Abbiamo veramente bisogno delle #winelovers?

Abbiamo veramente bisogno delle #winelovers?

di Sara Boriosi

La lucetta del mio smartphone lampeggia; vado a controllare e scopro di essere stata taggata in una pagina di reclutamento blogger, di quelle serie, dove al lavoro svolto di solito corrisponde una retribuzione. Motivo della segnalazione: si cerca una wine blogger (meglio se influencer, che c’è più bisogno di accessi garantiti che di mutui a tasso variabile senza incognite) che si occupi specificatamente di vino. Niente food, solo vino.

Scorro la lista di nomi segnalati che seguono il mio, chiudo la pagina, torno a fare il niente che stavo facendo dall’inizio delle santissime ferie, ma con un po’ di fastidio addosso.

La rosa di nomi proposti comprende serie colleghe preparate e competenti, e altrettante illustri sconosciute il cui marito – che un tempo avrebbe regalato loro un ciclo di studi per interior designer e successiva apertura di attività commerciale di oggetti recuperati con lo stencil e il decoupage – ha generosamente finanziato il corso da sommelier; intento mosso in entrambi casi dal nobile scopo di ridurre drasticamente i carotaggi quotidiani al proprio apparato riproduttivo.

Come posso affermare una simile verità rivelata, senza che mi si tacci di essere la solita rosicona che si sente minacciata da persone certamente più abili di me nel raccontare il vino che si è bevuto, e fuoriclasse nell’uso dei filtri base di Instagram?

Facile: ho fatto proprio un giro nei blog e nelle pagine Instagram riportate, e mi si è aperto un mondo. Coccoloso ma anche aggressivo. Un mondo fatto di trentenni convinte di vivere in un perenne Erasmus emotivo, che descrivono il vino in modo didattico come il manuale del corso impone, arricchito da foto bellissime che ritraggono barili ammonticchiati in cantine linde e attraenti, bicchieri scintillanti contenenti liquidi dai colori saturi e descrizioni sovraccariche di hashtag contenenti per lo più il nome della cantina e parole che terminano con la desinenza lovers. Ma le mie preferite sono le donne che nella precedente vita mediatica hanno sviscerato ogni aspetto del mammablogging, e non avendo più episodi di madrematernismo da raccontare al pubblico, si sono buttate (spinte dal marito?) nel fantastico mondo del vino diventando wine lovers, declinato come strumento di convivialità per chiacchiere in rosa. Perciò ecco florilegi di mamme pazzerelle immortalate nell’attimo in cui, calice alla mano, brindano con il prosecchino in compagnia di altre mamme cattive – uh, che matte! – alle spalle della prole.

L’uomo non è certo escluso da questa categoria: di solito nel proprio blog e nel profilo Instagram, dopo aver sentenziato giudizi usando frasi da leone ferito dalla vita, dà dignità al vino scrivendo il nome dell’alimento con l’uso del maiuscolo. Ma nella pagina di reclutamento si chiedevano nomi di blogger/influencer donne, e lì mi sono persa tra i profili delle varie Invaiata82, Bicchierinarossa, Lucilla Frizzantina.

La cosa di per sé non sarebbe particolarmente fastidiosa se non venisse utilizzata come moneta di scambio per creare contenuti inesistenti da proporre a cantine, consorzi e per presenziare a manifestazioni più adatte agli operatori del settore.

Vorrei dunque fare un appello a tutti i mariti e compagni che tengono alla propria pigra tranquillità: un’attività commerciale, come un diamante, è per sempre; una bottiglia di Brunello, invece, dura sì e no quaranta minuti.

Pensateci.

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Sara Boriosi

Vivo come un’estranea nella provincia denuclearizzata, precisamente a Perugia. Bevitrice regressiva, il mio cuore appartiene al Carso. Dotata di una vena grottesca con la quale osservo il mondo, più dei vini mi piace scrivere delle persone che ci finiscono dentro; lo faccio nel mio blog Rosso di Sara ma soprattutto per Intravino. Gestisco con godimento la migliore enoteca della città, ma lo faccio piena di sensi di colpa.

5 Commenti

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Mammamsterdam

circa 7 anni fa - Link

Nummedì gnende, io ho solo fatto il tuo nome e poi sono scappata per lo stesso identico motivo tuo. Come il mommy-blogging non è più quello di una volta, troppa gente si è fatta uno stipendio a forza di convincere altra gente che se ti fai un blog professionale ne ricavi un mensile lavorando comodamente da casa, e insomma, a scaricare casse di vino alla fine tocca sempre a noi che abbiamo la schiena robusta.

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sara

circa 7 anni fa - Link

Esatto, collega.
Il lavoro sporco passa per le nostre mani.

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bandidoborracho

circa 7 anni fa - Link

ma posso chiedere, da esterno al mondo internet, a quanti Like bisogna arrivare su instagram per avere un compenso? 10,1000,1000000??? perchè mi sembra un bel mercato florido...

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Daniele

circa 7 anni fa - Link

Certo che degustare un vino col profumo soverchiato dal lezzo di una tanica di bagnoschiuma...

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Giacomo

circa 7 anni fa - Link

Troppa gente parla e scrive di vino. Troppa gente millanta conoscenze tecniche. Troppa gente, si definisce esperto degustatore. Troppa gente che si occupa di vino spara alle lucciole.... Quanti bla Brava Sara. Condivido la tua riflessione.

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