A Bevagna c’è Bellafonte, un produttore chic che fa vini scicchissimi

A Bevagna c’è Bellafonte, un produttore chic che fa vini scicchissimi

di Francesco Bucci

Avete presente quelle foto che circolano su internet in cui gli animali assomigliano in maniera inverosimile ai loro padroni? Conoscere l’uomo ed assaggiare i vini di Peter Heilbron della Tenuta Bellafonte (Bevagna) mi ha fatto venire in mente quelle immagini. Le tipicità del suo vino rispecchiano alla perfezione l’eleganza e lo stile del produttore. Il nome, di certo, non rimanda al tipico vignaiolo umbro. Tantomeno l’aspetto, che sommato a quella leggera erre moscia ricorda molto di più un lord inglese. Vissuto al nord, dopo una vita scandita da riunioni e viaggi d’ affari nel 2007 ha deciso di fuggire dal ritmo frenetico della metropoli e passare al di là del bicchiere diventando produttore. La perfetta storia da libro (tipo “non è il vino dell’enologo” di Corrado Dottori), di quelle che dici : “che coraggio che ha avuto, anche io un giorno…” ma poi alla fine ti ritrovi ogni mattina a timbrare il cartellino dell’ufficio.

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Ha scelto come nuova casa l’Umbria, a pochi passi da Bevagna, dove ha investito in terreni e cantina. Pannelli fotovoltaici, caldaia a biomassa, tutto in autosufficienza e con bassissimo impatto ambientale. Quelle cose che quando vengono raccontante predispongono sempre bene chi è all’ascolto. La scelta è ricaduta su questo luogo perché già frequentato per motivi di lavoro e perché il nostro amico è da sempre grande appassionato di sagrantino. Il posto è bellissimo, immerso nella natura. Attualmente sono 30 ettari di terreno tra viti, ulivi e bosco.  La superficie vitata è pari ad 11 ettari di cui 7 destinati a sagrantino ed il resto a trebbiano spoletino.  Nonostante sia una cantina piuttosto giovane (i lavori di costruzione sono terminati solo nel 2010) c’è già il pannellone hall of fame in bella mostra con tutti i (parecchi) riconoscimenti che ha ottenuto con i suoi vini.

Parlare delle etichette di Bellafonte è facile, perché ne produce solo due. Il Collenottolo (da uve sagrantino 100%), e l’Arnèto (trebbiano spoletino 100%).  E quando un’azienda riesce a farsi largo in così poco tempo (considerato che il sagrantino esce dopo quattro anni dalla vendemmia mentre il bianco viene vinificato solo da tre anni) imbottigliando solo due tipologie di vini, allora vuol dire che il prodotto che hai pensato e realizzato deve essere davvero convincente.

In breve tempo è riuscito ad imporsi con prodotti “diversi” da quelli che uno potrebbe aspettarsi sapendo di assaggiare uvaggi come il Sagrantino o Trebbiano.  E di questo differente approccio Peter ne fa la sua precisa filosofia aziendale. Il rosso, ad esempio, è un vino meno tradizionale, meno robusto, giocato sull’eleganza e la raffinatezza.  Il tannino, sempre molto muscolare per questa tipologia di vini, risulta più morbido rispetto ai canoni classici, ottenendo una beva meno difficile ma sempre di grande impatto e carattere. Ma evitando di scrivere banalità sul Collenottolo, che è un vino piuttosto conosciuto e pluripremiato, mi piace porre l’attenzione sul figlio più piccolo di casa Bellafonte: l’Arneto.

Peter ha conosciuto il vitigno trebbiano spoletino 4 anni fa e se ne è innamorato. E’ una varietà riscoperta da alcuni produttori locali solo da una quindicina di anni (il nome Arnèto, è stato dato proprio perchè in dialetto perugino, questa parola vuol dire “rinato”). Egli non ama chiamarlo trebbiano spoletino in quanto erroneamente potrebbe venire accomunato a quello toscano o emiliano, mentre uno studio sui cloni ha dimostrato che sono uve completamente differenti. Per questo, onde evitare rimandi a vini completamente diversi, preferisce che venga chiamato soltanto “spoletino” o “Arnèto”. Non è supponenza, la sua, ma consapevolezza di un prodotto diverso. Attualmente è in vendita la 2015 in quanto la 2016 è stata imbottigliata da poche settimane.

Caratteristiche ricercate e trovate sono la piacevolezza e l’eleganza. È un vino equilibrato, che ha un’ottima struttura, con un buon bilanciamento tra l’acidità e la sapidità da una parte e la morbidezza e la ricchezza di profumi dall’altra. Caratteristiche che nascono grazie al varietale ma anche dalla metodologia di lavorazione. La linea aziendale è quella di esaltare il vitigno evitando di far predominare il processo sulle caratteristiche intrinseche dell’uva. Dopo qualche giorno di macerazione fredda sulle bucce il mosto viene trasferito in grandi botti di rovere di Slavonia dove vinifica con fermentazioni spontanee innescate da lieviti indigeni. Svolge allo stesso modo anche la fermentazione malolattica. Il vino rimane sui lieviti per 5/6 mesi e poi, a seguito di decantazione e senza essere filtrato, viene imbottigliato. È di lunghissima longevità ed ottima freschezza. Dal colore brillante – grazie al lungo passaggio in legno – sviluppa tutti quei sentori riconducibili alla terziarizzazione. Sarebbe consigliabile  per goderselo a pieno berlo a temperatura di cantina, così da non inibire l’ampio bouquet. Abbinato alla cucina tipica locale è una vera sciccheria.

Tenuta Bellafonte 
Società Agricola a r.l.
Via Colle Nottolo, 2
06031 – Bevagna (PG)

Tel: +39 0742 710019
mail: info@tenutabellafonte.it

 

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Francesco Bucci

Nasco e vivo a Roma. In ordine sparso: laureato in lettere e filosofia indirizzo cinema, attore mancato per mancanza di talento, gourmand con rimandi a gourmet, ex arbitro ufficiale di poker sportivo. Oggi corsista Fis e noioso burocrate. Domani non so. Mi piace raccontare storie di uomini e di vigna. Mi considero lo stagista di Intravino essendo l’ultimo arrivato e quello meno dotato enologicamente parlando.

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