A proposito di vini collaborativi: Colbacco, in Umbria

A proposito di vini collaborativi: Colbacco, in Umbria

di Jacopo Cossater

Ci sono Giulio e Luca, giovani ed entusiasti neo-produttori a fornire le fondamenta agricole. La loro piccola cantina nata nel 2017 si chiama LumiLuna e si trova nei dintorni di Marsciano, bella zona da sempre vocata alla viticoltura. C’è Marco Durante, anche lui neonato vignaiolo con il progetto Il Signor Kurtz, a custodire la parte più strettamente produttiva, quella della cantina (qui la puntata registrata insieme a lui di Vino sul Divano). C’è Guido Santarelli, una vita a fare altro con una costante passione per il vino, la convivialità, le buone idee, a fare da propulsore commerciale.

Quattro amici che hanno deciso di recuperare alcuni vecchi vigneti a sud di Perugia vinificandoli a partire da un’idea comune: produrre vino naturale senza guardare al passato ma anzi mantenendo quanto di buono la tradizione contadina ha tramandato declinandola nella contemporaneità.

La prima produzione, quella del 2018 da poche settimane disponibile, racconta una visione tanto chiara quanto dirompente: è possibile parlare di vino anche senza guardare come prima cosa da quali varietà questo è nato o al luogo dove è stato prodotto. Gli aspetti da evidenziare, qui, sono altri e hanno a che fare con il perché e con il come: la decisione di lavorare in regime biologico piccoli appezzamenti strappandoli dall’abbandono; la scelta di vinificare senza alcun paracadute enologico, in totale assenza di anidride solforosa, ovviamente con sole fermentazioni spontanee, senza controllo della temperatura, chiarifiche o filtrazioni di sorta; la volontà di guardare alla collettività di un progetto più che alla personalità di un produttore. Un cambio di prospettiva per certi versi radicale ma dalla logica precisa, che da qui appare ben più sensata di un altro recente progetto salito alla ribalta negli ultimi giorni tra Veneto e Puglia.

Il mio preferito si chiama “Quartoprotocollo”, vino rosso che profuma di estate e di merende sotto gli alberi, vino di campagna ancora prima che di terra. Il “Maracaibo” è un rosato che richiama certi tramonti d’estate, spensierato ma tutt’altro che sottile. Il “Kalima”, vino più arancione che bianco prodotto a partire da una lunga macerazione sulle bucce, è il più importante dei tre: il più severo e il più profondo, forse il più affascinante.

Una nota: alla cena di presentazione di questo progetto, si chiama Colbacco, si è detto che l’Umbria di oggi è forse la Catalogna del vino naturale italiano. Chissà se è davvero così, di certo quello che il “cuore verde” sta vivendo in questi anni è un momento di grandissimo fermento produttivo.

[immagine: Colbacco]

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

1 Commento

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Gianni Pezzola

circa 5 anni fa - Link

Interessante progetto, sono un commerciale Vinicolo per Roma con 63 clienti ( Ristoranti, Enoteche,Bar) collaboro con 2 Cantine Biologiche

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