e descritti come un nettare divino!!! bisogna studiare ed avere esperienza non solo saper scrivere da premio pulitzer!!!

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Massimiliano Montes

circa 13 anni fa - Link

Marco, condivido in parte. Ci sono autodidatti che hanno competenze elevate ed hanno accumulato negli anni esperienze notevoli. Non credo che Sangiorgi o, in passato, Veronelli, siano stati o siano enologi. Però mi fiderei molto del loro palato. Hai pienamente ragione per il conflitto d'interessi: chi riceve o ha ricevuto pagamenti a qualsiasi titolo da aziende vinicole non può giudicare il vino. Questo è fondamentale. E' difficile trovare enologi che non siano a libro paga di produttori di vino, è quindi evidente che questi enologi non potrebbero giudicare nulla. Ma lo stesso vale per altre "figure professionali". Oggi purtroppo nel settore dell'enogastronomia c'è una commistione di interessi nauseante, che va ben oltre il semplice conflitto. Non ultimi, i giornalisti che mangiano a sbafo in ristoranti stellati o che bevono a sbafo bottiglie anche di costo elevato al di fuori delle manifestazioni o dei concorsi.

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Gianluca

circa 13 anni fa - Link

Max, esiste un limite? MI spiego, molte persone che orbitano nel mondo del vino possono avere interesi economici nel settore. Qual'è il limite da non valicare? Chiunque lavori nel mondo del vino deve essere interdetto dal parlare di vino o da valutazioni e concorsi? Se così fosse anche Tomacelli che fa il grafico per etichette di vino dovrebbe astenersi. @ Marco Lugli. Non credi che un enologo che vive stipendiato da aziende produttrici, possa avere un conflitto di interessi nel valutare vini? O che possa essere in qualche modo condizionabile o ricattabile?

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Marco Lugli

circa 13 anni fa - Link

Certo, infatti la mia premessa era proprio quella nel commento precedente, quella di fare attenzione al conflitto di interessi.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Vedo con piacere che, aldilà degli spigoli personali, la discussione sta arrivando al punto, cioè a quali siano i limiti oltre i quali, a proposito dei giurati di un concorso (ma l'argomento vale perfettamente anche per la stampa), è legittimo pensare a prevenire i possibili conflitti di interesse. Dal mio punto di vista, occorre non solo che questi conflitti non ci siano (ovviamente), ma che neppure possa esisterne il sospetto, il quale basta da solo a insinuare il dubbio. Così almeno si ragiona (almeno in teoria) nella categoria a cui appartengo: se un giornalista fa il consulente o l'ufficio stampa di un produttore, non dovrebbe scrivere articoli sul vino del suo cliente o partecipare come giurato a un concorso in cui lui concorre. Quella delle degustazioni alla cieca è una pecetta poco credibile: qualunque tecnico o esperto è in grado di riconoscere il proprio o di capire quali degli altri non è il suo. Quindi il dubbio va prevenuto. se il dubbio non è fugato, è legittimo che chi dubita si astenga. Poi è chiaro che le cose cambiano da caso a caso e da persone a persone, ma è altrettanto vero che più importanti sono i concorsi e più sottili sono i condizionamenti. Se ci fosse una norma che impedisce la partecipazione come giurato a chiunque è anche in potenziale conflitto di interessi, si eviterebbe la selva di sottonorme a valle con i loro mille distinguo. E, ripeto, nei giornali è o dovrebbe essere esattamente allo stesso modo.

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armin kobler

circa 13 anni fa - Link

"Quella delle degustazioni alla cieca è una pecetta poco credibile: qualunque tecnico o esperto è in grado di riconoscere il proprio o di capire quali degli altri non è il suo." no, no, e poi no. forse per caso, ma nei casi normali non ci riesce. lo dico perchè di degustazioni (sperimentali , da concorso, da istruzione) ne ho organizzato per 17 anni e "ho visto comportamenti degustativi che voi umani non potreste immaginarvi." naturalmente, se rimane il dubbio e il sospetto allora bisogna evitare accostamenti che danno all'occhio, purtroppo.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

La questione che si pone è molto meno grossolana della semplice marchetta. Ti faccio un esempio, tanto per capire. Qualche mese fa mi è passato sotto il naso un vino (Primitivo) che del vitigno originale (e della denominazione di legge) non aveva più nulla. Legno a randellate, cannella, chiodo di garofano e profumi chiaramente costruiti in laboratorio. Fosse stato per me lo avrei cancellato dalla faccia della terra ma un enologo, presente alla degu, mi ha rinfacciato che quello era comunque un vino corretto, senza difetti e meritevole di un buon punteggio. Bada bene: questo è quanto succede nel 90% dei concorsi nei quali i giurati giudicano talmente alla cieca da non conoscere nemmeno la regione d'origine (vedi il Vinitaly) Curiosamente sono gli stessi concorsi "Ufficiali" cui sono ammessi soltanto i tecnici specializzati. Concludo: non ho la minima stima di certi concorsi (diciamo quasi tutti) ma normare per decreto quella che dovrebbe essere una semplice degustazione lo trovo un atto massimamente illiberale. Credere che solo un tecnico sia in grado di giudicare un vino è come far girare un film porno esclusivamente a un ginecologo "perchè lui si che è un esperto". Scusatemi, ma preferisco sempre i film con Rocco Siffredi.

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Massimiliano Montes

circa 13 anni fa - Link

Gianluca, Tomacelli sembra affidabile ;-) Il problema non è di categoria, ma vale per tutti. E'possibile trovare persone "condizionabili" tra giornalisti, blogger, degustatori di varia estrazione (enologi compresi). Lampanti sono due esempi. La "querelle" tra Sandro Sangiorgi ed il Gambero Rosso scaturita dalla famosa puntata di Report "In vino veritas" (http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-a399d52c-90e6-4946-bf45-558a9870dbf6.html), dove Sangiorgi diceva chiaramente che le degustazioni del Gambero Rosso erano truccate. Il Gambero ha querelato Sangiorgi... ed ha perso con condanna alle spese: le degustazioni erano truccate, ormai è una verità giudiziaria e si può dire. Gli strani accadimenti in quel di Montalcino, con consulenze pagate da Aziende vinicole a noti "giornalisti-blogger" ;-) Personalmente credo che chiunque degusti e valuti un vino non debba percepire neanche un euro da produttori. A nessun titolo. Pena la sua credibilità. Questo vale anche per gli enologi: essendo per definizione una categoria pagata dai produttori, non possono valutare vini in concorsi, mi sembra ovvio. Per quanto riguarda le mangiate e le bevute a sbafo, pur non essendo un reato sono un evidente malcostume. Credo che un giornalista che si alzi da un ristorante senza pagare sia una vergogna per tutta la categoria. Un giornalista del genere non è credibile. Non è credibile quando scrive, come non è credibile quando valuta un vino o il ristorante che non lo ha fatto pagare. Idem per giornalisti o blogger che ricevono tante casse di vino in omaggio ;-) @ Stefano Tesi. Come vedi il problema non è di difesa di categoria o di ODG (che non fa nulla, tranne che per i casi eclatanti alla Farina-Betulla).

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Grazie per il "sembra affidabile" :-)

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Massimiliano Montes

circa 13 anni fa - Link

Sai che scherzo. Stima massima. :-)

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Caro Montes, so benissimo che il problema non riguarda solo la mia categoria, semplicemente mi riferivo a quella. Infatti mi pare che concordiamo perfettamente su molte cose. Compreso l'immobilismo dell'OdG e la pelosa ipocrisia di tanti che, qui e altrove, intervengono su temi che fingono di conoscere pur non sapendone nulla o di non conoscere pur facendo parte integrante del sistema-vino.

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Antonio Tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Si, però adesso basta sig. Tesi Qui su Intravino siamo abituati a fare nomi e cognomi e lei da una settimana non fa altro che insinuare e spargere veleni su tutto e tutti. Questo suo modo di fare non è né corretto né piacevole. Abbiamo capito che il mondo del vino sguazza nel marcio però adesso o fa nomi, cognomi e situazioni, oppure, la prego, si astenga da questo continuo sottofondo.

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stefano tesi

circa 13 anni fa - Link

Guardi Tomacelli, volendo escludere che lei sia impazzito o in mala fede, attribuisco questa sua uscita a uno sbalzo d'umore e faccio finta di nulla. Qui molti alludono e parlano per messaggi cifrati, in anonimo o con solo nome di battesimo se non falso, e lei viene a dire a fare a me la predica e si permette di darmi dello scorretto? Si dia un contegno, mi faccia il piacere, e abbia la compiacenza di leggere quello che scrivo prima di fare affermazioni in libertà. I nomi e i cognomi si fanno quando ce ne sono da fare, io non alludo e quindi non ne ho da fare, parlo di un fenomeno generale. Se poi non gradisce i miei interventi, me ne farò una ragione. Anzi, me ne asterrò, così saremo tutti più tranquilli.

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MAurizio

circa 13 anni fa - Link

Boh. Da profano in materia, l'idea che della giuria di un concorso facciano parte SOPRATTUTTO (e non SOLO ... questa mi sembra l'elemento fondamentale) professionisti della materia mi sembrerebbe logico e necessario, anche per evitare che i giudizi finali siano più soggettivi del "lecito". Perchè una giuria composta da "qualche amico" "due o tre comparse messe li a fini pubblicitari - attori, cantanti, starlette, calciatori, personaggi TV in genere", più "giornalisti esperti" e "cultori della materia - AKA bloggers" NON si capisce perchè dovrebbe essere più corretta, obiettiva e qualificata (o meno "interessata" se volete). Non fosse altro per il fatto che in una "miscela" di gente, ci si mette la faccia, ma fino a un certo punto (visto che tra tanti "amatori"...) mentre magari in realtà i 2-3 veri esperti presenti possono condizionare il giudizio complessivo della giuria. Tra "pares" la manovra diventa un filino più difficile, perchè la faccia ce la mettono tutti e in maniera professionale. Poi se la questione è che in questa maniera "alcuni" avrebbero meno opportunità di mettersi in mostra (o in giuria..)

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Maurizio Fava

circa 13 anni fa - Link

Per quanto mi riguarda, io voto per l'ABOLIZIONE DEI CONCORSI ENOLOGICI. infatti COSTANO CARISSIMI (denari pubblici, of course) e non danno NULLA in termini di aiuto commerciale al settore, neppure in Italia, figuriamoci all'estero. Sono di fatto INUTILI, salvo elargire qualche diplomino da appendere alle pareti delle cantine. Se proprio se ne deve fare uno, bastaq e avanza quello di Vinitaly. Ora ogni assessoretto si fa il suo, sottraendo fondi preziosi ad una seria e organizzata PROMOZIONE del vino italiano, che infatti chiunque abbia a che fare professionalmente col vino medesimo lamenta da sempre. Un esempio? 37 anni di concorso enologico della provincia di alessandria, decine e decine di centinaia di migliaia di euro (prima in lire) finiti nel nulla... si chiama Marengo DOC... alzi la mano chi l'ha mai sentito nominare fuori dal luogo di realizzazione. Quest'anno ha vinto direttamente il vino dell'assessore provinciale che sponsorizza e cofinanzia il concorso.

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Angelo Di Costanzo

circa 13 anni fa - Link

Concordo. Decisamente. E penso: non è che la decisione di "legiferare" in materia possa leggersi pure come foriera di nuovi baracconi burocratici ove piazzare i "trombatissimi" di turno o l'amico friz del caso?

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Angelo Peretti

circa 13 anni fa - Link

Mi iscrivo al partito per l'abolizione dei concorsi enologici. Anche se so che perderemo inesorabilmente le elezioni.

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gianpaolo paglia

circa 13 anni fa - Link

E' il rantolo del burocrate, e' l'ennesimo segnale di una classe dirigente - ma de che - che non vuol fare i conti col fatto che le persone ormai vivono in un altro mondo, che se ne frega degli steccati messi su solo per difendere qualche piccola casta, che guardano oltre il tentativo di regolamentare tutto quello che invece non dovrebbe essere neanche lontanamente oggetto di legilslazione. E' l'esatto opposto della logica anglosassone, per cui tutto quello che non e' proibito e' permesso, in un paese che invece vorrebbe che tutto quello che non e' permesso e' proibito. 60 milioncini di persone in un angolo di globo sempre piu' periferico e ininfluente, rispetto ad un mondo che facciamo sempre piu fatica a comprendere e che non ci comprende, per lo piu ci ignora ( basta leggere qualche giornale straniero regolarmente per accorgersene)

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Moreno

circa 13 anni fa - Link

ma scusate per quale motivo un enologo, ammesso che abbia interessi in quella o quell'altra "gara", dovrebbe perforza fuorviarla e partarla a proprio favore?le degustazioni non sono secretate anche per loro?altrimenti se ponete questo come problema dubiterei anche delle commisioni di giornalisti o delle svariate guide redatte....non si racconta che si assaggia sempre alla cieca?

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Maurizio Fava

circa 13 anni fa - Link

sui concorsi ITALIANI, dubita pure. io ci ho partecipato 2 ore solo una volta, le degustazioni diciamo che erano cieche per noi, ma guidate da un ras che "sapeva". Mi sono alzato e sono andato via spiegandone il motivo. Altri so che lo hanno fatto successivamente. Per le guide, intanto non son pagate con soldi pubblici, e poi ci sono commissioni serie e magari anche altre meno. Nei miei 14 anni in una guida la mia commissione ha sempre assaggiato a batterie da 8 cieche, coi risultati alla fine delle 3 giornate. Non sai quante volte ho dovuto dare voti alti a vini di aziende che non stimavo affatto, ma così è...

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Moreno

circa 13 anni fa - Link

gurdi io non ho anni ed anni d'esperienza ma le posso assicurare che nei concorsi a cui ho partecipato non ho mai visto un ras come lo definisce lei, mentre ho molti dubbi al contrario sulle guide tanto importanti negli anni passati...non voglio fare di tutta l'erba un fascio ma mi domando sempre come mai non si trovano mai sorprese nei vini insigniti dei punteggi più alti...anche per un semplice colpo di fortuna capitato....mistero o forse no?

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Maurizio Fava

circa 13 anni fa - Link

appunto, non bisogna fare di tutte le erbe un fascio, ne' tutte le commissioni sono uguali. Per questo è meglio fare sempre nomi e cognomi, così da essere chiari e non sparare nel mucchio. Io il ras l'ho incontrato.

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antonio tomacelli

circa 13 anni fa - Link

Avviso ai lettori: i commenti non sono in ordine cronologico per un problema del server. Consiglio di consultare l'ora sotto il nome del commentatore per avere l'esatta sequenza di pubblicazione

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corrado dottori

circa 13 anni fa - Link

Ma possibile che in questo triste paese si debba normare ogni cosa? Non basta la legislazione vinicola più incasinata del mondo, mettiamoci anche i concorsi gestiti dalle corporazioni dei tecnici e siamo a posto. Quoto Paglia su tutta la linea: siamo ridicoli.

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armin kobler

circa 13 anni fa - Link

se questo decreto verrà praticato come descritto allora resteranno ben pochi concorsi enologici (bene o male?). che ci siano più tecnici nelle commissioni d'assaggio lo trovo generalmente bene, in quanto ultimamente l'anarchia o meglio, il permissivismo sensoriale ha raggiunto limiti esagerati per chi lavora nella produzione del vino. questo lo dico nonostante che non ho i requisiti per potermi chiamare enologo. peccato però che la regolamentazione, se proprio se ne vuole introdurne una, non si occupa del miglioramento tecnico dei concorsi. un notaio, del quale utilizzo tantissimi concorsi si sfregiano, sarà garante di anonimità apparente dei campioni, pubblicare sui giornali l'annuncio aumenterà la visibilità, ecc. ma i problemi di fondo delle competizioni enologiche in questo modo non vengono risolti.

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Tommaso

circa 13 anni fa - Link

Prima ancora di entrare nel merito - e prima che arrivino ad epurarmi i soliti puri premetto che parlo da uno che alla Camera ci ha pure lavorato - qualcuno mi spiega il senso di operare per decreto su una materia simile?

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Nelle Nuvole

circa 13 anni fa - Link

Mi viene in mente Alessandro Manzoni e quel che vagamente mi ricordo riguardo alle famose "gride". Complicare vieppiu' cio' che e' quasi sempre inutile. Che vuol dire "Concorso Enologico" e che valore ha? a parte giustificare un post di Tomax e relativi interventi gonfiati dalla presenza del povero Stefano Tesi che si permette di ricordare la differenza fra informazione e opinione. Per me, e credo per la stragrande maggioranza dei produttori, partecipare ad un concorso e' un di piu'. Partecipare ad uno italiano, ora regolamentato da un nuovo decreto legge, e' una perdita di tempo. Una manifestazione come Radici del Sud, non credo si basi su quale vino e' risultato il migliore, ma sulla possibilita' di far conoscere un territorio e delle varieta' semisconosciute ad un pubblico internazionale. Grazie alla qualita' dei degustatori, a cominciare dalla celeberrima Jancis Robinson, alla quale sicuramente non importeranno i distinguo che travagliano noi poveri provinciali. Mi sembra che la funzione di enologo sia principalmente quella di aiutare un vino ed un produttore ad esprimere il meglio di se' in modo onesto e trasparente. Come tecnici sono anche chiamati a giudicare l'affidabilita' di un vino relativamente ad una denominazione durante le degustazione alla cieca. Questo perche', come tecnici esperti, sono o almeno dovrebbero essere in grado di distinguere le caratteristiche territoriali di certe produzioni. Saro' ottenebrata dal troppo bere o dal troppo viaggiare, ma tutta la querelle sull'esclusione di chiunque non sia un enologo dai concorsi italiani mi sembra esagerata.

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Gianluca

circa 13 anni fa - Link

Concordo con Mrs. NN, l'enologo è colui che il vino lo fa. E lancio una proposta. Perchè non istituire corsi regionali di degustazione (quindi pubblici, non privati AIS o FISAR o altro)? Chi frequenta il corso ed otiene un attestato è abilitato a partecipare a panel di degustazione, indipendentemente dal lavoro che svolge.

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armin kobler

circa 13 anni fa - Link

e ti puoi immgginare veramente che i guru si sottoporranno ad un esame? ma dai...

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anonimo

circa 13 anni fa - Link

non c'ho capito una favazza ma sono contrario a tutto quello che ha scritto il tedioso tesi. amen dall'abruzzo con furore, il vostro affezionato anonimo lettore

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armin kobler

circa 13 anni fa - Link

ed io proporrei che finalmente un programmatore web, naturalmente iscritto al suo albo, ponesse fine a questo casino e rimette i commenti finalmente nell'ordine giusto. grazie.

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